Secondo quanto riferito dall’Ansa, il blocco di paesi appartenenti gruppo di Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia), sotto la guida del premier ungherese Victor Orban, intendono mettere sul tavolo del vertice informale di Bratislava dell’Ue a 27, la revisione dei Trattati dell’Unione Europea. L’obiettivo è dare agli stati membri più potere diminuendo il ruolo della Commissione. In una parola ritorna in modo prepotente la questione della sovranità degli Stati nazionali che l’oligarchia dei burocrati della UE cerca in tutti modi di abolire. L’ultimo tentativo di mediazione, per disinnescare il rischio di un duro confronto tra i 27, ci sarà stasera in un incontro tra Tusk, Juncker, Schulz e il premier slovacco Fico che ha la presidenza Ue di turno. La questione dirimente è quella di come affrontare l’ondata migratoria che rischia di travolgere l’Europa. Il capo di gabinetto del premier ungherese Viktor Orban, Janos Lazar, ha spiegato che “il futuro dell’Europa sarà deciso sul confine bulgaro-turco. “Obiettivo di questa azione comune sarà quello di rafforzare la legittimità delle nazioni in Europa”, ha aggiunto Lazar. Si approfondisce, dunque, la spaccatura a pochi giorni dal vertice con i paesi dell’Est che puntano i piedi e fanno blocco comune. A Bratislava, il prossimo Venerdì, si terrà un vertice per la prima volta in assenza della premier inglese Theresa May, visto che, con il Brexit, la Gran Bretagna si è di fatto tirata fuori dall’Unone. Questo summit, che sarà l’evento culminante della Presidenza slovacca del Consiglio dell’Unione europea, avrà poi la sua continuazione durante il semestre di presidenza di Malta, al vertice di La Valletta e il processo che inizierà a Bratislava dovrebbe culminare nel 2017 per le celebrazioni del 60° anniversario dei Trattati di Roma che hanno istituto l’Unione (allora chiamata CEE, Comunità Economica Europea). I 27 leader europei arrivano divisi su molti punti importanti e con una frattura interna – tra i quattro del gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia) e gli altri – nata sulla crisi dei migranti che rischia di essere il punto di rottura e di rendere molto difficile qualsiasi forma di accordo. Da parte sua, il capo del Consiglio UE, Donald Tusk aveva dichiarato qualche giorno fa che l’evento di Bratislava arriva in «un momento critico per l’Europa», con la crisi migratoria, le conseguenze politiche della Brexit, e le preoccupazioni della gente in Slovacchia, Polonia, Belgio e ovunque in tutta Europa, che si aspettano che dopo il vertice di Bratislava l’UE garantisca stabilità, sicurezza e protezione, nel senso più ampio del termine, inclusa la protezione sociale ed economica». Egli ha aggiunto che prima del vertice parlerà con ognuno dei leader dell’UE. Sarà difficile contemperare le esigenze dei vari paesi in nome di una presunta coesione dell’Unione che di fatto risulta quanto mai spaccata e divisa sui temi più importanti.
Il libro ‘Oltre l’euro’ si conclude con un’intervista esclusiva mai pubblicata prima dell’ex Ministro degli Affari Esteri italiano che firmò il Trattato di Maastricht, Gianni De Michelis, che torna a parlare dopo diversi anni della fase che ha dato inizio alla stagione di cessione di sovranità del nostro Paese. Il 1992 non è solo l’anno di Maastricht, del resto, ma anche di Mani Pulite, l’inchiesta che di fatto ha distrutto un’intera classe dirigente. Una coincidenza? E qui l’ex Ministro si lascia alle prime rivelazioni: “Non so se quest’operazione fu un modo per favorire il vincolo esterno e la rinuncia alla sovranità del Paese. Ma il risultato è stato esattamente quello: attentare alla sovranità nazionale. Io, personalmente, il 7 febbraio del 1992, in qualità di Ministro degli Esteri, ho firmato il Trattato di Maastricht perché ritenevo che l’Italia sarebbe stato uno dei Paesi che ne avrebbe maggiormente beneficiato. Ma le scelte successive di Prodi con il Patto di Stabilità e le nuove condizioni imposte per l’ingresso dell’euro hanno completamente rivoluzionato quello che avevamo firmato a Maastricht, prendendo così una direzione opposta”. E ancora: “Era stato scelto il parametro del 60% perché il totale del debito pubblico europeo era pari al 57% del Pil complessivo. Il parametro preveniva e limitava il pericolo che tra Maastricht e l’entrata in vigore dell’euro, che avvenne il primo gennaio del 1999, i Paesi potessero fare i furbi e aumentare il loro debito. Per questa ragione l’Italia avrebbe dovuto in quel momento puntare sul debito pubblico comune all’Europa. Ma con l’accettazione del Patto di Stabilità fece l’esatto opposto”. A determinare questo improvviso cambiamento di linea, secondo l’ex Ministro degli Esteri, furono condizionamenti esterni: “ci furono pressioni su Ciampi dalla Germania”. A nostra domanda precisa, De Michelis giudica poi “possibile” che l’ondata di privatizzazioni del Governo Amato, che di fatto determinò le condizioni con entrare nella zona euro, fosse un attacco voluto da potenze straniere per deindustrializzare l’Italia: “Sì. Questa è un’interpretazione possibile. Il Governo Amato non era un governo tecnico, era un governo politico, ma, nonostante questo, in realtà, si prestò allo smantellamento dello Stato imprenditore, con tutte le privatizzazioni di quegli anni, e il tutto senza neppure intaccare il debito pubblico, utilizzato invece come pretesto per tale operazione”.
http://www.controinformazione.info/ci-furono-pressioni-su-ciampi-dalla-germania-gianni-de-michelis-e-i-negoziati-che-distrussero-la-sovranita-italiana/
Norbert Hofer, candidato del Partito della Libertà (FPO) all’elezione presidenziale austriaca del 4 dicembre, non lo nasconde: “Penso che sarebbe vantaggioso per il nostro paese entrare a far parte del Gruppo di Visegrad”.
Il Gruppo di Visegrad comprende Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria. Giusto lunedì scorso i ministri degli Interni dei quattro paesi, usciti da una loro riunione, hanno ancora una volta unanimemente rigettato la politica immigrazioni sta di Bruxelles, e specificamente il sistema obbligatorio di quote. Si ricordi che la UE ha minacciato sanzioni e multe ai paesi che non accettano di reinstallare i rifugiati nel loro territorio; secondo le intenzioni punitive eurocratiche, i paesi potrebbero evitare di dover accogliere la loro quota di rifugiati per un solo anno, pagando un’ammenda di 250 mila euro per rifugiato. Si capisce dunque come alla riunione del Gruppo, oltre i quattro, abbiano partecipato delegazioni di Austria, Bulgaria, Croazia, Slovenia – e anche Belgio. I diktat di Bruxelles sull’immigrazione hanno fra l’altro questo risultato: regalare al “Visegrad” una forza d’attrazione politica accresciuta, fino a farne tendenzialmente un blocco mitteleuropeo con una chiara autonomia ed identità.
http://www.maurizioblondet.it/hofer-vorrei-laustria-nel-gruppo-visegrad/
Dal sito di Gefira – l’organizzazione che per prima ha mostrato attraverso la piattaforma Marine Traffic la frequenza con la quale le navi delle Ong entrano fin nelle acque libiche per raccogliere i migranti – una densa intervista a Gianadrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa ed autorevole esperto di questioni strategiche e militari. Gaiani parla senza reticenze della “stretta” del governo italiano sulle ONG e sulla questione migranti come di un tentativo di rassicurare gli italiani in fuga verso la destra, senza però voler fermare veramente gli sbarchi e rinunciare al business dei migranti e all’illusorio bacino di voti che arriverebbe dallo ius soli. La situazione in realtà sfugge al controllo, con i nostri partner europei definiti da Gaiani “i nostri peggiori nemici in Libia”, e lo scenario che si prospetta sarà uno shock per gli europei occidentali imbottiti di multiculturalismo. L’unica speranza, dice Gaiani, è che Visegrad resista anche per noi.
http://vocidallestero.it/2017/10/26/la-crisi-dei-migranti-in-italia-il-grande-quadro/