Nervi saldi

Sul Brexit abbiamo già scritto, sulle manipolazioni del referendum il capitolo è aperto: ” Il caso, opportunamente montato dai media, servirà ad accentuare l’effetto “salto nel buio” rispetto al possibile pronunciamento pro Brexit nel referendum: “quindi è questo tipo di gente quella che vuole distaccarsi da Bruxelles? “Estremisti di destra”, estremisti armati, gente che odia l’immigrazione perché odia il prossimo ed ha il mito della violenza e della razza “? Questo il pensiero sottilmente indotto nel pubblico che legge i giornali e vede le TV. Come di consueto in queste circostanze,  viene diffusa nel pubblico la psicosi e la paura di fare il salto verso l’ignoto, staccandosi dall’Unione Europea ”

http://www.controinformazione.info/gli-atlantisti-calati-come-avvoltoi-a-sfruttare-lomicidio-cook/

5 thoughts on “Nervi saldi

  1. Certo nel voto hanno contato un numero immenso di fattori, ma il risultato è proprio quello tenuto dalle oligarchie ossia la rinascita dell’Europa dei popoli in contrapposizione a quella delle élites autoproclamatesi al comando come prestanome del liberismo. Chiaro che adesso si apre una stagione tesa, inquieta e frenetica nella quale nulla sarà risparmiato per suturare questa ferita inflitta all’egemonia anche da parte degli stessi governi di Londra che probabilmente cercheranno di sabotare il risultato del referendum, visto che gli ambienti conservatori nelle settimane scorse hanno prodotto decine di interrogazioni e creato altrettanti per strappare di strappare l’impegno al mantenimento delle prebende ai ricchi immobiliaristi , alle aziende e ai latifondisti ) non vengano toccate visto che sono prevalentemente di provenienza europea. I cittadini, britannici e soprattutto non britannici dovranno lavorare non per esorcizzare ciò che è avvenuto e stigmatizzarlo, ma utilizzandolo per cambiare l’Europa: Bruxelles è oggi molto più debole di ieri nelle sue pretese e nei suoi diktat perché per la prima volta si trova di fronte a un rifiuto ufficiale, incontestabile e popolare, qualcosa che rischia di avere un effetto domino. E qui si misurerà anche la presenza in vita delle forze progressiste, di quella sinistra che finora non è stata in grado che di produrre Tsipras e che ora da suicida incallita qual è, si appresta a screditare l’evento attribuendolo semplicisticamente allo spirito xenofobo.
    https://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2016/06/24/trafitti-dal-brexit/

  2. La campagna elettorale per questo referendum ha fatto conoscere e pubblicamente dibattere alcuni grandi temi concordemente nascosti dei mezzi di informazione di massa: 1) il processo di unificazione europea in corso è l’attuazione di un piano imperialistico dell’oligarchia statunitense, elaborato dalla C.I.A., per dominare meglio e più semplicemente l’Europa attraverso un super-stato comunitario centralistico, autocratico, burocratico, non democratico e sganciato dagli interessi della gente europea; questo piano si nasconde dietro un europeismo sentimentale e infantile inculcato da scuola, mass media, e istituzioni; 2) la Banca Centrale Europea è in mano uomini della Goldman Sachs, la quale ha persino posto alcuni di loro a capo dei governi e dei ministeri economici di alcuni paesi; 3) l’Europa è insomma ormai sottomessa all’oligarchia finanziaria statunitense; l’apparato dell’Unione Europea non è riformabile dal suo interno e con la sua burocrazia; 4) infatti L’unione europea e la Banca centrale europea e della moneta europea hanno prodotto risultati fallimentari per gli europei in ambito economico e non solo, senza risolvere i loro problemi; quindi è illogico continuare a pagare per mantenerle; 5) la libertà di movimento di persone e di merci può essere stabilita senza bisogno di un apparato costoso e inefficiente come l’Unione Europea, semplicemente mediante trattati; il Wto, nel bene e nel male, già assicura, su scala globale, l’apertura dei mercati e basse o nulle tariffe doganali; dunque non serve un apparato costoso e inefficiente come l’Unione Europea, non serve la rinuncia all’indipendenza e alla democrazia nazionali in favore di un governo europeo non eletto e irresponsabile, non serve la rinuncia al controllo della propria moneta; non servono nemmeno la bandiera e l’Inno alla Gioia-che-non-c’è; o meglio, tutte queste cose servono, ma non agli europei, bensì a chi vuole dominarli; 6) Washington ha scelto e sta usando lo stato più forte dell’Europa occidentale, ossia la Germania, come stato vassallo per sottomettere gli altri stati al suo disegno di accentramento, concedendole come premio di prendersi vantaggi privilegi su questi altri paesi; i Tedeschi, da bravi kapò, stanno eseguendo l’incarico del padrone e incassando i loro trenta denari; la Merkel e il suo governo, ultimamente con l’invito all’immigrazione di massa, seguito dalla chiusura delle frontiere tedesche, deliberatamente causano un enorme danno agli europei, e meritano una nuova Norimberga, alla pari dei criminali di guerra; 7) Washington, anche attraverso i suoi fiduciari nei governi europei, creando focolai di tensione come ha fatto in Ukraina, e piantando basi missilistiche sempre più vicine a Mosca, sta cercando di spingere i paesi comunitari alla conflittualità e alla non collaborazione con la Russia, al malcelato scopo di aumentare le divisioni in Europa e indebolirla. Tutte queste cose vengono spiegate lucidamente da diversi politologi anche americani, come il professor Paul Craig Roberts, il quale, in diversi scritti e interviste, cita documenti governativi dove si spiega che il piano di unificazione europea dovrà essere portato avanti surrettiziamente, senza che la gente capisca, riforma dopo riforma, Fino a che gli europei si trovino a un punto tale, che non sia praticamente impossibile tornare indietro. Col Brexit, la Gran Bretagna, per la quarta volta nella sua storia, resiste a piani per sottometterla a un dominio continentale centralizzato. Il primo piano era francese, il secondo era tedesco, così come il terzo. Sicuramente anche questa volta la sua scelta la esporrà a un assedio, a forti pressioni e ritorsioni, che nelle tre precedenti occasioni furono attuate in termini soprattutto di blocco commerciale continentale finalizzato a strangolare economicamente la nazione, e che oggi saranno soprattutto mediatiche, economiche e finanziarie. Nella seconda occasione al blocco commerciale si aggiunse la guerra sottomarina, e nella terza si aggiunsero i bombardamenti aerei. Da notare che ancora una volta, forse, il corso previsto e programmato della storia è stato modificato, si vedrà se durevolmente oppure no, da un fattore che era sottostimato. Ora vedremo anche se l’esempio britannico susciterà nel resto di Europa un movimento critico, realistico, di presa di coscienza, di comprensione economica e geostrategica e di demistificazione del falso europeismo, che possa sventare il piano imperialista di Washington e Wall Street sul Vecchio Continente e la loro strategia della tensione divide et impera verso la Russia.
    Marco Della Luna in http://www.controinformazione.info/mother-of-the-free/

  3. Nel momento in cui l’Unione Europa, definita a suo tempo da Zbigniew Brzezinski come “la testa di ponte” angloamericana sul continente euroasiatico, si sgretola, si rafforza nelle élite atlantiche la pulsione al conflitto aperto con la Russia, l’unico rivale geopolitico in grado di modificare gli assetti internazionali, insinuandosi negli spazi abbandonati dalla UE/NATO.

    Il crollo di Bruxelles implicherebbe anche il crollo dell’artificiale cortina di ferro eretta negli ultimi anni, rendendo più concreta l‘alleanza economica e politica tra Mosca ed almeno una delle grandi cancellerie europee (Berlino, Parigi, Roma), alleanza sufficiente a seppellire definitivamente il vecchio ordine atlantico. Il baricentro del mondo lascerebbe così il continente americano, dove è artificialmente collocato dal 1945, e tornerebbe nel suo bacino naturale, dove è sempre stato dall’alba dei tempi: l’Eurasia.
    http://federicodezzani.altervista.org/nonostante-brexit-mondo-post-1945-finito/

  4. Con la Brexit, la Gran Bretagna si trasforma nell’Eldorado dei consorzi delle multinazionali che intendono evadere le tasse. Accorreranno in massa lì e l’Inghilterra diventerà un paradiso fiscale; il trionfo dell’idea iper-liberista così cara a Nigel Farage e ai suoi seguaci. La differenza e la distanza tra la Gran Bretagna e il resto d’Europa comincerà ad aumentare sempre di più. Massima libertà ai capitali finanziari, pochi controlli, apertura dei mercati ai cinesi, defiscalizzazione per le grosse corporations del pianeta, protezionismo e isolazionismo: le chiavi pulsanti della regressione. Ma è ciò che hanno scelto.
    http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.com/2016/06/chi-ci-guadagna-una-nostra-vecchia.html

  5. Questo conferma la tesi lanciata due settimane fa da Thierry Meyssan, e che allora è sembrato troppo campato in aria: che il Brexit sia una decisione strategica della “Gentry” e di “Buckingham Palace”, allo scopo di riposizionare la City come centrale globale dove si negozia lo yuan, la moneta cinese. Lo Stato profondo si allontanerebbe non solo dalla UE ad egemonia tedesca, ma soprattutto dagli Stati Uniti, che ormai giudica superpotenza finita, e senza futuro.

    “La City di Londra non è direttamente influenzata dal Brexit – ricorda Meyssan – . Dato il suo status speciale di Stato indipendente sotto l’autorità della Corona, non ha mai fatto parte dell’Unione europea. Certo, non potrà più ospitare le sedi sociali di certe aziende che ripiegheranno verso l’Unione, ma al contrario potrà utilizzare la sovranità di Londra per sviluppare il mercato dello yuan. Già ad aprile, ha ottenuto i privilegi necessari firmando un accordo con la Banca centrale della Cina. Inoltre, dovrebbe sviluppare le sue attività di paradiso fiscale per gli europei”.

    Una tesi affascinante e intelligente, tutta da leggere:

    http://www.voltairenet.org/article192535.html

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