All’Italia, come alle altre “province”, vengono chiesti dazi e sacrifici, bilanci in ordine, e montagne di debito. I servizi necessari da parte del governo tuttavia scarseggiano, o non sono mai stati prestati. La nostra economia non è assolutamente aiutata, sfruttata anzi e prosciugata da un colonialismo di modello “portoghese”. La nostra identità è sempre più minacciata da miti europei, da flussi migratori forzati e da famiglie “alternative”. Per garantire questo impero del nulla ai lavoratori vengono presentati contratti di prigionia, dove si impongono ore di lavoro improponibili per sei giorni su sette, e dove vedersi concedere 20 giorni liberi su 365 diventa un lusso. Il tutto per stipendi insufficienti a garantirsi un futuro, o neppure una vaga sopravvivenza. Ad ogni modo chi riceve i panni di questo servaggio ha pure di che ritenersi fortunato, di che abbracciare il suo padrone – o tiranno- perché con una disoccupazione a due cifre a molti non viene concessa neppure questa infame possibilità.