Brutti, sporchi e cattivi

In altre parole: a Vittorio Mallozzi, che morì per l’idea d’un mondo altro, si sostituisce Giacinto Mazzarella, il baraccato già sussunto, di fatto, nell’ideologia capitalista. E aggiungo: non solo lui; il genocidio culturale, infatti, non era solo del sottoproletariato, ma dell’Italia tutta. E ciò fu detto chiaramente dallo stesso Pasolini: il professionista e il pezzente avevano, al fondo, gli stessi desideri e la medesima libidine di oggetti e comportamenti.
Se Ettore Scola avesse girato un seguito del proprio film, insomma, avremmo assistito alla lenta trasformazione dei discendenti di Manfredi-Mazzarella in piccolo borghesi, voraci consumatori di televisione e gadget tecnologici, attorniati da una mandria di nipoti e bisnipoti mazzarelliani, stupidi, sboccati, fitti di tatuaggi e piercing, e prossimi alla trasmutazione nel novello lumpenproletariat che seguirà la dissoluzione dell’Occidente turbocapitalista.
Perché una cosa è sicura: la Bengodi di carta iniziata negli anni Ottanta è finita. Gran parte dei Mazzarella di questi anni torneranno poveri. Con questa differenza: che, oggi, i nuovi poveri non custodiscono più la sapienza di arrangiarsi. L’ho già detto. Non sanno fare niente: coltivare la terra, rubare, spennare un pollo, fare a pugni, accendere un fuoco, caricare un’arma. Diventeranno un esercito di disperati ben peggiore di quelli del film. Alcuni  torneranno a prostituirsi, altri ingrosseranno la malavita: i più si lasceranno morire per le strade.
In altre parole, se nulla cambia: i baraccati di Scola siamo noi fra trent’anni.
Certo, ci sono differenze, ma sono secondarie. Siamo più scolarizzati, ma tale acculturazione non è più sinonimo di cultura: un tredicenne che esce dalla terza media è spesso più ignorante d’un analfabeta d’antan; abbiamo alti sogni e aspirazioni, ma questi, senza soldi, spariranno ben presto onde far posto all’impellenza del quotidiano: la pagnotta; sembriamo più civili, ma anche ciò è una biacca culturale che si scioglierà ben presto. E senza soldi diventeremo più brutti (i poveri imbruttiscono velocemente e si accoppiano inevitabilmente fra loro), più sporchi, e sicuramente molto più cattivi: il che, forse, sarà un passo avanti per l’Italia poiché segnalerà una calda passione per l’esistenza, superiore all’odierna abulia politica e sociale.
Le avvisaglie della débâcle già ci sono, peraltro negli stessi luoghi in cui Brutti, sporchi e cattivi fu girato:

leggi tutto qui: http://pauperclass.myblog.it/2015/08/27/siamo-noi-i-brutti-gli-sporchi-i-cattivi-alceste/

2 thoughts on “Brutti, sporchi e cattivi

  1. È ormai ovvio che si vuol fare dell’Italia un paese del terzo mondo, dove la criminalità possa agire indisturbata e protetta dal potere. Qualcuno vuole/può farci qualcosa?

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