Brzezinski in particolare in un summit tipo Bilderberg tenutosi in Polonia nel novembre del 2012 e al quale partecipavano non solo gruppi multinazionali, ma anche famigerate ong che ormai sono l’acronimo perfetto di organizzazioni governative nascoste, ha esposto il suo pensiero secondo cui viviamo in un mondo “post egemonico” nel quale gli Usa dovranno accettare l’idea di spartire l’influenza globale con gli attori emergenti come la Cina o la stessa Russia, accontentandosi di tenere per sé solo parti periferiche come il Giappone o altre ormai annesse come l’Europa.
“Gli Stati Uniti dovrebbero minacciare la Russia di rappresaglia se non cessa di attaccare le risorse statunitensi in Siria”. Lo ha scritto Zbigniew Brzezinski, sul Financial Times un settimana fa, facendo cadere apertamente ogni ipocrisia riguardo alla guerra civile: per “risorse statunitensi” egli intende infatti i terroristi importati, armati, addestrati e finanziati dagli Usa. Del resto se non lo dice lui che è noto soprattutto per l’idea, nata ai tempi dell’Afganistan sovietico, di sfruttare l’integralismo religioso contro l’Urss che è stato persino il creatore di Al Quaeda e di Osama Bin Laden… ma ciò che è davvero singolare è che un quasi novantenne sia di fatto l’eminenza grigia della strategia statunitense. E si tratta di uno vissuto per i suoi primi 25 anni prima nella Polonia dei colonnelli e dell’avventura militare in Ucraina, poi in quella dell’occupazione tedesca, emigrando negli Stati Uniti solo dopo la vittoria del partito comunista a Varsavia, portandosi dietro la sua…
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La Russia ha un certo monopolio sulle forniture di gas necessarie per l’economia europea. Questo dà la Russia una base economica semi-permanente per finanziare il suo programma di politica estera e mantenere la propria strategia geopolitica. Gli Stati Uniti ei loro alleati della NATO vogliono metter fine a quel monopolio, ma per realizzare questo, deve essere costruita una condotta dagli stati del Golfo sunnita, a partire dal Qatar, che passi per la Giordania e la Siria, e prosegua in Turchia. Dalla Turchia, le forniture di gas saranno distribuite in Europa, minacciando in modo efficace l’ attuale assetto della Russia con l’Unione Europea e mettendo la sua economia in uno stato di incertezza. Questo alla fine porterebbe a una fuga di investimenti dalla Russia producendo quindi un danno permanentemente a ciò che resta dell’economia della Russia dipendente dalle risorse. Questo spiega il sostegno costante della Russia al governo di Assad. Come The Guardian documentava nel 2013:
“Assad ha rifiutato di firmare una proposta di accordo con il Qatar e la Turchia per costruire un oleodotto dall’ultimo campo a nord di quest’ultima, contiguo col giacimento di South Pars in Iran, attraverso Arabia Saudita, Giordania, Siria e Turchia, al fine di rifornire i mercati europei – col fatto cruciale di aggirare la Russia. La logica di Assad era quella di ‘tutelare gli interessi del [suo] alleato russo, che è il maggior fornitore europeo di gas naturale.’ “
http://vocidallestero.it/2015/10/21/zero-hedge-i-media-americani-mainstream-infine-lo-ammettono-il-conflitto-siriano-e-una-guerra-per-procura-tra-usa-e-russia/
E’ noto che in Turchia sono stati creati anche dei campi di addestramento per i mercenari arruolati dai servizi di intelligence turchi e sauditi, per inviarli a combattere in Siria, sotto il controllo dell’Esercito turco e dei servizi di USA e Turchia. I salari vengono pagati dai sauditi, le armi fornite dalla NATO attraverso le basi presenti nel paese ottomanno, il tutto sotto il coordinamento del Dipartimento di Stato USA.
http://www.controinformazione.info/il-turco-erdogan-ricatta-bruxelles-e-berlino-se-non-accettate-le-mie-richieste-vi-sospingo-in-europa-altri-due-milioni-di-profughi/?lang=it
Nota. Quando nell’estate del 2011 la Francia creò – su commissione di Washington e in seguito agli accordi di Lancaster house – l’esercito Esercito siriano libero dalle cui costole nascerà poi l’Isis, mise a capo dei tremila uomini di Al Quaeda in gran parte importati dalla Libia, il colonnello Riyadh Al-Asaad, pensando che questo servisse a dare una vernice siriana all’operazione e che la quasi omonimia con Bashar al Assad favorisse l’opera dei “terroristi buoni”. Si sperava che si pensasse a una frattura in seno alla famiglia Assad. In realtà gli strateghi francesi non avevano pensato che in arabo questi due cognomi così simili nella fonetica hanno una grafia completamente diversa per cui il trucchetto non solo non funzionò, ma ebbe anzi il risultato contrario, quello di togliere qualsiasi illusione sull’origine autoctona del terrorismo.
https://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2015/11/08/cleptocrazia-e-camicie-nere-leuropa-avanza/