I trattati di libero asservimento

  1. L’intera logica della strategia dei trattati è quella di obbligare i singoli paesi tanto europei, quanto del Pacifico, gli attori industriali, agricoli e dei servizi, l’intera architettura della banco-finanza a formattarsi secondo gli standard americani, cosa che non riuscì per le vie troppo aperte del WTO ovvero per l’opposizione dei BRICS che sono specificatamente e serialmente i soggetti lasciati fuori da tutti e tre i trattati. All’appello americano rispondono eccitate le lobby atlantiste, multinazionali e banco-finanziarie europee, lobby che promuovono l’interesse dei Pochi e non certo dei Molti, che puntano a barattare i loro vantaggi in cambio della nostra integrale colonizzazione strutturale che, una volta operata, sarebbe nei fatti difficilmente reversibile.

La logica sottostante la strategia dei trattati è ambigua, irrazionale, ingiusta, disadattativa, illogica, coloniale. Questo perché, come già detto ma val bene ripeterlo, la logica non è commerciale, ma geopolitica.

I  trattati puntano a creare un sistema di lunga durata, basato sull’uniformazione di tutti gli standard sociali, culturali, normativi, valutari, banco-finanziari ed economici a quelli vigenti negli Stati Uniti e creante di fatto, una dipendenza di tutti dagli USA ma degli USA con nessuno nello specifico.

Ma vi è anche il riflesso passivo di questa strategia. Ostracizzare e disincentivare ogni forma di scambio tra Europa e paesi emersi o emergenti. Europa infatti, sarebbe un omologo degli USA ad esempio per quanto attiene molte capacità tecnologiche, mentre com’è noto, Europa è ben mancante di materie prime di cui sono invece eccedenti gli emersi e gli emergenti. In teoria, questo sarebbe lo scambio perfetto, quello basato sulla reciproca compensazione delle eccedenze e della mancanze. Ma questo scambio perfetto potenzierebbe ulteriormente il progresso tecnico-produttivo dei competitor geopolitici (Cina e Russia in primis), creerebbe una circolazione attiva di valute disparate (yen, yuan, rubli, euro, rupie), finirebbe con l’emarginare gli USA che non hanno alcuna intenzione di commerciare liberamente con coloro che vedono come rivali geopolitici esiziali e che temono la relativizzazione del dollaro più di ogni altra cosa al mondo, poiché e sul dominio assoluto di questo che si basa la loro forza finanziaria, quindi, economica, quindi politica, coadiuvata da quella militare e condita da quella culturale.

L’isteria americana sulla questione ucraina va quindi letta in questo senso, separare da subito Europa e Russia (tecnologia e competenze vs energia) per poi ostacolare anche le relazioni Europa – Cina.

estratto da http://pierluigifagan.wordpress.com/2014/10/29/geopolitica-dei-trattati-di-libero-asservimento/

3 thoughts on “I trattati di libero asservimento

  1. Ho dovuto constatare con desolazione, ma non con stupore, che diversi amici di sinistra pensano veramente che a creare il caos sia Putin. “Perché vuole rifare l’Unione Sovietica!”, dicono. Ed erano di sinistra. Vabbè.
    Purtroppo Putin non ci pensa nemmeno lontanamente.
    Se fai notare che la Russia non ha invaso i Paesi baltici e l’Ucraina mentre l’Occidente ha stracciato tutti i trattati di sicurezza collettiva facendo entrare uno a uno i Paesi dell’ex Patto di Varsavia nella Nato, cosa che si era promesso di non fare coi trattati di Helsinki e di Parigi, per l’appunto, mi sento persino rispondere a) che i trattati sono fatti per essere stracciati, b) che quei Paesi hanno fatto bene ad entrare nella Nato perché così gli entrano un sacco di soldi.
    http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=111651&typeb=0
    E qui ci domandiamo come mai le stesse persone caldeggiano invece quei trattati che abbiamo firmato noi, rimettendoci anche un mucchio di soldi…

  2. Ha dichiarato Draghi
    “La zona euro è in sofferenza maggiore di quanto non ci si sarebbe potuto aspettare e non sembrano esserci spazi per manovre d’investimento. Per quanto riguarda l’euro, ci tengo a sottolineare che l’euro è irreversibile ma la BCE non ha alcun potere legislativo di nessun genere, per obbligare i governi dei paesi stati membri a stare dentro l’euro oppure a lasciarlo. Ogni paese membro decide a proprio insindacabile giudizio se stare dentro l’euro oppure uscirne”.
    Per la prima volta dal 2001 cade l’espressione (usata anche da Draghi) “l’uscita dall’euro non è né possibile né negoziabile”.
    Sta dicendo, tradotto, che ogni paese dell’euro, se vuole uscire dalla moneta unica, lo può tranquillamente fare se lo vuole.
    http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2014/11/lappannata-solitudine-del-vecchio.html
    Il che significa che ci hanno estorto tutto quello che serviva e adesso ci buttano tenendosi anche il resto; tanto il punto non è la moneta.

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