Le decisioni irrevocabili, per quanto riguarda l’Italia, non le prende un italiano che tuona, nell’ora decisiva, da un balcone con vista su Piazza Venezia, oppure un ristretto CAF (Craxi, Andreotti e Forlani) travolto dagli scandali giudiziari con impatto mediatico, ma le prendono gli agenti del grande capitale finanziario, mascherati da “Europa”. Si realizza così il sogno (molto meglio l’incubo) spinelliano e spinellato del manifesto di Ventotene, scritto nel lontano 1941. Uno stato occupato, come il paese tutto, privo di sovranità, “devoluta” con l’inganno e il ricatto agli organi europidi della mondializzazione neoliberista, dietro lo schermo posticcio della democrazia liberale e della “concordia” fra i popoli europei. In attesa di un super-governo mondiale, dopo gli “stati uniti d’Europa”, che farà finire la storia e cristallizzerà per sempre le posizioni sociali, ma in un ordine neofeudale. Niente più guerre! Solo stragi di popoli, condotte quotidianamente chiudendo i rubinetti del lavoro, del reddito e dei diritti, e abbondanti saccheggi privati di risorse collettive. Infatti, le guerre tradizionali distruggono le strutture, oltre ad annientare gli uomini fisicamente e psicologicamente, mentre queste devono restare intatte, accessibili e disponibili, fino a saccheggio completato. Così si rispettano i famigerati “diritti umani” e si diffonde, radicandola, la democrazia ancella politica del mercato e della finanza, contro i presunti dispostismi avversi, i populismi sgraditi, gli stati nazionali un po’ troppo sovrani (per i gusti delle aristocrazie nuovo-capitalistiche). Così si difende “il progetto europeo” che si fa credere senza alternative, indipendentemente da ciò che vogliono i popoli d’Europa.
Problemuccio: a saccheggio compiuto, che faranno i saccheggiatori?
Si riposeranno un po’ in attesa del saccheggio successivo
Il grande saccheggio (ed. Laterza, Roma-Bari 2011, ndr) è l’emblematico titolo dell’ultima fatica storiografica di Piero Bevilacqua. Un volume che viene dopo quasi quaranta anni di studi – il primo libro di Bevilacqua venne pubblicato nel 1972 da Marsilio e si intitolava Critica dell’ideologia meridionalistica. Salvemini, Dorso, Gramsci – in cui numerose sono state le tematiche trattate con magistrale competenza: il meridionalismo, la storia delle campagne del Mezzogiorno, la storia dell’agricoltura italiana, quelle delle migrazioni e dell’ambiente.
Ne Il grande saccheggio si sente lontana l’eco di parte non trascurabile di tali temi, ma è evidente che Bevilacqua in questo libro si re-impossessi del suo passato per sistematizzarlo e superarlo. Il grande saccheggio è infatti un’opera molto ambiziosa, un’analisi storica della struttura economica che caratterizza la nostra epoca e che ne mette a nudo gli aspetti più contraddittori, iniqui e finanche violenti.
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