“Il 45 per cento degli americani spendono fino a metà del loro reddito per ripagare i debiti sulle loro carte di credito”, suona un titolo di Zero Hedge. Circa il 50 per cento di loro hanno un debito superiore a 25 mila dollari (esclusi i mutui), in media il debito per persona è sui 37 mila dollari, mentre il reddito personale mediano è sui 30 mila.
Il titolo è interessante. No, non per fare la morale ai consumatori Usa; l’intero mondo occidentale è schiavo del debito. Ma l’economia americana ha il vantaggio di mostrare in modo più limpido e lineare, senza infingimenti né dissimulazioni linguistiche, le patologie del capitalismo che chiamiamo “terminale”.
Qui vediamo benissimo quale è il motivo per cui siamo in recessione-depressione da un decennio (i media applaudono miserabili aumenti del Pil dell’1,6- 1,7 per cento; la BCE e la Fed parlano allora di “solida” crescita), e perché i consumi non aumentano nonostante le iniezioni alluvionali di denaro creato dal nulla, e nemmeno aumenta l’inflazione.
E’ chiaro. Il consumatore americano compra a man bassa indebitandosi: compra regolarmente l’auto di un modello superiore a quello che si può permettere; compra con le carte di credito molte altre merci superflue; ciò fa girare molto bene l’economia, che prospera. Fino al giorno in cui l’americano deve spendere metà del suo reddito per ripagare gli interessi sui debiti che ha contratto. Il suo potere d’acquisto è dimezzato; le banche e le finanziarie gli prelevano dal salario (se ne ha uno) dal 33% al 50% ogni mese.
L’americano ha tutta la buona volontà di continuare a spendere e spandere – anche se è indebitato, ancora spende il 40% del suo mensile in “spese discrezionali, intrattenimento, hobbies, viaggi”; il 24% di loro dichiara di essersi indebitato troppo a causa di “ spese frivole ed eccessive”; le finanziarie delle carte di credito sono ancor più volonterose a prestargli tutti i dollari che vuole (al 25% d’interesse), e le altre finanziarie gli offrono persino prestiti ripagabili in 7 anni per l’acquisto di auto usate; la Federal Reserve crea tutta la liquidità che esigono finanziarie, consumatori, Wall Street (indebitando lo Stato); ma niente.
L’economia non si muove, non “cresce”. Anzi, nelle ultime settimane, cala. Per esempio , le vendite della Apple sono cadute a meno -8% rispetto a un anno prima. Ad aprile, Ford, Fiat Chrysler, Honda hanno venduto ciascuna il 7% in meno di quel che avevano venduto l’aprile 2016, la General Motors -6, Hyundai -11. I piazzali si riempiono di invenduti. Tutti i segni di prossimi crack e scoppi di bolle si moltiplicano.

Il motivo è lì, ben visibile: il potere d’acquisto dimezzato. Il reddito spendibile divorato dalla necessità di “servire” i debiti pregressi. Come sempre quando trionfa il capitalismo puro (cioè finanziario) arriva inevitabile questo momento: il momento in cui il creditore ha indebitato “troppo” e il debitore non si può indebitare oltre. Allora comincia la recessione, poi la depressione.
Il fenomeno si chiama “deflazione”. Precisamente, deflazione da debiti. Se l’inflazione è prodotta da un aumento della massa monetaria e dall’accelerazione della sua circolazione, ciò che fa rincarare i prezzi delle merci, la deflazione si rivela con il contrario: una contrazione della massa monetaria, e il suo congelamento.
E’ impressionante vedere come nelle ultime settimane, in Usa,la massa monetaria nel sistema stia diminuendo: poiché nel sistema il denaro è “debito” creato cioè dalle finanziarie quando indebitano la gente, vuol dire che la gente non si indebita più, che le imprese chiedono meno fidi e mutui.
La deflazione da debiti. Questa malattia che la Germania (grande creditrice) ha preteso di curare imponendo austerità crudeli ai vassalli-debitori (si veda quel che hanno fatto ancor ieri ai greci), in Usa è curata con la larghezza della Fed e la facilità accentuata del credito. Nell’un caso e nell’altro, sono cure fallite.
Il motivo è lo stesso: il redito disponibile ai consumatori si è ridotto drasticamente. In America è più chiaro che in Europa, perché lì non vige la dottrina Schauble, “avete vissuto sopra i vostri mezzi, dunque siete puniti”, lì al contrario tutti sono incoraggiati a vivere sopra i propri mezzi.
Ma né l’una né l’altra terapia affronta il vero motivo.
Come mai? Vediamolo in un altro modo: la liquidità che il consumatore Usa deve distogliere dal suo potere d’acquisto, non sparisce nel nulla. Essa va ai creditori, alle banche, alle finanziarie, alle imprese che gestiscono carte di credito. Questi giganti – tali sono – si riempiono di “denaro” che hanno estratto ai cittadini, si locupletano di interessi e quote capitale – interessi del 25 % sulle carte di credito, mentre i giganti finanziari si riforniscono di denaro dalle banca centrale all’1 % – ma non lo rimettono in circolo.
Da qualche parte però lo impiegano, quel “denaro”. Dove lo mettono i creditori?