In questo clima le reazioni sono apertamente divaricantesi, quasi un si salvi chi può. La Francia di Hollande vara una legge che impedisce le scalate straniere ad aziende nazionali operanti nei comparti strategici. Soprattutto, estende la qualifica di “strategico” dai settori consueti (sicurezza e militare) ad altri quasi dimenticati (elettricità, energia, trasporti, comunicazioni, acqua, addirittura la sanità). In Italia si continua correre in direzione opposta, tra “privatizzazioni” che consegnano proprio questi settori a capitali stranieri spesso con l’ottica dell’investimento a breve (se non addirittura dell’eliminazione della concorrenza) oppure a “campioni nazionali” che acquistano a debito per poi spacchettare e rivendere nel più breve tempo possibile. L’elenco dei “campioni nazionali” scomparsi o sul punto di venir alienati è lunga un chilometro (da Telecom alle banche di “interesse nazionale”, dall’Alitalia all’Eni, dalle municipalizzate in su). La crisi è “fisica”, non uno stato d’animo esposto alla speculazione.