Alexis Tspiras sta portando avanti con rinnovato vigore una “politica del rischio calcolato”, cercando di forzare l’Europa a cedere terreno, oppure a rischiare una reazione a catena in grado di paralizzare l’Unione Europea.
Due mesi di bullonerie e rimproveri da parte dell’UE non sono riusciti ad intimidire la Grecia. Sta diventando sempre più chiaro che i paesi creditori [nord-europei] hanno mal giudicato la natura della crisi greca, e non possono più evitare di affrontare la “Forca di Morton” posta di fronte a loro [quando argomenti contraddittori portano alla stessa spiacevole conclusione].
Qualsiasi accordo che vada abbastanza lontano da placare l’afflitta popolazione della Grecia, dovrebbe portare automaticamente oltre quell’austerità che sta sfilacciando il resto dell’Europa Meridionale. Le necessarie concessioni incoraggerebbero la sfida populista in Spagna, Portogallo e Italia, ma porterebbe all’ebollizione l’euroscetticismo tedesco.
Il consenso per l’Unione Monetaria sta venendo pericolosamente meno in Baviera e nella maggior parte della Germania Orientale, nonostante i sondaggi non catturino a pieno la forza delle correnti sotterranee.
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Da un lato si stampa moneta a volontà per rifinanziare le banche, dall’altra si tiene sulla graticola un popolo intero per pochi miliardi di euro. Ragioniamo su alcune grandezze: il quantitative easing (QE) appena lanciato prevede acquisti di titoli di Stato ed altri asset finanziari detenuti dalle banche ad un ritmo di 60 miliardi di euro al mese fino a settembre 2016 (1.140 miliardi in totale), un’operazione che segue i poderosi programmi di ricapitalizzazione bancaria (Ltro e Tltro) del 2011-2012 e 2014. Roba da due trilioni e mezzo di euro: una montagna di denaro creato dal nulla, che fa sembrare davvero un’inezia l’importo su cui la Grecia potrebbe rischiare nei prossimi giorni un default tecnico. Parliamo dei 420 milioni avuti da Atene in prestito dal Fondo monetario internazionale che arriveranno a scadenza il prossimo 9 aprile. Si tenga conto, in ogni caso, che alla Grecia servirebbero “solo” 40 miliardi di euro per rispettare tutte le scadenze sul debito da qui a gennaio dell’anno prossimo, molto meno di quanto la Bce ha iniziato ad iniettare mensilmente nel sistema col suo programma di “alleggerimento quantitativo”.
C’è una logica in tutto questo? Prima di rispondere a questa domanda dobbiamo fare una premessa: nelle nostre società chi governa i flussi di denaro ha in mano la vita e la morte di milioni di esseri umani. Nel caso greco la risposta, ovviamente, non sta nei numeri. Da Atene passa il successo o la sconfitta di una partita politica che ha come posta in gioco il cambiamento dell’Europa. Riguarda tutti. Negare al nuovo governo di Alexis Tsipras la possibilità di rispettare i suoi impegni con gli elettori costituisce un monito per chiunque, da qui in avanti, pensasse di mettere in discussione la miscela di austerity e neoliberismo che sta modificando nel profondo ciò che rimane del vecchio modello sociale europeo. C’è un problema però: l’atteggiamento di Bruxelles, della Bce, di alcune cancellerie, nei confronti di Atene è incompatibile con il progetto di integrazione europea, che ha senso e valore solo in presenza di un regime di equilibrio e di solidarietà tra gli Stati che vi concorrono. Laddove uno di questi stati è costretto a “trattare” sotto ricatto con gli altri partner (e con la Bce), ad instaurarsi non è più un rapporto di collaborazione, su base paritaria, per il perseguimento di un obiettivo comune, ma un rapporto di sudditanza. Se il debito viene usato come strumento per asservire un paese membro, la Comunità non esiste più. Calcolo o miopia?
http://www.nuovatlantide.org/se-affonda-atene-che-senso-ha-tenersi-leuropa/
A conferma di tale posizione, Tsipras sarà di nuovo a Mosca il 9 maggio per il 70° anniversario della vittoria sulla Germania nazista, celebrazione boicottata dalla maggioranza dei leader occidentali (a partire da Obama, Merkel e Cameron).
Ci sarà invece il presidente cinese Xi, con una rappresentanza delle forze armate cinesi, che sfilerà nella Piazza Rossa con quelle russe a simboleggiare la sempre più stretta alleanza tra i due paesi. Il presidente Putin, a sua volta, sarà in settembre a Pechino per celebrare il 70° della vittoria sul Giappone militarista.
Avvicinandosi alla Russia, la Grecia di Tsipras si avvicina quindi di fatto anche alla Cina e alla nuova area economica euro-asiatica, che sta nascendo sulla base della Banca d’investimenti per le infrastrutture asiatiche creata da Pechino, cui ha aderito la Russia insieme a circa altri 40 paesi. (Italia compresa n.d.r.)
Manlio Dinucci estratto da “Il Manifesto”