Francia: il maggioritario del re sole

siamo invece alla messa in mora della democrazia e al tentativo dell’elite politica di realizzarsi come oligarchia di fatto autonoma dal corpo elettorale e dalla volontà popolare grazie a tre appoggi essenziali: la finanza internazionale, il sistema mediatico totalmente in mano alla stessa con il compito di organizzare opportunamente la narrazione voluta e una base clientelare. Insomma il potere si autogarantisce

il Simplicissimus

banchetto-luigi-XIVA Evry, cittadina a sud di Parigi e di fatto parte della sua estrema periferia, si scontravano la candidata di France Insoumise, Farida Amrani e l’ex primo ministro Manuel Valls, che a tutti costi doveva vincere. E infatti ha vinto con il 50,3 per cento, sebbene nei seggi in cui c’erano rappresentanti della Amrani lei stesse vincendo con il 60%.  Una ridda di presunte irregolarità denunciate dai bravi di Valls avevano portato a un secondo conteggio a porte chiuse nella sala comunale con la stampa e gli stessi rappresentanti di France Insoumise esteromessi con la forza mentre Valls si dichiava vincitore con i media e minacciava l’intervento della polizia se qualcuno avesse cercato di mettere il naso in quel pasticcio. Alla fine deciderà il consiglio costituzionale (una assemblea di ex politicanti) che ha quasi sempre confermato i vincitori autoproclamatesi tali nella convinzione che sia meglio tenersi un non eletto che…

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One thought on “Francia: il maggioritario del re sole

  1. Una prima osservazione è che in Francia il populismo si è, come dire, splittato, andando a ricreare nel suo interno la vecchia dicotomia destra-sinistra. C’è d più, quello della France insoumise di Mélenchon ha una consistenza di gran lunga superiore al Front National, all’incirca il doppio dei deputati e un gruppo parlamentare a sé. Ciò significa che non solo il Front National non ha più il monopolio di quel terreno, ma che difficilmente in futuro ci potrà essere per i due schieramenti una convergenza sia elettorale sia politica. Se si calcola che al primo turno delle presidenziali avevano rappresentato in totale il 40% dell’elettorato, si capisce come si tratti di un’opposizione forte, ma sterile, la somma impossibile di due debolezze.

    La seconda osservazione è che il populismo-sovranismo per crescere ha bisogno della decadenza. È una sintesi brutale, ma rende l’idea. Ciò obbliga i suoi rappresentanti a sperare che le ricette economiche, politiche, sociali di chi governa si rivelino fallimentari, ma provoca anche una preoccupante carenza di analisi e di alternative plausibili. Questo inserisce il terzo elemento. Il populismo-sovranismo interpreta le ansietà e i disagi dei cosiddetti perdenti della globalizzazione, ma non riesce a convincere chi, pur preoccupato per la profondità della crisi, non è ancora nella condizione piscologica di accettare un cambio tanto radicale quanto imprevedibile. C’è di più: quel disagio, elettoralmente, si concretizza soprattutto nell’astensione, nel non voto, è una protesta passiva, è il rifiuto di un sistema, ma non l’adesione convinta a un sistema alternativo.

    Tutto, in conclusione, finisce per girare intorno alla questione dell’euro e qui i populisti-sovranisti debbono farsi un bell’esame di coscienza, perché lo sbandieramento di un’uscita di cui si sa l’impossibilità pratica a livello nazionale, mette il piombo nelle ali di qualsiasi possibilità di allargamento elettorale e predispone a una battaglia partitica che soddisfa soltanto chi con quella battaglia si assicura un posto in parlamento. È insomma il trionfo della partitocrazia e non dell’interesse nazionale.

    Ai francesi si sa, piacciono le rivoluzioni quanto il bonapartismo; le prime incarnano le sue passioni più profonde, il secondo il freno che le corregge e le incanala in una sorta di edonismo nazionale tinto di grandeur. Macron in fondo ha vinto perché scongiurando la prima permetteva però di sognare il secondo. Bisognerà vedere se riuscirà a incarnarlo e il sovranismo potrà avere un seguito solo se quell’incarnazione si rivelerà una finzione senza sostanza. Ma, nell’attesa, si deve attrezzare e studiare. Se l’estremismo è stata la malattia infantile del comunismo, il semplicismo rischia di essere la malattia senile del populismo. (da Il Giornale)

    http://www.barbadillo.it/66729-focus-francia-di-s-solinas-il-flop-della-le-pen-per-il-troppo-semplicismo-dei-sovranisti/

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