di Antonio Socci – 22/05/2017
Fonte: Libero
Nell’ultimo numero – appena uscito – di Limes, l’autorevole rivista di geopolitica dello stesso gruppo editoriale di Repubblica ed Espresso, viene pubblicato un saggio del professor Germano Dottori, che si occupa di Studi strategici presso la Luiss, è consigliere scientifico di Limes, membro di altri importanti centri studi ed è stato consulente presso commissioni della Camera e del Senato in materia di affari esteri e difesa.
Dunque il saggio di Dottori – intitolato “Perché ci serve il Vaticano” – ricostruisce lo stretto e decisivo legame fra la politica estera della Stato italiano e la presenza a Roma del papato che ha un’influenza planetaria. Un rapporto anche conflittuale.
CONFLITTO
Oggi, per esempio, Dottori ritiene che “il governo dei flussi migratori” crei un grosso attrito fra gli interessi dello Stato italiano e il Vaticano di papa Bergoglio.
E’ noto infatti che “Francesco è un sostenitore delle porte aperte”, ma c’è una “difficoltà strutturale destinata a gravare sull’Italia: se Roma non tenterà di rallentare in qualche modo i flussi di disperati che raggiungono il nostro paese, non solo verranno certamente compromessi alcuni delicati equilibri sociali, come già si comincia a vedere nelle periferie… ma è molto probabile che i nostri partner europei finiscano con l’optare per la nostra espulsione dagli accordi sullo spazio unico europeo, con conseguente pregiudizio dei rilevanti interessi economici delle nostre imprese esportatrici”.
Nel delineare il complesso intreccio Italia/Vaticano, Dottori si è soffermato pure sugli eventi che nel 2011 hanno portato alla caduta del governo Berlusconi e nel 2013 alla strana e traumatica “rinuncia” di Benedetto XVI.
IL CONTESTO
Dottori scrive: “Le frizioni tra Chiesa e Stati Uniti non sarebbero venute meno neanche con la scomparsa di Giovanni Paolo II. Avrebbero invece avuto un seguito durante il pontificato di papa Ratzinger, nel corso del quale ad acuirle non sarebbe stato soltanto l’investimento fatto da Barack Obama e Hillary Clinton sull’islam politico della Fratellanza musulmana durante le cosiddette primavere arabe, ma altresì la ferma volontà di Benedetto XVI di pervenire a una riconciliazione storica con il patriarcato di Mosca, che sarebbe stata nelle sue intenzioni il vero e proprio coronamento religioso di un progetto geopolitico di integrazione euro-russa sostenuto con convinzione dalla Germania e anche dall’Italia di Silvio Berlusconi – ma non da quella, più filo-americana, che si riconosceva in Giorgio Napolitano. Com’è andata a finire” scrive Dottori “è noto a tutti. Governo italiano e papato sarebbero stati simultaneamente investiti da una campagna scandalistica, coordinata, di rara violenza e priva di precedenti, alla quale si sarebbero associate anche manovre più o meno opache nel campo finanziario, con l’effetto finale di precipitare nel novembre del 2011 l’allontanamento di Berlusconi da Palazzo Chigi e, il 10 febbraio 2013, l’abdicazione di Ratzinger”.
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Donald Trump non è un indipendente condizionato, ma uno che vuole fare affari in Russia; tutto lì.