Insomma la “macchina” finisce per assorbire molta parte delle donazioni, cosa che del resto accade non solo per Telethon, ma anche per le analoghe organizzazioni di questo tipo, alcune delle quali beccate a investire i denari in azioni, obbligazioni, fondi comuni che forse saranno terapeutici per la finanza, ma non per i malati.
La strana e deviante antropologia liberista si insinua dappertutto, pure negli angoli insospettabili dal punto di vista umano, anche se alla fine frutto di un’idea di mercato che applica la beneficenza e l’appello del buon cuore a diritti inalienabili e universali come quello alla salute e alla cura. Forse a tutti sarà capitato in questi mesi di vedere lo spot Telethon sui bambini affetti da gravi malattie genetiche. E forse tutti abbiamo sentito la madre di uno di questi bambini, reale o attrice non è dato sapere, la quale recita le parole del copione pubblicitario, e immaginando il suo bimbo libero da patologie dice che avrebbe dovuto “insegnargli solo a sognare” e non a misurarsi con la malattia.
Ora, al di là del contesto specifico che tuttavia la mette in rilievo, questa idea che una madre debba insegnare ai figli solo a sognare non si sa che cosa poi e non a essere persona tra le persone, non…
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Insomma, lo sciacallaggio è diventato prassi comune.