6 thoughts on “Dossier Germania

  1. Germania e Austria hanno espresso forti critiche sulle ultime sanzioni statunitensi contro Mosca, dicendo che potrebbero pregiudicare le imprese europee impegnate nella costruzione di gasdotti per portare in centro Europa il gas naturale russo. Impegnate in sostanza a bypassare attraverso il North Stream Ucraina e Polonia, ossia i due Paesi più antirussi per tradizione o per golpe che vi siano sul continente, cosa che come si può immaginare dispiace in maniera eccezionale a Washington.
    https://ilsimplicissimus2.com/2017/06/17/guerra-del-gas-la-germania-si-ribella/

    • Nota: E’ curioso a questo proposito notare come sia stata la Croazia ad ottenere, dopoGas-piantina una battaglia con l’Italia e la Slovenia, finanziamenti europei per costruzione un degassificatore sull’isola di Veglia. Curioso perché Slovenia e Croazia sono comprese in pieno nel più vasto bacino europeo adatto all’estrazione di olio e gas con la tecnica del fracking e per giunta hanno una situazione antropica di certo più favorevole di altri aree del continente. In particolare entrambi i Paesi possiedono queste risorse lontano dalla zona turistica costiera. Risultato: devastazione delle coste per comprare gas da fracking dallo zio Sam in maniera da essere compiutamente zio Tom.
      Ibidem

  2. la Germania nel 2017 ha di nuovo registrato il più grosso attivo del mondo nell’export: 287 miliardi di dollari. Il secondo massimo esportatore, la Cina, ha un attivo meno della metà, 135 miliardi di dollari. Ed è la seconda volta di seguito che Berlino ha questo colossale attivo. Questa eccedenza (7,6% sul Pil) è enormemente squilibrata anche per le “regole” UE: non dovrebbe superare il 3%, misura poi portata al 6% perché la Germania è più uguale degli altri nella Fattoria. Ciò, sarebbe in base alla stessa “regola” per cui all’Italia si impone non sforare il deficit sul Pil del 3%. A noi, aspri rimproveri e avvertimenti minacciosi, anche se da un decennio stiamo (come pecore) dentro il 3%; con la Germania, la UE chiude un occhio. Anzi due.
    https://www.maurizioblondet.it/bundesbank-salari-bassi-germania-colpa-dei-migranti-europei-esempi-europeismo/

  3. Le imprese tedesche hanno avuto un ruolo preminente in questa dinamica, al punto che circa 250 aziende della Repubblica federale hanno investito oltre 350 milioni di euro in Tunisia. Leoni, l’azienda produttrice di cavi di Norimberga, secondo dati interni, è attualmente il datore di lavoro più grande del Paese.
    Accanto a Leoni possono contare su una forte presenza sul territorio i produttori di cavi (Dräxlmaier, Kromberg & Schubert), di materiali tessili (Van Laack, Rieker), il produttore di giocattoli Steiff, e diverse società di elettronica (Marquardt, Mentor, Wisi).
    Come affermato dalla Fondazione, gli investimenti esteri hanno creato “una struttura economica basata sulla specializzazione nelle industrie a basso valore aggiunto”. Allo stesso tempo, gli investitori stranieri stanno “cercando la massimizzazione del profitto attraverso la riduzione dei costi”. Profitti che sono poi regolarmente – e presumibilmente non sempre in modo legale – trasferiti dalla Tunisia alle principali sedi internazionali delle imprese.
    Di attività destinate allo sviluppo economico nel Paese ospitante, non vi è invece traccia.
    http://vocidallestero.it/2018/01/19/germania-e-tunisia-un-paese-spinto-nel-vicolo-cieco/

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