Patti leonini

In un post recente – Se l’Africa è ricca – perché è così povera? – ho preso in esame la questione del perché le risorse che rendono ricca l’Africa non siano state impiegate per il benessere della popolazione indigena che vive sul posto. Abbiamo visto che la povertà in Africa dilaga, benché sia evidente a chiunque che il continente è abbondantemente ricco di risorse. La risposta a questo paradosso è che la rete di aiuti per lo sviluppo nonché la supervisione messe in atto dalle nazioni più ricche e mediate da enti come FMI e Banca Mondiale possono essere viste più come un gigantesco aspiratore, ideato per risucchiare risorse e ricchezza finanziaria dalle nazioni più povere, con sistemi legali o illegali, a seconda di quali generino i flussi maggiori. Così benché l’Africa sia ricca, la sua interazione con il sistema monetario e di commercio mondiale lascia milioni dei suoi abitanti in condizioni di povertà estrema – non in grado di procurarsi neppure il cibo per vivere. L’accordo di libero scambio (EPA) tra l’UE e gli stati dell’Africa Occidentale è una di queste istituzioni-aspiratore. Gli stati dell’Africa Occidentale, infatti, sono ancora impantanati in una dipendenza di stampo post-coloniale non perché siano privi delle risorse necessarie ad attuare il loro cammino di sviluppo, ma piuttosto a causa delle istituzioni post coloniali, create per mantenere il controllo su queste risorse da parte degli ex colonialisti. Non paga di avere distrutto la prosperità nell’eurozona, l’Unione europea sta esercitando pressioni su alcune delle nazioni più povere del mondo perché adottino lo stesso tipo di accordo monetario e fiscale fallimentare e perché vadano oltre, firmando accordi di “libero scambio” con reciproca apertura dei mercati. Le altre nazioni dell’Africa occidentale dovrebbero seguire l’esempio della Nigeria e abbandonare questi accordi.

Dodici dei 16 Paesi dell’Africa occidentale sono considerati Paesi in via di sviluppo (Least Developed Countries – LDC), o in parole più semplici paesi poveri. I 12 Paesi LDC sono Benin, Burkina Faso, Gambia, Guinea, Guinea-Bissau, Liberia, Mali, Mauritania, Niger, Senegal, Sierra Leone, Togo; mentre i quattro non considerati LDC sono Capo Verde, Costa d’Avorio, Ghana e Nigeria.

Questa è una mappa dell’Africa Occidentale (fonte).

La pubblico per i lettori statunitensi, ricordando la vecchia battuta “La guerra è il sistema con cui Dio insegna la geografia agli americani”. A proposito delle conoscenze geografiche degli americani, potete vedere questo sketch dell’umorista statunitense Paul Rodriguez al Comic Relief del 1987. E se volete farvi un’altra risata, potete guardare questo video famoso.

Durante la cosiddetta “corsa all’Africa” del 19° secolo, l’Africa Occidentale fu spartita tra le potenze coloniali, per la maggior parte europee.

Queste erano le relazioni coloniali:

Benin – Francia

Burkina Faso – Francia

Gambia – Gran Bretagna

Guinea – Gran Bretagna

Guinea-Bissau – Portogallo

Liberia – Usa

Mali – Francia

Mauritania – Francia

Niger – Francia

Senegal – Francia

Sierra Leone – Gran Bretagna

Togo – Francia

Capo Verde – Portogallo

Costa d’Avorio – Francia

Ghana – Gran Bretagna

Nigeria – Gran Bretagna

http://vocidallestero.it/2017/08/21/bill-mitchell-lue-clona-se-stessa-in-africa-occidentale-e-si-dedica-a-saccheggiare-la-regione/

 

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4 thoughts on “Patti leonini

  1. La storia della Liberia rappresenta un caso unico nella storia africana. Lo stato nacque infatti per iniziativa di un gruppo di schiavi affrancati di ritorno dagli Stati Uniti d’America, finanziati nel loro avventuroso viaggio da un gruppo di aziende private. La capitale del paese si chiama per questo motivo Monrovia in onore del Presidente James Monroe, che liberò moltissimi schiavi, ed anche la bandiera rievoca quella americana nelle forme e nei colori.
    https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_della_Liberia

  2. Però naturalmente di tutto questo le opinioni pubbliche occidentali non sanno assolutamente nulla il che mi testimonia anche del declino cognitivo occidentale, del suo disfacimento e imbarbarimento: quando ero bambino i giornali erano pieni di notizie sulla guerra civile in Congo, tanto che i nomi di Lumumba, Kasavubu, Katanga e in seguito Mobuto mi sono rimasti conficcati nella mente, mentre adesso su questa immensa strage che poi è una delle spinte principali nella reazione a catena delle migrazioni non filtra alcuna notizia, anzi si fa finta di nulla, .
    Questo cuore di tenebra che pulsa su un enorme territorio semplicemente ritagliato sulle logiche colonialiste ottocentesche, dunque tormentato fin dall’indipendenza, non serve solo alle operazioni illegali della criminalità transanazionale che per i suoi traffici coinvolge anche i territori di Tanzania, Uganda, Ruanda e Burundi, ma è un vero paradiso per le multinazionali americane, canadesi e britanniche del business minerario che operano ben difese da eserciti privati o da finanziamenti forniti ai gruppi armati, per non parlare quelle europee e di quelle cinesi che però hanno almeno offerto sei miliardi di euro in infrastrutture ospedaliere e di trasporto, pur essendo anche gli unici ad essere stati messi sotto accusa da quella sezione dei servizi di Washington che si chiama Amnesty international e nel quale qualche mentecatto ancora crede. Praticamente si può estrarre e portare via quello che si vuole al solo costo assolutamente infimo della mano d’opera e delle mani assassine.
    https://ilsimplicissimus2.com/2017/08/28/congo-i-chip-della-strage-occidentale/

  3. Figure che si sono opposte a questo sporco mercato delle grandi holding euroamericane, ci sono state: Mattei fu una. Lo ammazzarono. Thomas Sankara, in Burkina Faso (ex Alto Volta) fu eletto democraticamente e, ricordo, vendette tutte le Mercedes istituzionali e le sostituì con delle Renault 5. Quando fu assassinato, aveva un conto in banca di 150 dollari, una chitarra e la casa dove era nato. Gheddafi fu meno “francescano”, ma la Libia, sotto di lui, divenne per ricchezza il secondo stato africano (dietro al Sudafrica che fu di Mandela).

    Vogliamo derubarli fino al midollo? Non lamentiamoci se scappano: domani, con la popolazione italiana in picchiata demografica, saranno loro a gestire il nostro Paese. Non c’è altra storia, le vicende migratorie mostrano questo, ovunque, dalla Cina alla California, dove i messicani sono la maggioranza.
    http://carlobertani.blogspot.com/2017/08/e-vai-il-profugo-e-il-manuale-cencelli.html

  4. Usciranno dall’euro prima di noi? Attraverso il caso di Kemi Seba, un controverso attivista nero, questo report della BBC racconta le crescenti proteste che si agitano nelle ex colonie francesi dell’Africa occidentale: uno dei principali bersagli è il franco CFA, valuta (ex) coloniale agganciata all’euro. Sebbene il personaggio di Kemi Seba abbia dei lati oscuri, la rete di movimenti di cui è partecipante lotta per l’emancipazione dei popoli africani e per la democrazia – ed è sorprendente la loro limpida comprensione di quanto la moneta sia un mezzo di governo e di controllo coloniale. Macron, intanto, ha rimandato ai politici africani la scelta se uscire dal franco CFA.
    http://vocidallestero.it/2017/09/04/bbc-proteste-in-africa-contro-il-franco-cfa-valuta-coloniale/

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