Nella giornata odierna sono arrivate le prime reazioni negative al discorso del Presidente Donald Trump con cui questi ha rifiutato di “certificare”l’accordo sul nucleare con l’Iran, che aveva visto nel 2015 l’adesione da parte dell’Unione Europea, inclusa la Germania e la Gran Bretagna, la Russia e la Cina. Di fatto Trump, con il suo discorso, ha stracciato l’accordo sulla base di motivazioni che sono parse pretestuose ed infondate ai più, visto che la stesssa AIEA aveva confermato che l’Iran stava rispettando del tutto le clausole di tale accordo e lo stesso parere era stato dato dagli altri paesi che avevano sottoscritto il trattato ( JCPOA) . A distanza di due anni Teheran ha dimostrato di adempiere ai patti e di rinunciare alla realizzazione di armi nucleari, Washington si ritira senza alcuna seria motivazione se non invocando il pretesto che l’Iran non avrebbe rispettato “lo spirito dell’accordo” sviluppando il suo arsenale di missili a lunga gittata e con “l’aiutare il terrorismo nella regione”. Una accusa che non regge visto che, proprio l’Iran, assieme alla Russia, è stato il paese che si è dimostrato parte attiva nella sconfitta dell’ISIS e di Al Qaeda che, come noto, hanno ricevuto, per anni, carichi di armi ed aiuti dagli USA e dai loro alleati. In realtà le critiche degli osservatori sono basate sul fatto che Washington si dimostra in questo caso inaffidabile per qualsiasi accordo internazionale, così come era avvenuto con la Libia ed in altri casi recenti. Questo rischia di dare ragione a chi, come King Su, delal Corea del Nord, ha dichiarato che le armi nucleari sono l’unica garanzia per il suo paese di non essere attaccato dagli USA, dato il fatto che Washington dimostra di non rispettare alcun accordo internazionale se non la legge della forza. Le reazioni negative si sono avute già da parte dei vari paesi della comunità internazionale ed in particolare da quelli che erano stati parte attiva nella conclusione dell’accordo con Teheran. La Federica Mogherini, rappresentante per l’Unione Europea, aveva messo in chiaro che l’accordo è multilaterale e non bilaterale e di conseguenza non può essere inficiato da uno solo dei contraenti ed un discorso simile è stato fatto anche dalla Teresa Mey da Londra e dal ministro Gabriel da Berlino. Per quanto riguarda la Russia, da Mosca giunge un chiaro avvertimento verso Washington. “La decisione degli Stati Uniti non aiuta il clima di sicurezza e di non proliferazione delle armi nucleari del mondo – ha detto Dmitry Peskov, portavoce di Vladimir Putin – e questa azione aggraverà seriamente la situazione del programma nucleare iraniano”. Altrattanta contrarietà è stata espressa dal responsabile agli Esteri della Repubblica Popolare Cinese che ha già avviato da tempo fruttuosi rapporti di cooperazione commerciale con l’Iran e non intende certo rinunciarvi per l’ossessione di Trump di boicottare Teheran per compiacere il governo Netanyahu ed il suo genero Jared Kushner, che sembra essere il “suggeritore occulto delle scelte di Trump nella politica USA in Medio Oriente. Una decisa reazione critica è venuta anche dal Congresso USA ed in particolare dalla esponente democratica Nancy Pelosi, la quale ha sostenuto che il rifiuto di Trump di ratificare l’accordo con l’Iran “è un grave errore che minaccia la sicurezza degli Stati Uniti e la nostra credibilità in un momento molto critico”, ha affermato la Pelosi che è anche la leader della minoranza democratica nella Camera dei Rappresentanti.

Nancy Pelosi
La Pelosi ha ribadito che l’Iran risulta aver adempiuto ai propri impegni derivanti dall’accordo conosciuto come JCPOA e che la decisione di Trump appare “frivola e pericolosa” e che rischia di isolare non l’Iran ma proprio gli stessi USA nello scenario mondiale e per questo risulta una decisione molto pericolosa. Il nuovo corso di Trump rischia di aprire quindi, dopo la Corea del Nord, dopo la Siria, dopo lo Yemen, dopo il Venezuela e Cuba, l’ennesima crisi nello scenario internazionale. Tutto lascia pensare che, tra la fine dell’anno in corso e l’inizio del 2018, il mondo non potrà navigare in acque molto tranquille. Analisi di Luciano Lago
Come Israele sa, il cielo del Libano costituisce ora il prolungamento naturale dello spazio aereo della Siria e pertanto qualsiasi violazione del cielo libanese sarà contrastato, non importa a quale prezzo. Il messaggio è cruciale. Israele è nel panico totale davanti a uno Stato siriano che, dopo sette anni di guerra, è riuscito a distruggergli degli aerei. Stato siriano che, inoltre, è affiancato da Hezbollah ben armato e pronto a qualsiasi evenienza. Il panico si legge soprattutto nelle parole di Avigdor Lieberman affidate a Walla, dove riconosceva la vittoria di Assad con franchezza inedita: “Assad ha vinto, e tutti i Paesi musulmani si accodano per averne i favori“.”
Poi nell’editoriale, l’autore collega il bellicismo anti-siriano d’Israele e la risposta di Damasco da un lato e la nuova strategia degli Stati Uniti verso l’Iran dall’altro, una strategia basata sul rifiuto del presidente Trump di certificare l’accordo nucleare o sulle sanzioni imposte al Corpo dei Guardiani Rivoluzionari Islamici. “Una strategia espressa durante un discorso che accusava l’Iran di sostenere il terrorismo, destabilizzando il Medio Oriente e gli alleati di Washington“: “Questi sono i segni di una conflagrazione del fronte che si stagliano all’orizzonte, una sfida su cui il Segretario generale di Hezbollah, Nasrallah, avvertiva indicando al premier israeliano come colui che la vuole. Ciò che preoccupa Netanyahu in realtà sono lo Stato siriano in ripresa, un Iraq che ritorna e un “ponte” che viene issato tra Iran e Libano attraverso Siria e Iraq, così come le forze di Hezbollah schierate a Qunaytra e Dara col sostegno dei consiglieri militari iraniani, permettendogli di costruire delle basi, anche se significa aprire un fronte sul Golan occupato, alle porte d’Israele. “Questo corridoio”, di cui lui e i suoi compari continuano a parlare, si estende da Mazar i-Sharif in Afghanistan a Zahiya, a sud di Beirut, sul Mediterraneo, una via per inviare armi e munizioni per l’Asse della Resistenza. E questo asse è una realtà poiché l’Esercito arabo siriano ora usa le batterie dei missili antiaerei S-200 contro i caccia israeliani in fuga. Nulla dice che i prossimi missili non siano S-400 che Damasco sparerebbe contro aerei attaccanti col via libero russo”.
Atwan è pronto a scommettere che “il Medio Oriente cambierà” perché “la Siria è sul punto di riprendere forza molto rapidamente, con l’aiuto di Russia e Iran“: “È un una realtà così profondamente capita da Washington e Tel Aviv, da far tremare Israele e i generali statunitensi… Non senza motivo Nasrallah invitava gli ebrei a lasciare Israele prima che sia troppo tardi, dato che la prossima guerra con Israele sarà diversa: ora arabi e musulmani del Medio Oriente possiedono una “forza deterrente”. Queste persone, gli israeliani le hanno già messe alla prova tre volte senza poterli sconfiggere. I nemici d’Israele non sono più dei regimi arabi corrotti che puntano tutto sulle carte truccate statunitensi. Sono diversi, nuovi a memoria dell’uomo mediorientale“.
https://aurorasito.wordpress.com/2017/10/17/la-difesa-aera-siriana-spara-per-prima/