I vecchi si sono conquistati la pensione o un salario decoroso o un lavoro stabile perché credevano che fosse giusto, perché volevano un mondo migliore, ma dopo di loro una generazione di perdenti ha vissuto pensando di essere nel migliore dei mondi possibili. E ancora fanno fatica a comprendere che i beni di consumo più costosi sono la noncuranza e le illusioni.
Alle volte c’è da davvero l’impressione di vivere nel mondo di Escher dal quale si può uscire solo entrando e viceversa, nel quale si sale scendendo i gradini e si precipita andando verso l’alto, una immensa trappola emotiva ed intellettuale. Pensate solo che un sito americano, noto per l’iconoclastia nei confronti dei santini liberisti, ZeroHedge, scopre più o meno con due o tre secoli di ritardo, che l’economia è “ottimizzata” per il capitale e il profitto non per la distribuzione dei redditi. E ciò accadrebbe perché i soldi “finiscono nelle tasche di pochi grazie ai meccanismi creati dall’accesso asimmetrico alle informazioni, alle posizioni di potere e al credito”. Tutte considerazioni e obiezioni che potevano già essere fatte ad Adam Smith visto che la base di ogni dottrina economica parte da un mondo etereo e immaginario in cui lo scambio è al fondo simmetrico quando al contrario non lo è mai…
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La “cura” (in latino, ovvero l’opposto della noncuranza) è molto complessa, perché è difficile da dirigere. In realtà, la generazione attuale crede che questo sia il PEGGIORE dei mondi possibili, ma non sa come migliorarlo.
non ci prova neanche: a Bondeno chiudono i negozi tradizionali, ma hanno aperto tre street bar
Le Provincie: eliminate il nome (e le elezioni)
Riassumiamo la sola “riforma” che ci ricordiamo, quella che ci è stata gabellata come “abolizione delle province”. Basta, per legge le province non sono più, ha deciso Renzi. Poi il governo si è accorto (non aveva studiato il dossier) che le province semplicemente non possono essere abolite, perché ha competenze (scuole, strade dette appunto provinciali, trasporti) che le Regioni – quelle sì i veri enti inutili, come tutti sappiamo, e fonte emorragica di spese e parassiti – non sono capaci, né disposte ad assumersi.
La soluzione adottata dai nostri “amministratori” capacissimi e competentissimi è stata di due tipi. Mantenere le provincie senza dirlo, e far loro mancare i finanziamenti come se non esistessero più. Scrisse il Corriere: “ i tagli sono stati draconiani (circa due miliardi in due anni), con 20 mila dipendenti in meno su 48 mila totali, ma le competenze rimangono sempre le stesse: la manutenzione di 135 mila chilometri di strade (la «nervatura carrozzabile» del Paese) e la gestione di 6 mila scuole”. Oltre alle nuove “competenze” che gli ha assegnato il governo: si va dalla “ tutela e valorizzazione dell’ambiente” al “controllo dei fenomeni discriminatori in ambito occupazionale” e la “promozione delle pari opportunità sul territorio provinciale”. Insomma le provincie veglino perché i trans non siano discriminati e privati di pari opportunità: ecco quello che sta a cuore ai DEM.
Bisogna qui rivolgere un omaggio ai dirigenti delle Provincie, i soli che – spiccando come una macchia di nobile colore nel parassitismo pubblico generale – stanno facendo miracoli continuando bene o male a far funzione 135 km di strade e 6mila scuole (più male che bene) con fondi e il personale dimezzati. Se ci fosse una patria, li premierebbe con medaglie e ne racconterebbe le imprese agli scolari.
Ma non è ancora tutto. Il vero colpo di genio del Renzi della riforma delle provincie è questo così descritto da Il Post: “ La riforma costituzionale bocciata con il referendum del 4 dicembre prevedeva semplicemente di eliminare la parola “province” dalla Costituzione, rimandando poi a una futura legge ordinaria la determinazione delle funzioni e delle competenze di questi enti o la loro eventuale cancellazione”.
http://www.maurizioblondet.it/potere-dem-totalitarismo-dellincompenza/