La guerra civile italiana

La geopolitica è interessante, appassionante e ci consente di tifare come juventini e interisti, ma in Italia non esiste che un conflitto: quello del patriziato italiano contro il resto del paese.
Il patriziato, che assomma circa il 20% degli italiani, è assai variegato al suo interno. Ne fanno parte, infatti, personaggi fra loro apparente diversi: Prodi e Monti, capoccia dell’ANM e del CSM, presidenti di Camera e direttori di talent show, i giudici del TAR e i cuochi televisivi, sindacalisti in pantofole ed ex segretari di partiti con fiamma a Montecarlo, appaltagironi e comiche sguaiate di RAI3, mafiosi e archistar, anticamorristi alle vongole e proprietari di yacht, trans e cattedratici, mestatori di gossip col parrucchino e pettegoli al soldo dei servizi segreti, decani del giornalismo e Comandanti delle due Polizie, cravattari e capi di cooperative, attorucoli da prima serata di RAI1 e comandanti degli Stati Maggiori, cardinali alla Carlo Maria Martini e amministratori delegati di aziende private a capitale pubblico, onorevoli animalfemministi e onorevoli destrorsi à la Chiappe d’Oro, i capoccia di MPS e i priori di comunità di cenobiti col wi-fi, giocatori di serie A e ministri colla terza media, sindacalisti in pantofole e assassini devoti al sociale, amministratori delegati di multinazionali delle auto con residenza in Svizzera e magnati di stampa progressista con residenza in Svizzera, grassatori di Iniquitalia e presentatori di Sanremo, ONG lacrimevoli e ONLUS piangine, figli e nipoti di presidenti della sedicente Repubblica Italiana, giudici amministrativi e vallette con la farfallina presso la voliera della fica, statali e parastatali di livello apicale, direttori di ASL, pervertiti e mignottoni assortiti (ognuno può escogitare, per puro divertimento, gli accostamenti più favolosi).
Ciò che lo rende un blocco inscalfibile e solidamente strutturato è il godimento e la difesa di privilegi vasti quanto insindacabili basati sulla spoliazione delle risorse pubbliche.
Chi non rientra nel patriziato è, appunto, “il resto del paese”, una plebaglia informe, litigiosa e inconcludente che può definirsi solo quale negazione del patriziato stesso.
Il patriziato italiano ha un unico scopo: far sopravvivere i propri privilegi e trasmetterli ai propri eredi, agnati e clientes, a qualsiasi costo.
Per far ciò ha sviluppato due diverse armi.
Svendita del proprio Paese in cambio del mantenimento dei privilegi stessi. La distruzione sistematica della Prima Repubblica, l’avvio dell’Italia nella follia dell’Euro, le inchieste accese o soffocate a seconda della convenienza del momento, la riduzione della sovranità, la lenta disgregazione del patrimonio agricolo e industriale italiano sono atti di servaggio che il patriziato italico compie nei riguardi delle entità sovranazionali che li comandano in cambio della salvaguardia dei privilegi suddetti.
L’istinto del branco, secondo cui un patrizio riconosce immediatamente un membro della propria classe e scatta in sua difesa con un meccanismo innato e, ormai, connaturato al proprio animo. È un istinto, appunto, che fa a meno di veri e propri coordinamenti. Di fatto è impossibile da dimostrare oggettivamente. Solo così si spiegano alcune sentenze, alcuni scioperi, alcuni atti amministrativi, alcune dimissioni, alcune promozioni, alcune rinunce, alcuni brucianti successi che, a lume di logica (la logica della plebaglia, ovviamente), appaiono insensati. È l’istinto del branco che scatta immediato e sorgivo nell’animo di un patrizio (o di una corporazione patrizia) quando vede che un altro membro del branco è in pericolo; o è in pericolo il branco stesso nella sua unità e compattezza o è appena messa in discussione la legittimità di un elemento fondante dei giganteschi privilegi di cui gode.
Qualcuno ha soprannominato il branco “Casta”, qualcun altro “Massoneria” et cetera. Sono puri nomi.
Il Blocco Sociale Patrizio (BSP) si riproduce per via endogamica.
Il BSP non ammette deroghe alla trasmissibilità dei privilegi che avviene esclusivamente per via ereditaria o raccomandazione diretta o compravendita di cariche istituzionali o distorsione di concorsi pubblici oppure tramite la creazione giuridica fattuale di un intrico di norme e regolamenti che, interpretati da elementi del patriziato stesso, chissà perché, favoriscono esclusivamente altri membri del patriziato (e i loro parenti, figli, liberti, famuli, zoccoloni).
Un po’ di sangue nuovo (tribuni della plebe) è, a volte, immesso con caute cooptazioni.
Il 20% di italiani di cui si compone il BSP ha, inoltre, il supporto di numerose frange di elettori che, per dabbenaggine o convenienza o conformismo, tendono ad appoggiarlo stolidamente (nostalgici della destrasinistra, timbratori di cartellini in mutande, ex sessantottini, aviatori pindarici, semplici imbecilli).
Il conflitto sotterraneo, costante e a bassa tensione fra il patriziato così concepito e il resto dell’Italia è la Guerra Civile Italiana (GCI).

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La Svezia si arrende a USA-NATO

Nel suo discorso di accettazione del Premio Nobel 2005, il drammaturgo Harold Pinter stronco l’impero USA e notò che esso “ora occupa 702 installazioni militari in 132 Paesi di tutto il mondo – con l’onorevole eccezione della Svezia, certamente”.
Da allora, la presenza militare globale degli Stati Uniti ha continuato a crescere; ma il premiato scrittore era disinformato circa l’onorevole eccezionalismo della Svezia. Circa nello stesso momento in cui il mortalmente malato Pinter stava registrando il suo discorso, un funzionario del Ministero della Difesa svedese osservava che il Paese era già così profondamente coinvolto nel dispositivo USA/NATO che avrebbe costituito una piccola trascurabile differenza se ne fosse diventato formalmente membro.
Ciò era vero nel 2005, e lo è ancora di più dieci anni dopo. Benché la Svezia non sia ancora ufficialmente un Paese membro, le sue forze armate sono ora quasi completamente incorporate nel sistema USA/NATO. Truppe svedesi hanno partecipato alle guerre di aggressione ed occupazione degli USA e dei suoi alleati in Afghanistan, Libia e nei Balcani. Un gruppo segreto dei reparti speciali ha combattuto a fianco delle truppe USA/NATO in luoghi lontani come il Ciad e il Congo, ed è rappresentato al quartier generale delle forze speciali statunitensi in Florida.
Esercitazioni militari congiunte sono svolte con crescente frequenza nei cieli, in terra e nelle acque territoriali della Svezia. A partire da aprile dell’anno scorso [2014 – ndt], ad USA/NATO è stato garantito libero accesso allo spazio aereo svedese al fine di spiare la Russia mediante i suoi velivoli di sorveglianza AWACS.
Lo scorso agosto, il governo ha firmato un accordo cosiddetto di nazione ospitante che aumenta grandemente l’accesso USA/NATO al territorio svedese in caso di guerra e, come al tempo attuale, per i preparativi bellici. L’accordo – che deve ancora essere ratificato dal parlamento svedese – sembra inoltre violare il rifiuto svedese di lunga data degli armamenti atomici e le politiche connesse. E proprio recentemente, USA/NATO ha condotto l’esercitazione aerea più grande al mondo sul terzo più settentrionale del territorio svedese. Parte della sempre più intensa lotta con la Russia per il controllo dell’Artico in via di scioglimento, “Arctic Challenge Exercise” ha coinvolto 100 velivoli militari da 10 Paesi, inclusi gli USA, Germania, Francia e Inghilterra. Leggi il resto dell’articolo

La solita zuppa

Il ritorno al potere del centro-destra sembrava ormai certo.  Il vincitore a  mani  basse  era  dato Francois Fillon: scelto alle primarie,  centro-destra, abbastanza a  destra per raccattare  al ballottaggio i voti di Marine Le Pen,    pro-Ue  è vero, ma anche filo-Putin. I sondaggi  lo favorivano.

Poi, il trappolone.  Le Canard Enchainé  (“da  lustri strofinaccio della Cia”,  per Nicolas Bonnal) tira fuori lo scandalo:  Fillon ha pagato  alla moglie Penelope uno stipendio come assistente parlamentare (500 mila euro lordi  in 8 anni), e  la signora ha preso 5 mila euro mensili  alla  Révue des Deux Mondes, a cui ha collaborato dal 2012 al 2013.  I 500 mila in 8 anni fanno colpo; ma sono, in  realtà, la dotazione che Fillon ha ricevuto come parlamentare per le spese connesse, poteva non impiegare un assistente e tenerseli tutti per sé senza commettere alcun reato.  Altra cosa è  l’impiego ben pagato della signora alla Révue. I media cominciano  a dire che prendeva 5 mila euro  mensili, per la redazione “di due o tre note di lettura”.

Il giorno stesso della rivelazione del Canard, la magistratura “apre un fascicolo”. E il giorno dopo, fulminea,  già manda con fanfare e sirene spiegate  la polizia a fare una perquisizione alla Révue des Deux Mondes,  per sospetto di “impiego fittizio”.  La strana fulminea rapidità della magistratura,  la grancassa mediatica assordante,  hanno avuto l’effetto: Fillon è crollato nei sondaggi, lui ha chiesto scusa e si presenta comunque, ma non sarà lui a sfidare Marine per vincerla al secondo turno.

Perché  nessuno si illuda, la Le Pen non  andrà mai all’Eliseo.  Anche  se oggi è  al primo posto nelle preferenze degli elettori (26%, tutti gli altri candidati la seguono a distanza) al secondo turno tutto l’elettorato “antifacho”   concentra i voti sull’avversario di  Marine, chiunque sia. E’ così ed è sempre stato così.

Il punto è  che a sfidare la Le Pen non sarà un  esponente del centro-destra, Fillon. E chi sarà dunque? Uno della “sinistra”, diciamo così: Emmanuel Macron.    Uno che oggi ha fondato il suo movimento  (“En  Marche”,  come le sue iniziali)  ma che è stato ministro di Valls e di Hollande fino all’agosto scorso, quando si è staccato  dai PS per fingersi indipendente. Un PS  che s’è messo una nuova maschera appena in tempo.

Immediatamente esaltato e promosso dai media come  colui che incarna “il rinnovamento e la modernità”,  ultra-europeista, liberista (come Hollande), “Superare destra e sinistra, la folla lancia l’anti-Le Pen al grido Europa! Europa!”,   ha scritto il Fatto Quotidiano.

Insomma  si è capito: stessa zuppa di prima.  E’ bastato che Marine Le Pen presentasse il suo programma politico perché  le Borse europee crollassero, i “mercati”  si terrorizzassero,  e lo spread dei titoli nostri, ma anche francesi, si allargasse: ed è tutta una manfrina, perché non esiste nessuna possibilità che la signora entri all’Eliseo per attuare quel programma. Fa  parte della messinscena del drammone “Il Fascismo alle Porte”,  la recita della paura   che  susciterà nell’elettorato il riflesso pavloviano di andare a votare chiunque per fermare il Front National. Già adesso, i sondaggi dicono che al ballottaggio Macron prenderà il 65 % contro Marine al 35.

http://www.maurizioblondet.it/trucco-cui-francesi-voteranno-un-socialista-dei-rotschild/

L’irrilevanza della UE

Il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, dichiara che la nuova «amministrazione sembra mettere in discussione gli ultimi settant’anni di politica estera americana» in particolare che si dimostra preoccupato per il cambiamento verificatosi a Washington che pone l’Unione Europea in una situazione difficile, dato che la nuova amministrazione USA sembra mettere in discussione tutte le precedenti impostazioni della politica estera ». Donald Tusk ha pubblicato la lettera di convocazione dell’incontro informale che si svolgerà tra i capi di governo dei 27 stati membri venerdì 3 febbraio a La Valletta, Malta. Incontro dedicato all’immigrazione ed a quelle che, secondo Tusk, sono le principali minacce all’Unione Europea: “l’aggressività della Russia, la situazione di caos ed anarchia nel Medio Oriente, le dichiarazioni della nuova amministrazione americana”. In più Tusk si dice  preoccupato anche per il crescente numero di persone che si dichiarano apertamente antieuropeiste o, nella migliore delle ipotesi, euroscettiche, inclusi alcuni degli stessi governi dei paesi UE”. Neanche una parola di autocritica sulle demenziali politiche svolte dalla UE in questi anni che hanno determinato tutto questo scenario fallimentare. Verrebbe quasi da tirare fuori il fazzoletto ed asciugarsi una lacrima di compassione per questo personaggio patetico, un euroburocrate polacco, malato di russofobia e di “delirio immigrazionista”, quello che un giorno si e l’altro pure, chiedeva ai governi europei di rispettare le regole, emetteva reprimende, mentre lui andava a stringere accordi con i dittatori come Erdogan promettondo miliardi dai cittadini europei con cui premiare il turco per la sua “preziosa opera” alle frontiere della UE.. Il problema di Tusk è quello che costui non riesce ancora ad assimilare che la globalizzazione è finita con il trumpismo e con il Brexit, quando accade che il commercio e l’ economía si vanno militarizzando negli USA, perchè Trump ha optato di riavvicinarsi alla Russia a livello geoestratégico mentre la UE è rimasta ancora alle sanzioni ed alla russofobia e, orfana di Obama, non ha il coraggio di fare un passo avanti. Gli USA di Trump stanno gettando alle ortiche gli obsoleti trattati commerciali, como el TTIP ed il PPP che gli oligarchi europei anelavano di sottoscrivere. L’apprendista Tusk dai mille usi è stato umiliato da Trump e dal suo fiduciario all’economia Peter Navarro che ha definito la UE “un organismo al collasso che serve solo agli interessi della Germania”. Navarro ha dato uno schiaffo in pieno volto alla Germania della Merkel quando ha definito questa come uno dei maggiori ostacoli all’accordo commerciale fra gli Stati Uniti e l’Europa ed ha dichiarato morto il Partenariato Transatlantico per il commercio e gli investimenti (il TTIP, quello che piaceva tanto a Renzi). Tutto questo avviene mentre Trump dichiara di voler realizzare un super accordo diretto commerciale e di cooperazione con la Gran Bretagna, snobbando la UE e lodando apertamente la decisione britannica di abbandonare l’Unione. Il Presidente statunitense ha voluto ribadire apertamente la priorità data al Regno Unito rispetto agli altri tradizionali alleati europei.

Alleanza Cina Russia

Bruxelles dimostra ogni giorno di più la sua inconsistenza su tutti i temi principali dell’attualità internazionale, dall’immigrazione alla lotta al fondamentalismo, a causa dell’inadeguatezza della sua classe politica di euroburocrati, chiusi in una fredda mentalità progressista e globalista. Incapaci di comprendere i fenomeni nuovi che si affacciano all’orizzonte come il cambiamento degli equilibri strategici, l’impetuoso sviluppo delle potenze euroasiatiche dalla Russia, alla Cina, all’India che sposteranno verso l’Asia il baricentro del mondo. Nel regno della Bce e dell’Euro è impossibile pensare una strategia e una politica comune, e qualsiasi tipo di orgoglio nazionale viene umiliato ogni giorno. Gli inglesi lo hanno capito per primi ed hanno preso la via di fuga, gli ungheresi, gli austriaci e gli altri della vecchia MittelEuropa, per riflesso comune, hanno fatto fronda per riprendersi le loro sovranità, in Francia l’opinione pubblica sta dando segni di risveglio,  soltanto i più ottusi rimangono ancorati alle menzogne difuse dai media euroservi e dai giullari di regime (tipo Benigni e Saviano). In pratica si sta verificando che, i nuovi sviluppi della politica USA, con la nuova prospettata sintonia geopolitica russo-americana, gli accordi diretti con il Regno Unito, il blocco economico Cina-Russia nella Shangai Cooperation, sono elementi che di fatto andrebbero ad esautorare l’Europa da qualsiasi ruolo di rilievo nel contesto internazionale. Un cambio di paradigma ed un fatto nuovo a cui i tecnoburocrati europei come Tusk e Junker non si sono ancora abituati: l’irrilevanza della UE nel contesto internazionale e geopolitico.

Luciano Lago in

http://www.controinformazione.info/lirrilevanza-della-ue-nel-nuovo-contesto-internazionale-e-geopolitico/