L’ex-leader libico Muammar Gheddafi fu ucciso “perché pensava che l’Africa era matura per sfuggire alla povertà coi propri mezzi, svolgendo il proprio ruolo nella governance globale“, aveva detto il presidente del Ciad Idris Deby, in un’intervista. Secondo il Capo di Stato ciadiano, era essenziale “farlo tacere”, aggiungendo che “la storia registrerà che gli africani non hanno fatto molto. Ci hanno ignorato e non fummo consultati. Gheddafi era sconvolto e imbarazzato“. “Fu lo stesso con Patrice Lumumba, in Congo. Perché l’uccisero? Perché Gheddafi fu ucciso? (…) Siamo fornitori di materie prime. Ma guardate dove siamo? Siamo molto arretrati“, ha detto il leader del Ciad da Abeche, la seconda città del Ciad.
Ecco in 10 punti perché Gheddafi doveva morire:1) – Il primo satellite africano RASCOM-1
Fu la Libia di Gheddafi ad offrire la prima vera rivoluzione in Africa dei tempi moderni: assicurando la copertura universale del continente per telefonia, televisione, radio e molte altre applicazioni come telemedicina e istruzione a distanza; per la prima volta, una connessione a basso costo diventava disponibile nel continente, anche nelle zone rurali, con il sistema del ponte radio WMAX. La storia inizia nel 1992, quando 45 Paesi africani crearono la società RASCOM per avere un satellite africano e ridurre i costi di comunicazione nel continente. Le chiamate da e verso l’Africa allora avevano le tariffe più costose del mondo, perché c’era una tassa di 500 milioni di dollari che l’Europa incassava ogni anno dalle conversazioni telefoniche, anche all’interno dei Paesi africani, per il transito dei satelliti europei come Intelsat. Il satellite africano costava solo 400 milioni da pagare una sola volta, senza mai più pagare 500 milioni di affitto all’anno. Quale banchiere non finanzierebbe un progetto del genere, ma l’equazione più difficile fu: come lo schiavo si sbarazza dello sfruttamento servile dal padrone se cerca aiuto da quest’ultimo per raggiungere questo obiettivo? Così, Banca mondiale, Fondo monetario internazionale, Stati Uniti, Unione europea ingannarono questi Paesi per 14 anni. Nel 2006, Gheddafi pose fine all’inutile agonia dell’elemosina dai presunti benefattori occidentali che praticano prestiti a tassi usurari; la Guida libica mise sul tavolo 300 milioni di dollari, la Banca di Sviluppo africana 50 milioni, la Banca per lo Sviluppo dell’Africa occidentale 27 milioni, così l’Africa dal 26 dicembre 2007 ebbe il suo primo satellite per telecomunicazioni della storia. Nel processo, Cina e Russia s’inserivano, questa volta vendendo la loro tecnologia e permettendo il lancio di nuovi satelliti sudafricani, nigeriani, angolani, algerini e anche di un secondo satellite africano, lanciato nel luglio 2010. Ci aspettiamo per il 2020 il primo satellite al 100% tecnologicamente costruito sul suolo africano, in particolare in Algeria. Il satellite competerà con i migliori del mondo, ma a un costo 10 volte inferiore, una vera e propria sfida. Ecco come un piccolo semplice gesto simbolico di 300 milioni può cambiare la vita di un intero continente. La Libia di Gheddafi è costata all’occidente non solo 500 milioni di dollari all’anno, ma miliardi di dollari di debito ed interessi che tale debito avrebbe generato all’infinito e in modo esponenziale, mantenendo il sistema occulto per spogliare l’Africa.2) – Base monetaria dell’Africa, Banca centrale africana, Banca di investimenti africana
I 30 miliardi di dollari sequestrati da Obama appartengono alla Banca centrale libica, previsti dalla Libia per la creazione della federazione africana attraverso tre progetti faro:
3) – Banca di investimenti africana a Sirte, in Libia e creazione nel 2011 del Fondo monetario africano con capitale di 42 miliardi di dollari a Yaounde,
4) – Banca centrale africana ad Abuja, in Nigeria, la cui prima emissione monetaria africana significava la fine del franco CFA attraverso cui Parigi domina alcuni Paesi africani da 50 anni.
5) – E’ comprensibile dunque ancora una volta la rabbia di Parigi contro Gheddafi. Il Fondo monetario africano doveva sostituire eventualmente tutte le attività sul suolo africano con cui il Fondo monetario internazionale, con solo 25 miliardi di dollari di capitale, ha saputo piegare un intero continente con privatizzazioni discutibili, obbligando i Paesi africani a passare dai monopoli pubblici a quelli privati. Sono gli stessi Paesi occidentali che chiesero di divenire membri del Fondo monetario africano e, unanimemente, il 16-17 dicembre 2010 a Yaounde gli africani respinsero tali lussuriosi, decidendo che solo i Paesi africani fossero membri del FMA.
I cinque fattori che motivarono Nicolas Sarkozy a combattere la guerra contro la Libia, secondo David Ignatius del Washington Post, “Blumenthal ricevette le informazioni sulla Libia da un ex-agente della CIA:
6) – Desiderio di una maggiore quota di petrolio libico;
7) – Aumentare l’influenza francese in Nord Africa;
8) – Migliorare la situazione politica interna in Francia;
9) – Offrire all’esercito francese la possibilità di ripristinare la sua posizione nel mondo;
10) – Rispondere alle preoccupazioni dei suoi consiglieri sui piani a lungo termine di Gheddafi per soppiantare la Francia come potenza dominante in Africa occidentale”.
Su quest’ultimo punto, il memorandum menziona l’esistenza del tesoro di Gheddafi, 143 tonnellate d’oro e quasi altrettanto di argento, trasferite da Tripoli a Sabha nel sud della Libia, una quindicina di giorni dopo l’avvio dell’operazione militare. “Quest’oro fu accumulato prima della ribellione e aveva lo scopo di creare della valuta panafricana supportata dal dinaro d’oro libico. Questo piano doveva fornire ai Paesi africani francofoni l’alternativa al franco CFA“.Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
Riproduzione integrale da https://aurorasito.wordpress.com/2016/05/23/i-10-motivi-per-cui-loccidente-ha-ucciso-la-guida-libica-muammar-gheddafi/
E poi, francamente, la UE al momento è una nave priva di comandante e di pilota, ma con tanti ufficiali fieri dei propri gradi, anche se sono appena usciti dall’accademia. Chi, a meno di non essere pazzo o corrotto, vorrebbe entrarci? Certo, al momento non conviene alla Russia. Ma, in un futuro mediamente lontano, diciamo fra 20-30 la cosa potrebbe anche essere possibile. E allora avremmo la seconda potenza (quasi la prima a dire il vero) economica unita alla seconda potenza militare, il che, per sintesi, porterebbe presto a essere la prima potenza in entrami i campi, cosa facilmente conseguibile imponendo-ottenendo che i Paesi produttori (dei quali il secondo, la Russia, farebbe direttamente parte della UE e della zona euro) di petrolio vendano il greggio anche in cambio di euro, e non solo di dollari. Sarebbe la fine dell’unicità della valuta statunitense e (quindi) a stretto giro della stessa America. Senza contare che una tale potenza imporrebbe facilmente la chiusura delle basi americane in tutta Europa e anche in buona parte dell’Asia. E confinando con la Cina, tutta la UE trarrebbe maggiori benefici dagli scambi economici con Pechino. Il che aprirebbe scenari grandiosi; tutto, o quasi, sarebbe possibile: non solo la salvezza dalla catastrofe incombente sull’Europa (catastrofe a molte teste, come l’Idra di Lerna, non ultime quelle legate a immigrazione, terrorismo e decrescita industriale); persino la rinascita dell’Europa come potenza globale sarebbe possibile, anzi, a portata di mano.
http://www.controinformazione.info/europa-piu-russia-prima-potenza-ecco-perche-cercano-di-dividerci/
Oggi, mediante la borsa petrolifera Spimex, la Russia pretende di competere con il duopolio anglosassone del Nymex e del IPE, con sedi a New York e Londra rispettivamente: entrambe le sedi propietà catastali del binomio energetico-bancario della multinazionali statunitensi e britanniche. Eduard Gismatullin, di Bloomberg, commenta che “Putin compie il suo sogno che accarezza da dieci anni con la quotazione dello stesso petrolio della Russia” che “mantiene la speranza di terminare con la dipendenza dalla valutazione delle agenzie occidentali” quando sarà consegnato a mercanti esterni l’accesso deiretto a Spimex. L’obiettivo consiste nel cessare la quotazione dell’oro nero in dollari statunitensi, che si realizzerà in rubli, oltre ad incrementare le entrate del crudo nella varietà degli Urali e nello scollegare il meccanismo di fissazione dei prezzi mediante il “punto di riferimento (benchmark)” del petrolio della varietà del Brent del Mare del Nord, il più utilizzato del mondo. Di certo il petrolio del mare del Nord si trova in un franco declino di fronte alla pletorica varietà degli Urali. Gismatullin ricorda gli “sforzi antecedenti” della Cina – che con la Russia tenta di cambiare la quotazione globale del crudo- che compete agli USA come il maggior importatore di petrolio e che “ha dilapidato due decadi cercando di introdurre i propri contratti futures del petrolio, attesi per questo anno”. La quotazione dei contratti dei futures del petrolio della Cina sulla piazza di Shangai sarebbe nella sua valuta in ascesa, il renminbi/yuan, che si va internazionalizzando in forma graduale. La Russia- che come noto, è una superpotenza nucleare – si lamenta dell’esagerato sconto che gli assestano i mercati aglosassoni alla varietà del crudo russo degli Urali , di fronte ai migliori prezzi che ottiene la varietà del Mare del Nord “valutata” dall’agenzia Platts, con sede in Londra e filiale di Mc-Graw Hill Financial, padrona della prevenuta agenzia di rating Standard and Poor’s, tutto rimane in famiglia!
http://www.controinformazione.info/la-russia-si-appresta-ad-aprire-la-sua-borsa-del-petrolio-in-rubli/