Di fronte a tutto questo lo spaesamento che si prova è drammatico, anche se viene da ridere di fronte al concertino acefalo che viene suonato a tutte le ore perché non ci si accorga che ci stanno portando al macello.
Credo che i giornali satirici abbiano fatto il loro tempo perché per quanta inventiva, ironia e sarcasmo possano mostrare, non possono reggere il confronto con le pagine economiche e con tutta l’informazione che su quella scia si pregia di rivelarci cose che non sa e non capisce. Basta semplicemente liberarsi da quel senso di sacra deferenza nei confronti del denaro, di chi ne dispone e di chi ne filosofeggia chiamandosi economista per godersi il tentativo delle classi dirigenti di dare una veste di razionalità e di inevitabilità a ciò che invece è un disegno di potere: si fa presto a vedere che la trama è disordinata e risibile, contraddittoria e incoerente, confusa e tracotante insieme.
Basta cominciare dalle vicende più vicine a noi, dal tentativo del governicchio Gentiloni di mettersi una medaglia pre elettorale sul petto sostenendo che la crescita prevista allo 0,8 per cento è in realtà raddoppiata e…
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