Da leggere con molta attenzione il riassunto storico:
http://federicodezzani.altervista.org/2016-un-paio-di-carte-per-affrontare-la-burrasca/
Concludendo, lo scenario più probabile è quello di un’escalation militare che, partendo dal Medio Oriente, si diffonde a livello internazionale: devono essere quindi monitorare con attenzione la Turchia e l’Arabia Saudita, entrambe in situazioni critiche, e le elezioni americane di novembre, dove il nuovo presidente, eletto probabilmente con l’apporto decisivo delle lobby israeliane e saudite, sosterrà, a differenza di Barack Obama, un intervento diretto sullo scacchiere mediorientale. L’Unione Europea sarà a quel punto in un avanzato stato di decomposizione ed i singoli interessi nazionali (vedi il recente accordo russo-tedesco per il potenziamento del North Stream) prevarranno quasi certamente sugli obblighi verso la NATO. Ponderare attentamente le mosse, non sarà un’opzione: specialmente per un Paese come l’Italia, al centro del decisivo Mar Mediterraneo.
N.d.R : Con questa classe politica non è certo pensabile una politica autonoma da parte dell’Italia
la ministra della difesa Roberta Pinotti sembra aver cambiato idea rispetto alla sua precedente intervista sul tema, quando insisteva che l’intervento sarebbe avvenuto soltanto dietro la richiesta di un governo libico legittimato dalla comunità internazionale e frutto di una riconciliazione nazionale. In quest’ultima intervista, la ministra dice: «La Libia non può aspettare, ci muoveremo. Ma con gli alleati». Non solo, ma anche fornisce una data limite per la spedizione delle truppe: «Non possiamo immaginarci di far passare la primavera con una situazione libica ancora in stallo».
La questione quindi non è più sul se ci sarà l’intervento, ma sul quando e come. Il 19 gennaio lo Stato maggiore della Difesa italiana e il Cofs (il comando interforze per le operazioni speciali) si sono riuniti alla Farnesina proprio per decidere le tattiche e la strategia da utilizzare in Libia.
http://www.appelloalpopolo.it/?p=15261
Forse il punto è questo, che Regeni non aveva ricevuto una istruzione su quale sia il nostro interesse nazionale; o forse inseguiva un’idea di interesse nazionale tutta sua, nutrita dall’appassionata lettura de Il Manifesto. Non è una rarità, dopotutto. Nel 1998 un deputato di Rifondazione comunista, tale Mantovani, fece la politica estera italiana andando a prendere e portando in Italia il capo del partito comunista turco, ricercato dai turchi per terrorismo; creò un grosso problema al governo (che era D’Alema: aveva appena fatto le scarpe a Prodi).
Anche le due pirlette autonominatesi “cooperanti”, le note Greta & Vanessa, a suo tempo andarono in Siria a schierarsi contro il regime d Assad e a favore dei jihadisti, si fecero rapire e i loro protettori (volevo dire: rapitori) hanno chiesto ed ottenuto dal governo italiano un riscatto di (si dice) 7 o 12 milioni di euro: di fatto l’Italia ha riccamente finanziato Al Nusra e il Califfato esattamente come sognavano Greta & Vanessa, che quindi hanno “fatto” la nostra politica estera al posto di Roma (o con l’accordo e collusione? Speriamo di no).
http://www.maurizioblondet.it/in-italia-sarebbe-bene-finire-lora-del-dilettante/
http://www.eurasia-rivista.org/il-declino-inevitabile-della-colonia-italia/22044/
Le destabilizzazioni avvenute ad opera degli USA e della NATO nei paesi del Medio Oriente e dell’Africa hanno consentito di dare una accelerazione al vecchio piano mondialista di una “africanizzazione” dell’Italia, promosso da organismi come l’ONU ed il Vaticano.
In origine si sapeva dell’esisteva di questo piano (il piano Kalergi) a suo tempo progettato dalle centrali mondialiste (dall’ONU al FMI ed al Vaticano) per l’ingresso in Italia di masse di immigrati africani destinate a modificare l’assetto sociale e l’identità culturale del paese, tuttavia l’attuazione di tale progetto era prevista nell’arco di un estensione di tempo, qualche decennio almeno per essere portato a termine, in modo graduale. Vedi: la Storia segreta dell’Unione Europea: il piano Kalergi
La situazione invece sta rapidamente precipitando: sulle coste libiche sono in attesa di imbarcarsi, soltanto in questi giorni, circa 600.000 persone, secondo il rapporto dei servizi ed altre centinaia di migliaia si stanno spostando dai paesi sub sahariani verso la Libia, con destinazione finale sulle coste della Sicilia, il tutto avviene con l’assistenza ed il finanziamento di alcune ONG “umanitarie” statunitensi, le quali (come accertato dai servizi di intelligence austriaci) stanno finanziando e sostenendo il trasferimento di decine di migliaia di migranti dall’Africa verso l’Europa. Queste complicità gettano luce su quali siano gli interessi sovranazionali che sospingono l’emigrazione di massa dall’Africa verso l’Europa.
In questo quadro, al colmo dell’ipocrisia, si inserisce il messaggio arrivato dalla Casa Bianca, dettato dallo stesso presidente Barack Obama: Ci aspettiamo dall’Unione europea una stretta sui trafficanti di esseri umani”, ha spiegato il portavoce di Barack Obama, Josh Earnest il quale ha lamentato la scarsa attenzione che i paesi europei in genere hanno prestato al problema dei profughi in arrivo da Africa e Medio Oriente.
Luciano Lago in
http://www.controinformazione.info/la-vendetta-di-gheddafi-sullitalia-con-londata-di-migranti-e-profughi-favorita-e-sostenuta-da-centrali-sovranazionali/?lang=it
Il Paese sta per essere smantellato. Saremo “usati” solo come una portaerei dagli Stati Uniti e uno scalo di transito per la manodopera a basso costo, una sorta di “via degli schiavi”, di cui necessita la dittatura del capitale mondialista.
Tutto ciò avviene mentre in Italia si parla “magicamente” di altro.
Geopolitici perché, dopo la destabilizzazione di Tunisia, Libia e Siria, è imperativo per l’Italia che l’Egitto non sia travolto dal terrorismo islamico o da qualche rivoluzione colorata ma, al contrario, collabori per la stabilizzazione della Libia. Economici perché l’Italia (primo partner commerciale dell’Egitto in Europa e terzo al mondo8) è stata artefice, proprio come nel 1954, di un ulteriore penetrazione economica dopo l’avvento del nasseriano Abd Al-Sisi: ad Intesa San-Paolo, Pirelli, Danieli ed Italcementi, si sono affiancate centinaia di imprese di medie dimensioni, consento un balzo del 10% dell’interscambio tra il 2013 ed il 20149.
Già la scorsa estate collegammo l’esplosione dell’autobomba davanti al consolato italiano del Cairo, al dinamismo politico ed economico dell’Italia ma, ex-post, si può essere ancora più precisi, riconducendo quell’avvertimento mafioso alla specifica attività dell’ENI: la bomba esplode l’11 luglio ed il 30 agosto il gruppo di San Donato milanese annuncia ufficialmente10 la scoperta dell’enorme giacimento “Zohr” che, con i suoi 850 miliardi di metri cubi di gas, è capace di soddisfare i fabbisogni dell’Egitto per due decenni. Negli ambienti dei servizi segreti e delle compagnie petrolifere, la notizia doveva già circolare ad inizio luglio e l’attentato dinamitardo va senza dubbio ricondotto a ciò.
Per l’Egitto il giacimento Zohr significa un risparmio miliardario sulla bolletta del gas, liberando così risorse per lo sviluppo, e un accresciuto ruolo geopolitico, grazie all’indipendenza energetica; per l’Italia significa mettere a segno il secondo grande successo in Africa (dopo i maxi giacimenti del Mozambico) ed un’accresciuta influenza in Paese cruciale per gli assetti del Mediterraneo, del mondo arabo e del Golfo Persico (attraverso Suez).
Italia ed Egitto marciano unite come ai tempi di Enrico Mattei e di Gamal Nasser: troppi ne sono infastiditi, a Tel Aviv, come a Londra e Washington. Segue a ruota il brutale omicidio di Giulio Regeni, di cui vanno attentamente analizzate dinamica e tempistica.
leggi tutto su http://federicodezzani.altervista.org/omicidio-giulio-regeni-unoperazione-clandestina-contro-legitto-e-gli-interessi-italiani/