#WWIV

Dice Eugenio Orso in http://pauperclass.myblog.it/2014/08/25/la-complessita-della-quarta-guerra-mondiale-eugenio-orso/

Il primo conflitto è scoppiato nel nord e nell’occidente del mondo, per distruggere i modelli di capitalismo novecenteschi d’importanti nazioni europee, come l’economia mista italiana, il capitalismo “renano” tedesco e l’economia mista francese con elementi di capitalismo “renano”, e imporre al vecchio continente il capitalismo ultraliberista anglosassone con respiro globale. O meglio, per imporre all’Europa un nuovo modo storico di produzione, all’apice del trionfo del capitale sul lavoro (e su gran parte dell’umanità), che possiamo chiamare in sintesi neocapitalismo finanziarizzato.

L’attacco, in atto da un buon ventennio, è diretto contro lo stato sociale, la spesa pubblica (che dovrebbe avere funzione propulsiva nei periodi di crisi), l’intervento statale nell’economia, la protezione delle produzioni nazionali, i diritti dei lavoratori, i livelli di occupazione, i redditi popolari, e in ultimo ma non ultima, la sovranità politica e monetaria degli stati.

Come se questo non bastasse ci complicano la vita con masse di migranti e di mercenari simili alle compagnie di ventura cinquecentesche; per quanto tempo ancora potremo resistere (soprattutto finché ancora ci rifiutiamo di capire lo scenario in cui ci muoviamo)?

4 thoughts on “#WWIV

  1. Mentre le società avanzate diventano de-politicizzate, i cambiamenti sono tanto sottili quanto spettacolari. Nei discorsi quotidiani, il linguaggio politico si capovolge, come Orwell profetizzava in 1984. La parola “democrazia” è un artificio retorico. La pace è “perpetua guerra”. “Globale” significa imperiale. Il concetto di “riforme”, un tempo pieno di speranza, oggi significa regressione, perfino distruzione. “Austerità” è l’imposizione del capitalismo estremo sui poveri e i doni del socialismo dati ai ricchi: un sistema ingegnoso nel quale la maggioranza copre il debito di pochi.
    http://vocidallestero.blogspot.it/2014/07/su-israele-lucraina-e-la-verita.html

  2. Permane uno stato generale di indifferenza, soprattutto di quasi totale misconoscenza dei fatti, di mancanza di una reale informazione, e quindi di una legittima conoscenza del teatro sul cui palcoscenico la tragedia si sta consumando.
    Non è una novità per la nostra etnia.
    La seconda guerra mondiale era stata dichiarata trionfalmente da Mussolini l’8 Giugno del 1940. Quindici mesi dopo, ad agosto del 1941, gli italiani non avevano la benché minima idea di che cosa stesse accadendo. Non era piovuta nessuna bomba, dato che gli americani non erano ancora coinvolti, gli inglesi erano presi dal loro duello con la Germania e quindi il 100% dell’aviazione britannica era impegnata nella battaglia d’Inghilterra a salvaguardia di quel territorio. Alla fine di agosto, la gente (basta andare a leggere i giornali e i libri dell’epoca e ascoltare le registrazioni dei programmi radiofonici) era presa soltanto dalle vacanze, dal proprio narcisismo esasperato e del fascismo, l’aspetto più di moda, ruotava intorno all’affermazione “io me ne frego”. Non sapevano neppure che era iniziata, nelle lontane pianure dell’Ucraina, la decimazione della prestigiosa divisione degli alpini Julia. I due unici intellettuali ancora liberi che investivano tutte le loro energie nell’allertare la popolazione, Ernesto Rossi e Altiero Spinelli (due liberali laici) erano stati arrestati e deportati -sine die- al confino nell’isola di Ventotene senza il permesso di avere accesso all’uso del telefono, l’unico strumento di comunicazione allora diffuso.
    http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2014/09/le-melanzane-di-vladimir-putin-la.html

  3. Con la caduta del muro e il dissolvimento del pericolo comunista, la NATO iniziò a vedere ridimensionato il suo ruolo di “gendarme occidentale” – il nemico era stato sconfitto e non c’erano altre minacce paragonabili – inoltre la creazione della UE avrebbe dovuto portare a una maggiore stabilità e a un progressivo disimpegno statunitense dal Vecchio Continente. Ma non andò così: l’alleanza nata come difensiva si ritrovò nel 1999 a bombardare la Serbia e neppure una base venne smantellata; anzi vi fu il IV° allargamento con Repubblica Ceca, Polonia e Ungheria, seguito dal V° nel 2004 che incluse Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e Slovenia. Nel 2008 entrarono nel club pure la Croazia, l’Albania e si formalizzò la preadesione della Georgia. In quest’ottica si comprende meglio come il progetto d’integrazione europea, inizialmente osteggiato dagli USA – che vedevano nel grosso mercato comune, nella sua valuta concorrenziale nei confronti del dollaro, nel progetto dell’esercito europeo, nel logico sfruttamento e futura integrazione delle risorse russe – trovò invece un nuovo senso come espansione della NATO stessa in tutti gli Stati che un tempo orbitavano nell’alleanza avversa. Così, dopo l’11 Settembre, l’Alleanza Atlantica si presentò con la nuova veste di organizzazione per la lotta al terrorismo; ma, dato il suo carattere prettamente difensivo, non riuscì a coinvolgere i suoi membri a partecipare alla guerra in Afghanistan, in Irak e Libia, se non in ordine sparso.

    L’obiettivo importante era comunque già stato raggiunto: far naufragare il progetto ECDR di difesa europea che, nelle intenzioni originarie, avrebbe dovuto prediligere iniziative comuni nel progetto, sviluppo e ricerca di programmi nazionali. Così, dopo il successo dell’Eurofighter e mentre le industrie di armamenti europee razionalizzavano le risorse specialmente in campo aerospaziale ed elettronico (Airbus, BAE System, Finmeccanica su tutti), i governi europei capitanati dalla Gran Bretagna – forte della sua special relanshionship con gli USA – disinnescarono tutte le iniziative comunitarie in campo militare, dotando l’EDA (European Defence Agency) di un budget risicato di 10 milioni di euro. Si presenta ancora oggi l’Europa come incapace di difendersi autonomamente quando in verità, nonostante la crisi, si spende tanto e si spende male – L’EU a 28 ha la seconda spesa al mondo dopo gli USA -, osteggiando programmi comuni che porterebbero occupazione e sviluppo per favorire le importazioni di armi americani. Il caso dell’F-35 è emblematico.
    http://www.lintellettualedissidente.it/nato-2-0/

  4. Oltretutto le compagnie statunitensi, trovandosi ad avere come unica fonte di gas naturale per il loro progetto i giacimenti dell’ Azerbaigian, e consapevoli della poca redditività unita ad alti costi del mercato del fraking gas, hanno in ogni modo tentato indirettamente, attraverso squadriglie multicolore di ribelli, di mettere le mani negli immensi giacimenti delle coste siriane del mediterraneo e nei neoscoperti giacimenti di Qara (Homs) annunciati dal ministro del petrolio siriano nel 2011. La risposta della Siria alle aggressioni di Turchia, USA e la schiera di stati vassalli è stata l’accordo Siria-Iran-Iraq-Libano per il trasporto del gas iraniano attraverso l’iraq, in favore della compagnia russa Gazprom. La totale opposizione all’ imposizione delle elites mondialiste occidentali per il monopolio del mercato del gas ha posto la Siria al centro di una tempesta perfetta dando inizio a tutti i più grossi guai di questo eroico ma sventurato popolo , assediato su tutti i fronti da rivoltosi interni organizzati e guidati da USA e appoggiati logisticamente dalla Turchia, da estremisti finanziati da Qatar (oggi ISIS), da variegate forze saudite, da fratelli mussulmani e compagnia bella.
    http://www.lintellettualedissidente.it/leroica-resistenza-della-siria-di-assad/

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