Tamburi lontani

C’è poco da essere ottimisti: partiamo da un nostro articolo di un anno fa in cui Sondaggi riservati sono già stati fatti, fondi sono stati raccolti e una squadra elettorale è stata formata intorno al generale James Mattis, anche se giura con la mano sul cuore di non avere pensato alla carriera politica. Adesso ce lo ritroviamo alla guida del Pentagono e nel consiglio di Sicurezza di Trump.

Le parole di James Mattis, #mattisisms

‘Cane pazzo’ Mattis non si è fatto conoscere solo per le sue imprese di guerra ma anche per delle frasi molto forti che sono state raggruppate online da alcuni veterani di guerra sull’hashtag  #mattisisms, eccone alcune:

  1. “Non perdere il sonno per paura del fallimento. Parola che non riesco nemmeno a scrivere”.
  2. “Uccidere qualcuno non è un evento insignificante. Detto questo, ci sono alcuni str….nel mondo che hanno bisogno di essere fucilati”.
  3. “Vengo in pace, non ho portato l’artiglieria. Ma vi sto supplicando con le lacrime agli occhi, se fate gli str…. con me vi ammazzo tutti”;
  4. “I 20 centimetri più importanti in un campo di battaglia sono quelli che separano le vostre orecchie”;
  5. “Ti sto supplicando, non attaccarci. Perché se lo farai, i sopravvissuti potranno scrivere su ciò che abbiamo fatto qui per i prossimi 10.000 anni”

E mentre l’Italia vende armi a tutto spiano (oltre il 60% delle nostre armi finirà a Paesi fuori da UE e NATO), la Mogherini incontra il ministro degli esteri russo e gli dice che: “nonostante le divergenze, contro il terrorismo bisogna combattere uniti”,   unità alquanto problematica, visto che la UE  sta tenendo bordone a ISIS e Al Qaeda in Siria,  fingendo  che i terroristi siano “opposizione” democratica, mentre la Russia cerca di sconfiggerli.“Mosca riconosca i diritti dei gay in Cecenia”,  ha anche intimato la Mogherini.  Anzi, come ha titolato Repubblica, quello della Alta Rappresentecc ecc. è stato “un monito a Lavrov”.

Potete continuare a ignorarlo o unirvi ai 178 che hanno scaricato la nostra pubblicazione sul tema che trovate nella pagina indicata a fianco e aggiornata ad oggi .

https://www.scribd.com/document/255885678/Venti-Di-Guerra

 

La finanza favorita

di  Luciano Lago Tutto come previsto il risultato al primo turno delle elezioni presidenziali in Francia: vincono i due candidati largamente favoriti, Emmanuel Macron e la Marine Le Pen. Il primo, il giovane Macron, rappresenta largamente l’establishment della grande finanza e dell’elite politica dominante in Francia, quella collegata con la massoneria ed i circoli dei potentati finanziari sovranazionali. Che sia di centro o che sia di destra o che appartenga alla sinistra social democratica (quella stessa sinistra squalificata del presidente uscente Francois Hollande), conta poco o nulla. Si tratta soltanto di distinzioni formali dei vecchi schemi del 900 ormai obsoleti. Infatti non a caso tutti i partiti e gli altri candidati, da Fillon al candidato socialista Benoit Hammon, tutti sconfitti nella contesa elettorale, hanno già proclamato l’intenzione di creare un fronte comune contro la candidata Marine Le Pen, del Front National, considerata un “pericolo” per l’establishment visto il suo programma di uscita dall’euro, abbandono della NATO, difesa delle frontiere e riavvicinamemto alla Russia. L’unica eccezione il candidato dell’estrema sinistra, Jean-Luc Mélenchon, quello che veniva considerato il Tsipras francese, non ha ancora dato al momento indicazioni precise su chi votare al ballottaggio del secondo turno. Lui è fuori dai giochi ma il suo elettorato non è detto che dia necessariamente i suoi voti al candiidato della finanza ipercapitalista Macron. Esiste quindi un margine di rischio per una possibile vittoria di Macron. In ogni caso, il fronte unito dei globalisti che si andrà a coalizzare contro la Le Pen è caratterizzato dal neoliberismo, quale elemento comune ed ideologia di base. Si tratta di quel fronte che aborrisce qualsiasi forma di allontanamento della Francia dalla UE e dal sistema dell’euro e che vuole fermamente continare a mantenere la Francia al servizio degli interessi della grande finanza e della politica di dominazione egemonica USA, quella che vede le nazioni europee come vassalli di Washington, inesistenti sul piano internazionale. In una parola il fronte della conservazione. Bisogna considerare che Il proletariato e la piccola borghesia francese, vittime della globalizzazione finanziaria, attraverso un voto alternativo ai denominati “populisti” come la Le Pen, stava tentando di uscire dal paradigma liberal-libertario e da quello del pensiero unico. Il panorama politico nazionale francese sta di fatto crollando, con i vecchi partiti storici ormai squalificati ed alcun forze come il FN ed altre, cercano di ricomporlo sulla base di una nuova presa di coscienza dei ceti produttivi marginalizzati dalle politiche neoliberiste dei governi asserviti agli interessi dei potentati finanziari. A questo tentativo di ricomposizione, con tutti i limiti dati dalle caratteristiche della Le Pen e dalle sue ambiguità su alcune tematiche della contrapposizione al sistema globalista, il fronte neoliberista ha risposto ricompattandosi e presentando il suo candidato “enfant prodige”, Emanuel Macron. Questo giovane “rampollo dell’alta borghesia”, vanta poca esperienza ma dispone di molti titoli: banchiere presso la potente banca Rothshild, specializzato nella Ena, l’alta scuola per quadri amministrativi da cui è uscita una buona parte della elite politica transalpina, con un professato impegno a sinistra, milionario grazie ai buoni affari realizzati con le multinazionali (Nestlè e Pfizer), membro dei circoli liberali che contano, come l’Istituto Montaigne, vicino alla Confindustria, sostenitore dell’immigrazione, della società multiculturale e cosmopolita, fervente sostentore dell’atlantismo e dell’interventismo francese a seguito degli USA (il vecchio “sub imperialismo” praticato dalla Francia in Africa e Medio Oriente). Su di lui punta il fronte neoliberista, quello della grandi banche, della Confindustria e della oligrarchia europea di Bruxelles per mantenere sistema e privilegi della classe dominante. Non a caso a Macron sono già arrivate le congratulazioni della Merkel e dei responsabili della UE che vedono il lui lo “scampato pericolo” (se proseguirà ad avere i consensi al secondo turno). Esiste però un problema: questo giovane candidato non sembra possedere carisma, al contrario i discorsi li legge e lui stesso dice che a volte non capisce cosa gli scrivono, si limita a ripetere frasi banali e generiche come “innovazione” e “riforme” mentre dimostra una certa prevenzione e disprezzo verso gli strati popolari della società francese definiti da lui in più occasioni come “illetterati” o “avvinazzati”. Macron loda i vantaggi dell’ipercapitalismo ed esalta la corsa all’arricchimento individuale, oltre a sostenere che non esiste una cultura francese ma piuttosto una cultura multipla. Sarà davvero questo il personaggio a cui gli strati popolari francesi, quelli dei piccoli produttori, agricoltori, artigiani e piccoli commercianti, rovinati dalle politiche di Bruxelles e dalla globalizzazione, daranno il loro voto? Qualche dubbio esiste e qualche speranza per la Marine Le Pen al secondo turno.

http://www.controinformazione.info/francia-la-sinistra-mondialista-acclama-il-nuovo-enfant-prodige-macron-paladino-della-finanza-cosmopolita/

Negrieri

Un sopravvissuto del Senegal ha raccontato che stava attraversando la Libia, provenendo dal Niger, assieme ad un gruppo di altri migranti che cercavano di scappare dai loro paesi di origine. Avevano pagato un trafficante perché li trasportasse in autobus fino alla costa, dove avrebbero corso il rischio di imbarcarsi per l’Europa. Ma anziché portarli sulla costa il trafficante li ha condotti in un’area polverosa presso la cittadina libica di Sabha. Secondo quanto riportato da Livia Manente, la funzionaria dell’IOM che intervista i sopravvissuti, “il loro autista gli ha detto all’improvviso che gli intermediari non gli avevano passato i pagamenti dovuti e ha messo i passeggeri in vendita“. La Manente ha anche dichiarato:

Molti altri migranti hanno confermato questa storia, descrivendo indipendentemente [l’uno dall’altro] i vari mercati degli schiavi e le diverse prigioni private che si trovano in tutta la Libia, aggiungendo che la OIM-Italia ha confermato di aver raccolto simili testimonianze anche dai migranti nell’Italia del sud.

Il sopravvissuto senegalese ha detto di essere stato portato in una prigione improvvisata che, come nota il Guardian, è cosa comune in Libia.

I detenuti all’interno sono costretti a lavorare senza paga, o in cambio di magre razioni di cibo, e i loro carcerieri telefonano regolarmente alle famiglie a casa chiedendo un riscatto. Il suo carceriere chiese 300.000 franchi CFA (circa 450 euro), poi lo vendette a un’altra prigione più grossa dove la richiesta di riscatto raddoppiò senza spiegazioni“.

Quando i migranti sono detenuti troppo a lungo senza che il riscatto venga pagato, vengono portati via e uccisi. “Alcuni deperiscono per la scarsità delle razioni e le condizioni igieniche miserabili, muoiono di fame o di malattie, ma il loro numero complessivo non diminuisce mai“, riporta il Guardian.

Se il numero di migranti scende perché qualcuno muore o viene riscattato, i rapitori vanno al mercato e ne comprano degli altri“, ha detto Manente.

Giuseppe Loprete, capo della missione IOM del Niger, ha confermato questi inquietanti resoconti. “È assolutamente chiaro che loro si vedono trattati come schiavi“, ha detto. Loprete ha gestito il rimpatrio di 1500 migranti nei soli primi tre mesi dell’anno, e teme che molte altre storie e incidenti del genere emergeranno man mano che altri migranti torneranno dalla Libia.

Le condizioni stanno peggiorando in Libia, penso che ci possiamo aspettare molti altri casi nei mesi a venire“, ha aggiunto.

http://vocidallestero.it/2017/04/17/nellultimo-paese-che-lamerica-ha-liberato-da-un-malvagio-dittatore-oggi-si-commerciano-apertamente-gli-schiavi/

Verso la guerra

di Thierry Meyssan La Casa Bianca si è finalmente allineata alla Coalizione costituita dai neoconservatori attorno al Regno Unito e a diverse società multinazionali. Gli Stati Uniti riprendono la politica imperialista che hanno deciso nel 1991 e riattivano la NATO. La rottura con la Russia e la Cina si è consumata il 12 aprile 2017. Il mondo è di nuovo sull’orlo della guerra nucleare. Nel corso di due settimane d’intensa battaglia in seno all’amministrazione Trump, gli Stati Uniti hanno attaccato illegalmente la base aerea di Chayrat (Siria) e poi hanno moltiplicato i segni contradditori, prima di metter giù le proprie carte: in definitiva, rilanciano la loro politica imperialista. In meno di due settimane, l’amministrazione Trump ha difeso 7 posizioni diverse riguardo alla Repubblica araba siriana [1]. Il 12 aprile 2017, gli Stati Uniti hanno operato la loro grande giravolta. In contemporanea, il segretario di Stato Rex Tillerson si recava a Mosca per tentare un ultimo approccio pacifico; il Consiglio di Sicurezza dell’ONU si riuniva e metteva in scena lo scontro; il presidente Trump rilanciava la NATO contro la Russia. Il consigliere speciale del presidente Trump, Steve Bannon e il suo vice, Sebastan Gorka, si preparavano a raggiungere il generale Michael Flynn, mentre la stampa precedentemente filo-Trump stilava il bilancio della loro attività. Ci sono mormorii che assicurano che il genero del presidente, Jared Kushner, sia ormai l’unica persona che accede all’orecchio del presidente, ma questa informazione non è verificabile. Sembra che la Casa Bianca abbia subito questo ribaltamento su impulso degli inglesi che hanno cercato di conservare con tutti i mezzi il sistema jihadista che hanno creato [2]. Il ministro degli Esteri Boris Johnson si è appoggiato sui leader europei che si erano già fatti convincere dai neoconservatori nel corso della conferenza sulla sicurezza a Monaco di Baviera lo scorso 19 febbraio [3]. Per giustificare l’aggressione di uno Stato sovrano membro delle Nazioni Unite, Rex Tillerson non poteva che far riferimento a una sintesi dei servizi di “intelligence” USA sull’incidente di Khan Shaykhun; sintesi che non presenta alcun indizio che consenta di sospettare la Siria, ma che rinvia a informazioni classificate, per concludersi con un appello a rovesciare il “regime” [4]. La natura irreversibile di tale svolta si misura leggendo la proposta di risoluzione depositata dalla NATO al Consiglio di sicurezza, alla quale la Russia ha opposto il suo veto [5]. Presentata in Occidente come una semplice richiesta di un’indagine neutrale sull’incidente chimico di Khan Shaykhun, consisteva in realtà nel piazzare l’Aeronautica Militare Siriana sotto il controllo del numero 2 dell’ONU, Jeffrey Feltman . Questo ex vice di Hillary Clinton, è l’autore di un piano di totale e incondizionata resa della Siria. [6] Il testo di questa risoluzione riprende quello della bozza depositata il 6 aprile, ma che gli Stati Uniti non avevano sottoposto al voto, tanto poco erano allora sicuri di se stessi. Essa non tiene conto del tentativo di mediazione dei membri eletti del Consiglio di sicurezza, che hanno cercato di tornare a una normale domanda d’inchiesta in stile ONU [7]. Il principio di voler piazzare l’Aeronautica Militare Siriana sotto il controllo delle Nazioni Unite riprende la tattica che fu messa in opera, 19 anni fa, nel 1998, contro la Serbia, fino all’intervento militare illegale della NATO. Il presidente Donald Trump ha completato la sua giravolta ricevendo alla Casa Bianca il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg. Nel corso di una conferenza stampa congiunta, ha indicato che non ritiene più che l’Alleanza sia obsoleta, che la vuole ringraziare per il suo sostegno contro la Siria, e di essere pronto a lavorare a stretto contatto con i suoi alleati [8]. In risposta, la Russia ha detto di aver aggiornato il 60% della sua forza nucleare e di tenersi pronta alla guerra. [9] Ci ritroviamo dunque indietro a sei mesi fa, quando gli Stati Uniti di Barack Obama rifiutavano di lavorare con la Cina, la Russia e i loro alleati (Organizzazione di cooperazione di Shanghai e Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva). Si proponevano allora di tagliare il mondo in due parti distinte, non comunicanti l’una con l’altra. [10]. Thierry Meyssan Traduzione Matzu Yagi

NOTE: [1] “Le 6 posizioni dell’amministrazione Trump sulla Siria”, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 12 aprile 2017. [2] Sous nos Yeux. Du 11-Septembre à Donald Trump (Sotto i nostri occhi. Dall’11 Settembre a Donald Trump), Thierry Meyssan, éditions Demi-Lune, 2017. Si veda la seconda parte dell’opera. [3] “Il traviamento della Conferenza di Monaco sulla sicurezza”, di Thierry Meyssan, Traduzione Matzu Yagi, Megachip-Globalist (Italia) , Rete Voltaire, 23 febbraio 2017. [4] “The Assad regime’s used of chemical weapons, on April 4, 2017”, White House. [5] “US, UK & France Resolution on Syria (Russian vetoed)”, Voltaire Network, April 12, 2017. [6] Sous nos Yeux. Du 11-Septembre à Donald Trump (Sotto i nostri occhi. Dall’11 Settembre a Donald Trump), Thierry Meyssan, éditions Demi-Lune, 2017. Pagine 238-244 e 249-251. [7] “Security Council Elected Members’ Initiative: Compromise Draft Resolution on Chemical Attack in Idlib, Syria (withdrawn)”, Voltaire Network, 6 April 2017. [8] “Donald Trump rilancia la NATO”, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 13 aprile 2017. [9] “La Russia si tiene pronta per una guerra nucleare”, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 13 aprile 2017. [10] “Giornale del cambiamento di ordine mondiale # 14 : Due mondi distinti”, di Thierry Meyssan, Traduzione Matzu Yagi, Megachip-Globalist (Italia) , Rete Voltaire, 9 novembre 2016. Fonte: Voltairenet.org

http://www.controinformazione.info/12-aprile-2017-il-mondo-oscilla-di-nuovo-verso-la-guerra/

Guerra e xenofobia cosmopolita

Assistiamo al macabro balletto di un potere che agisce al di fuori di ogni regola e che cerca il conflitto sapendo di avere gli anni contati prima dell’implosione del sistema finanziario che lo sorregge e della perdita da parte degli Usa della supremazia militare.

il Simplicissimus

IMG_03331Sapete, comincio a pensare che Hitler e la sua banda di omo razzisti fossero dei dilettanti: la loro aberrazione era quella di voler sterminare gli ebrei che pure erano la parte più vitale del mondo tedesco e altre minoranze assortite esterne e interne in nome di un stato assoluto con alla base la fantomatica razza. Assurdo e atroce, oltre che idiota, una vampata di follia disumana. Eppure tutto questo, anche numericamente parlando, è nulla di fronte agli stermini cosmopoliti a cui si è assistito dopo la guerra mondiale da parte delle oligarchie Usa, frutto di una sorta di xenofobia  individuale che predica l’ esistenza lo sfruttamento dei “perdenti”, vera e propria razza portata geneticamente alla punizione di se stessa, oltre che  la totale noncuranza nei loro confronti, anche se poi  con ipocrisia sottintesa possono rientrare in questa guerra infinita non solo singoli, ma anche gruppi, classi, comunità etniche e Paesi che…

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Attacco mediatico

di  Luciano Lago Le ultime dichiarazioni della ambasciatrice USA all’ONU, Nikki Haley, in cui la diplomatica ha sostenuto che “Trump vede la Russia come un problema” sono significative della conversione a 180 gradi che l’Amministrazione Trump ha fatto rispetto alle prime dichiarazioni distensive rispetto alla Russia fatte dal presidente, prima della sua nomina alla Casa Bianca. Sembrava in un primo momento che Trump e Putin avrebbero trovato una intesa sulle questioni più importanti, dall’Ucraina alla Siria, basandosi sulla volontà comune di dare la priorità alla lotta contro l’ISIS ma poi gli eventi hanno preso un’altro corso. Il “Russia Gate”, montato ad arte dai circoli neocons e del Partito Democratico, ha avuto l’effetto di paralizzare l’azione di Trump in politica estera e bloccare qualsiasi ipotesi di riavvicinamento tra Washington e Mosca. Da ultimo si è complicata la questione siriana, nonostante le dichiarazioni fatte pochi giorni prima da Trump, di non considerare più l’allontanamento di Assad come una “priorità strategica”, Trump si è dovuto auto smentire poco dopo, dichiarando di “aver cambiato idea” su Assad. Per una casualità (forse non tanto fortuita) è intervenuto l’attacco con armi chimiche di Khan Sheikun (Idlib) in Siria ed i suoi 74 morti accertati che hanno avuto l’effetto di ribaltare la situazione, facendo usare a Trump lo stesso linguaggio dell’odiato predecessore: “Assad ha superato “molte, moltissime, linee rosse”, ha detto ieri, interrogato sulla questione siriana. Questo mentre, al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, la Haley minacciava un intervento militare unilaterale USA in Siria contro le forze di Assad. Non a caso gli analisti riscontrano una estrema volubilità nelle posizioni del presidente Trump, il quale non ha esperienza e competenze proprie in politica estera e per di più si trova circondato da consiglieri che hanno costruito sulla guerra le loro carriere (da Rex Tillerson a James Mattis, a Mike Pompeo). Tutti personaggi al servizio del possente apparato militare/industriale che detta legge a Washington e che necessita di sempre nuove guerre ed interventi militari per auto alimentarsi. La Haley ha riferito di aver mantenuto conversazioni con Trump in cui il presidente ha sostenuto di ” vedere la Russia come un problema”, tutti vorrebbero ascoltare queste parole (di Trump) ma guardate le sue azioni, ha detto la Haley. La Russia conduce una politica ostile e si oppone al rafforzamento della NATO, ” mantiene una posizione intransigente sul problema della Crimea e con il suo intervento copre il regime di Assad”, ha riferito. Le dichiarazioni della Haley danno l’impressione che lei stessa stesse cercando di ricomporre l’immagine di Trump, il quale era stato molto criticato per non avere un atteggiamento abbastanza duro con la Russia, in un momento in cui si sta indagando sulle possibili interferenze di Mosca nella campagna presidenziale.

Haley e Trump

Nella giornata di ieri è andato in scena lo scontro verbale al Palazzo di Vetro con Mosca che si è schierata nettamente a difesa di Assad, accusando i gruppi ribelli di produrre testate a base di armi chimiche e definendo “completamente falsi” i rapporti su cui Washington, Parigi e Londra hanno basato la bozza di risoluzione sulla strage di Khan Sheikun: al Consiglio di Sicurezza si richiedeva una risoluzione per l’apertura di un’inchiesta guidata dall’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche e, a Damasco, di collaborare fornendo informazioni sul giorno dell’attacco, sui voli degli aerei siriani e sulle loro posizioni, ecc. . La Russia si è opposta ed ha chiesto di attendere il risultato di una inchiesta sostenendo la falsità delle frettolose ricostruzioni fatte dagli USA, Francia e Gran Bretagna. Tutto è stato rinviato a data da definire. Secondo Washington la descrizione fatta dalla Russia è falsa: la ricostruzione del Ministero della Difesa, ha detto Haley, non sta in piedi. “Un affronto all’umanità”; ha aggiunto Trump parlando della necessità di un intervento unilaterale USA qualora l’ONU risulti paralizzato. Perché “se l’Onu non è in grado di reagire collettivamente – ha chiosato Haley – spetta ai singoli Stati farlo”. Nel frattempo la guerra in Siria continua e potrebbe complicarsi ulteriormente nel caso di un maggiore intervento di USA e dei suoi alleati. Considerando tutti gli attori in campo, con le forze siriane, le forze russe e quelle iraniane ben piazzate sul territorio, allo stato dei fatti, sembra difficile prospettare una soluzione militare del problema siriano. Fra i “cattivi consiglieri” di Trump ci sono certamente i personaggi manovrati dalla potente lobby filo Israele di Washington che da tempo non vedono l’ora di poter provocare un intervento militare statunitense in Siria per rovesciare il governo di Damasco ed attuare il vecchio progetto di balcanizzazione del paese arabo, bloccato al momento dall’intervento russo. L’intervento miltare diretto degli USA avrebbe anche l’importante obiettivo di sgomberare il territorio siriano dalle forze dell’Iran e di Hezbollah, rendendo un grande servigio a Netanyahu. La gratitudine di Israele sarebbe assicurata per sempre all’Amministrazione di Donald Trump, e questo lo solleverebbe anche agli occhi dei neocons evitando le prossime “congiure di palazzo”. Avanza il sospetto, che di giorno in giorno diviene una certezza, che  l’intera  questione dell’attacco chimico effettuato nella zona di Idlib sia tutta una messa in scena accuratamente predisposta dalle forze ribelli (terroristi jihadisti sostenuti dall’Occidente e dall’Arabia Saudita) per creare il pretesto di un intervento diretto USA sul campo. Ci sono tutti gli elementi per ritenere altamente probabile la questione: dalla scenografia dei soccorsi “anomali”se si fosse trattato realmente di gas sarin, al momento preciso in cui questo si è verificato, mentre sul campo le forze siriane e russe sono vittoriose e quello di Idlib è di fatto l’ultimo baluardo dei terroristi nella regione. Non si capisce quale avrebbe dovuto essere il vantaggio per il Governo di Assad di ricorrere ad un attacco chimico se non quello di darsi una enorme zappa sui piedi. In realtà si ritorna indietro alla situazione del 2013, quando Obama prospettava la famosa linea rossa per l’intervento USA poi fermato dall’accordo con la Russia per il trasferimento delle armi chimiche della Siria. Anche allora si ricorse ad un finto attacco con un eccidio di persone innocentiattuato dai terroristi, come poi venne dimostrato anche dal Massachusetts Institute of Technology, e persino dallo stesso segretario di Stato John Kerry, vedi: Possible Implications of Faulty US Technical Intelligence in the Damascus Nerve Agent Attack     Vedi anche: Huffingtonpost Un eccidio fatto, allora come adesso, per colpire emozionalmente l’opinione pubblica, grazie all’apparato mediatico propagandistico di cui gli USA dispongono (dalla CNN alla Reuters, alla BBC, alla CBC, Sky News, NBC, ecc..), con menzogne costruite e diffuse in tutto il mondo, totalmente pilotate da Washington e da  Londra. La questione più grave è quella che si dimostra come, in questo momento, il “military industrial complex” di Washington tiene in ostaggio il presidente Trump per imporre la sua agenda di guerra: possiamo quindi aspettarci una vasta scelta fra un intervento in Siria, anche a costo di un confronto con la Russia, un prossimo intervento in Ucraina per riconquistare la Crimea, un intervento aeronavale nel Mar Meridionale della Cina per fronteggiare l’espansione di Pekino, intervento in Venezuela per riportare all’ordine l’importante paese petrolifero, ed altri possibili interventi per saziare l’appetito delle grandi industrie belliche, di Wall Street e del predominio del dollaro nel mondo. Cambiano gli “imperatori” ma la logica dell’Impero rimane la stessa.

http://www.controinformazione.info/il-presidente-trump-ormai-ostaggio-del-circolo-dei-neocons-di-washington-prepara-le-nuove-guerre-ed-il-nuovo-caos-in-giro-per-il-mondo/

Tornare al “Gold Standard”

di Fabrizio Pezzani*

 

Il 10 ed 11 Aprile si terrà  a New York  la International Conference on Business&Economic Development promossa dall’Accademy of Business and Retail Management di Londra. Il prof. Fabrizio Pezzani sarà uno dei cinque “key note Speakers” che introdurranno la discussione. Pubblichiamo in anteprima il testo del suo intervento, incentrato su un tema di bruciante attualità: l’inondazione di cartamoneta senza più alcun ancoraggio  ad un bene reale, dopo il crollo del sistema monetario internazionale del “gold-exchange standard” a seguito della dichiarazione d’inconvertibilità del dollaro in oro, annunciata dal presidente degli Stati Uniti Nixon  nel ferragosto di  46 anni or sono.

http://www.lafinanzasulweb.it/2017/tornare-al-gold-standard-per-uscire-dalla-trappola-della-cartamoneta/

 

Le prime tra nazioni con la maggiore riserva di oro sono  la Germania con 3377 tonnellate, l’Italia con 2451 e la Francia con 2435 t.; in realtà l’oro della Germania è in gran parte custodito presso la Fed anche se ai suoi funzionari , per motivi di sicurezza , è stato impedito di vederlo . Ora se consideriamo le riserve auree di proprietà in casa l’Italia risulterebbe essere la prima assoluta  la sua “ vecchia lira “ oggi sarebbe più vicina ad una convertibilità in oro rispetto al “ marco “ tedesco.

Partire da una forma iniziale di convertibilità in oro della moneta europea la renderebbe più indipendente dalle speculazioni della finanza sovranazionale ; sarebbe necessaria un’agenzia di rating europea che tenga conto delle variabili sociali , una regolamentazione rigorosa della finanza tossica partendo proprio dalle banche tedesche ed infine la reintroduzione della “ Glass Steagall Act “ .

Leggi anche https://terzapaginainfo.wordpress.com/2013/04/10/legge-bancaria-del-1936/

 

 

Svendiamo le industrie a Pechino

Altro  che Acqua San Pellegrino. Giusto per dare un’idea: tutte le esportazioni agroalimentari  italiane in Usa   valgono 38,4  miliardi;  il danno che potrebbe venirci da dazi Usa è sul 10% , ossia 3,8 miliardi.   Ma per i suoi  acquisti diretti, nel  solo 2016, la Cina ha sborsato 200 miliardi di dollari. Perché si sa,  Pechino è strapiena di dollari – e sa che sono carta straccia, che gli Usa stampano a ritmi ormai demenziali, insostenibili. Quindi si libera a vagonate dei 200 miliardi di dollari, comprando con essi i gioielli europei, valori reali. Gli europei in crisi accettano carta straccia e  vendono i gioielli.

 

Mica solo in Europa, attenzione. I cinesi stanno iniettando miliardi nel cinema americano,  soccorrono Hollywood coi loro capitali: capite cosa vuol dire? L’industria dei sogni Made in Usa, il cuore del “soft power” americano,    sta già cominciando a produrre film  in gloria della Cina… Donald Trump, e la parte dell’elite che lo sostiene, hanno preso atto dei danni che la globalizzazione senza freni ha prodotto nell’economia americana, e stanno cercando (goffamente) di  risalire la china della de-industrializzazione,  del vuoto industriale che minaccia ormai il poter globale americano.  In Usa, questo cambio di prospettive è ferocemente contrastato, fino alla guerra civile, da ogni sorta di poteri “progressisti” (fra cui la Cia,  progressista):  di fatto è una lotta – molto sudamericana –   fra una “borghesia nazionale” (bollata come “populista”e protezionista) e  la “borghesia compradora” che vive di importazioni (cinesi), di speculazioni finanziarie  e di riduzione dei salari, dunque austerità  per tutti gli altri connazionali.

Ma che dire dell’Europa? Quella di Bruxelles,  di Berlino  dove albergano  le povere “menti strategiche” che ci guidano? E di Francoforte, da  cui impera la intelligentissima BCE?

Lasciano Pechino fare acquisti a man bassa, non sanno reagire:  si vietano  “rigurgiti protezionisti”, certo.   Ma anche  non hanno alcuna strategia a lungo termine, alcuna visione geopolitica. Meglio: continuano ad adottare quella che hanno ricevuto da   Washington,  quando ormai a Washington è in discussione,   perché sono incapaci di pensare  in proprio.  Sono un ventre molle intellettuale mai visto  nella storia…

Persino Lucina Castellina su Il Manifesto (ed è tutto dire)  ha indicato  a questi “europeisti”     che sono stati loro ad avviare lo smantellamento della  Ue (non certo i “protezionisti e sovranisti”) commettendo l’errore fatale: “Sempre più confondendo il progetto europeo con quello della globalizzazione.. E allora, perché l’Europa? Che senso ha, se resta niente altro che un pezzetto anonimo del mercato mondiale?”. 

Hanno “fatto” la UE di nascosto, senza ascoltare i popoli, e perché? Per poi dissolverla nel mercato globale.  Ossia decretando la sua inutilità. Se una “unione” europea aveva un senso, non poteva che essere nella Fortezza Europa”, un blocco commerciale di mezzo miliardi di abitanti con alto potere d’acquisto ed alta istruzione,  potenzialmente autosufficiente (una volta integratavi la Russia). Invece hanno svenduto   i suoi  popoli  –   alla concorrenza mondiale  dei salari più bassi. Ossia svendendo le specificità di valore, culturali, proprie dell’Europa storica.

http://www.maurizioblondet.it/eurocrazia-senza-visione-ci-mette-mano-alla-cina/