Nell’ambito del festival di filosofia, dal 16 al 18 settembre 2011:
Il paesaggio: naturale e sonoro
Tra statuto dei luoghi e rappresentazione degli spazi, il tema del paesaggio attraversa, in molteplici declinazioni, diverse attività del programma.
A cominciare dalla mostra “Nature is My Kingdom / La Natura è il mio Regno”, a cura di Filippo Maggia, che la Fondazione Fotografia della Cassa di Risparmio di Modena dedica al fotografo statunitense Ansel Adams (1902-1984), uno dei massimi artisti del paesaggio. Dai picchi e dalle vallate dello Yosemite alle forme maestose dei canyon dell’Arizona, dalle fitte foreste di sequoie giganti alle linee sinuose dei fiumi, nell’opera di Adams i paesaggi trascendono la semplice documentazione, rivelando la sublime magnificenza della natura. È la prima grande mostra interamente riservata ad Adams nel nostro Paese, allestita nei rinnovati locali dell’ex ospedale Sant’Agostino. Nel percorso di oltre 75 opere in bianco e nero, stampe originali dell’artista, la mostra ripercorre la carriera del fotografo e l’intenso rapporto con la natura che ha caratterizzato tutta la sua vita, facendo emergere il volto di un’America incontaminata e selvaggia.
“Walls” è un altro lavoro fotografico sul paesaggio quotidiano, realizzato da Kai-Uwe Schulte-Bunert, un’occasione per guardare ai muri entro i quali ci muoviamo ogni giorno e nello stesso tempo per riflettere su ciò da cui ci siamo per sempre distaccati, la natura. Anche quando è addomesticata, come in questi scatti, la natura non si lascia imbrigliare facilmente; rispunta fuori appena può, in muschi, frane, grovigli, e si reimpossessa sovrana dei propri spazi (Sassuolo, Galleria Magazzini Lab).
Nei lavori di Franz Baumgartner, inclusi nella collettiva “De Rerum Natura”, proposta dalla Galleria 42 Contemporaneo di Modena (che propone anche opere di Bertocchi, Borowski, Calzolari, Parisi, Shaw), il ritorno alla figurazione prende le forme di paesaggi congelati, luoghi che tolgono il fiato come in un’alba apocalittica.
Leggere il paesaggio e immergersi in esso, al ritmo slow di una pedalata: “Geociclistica riverside” è un percorso cicloturistico lungo il fiume Secchia, seguendo il percorso che fiancheggia l’alveo tra Sassuolo e Modena. È un viaggio lento mosso dai ritmi della natura, tra paesaggi a tratti rigogliosi, a tratti brulli e surreali, che il divagare delle acque del fiume rende mutevoli e unici; fanno da guida i professori del Dipartimento di Scienze della terra dell’Università di Modena e Reggio Emilia e da scorta i volontari di Fiab e Legambiente (Sassuolo, Piazzale Roverella, sabato 17 e domenica 18 settembre, ore 12.00).
Anche la musica crea paesaggio, fissa la sfera sonora entro cui prende forma l’esperienza. Come ogni paesaggio, anche quello musicale propone profili ed evoca atmosfere diverse.
Ce ne può essere una stravagante ed elegantissima nella sua effervescenza, come quella del violinista Ara Malikian. Lui si presenta in gillet damascato, blue-jeans e anelli alle dita. In scena ci sono altri tre musicisti, che, mentre suonano perfettamente, si alzano, si rincorrono sul palcoscenico, mettono in scena una gag dopo l’altra con una mimica da attori professionisti: un’esperienza esilarante, dal sapore un po’ gitano, perfetta per calamitare anche l’attenzione dei più piccoli e raccontargli il capolavoro di Vivaldi (“Le mie prime quattro stagioni”, Sassuolo, Teatro Carani, venerdì 16, ore 21.00).
Altre volte la musica può evocare paesaggi sonori ultraterreni, stranianti e inquietanti come un deserto industriale, una «foresta del male» su cui picchia un sole nero: sono le atmosfere dei “Demdike Stare”, pseudonimo con cui lavorano Sean Canty e Miles Whittaker. In bilico tra dub-step, elettronica e tribalismo, la loro opera ha lo stesso piglio analitico e scientifico di uno studio etnologico: il duo di Manchester riesce a plasmare ritmi provenienti da ogni angolo del globo (Carpi, Palazzo dei Pio, sabato 17, ore 22.30).
E mentre le svedesi Midaircondo traducono in musica gli incantevoli paesaggi scandinavi con l’ausilio di sonorità elettroniche e acustiche (Carpi, Palazzo dei Pio, sabato 17, ore 24.00), la band islandese Groundfloor esplora i vasti profili del paesaggio ghiacciato attraverso le sonorità nitide e malinconiche di un rock acustico alternativo (Sassuolo, Piazzale Avanzini, sabato 17, ore 22.30).
Ai temi della natura si ispira il programma di pezzi classici al cuore di “Piani naturalmente diversi”: una pianista classica, Eleonora Beddini, li esegue, e un pianista jazz, Michele Francesconi, li dovrà improvvisare alla cieca. A condurre il gioco, secondo una formula ideata dalla Gioventù Musicale d’Italia modenese, uno dei migliori musicologi italiani, Maurizio Franco (Modena, Auditorium Marco Biagi, sabato 17, ore 21.00).
C’è una trama del paesaggio che è fatta di flora, di botanica. Nelle opere di Davide Benati le forme vegetali di fiori e foglie si fondono con le fibre della carta di riso; la mostra “Oasi dell’acqua amara” nella galleria sassolese Paggeriarte presenta un universo di efflorescenze che gioca sull’ambiguità della forma: un grumo di colore si trasforma in un calice di fiori, una caduta di foglie diventa un arazzo, rapide pennellate verdi richiamano un erbario.
Chi pianta un giardino semina la felicità, recita un antico proverbio cinese. Serena Dandini è protagonista di “Coltivo, dunque sono” una serata di riscossa giardiniera che si fa strada tra grovigli di libri ed epopee botaniche, stagioni della vita e piante letterarie. Fra innaffiatoi e balconi fioriti, la nota conduttrice è un’appassionata di botanica: e mentre affonda le mani nella terra, la si può immaginare con gli occhi fissi nei libri, in un andirivieni tra coltura e cultura, come nel suo recente folgorante esordio letterario, Dai diamanti non nasce niente. (Modena, Piazza XX settembre, domenica 18, ore 21.00).