Nessuno, dico nessuno, rievoca “Bad Godesberg”. Località tedesca dove già nel lontano 1959 la socialdemocrazia abiurava a ogni idea di socialismo abbracciando senza il minimo sostrato scientifico il liberal liberismo, come con efficacia plastica sottende il cuore del documento che immortala quella circostanza: “mercato ovunque sia possibile e Stato ove dovesse essere necessario”. Ciò fissando il principio poi largamente seguito anche dalle destre in occasione delle mai cessate cicliche crisi economiche ( e segnatamente in Inghilterra E USA –paradisi paradigmatici del capitalismo – dopo la crisi scoppiata nel 2008 di intervenire con la mano pubblica a garanzia della privatizzazione dei profitti in congiunture favorevoli e di socializzazione delle perdite in epoca di “vacche magre”)!
Il bluff del richiamo al “socialismo” nel PCI fino alla caduta del “Muro” e al conseguente sgretolarsi dell’impero sovietico, si è smascherato immediatamente dopo tali avvenimenti: i (falsi) sedicenti “comunisti” si son subito allineati alla peggior socialdemocrazia, liberandosi persino di ogni contaminazione nel nome e nei simboli abbracciando l’”americanismo” più sfacciato – peraltro covato, neanche con maestria, dai “miglioristi” in seno al PCI con a capo Amendola e il suo pupillo Napolitano. Di cui l’esito in veste di Partito Democratico è il segno più rivelatore.
Renzi e il suo esito “gentiloniano” non sono che la palmare deriva di quanto storicamente è avvenuto, costituendo il renzismo “la malattia senile – in forma di demenza attiva”- del fallimento esplicito dei partiti socialdemocratici sancito apertis verbis a Bad Godesberg nell’ormai lontano 1959.