La realtà è un uccello

…che non ha memoria, diceva Gaber, non puoi immaginare da che parte va:

Le conseguenze inintenzionali delle proprie azioni. È la morale che gli americani dovrebbero trarre dall’attuale scenario mediorientale. Quando i conflitti si saranno sedati, è molto probabile che ci ritroveremo in un contesto che vedrà rafforzata la presenza russa in tutta l’area. Mentre, sia la guerra in Siria che i cambi di regime in Libia ed Egitto erano originariamente legati anche all’idea americana di ridimensionare la Russia. Mosca, infatti, si è sempre considerata la garante del regime di Assad in Siria, dove esistono le strategiche basi militari russe a Latakia e Tartus. Tradizionalmente positive erano anche le relazioni fra Russia ed Egitto. Infine, proprio grazie al ruolo dell’Italia in Libia, all’epoca dell’ultimo governo Berlusconi, Gazprom aveva spuntato la possibilità di sfruttare i giacimenti libici Eni di Elephant Field, una mossa strategica che ha probabilmente segnato la sorte sia di Berlusconi che di Gheddafi. Nel 2011, l’obiettivo degli americani era indebolire la posizione dominante della Russia dal punto di vista energetico in Europa, aprendo una nuova via per i gasdotti verso il Caspio che passassero dall’Azerbaijan, filo turco, dunque vicino all’alleanza atlantica, puntando al contempo a spingere sempre più verso la Ue sia l’Ucraina che il Kazakistan. Contrariamente alle previsioni di Washington, la Russia riusciva invece a portare avanti un nuovo gasdotto, South Stream, che rafforzava la propria posizione nell’Est, mentre il progetto targato Ue, Nabucco, naufragava. Inoltre, attraverso l’operazione Elephant Field con Eni, Mosca si proiettava anche nel Mediterraneo. Per questi motivi, gli Stati Uniti hanno visto di buon occhio sia la volontà francese di eliminare Gheddafi per sostituirsi all’Italia in Libia, che il tentativo dei sauditi di rovesciare la Siria filo Iran e di estendere la propria influenza allo stesso Egitto, attraverso la Fratellanza Musulmana che diventava protagonista della “primavera egiziana”. obama-drone-yemen42In questo momento, invece, le previsioni americane si sono rovesciate. Mosca ha riallacciato buoni rapporti con la Turchia; in Iraq, sta sconfiggendo l’Isis grazie alle milizie sciite filo iraniane. Ottime sono le relazioni di Mosca con Al Sisi; Haftar sta, infine, vincendo la sua guerra, grazie alla collaborazione di Mosca; e già si parla di una possibile nuova base extraterritoriale russa in Libia. Come se ciò non bastasse, le ex repubbliche sovietiche centro asiatiche del Turkestan, che sono fisiologicamente sottoposte al potere destabilizzante delle limitrofe Cina, Iran, Turchia, stanno reiterando la loro adesione all’area di influenza di Mosca, senza creare attriti con le altre potenze regionali. Anche la Moldova, la cui adesione Nato era stata promessa dell’ex presidente filo Ue Filip, si sta riallineando all’Est. Dunque, se l’America voleva ridimensionare Mosca, si ritrova oggi con una Russia rafforzata. La morale da trarre è che era irrealistico pensare di ridurre l’area di influenza di Mosca, soltanto perché la Russia non è una potenza economica, ignorando il dato che è comunque una potenza militare. Ora spetterà alla Russia dimostrare di saper giocare un ruolo di riequilibrio nello scacchiere euroasiatico, senza pestare i piedi alle legittime ambizioni di Cina e Turchia. L’Europa rischia di essere ridotta all’irrilevanza, se il suo progetto comune dovesse naufragare. Se ciò dovesse accadere, la crisi dell’Unione potrà essere spiegata anche con il tentativo di utilizzarla come ariete da parte degli Usa contro la Russia.

Gli USA e le conseguenze inintenzionali delle proprie azioni

5 thoughts on “La realtà è un uccello

  1. l’asfissiante mancanza di liquidità starebbe obbligando il Governo greco a gravitare nell’orbita russa (progetto congiunto greco-russo per fabbricare in Grecia il fucile d’assalto Kalasnikov), cosa che avrebbe provocato nell’Alto Comando della NATO la preoccupazione per l’indebolimento del Fronte Orientale contro la Russia. Nel caso si dovesse produrre finalmente l’uscita della Grecia dall’Eurozona per la miope geopolitica tedesca, la Russia passerebbe a diventare l’alleato naturale della Grecia mentre il paese ellenico si trasformerebbe nella portaerei continentale della Russia, dopo l’installazione di una megabase navale a Suda (Creta), fatto che renderebbe il triangolo Sebastopol-Suda-Tartus come base logistica della nuova Flotta russa del Mediterraneo (disciolta nel 1992 dopo la fine dell’URSS) e la cui colonna vertebrale sarebbe formata dalla flotta del Mar Nero, quella del Nord e quella del Baltico, stimando che sarà operativa per il 2016 e che presupporrrà di fatto il controllo del Mediterraneo orientale da parte di Putin. Quello sarebbe un missile sulla linea di galleggiamento della NATO, motivo per cui, già senza l’ombrello protettore della NATO, non sarebbe da escludere in Grecia una riedizione del Golpe dei Colonnelli (1967), un golpe virtuale o post moderno che sarebbe un episodio locale dentro del nuovo scenario della Guerra Fredda tra USA e Russia e che conterebbe con l’appoggio coperto degli USA nel loro obiettivo di annullare gli sforzi della Russia per estendere il suo raggio di azione ai paesi europei. * GERMÁN GORRAIZ LÓPEZ Nato in Navarra (Spagna) nel 1957, analista ed esperto di economia e geo politica, collabora e scrive su vari periodici e giornali fra cui “Diario SIGLO XXI”, ed altri media digitali spagnoli e latinoamericani come “Telesur”, “Bottup”, “España Liberal”, “Libre Pensador”, “Alainet” , “CubaNuestra”, “Plano-Sur.org”, Entorno-empresarial.com o “El Mercurio Digital”. Da tempo collabora anche con Controinformazione.info. Traduzione: Luciano Lago
    http://www.controinformazione.info/si-sta-gestendo-un-colpo-di-stato-in-grecia-per-causa-del-suo-avvicinamento-alla-russia/

  2. Non abbiamo dubbi che la sovranità sia il principio cardine dell’intero sistema di relazioni internazionali. Il suo rispetto e il suo consolidamento sono la chiave della pace e della stabilità a livello nazionale e internazionale. Ci sono molti Paesi che, come la Russia, possono contare su una storia millenaria e noi abbiamo imparato ad apprezzare le nostre identità, libertà e indipendenza. Ma non aspiriamo né al dominio globale, né all’espansione, né allo scontro con nessuno. Nella nostra visione, la vera leadership non consiste nell’inventare minacce fittizie, sfruttandole per sottomettere gli altri, ma nell’individuare i veri problemi, collaborare per unire gli sforzi degli Stati per risolverli. Questo è esattamente il modo in cui la Russia concepisce oggi il suo ruolo nell’arena mondiale.
    Estratto dell’intervento di Vladimir Putin su “La Stampa”

  3. Anche l’attacco a sorpresa a Palmira, cui hanno partecipato 4-5 mila combattenti dell’IS armati di cingolati e Jeep con mitragliatrici, perfettamente comandati, porta la segnatura del CENTCOM, il quartier generale Usa per il Medio Oriente (che nell’area comanda 58 mila regolari Usa più 42 mila contractors): l’IS è sotto attacco a Mossul dagli iracheni; sotto attacco a Raqqa dai curdi YPG (protetti da Usa), sotto attacco dai turchi e loro turco foni tra Raqqa e Aleppo; la zona è sorvolata continuamente da droni e aerei Usa, e non sorvolata dai russi proprio per evitare incidenti; e improvvisamente, l’IS dispone di 4-5 mila uomini e carri armati per puntare su Palmira? Lavrov e i servizi siriani hanno accusato, l’uno velatamente e gli altri esplicitamente, l’intelligence americana che avrebbe teleguidato i tagliagole; è un colpo di coda di Ashton Carter prima di lasciare la scrivania? Una vendetta per la caduta di Aleppo? Logorare la povera armata siriana? Far pagare un prezzo ai russi?
    http://www.maurizioblondet.it/f-35-non-vola-causa-pioggia-trump-lo-cancellera-davvero/

  4. Lo scenario per gli strateghi angloamericani volge al peggio: si è passati dall’auspicata guerra civile tra sciiti e sunniti ad una riappacificazione tra Ankara e Teheran, benedetta da Mosca, in chiave anti-curda ed anti-occidentale. “Iran and Turkey agree to cooperate over Syria” scrive con rammarico la qatariota Aljazeera nell’agosto 20162, presagendo il rischio di un’intesa tra i due Paesi a discapito dell’ISIS e dell’insurrezione islamista.

    Grazie al disimpegno di Ankara dal dossier siriano (non totale, perché urterebbe troppi interessi nazionali ed internazionali, ma comunque determinante), russi ed iraniani possono infatti stringere il cerchio intorno ad Aleppo, sino alla totale riconquista del 12 dicembre. Il colpo per Washington e le altre cancellerie occidentali che hanno investito un enorme capitale politico sulla caduta di Assad (Londra, Parigi e Tel Aviv) è durissimo: il “regime di Bashar” riporta una vittoria decisiva e Mosca, galvanizzata dal successo, si afferma come il nuovo dominus del Medio Oriente a discapito delle vecchie potenze occidentali. Gli equilibri regionali si decidono ormai al Cremlino, che si assume l’onore e l’onore di conciliare gli interessi, spesso divergenti, dei diversi attori.

    A distanza di poco più di una settimana dalla liberazione di Aleppo, è in programma infatti a Mosca una trilaterale tra Russia, Iran e Turchia per discutere sul conflitto siriano alla luce degli ultimi sviluppi: “Russia, Iran and Turkey to hold Syria talks in Moscow on Tuesday” scrive la Reuters il 19 dicembre. Nelle stesse ore in cui esce l’agenzia, l’ambasciatore russo Andrei Karlov è ucciso ad Ankara, nella Galleria d’Arte Moderna, per mano del poliziotto Mevlut Mert Altintas.
    http://federicodezzani.altervista.org/omicidio-karlov-unesecuzione-diretta-opera-cani-rabbiosi/

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.