Di fatto esse sono nate dopo la grande crisi del 2008 non in polemica col sistema finanziario, ma anzi come suprema incarnazione di esso
Putin ne ha fatta un’altra delle sue, è ormai il Franti dell’occidente, quello che rompe le uova nel paniere. E questa volta è entrato come un bufalo infuriato negli oscuri recessi delle cripto monete come Bitcoin e centinaia di altre, preannunciando che Mosca entrerà ufficialmente in questo mercato parallelo con una propria criptovaluta, la quale però non sarà in mano a opachi meccanismi, ma verrà emesso direttamente ed esclusivamente dal governo federale russo. La decisione è stata presa ufficialmente, secondo quanto riferito dal ministro delle comunicazioni Nicolaj Nikifirov, per impedire che la mossa venga fatta ” dai nostri vicini dell’Euroasec” ovvero di quei Paesi, soprattutto dell’Asia centrale nati dalla dissoluzione dell’ Urss.
E’ facile vedere che l’obiettivo reale non è certo di impedire che il Kazachistan o la Bielorussia mettano in piedi sistemi per drenare soldi dalla Russia, obiettivo per il quale avrebbero quantomeno bisogno di un grande fratello dietro le spalle…
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Cina e Russia, insieme probabilmente ai paesi loro maggiori partner commerciali dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), come pure ai loro partner euroasiatici dell’Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione (SCO) sono sul punto di completare l’architettura funzionante di una nuova alternativa monetaria al mondo del dollaro.
Secondo un articolo nella Japan Nikkei Asian Review, la Cina sta per lanciare un contratto future per il petrolio greggio denominato in yuan cinesi che sarà convertibile in oro. Questo, se combinato con altre mosse cinesi negli ultimi due anni per diventare un’alternativa praticabile a Londra e a New York, diventa realmente interessante.
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