L’Europa divinata da Spinelli, Rossi e Colorni era una Europa di cittadini liberi dal bisogno, dalla guerra e dalla povertà.
Era una Europa in cui l’Economia reale era prevalente su quella virtuale degli “staccatori di cedole trimestrali”.
Era una Europa in cui la finanza speculativa non trova nessuno spazio. Dal Manifesto emerge chiaramente la necessità di dare ai cittadini la sovranità energetica, alimentare, culturale ed economica.
Una Europa in cui si va alla sostanza privilegiando la qualità della vita, il benessere e la felicità degli europei, e non gli interessi nazionalistici dei singoli stati, o peggio ancora, di alcuni potentati finanziari.
In questa logica, la moneta unica, è solo un punto di arrivo, lo strumento finale di una unificazione politica e economica, processo del quale si fece massimo interprete Jacques Delors.
Quel progetto si è arenato nel 2004 con il fallimento del referendum francese sulla Costituzione Europea. A quel punto andava arrestato anche il processo di unificazione monetaria, ma esso invece andò avanti per ragioni riconducibili agli interessi dei gruppi finanziari che da allora hanno condizionato pesantemente le decisioni dell’UE.
Secondo alcuni per uscirne bisogna tornare indietro agli Stati nazionali e alle monete nazionali. A me sembra che questa soluzione si limiti a rimuovere gli effetti del problema ma non ne tocca le cause.
Il mondo si sta evolvendo verso una globalizzazione che sta “uccidendo” il lavoro, creando quella che gli esperti chiamano “disoccupazione tecnologica” che è la prima causa di quella “Jobless recovery” (ripresa senza occupazione) che fu prevista da Rifkin nel 1995 nel suo “LA FINE DEL LAVORO” e provocò vesti stracciate fra tutti gli ultra-liberisti al di qua e al di la dell’Atlantico. E che oggi si è verificata in pieno, mettendo in ginocchio il capitalismo tradizionale, incapace di andare oltre i limiti da lui stesso creati.
Non è l’Euro il problema dunque, ma l’ultraliberismo selvaggio ispirato alla logica del profitto estremo che controlla i mercati energetici, alimentari e industriali attraverso pratiche oligopolistiche, per battere le quali sono necessarie strategie europee a bassa intensità di capitali, alta intensità occupazionale e costi marginali bassissimi.
Si tratta di ridare ai cittadini la sovranità energetica, alimentare, economica e politica.
La sovranità monetaria è solo una rappresentazione convenzionale di quelle più profonde realtà.
Insistendo su di essa ci si avvita in un falso dibattito che alla fine ci porterà a dipendere sempre più dal petrolio, dal cibo di filiera lunga e da produzioni industriali insostenibili, indebitandoci in monete locali sempre più svalutate.
Mentre invece dobbiamo da subito, insieme a tutti i popoli d’Europa, diventare indipendenti dai fossili, dal cibo industriale di filiera lunga e dalla schiavitù dell’iper-consumismo andando verso cicli di rifiuti virtuosi, cibo locale di filiera corta e di qualità, e una nuova economia della condivisione, sostenibile e dal basso. Questo renderebbe irrilevante la questione monetaria. Questo è lo spirito moderno del Manifesto di Ventotene e sfido chiunque a dimostrare il contrario.
Angelo Consoli
estratto da http://angeloconsoli.blogspot.it/2014/11/a-proposito-del-mondo-nuovo-di-spinelli.html
Sempre, ciò che viene acquisito come una misura temporanea finisce per diventare definitivo. Uscire solo dall’euro comporterebbe solo vantaggi per gli imprenditori (p.es. quelli che esportano ed infatti su questa posizione c’è la lega) e nulla verrebbe ai lavoratori che rimarrebbero soggetti alla competizione internazionale generata dai trattati. Per mettere alla luce cosa significa sovranità monetaria basta fare un confroto tra i dati dell’economia italiana prima e dopo del 1981, non serve uscire dall’euro. Rimanendo nella UE democrazia e Stato al servizio del cittadino possiamo scordarceli. Rimanendo nella UE trattati come il TTIP prenderanno il sopravvento sottomettendo ancor di più gli Stati alle mutinazionali. Bisogna riportare la Costituzione del ’48 al vertice dell’ordinamento e della vita degli italiani. Bisogna uscire dall’unione europea non solo dall’euro. Non c’è altra soluzione, ogni soluzione temporanea allungherebbe l’agonia in cui versa il nostro Paese.
Simone Boemio
La proposta è questa: rilanciare la domanda attraverso un’emissione gratuita (da 100 miliardi) da parte dello Stato di Ccf ad uso differito. Tali certificati sarebbero distribuiti sia ai lavoratori, pensionati e disoccupati (in base al reddito), sia alle aziende (premiando quelle che fanno ricerca, che assumono o s’impegnano in opere pubbliche urgenti). Lo Stato s’impegnerà non a rimborsarli, ma — a partire dai due anni successivi alla emissione — ad accettarli in pagamento di qualsiasi impegno nei confronti della pubblica amministrazione. Chi vorrà potrà scontarli in banca e — con un piccola riduzione di valore calcolata su tassi analoghi a quello dei Bot a due anni — tramutarli in euro sonanti.
http://www.syloslabini.info/online/una-nuova-moneta-fiscale-per-battere-la-crisi/