Jean-Claude Michéa prende spunto da un articolo di Lieux Communs per scrivere una lettera aperta sui Gilet Jaunes, per i quali esprime apprezzamento senza riserve.
Il movimento – nato originariamente dalla protesta per una delibera governativa che di questi tempi potrebbe sembrare banale (l’aumento delle tasse sul gasolio), si sta trasformando in una più generale contestazione contro le politiche vessatorie dei governi ordoliberisti eurocomunitari, di portata tale da turbare i beati sonni dell’establishment francese (e probabilmente non solo).
Anche se lo stile di Michéa è sempre un po’ involuto, come accade alla maggior parte degli intellettuali transalpini, le sue considerazioni sono sempre degne di interesse, specie nel caso di argomenti di grande attualità come questo.
Eccone la traduzione:
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[…] Il movimento dei Gilets Jaunes (bell’esempio di quell’inventiva popolare che annunciavo ne “I misteri della sinistra”) è in un certo modo l’esatto contrario del movimento Nuit Debout.
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Jean-Claude Michéa, un filosofo ex comunista noto per aver denunciato la deriva delle sinistre verso il capitalismo riporta cosa significhi per i periferici l’auto diesel di terza mano, come ha constatato quando ha abitato per mesi nella Landes, a dar manforte agli abitanti di Notre Dame des Landes che si opponevano alla costruzione di un aeroporto internazionale. “”Ho un vicino che campa con 600 euro al mese e deve calcolare il giorno del mese in cui può ancora andare a fare la spesa a Mont-de-Marsan senza restare in panne a causa della quantità limitata di diesel – questa benzina dei poveri – che ha ancora il denaro per mettere nel serbatoio. Devono prendere l’auto per andare a lavorare ogni giorno a 50 chilometri da casa, o a fare la spesa al solo centro commerciale esistente nella regione e generalmente a 20 chilometri in aperta campagna, o ancora andare dal solo medico non andato ancora in pensione e il cui studio si trova a dieci chilometri da casa…Da quarant’anni hanno visto la messa in opera sistematica dei programmi liberisti dei successivi governi di destra e di sinistra, che ha trasformato il loro villaggio o il loro quartiere in un deserto medico, privo della minima bottega per le necessità essenziali, e dove la sola ditta ancora capace di offrire loro un vago impiego mal remunerato si trova ormai a decine di chilometri – perché se esistono “piani per le banlieues”, non c’è mai stato nulla di simile per i paesi e i piccoli comuni, dove vive tuttavia la maggioranza della popolazione francese, ufficialmente promessi all’estinzione dalla “direzione della storia” e dalla “costruzione europea”.
https://www.maurizioblondet.it/gilet-gialli-la-marcia-su-parigi-i-preparativi/
Christophe Castaner ha continuato associando Marine Le Pen con la ” coalizione di reti antisistema ” che ” vogliono attaccare le istituzioni ” e che sono direttamente ” all’origine delle barricate ” sugli Champs-Élysées.
La barricata più alta sotto l’Arco di Trionfo non è durata a lungo e i manifestanti hanno dovuto ritirarsi in cima all’Avenue des Champs-Elysees. Alcuni hanno cercato di costruire nuove barricate, mentre altri si sono allontanati dagli scontri, più in avanti gridando “Macron dimissioni, Macron vergogna”.
Tutti i manifestanti portavano bandiere tricolori francesi mente in alcuni casi sono state bruciate o gettate nella spazzatura le bandiere azzurre dell’Unione Europea.
https://www.controinformazione.info/la-rivolta-in-francia-contro-il-principino-dei-rothshild-emmanuel-macron-segna-un-punto-di-svolta/
Purtroppo la massa critica non è ancora arrivata all’idea che “sovranismo” nel mondo senza Stati, che è quello che la casta mondialista ha in mente di propinarci, significherebbe che ognuno fosse libero di organizzarsi in comunità e fosse sovrano. Essere sovrani significa che la moneta che hai in tasca, l’hai in virtù del fatto che un essere umano ha diritto ipse facto di vivere dignitosamente, come ci insegna proprio quella Dichiarazione dei diritti dell’uomo di cui la Francia si fa a parole campionessa, senza costringerti a prostituirti e soprattutto è tua e non è debito nei confronti di nessuna casta di privati. Ecco perché la casta dei falsari monetari odia il sovranismo, non sopporta il populismo, e li fa coincidere con nazionalismo e fascismo. Perché un popolo che si sa sovrano, non accetta più la legge fallace del do ut des, e del mors tua vita mea, rivendica la sua sovranità riprendendosi la moneta e riprendendosela, sia chiaro, non in quanto singolo cittadino ma in quanto comunità organica.
https://nicolettaforcheri.wordpress.com/2018/11/26/francia-giubbotti-gialli-nazionalismo-contro-sovranismo/
http://vocidallestero.it/2018/11/26/una-lettera-di-jean-claude-michea-sul-movimento-dei-gilet-gialli/
Va ricostruito in Europa uno Stato di diritto e del benessere che espella dal campo chi gioca con carte truccate, elude le regole tributarie, gli standard ambientali e lavorativi, costituisce monopoli. Siamo tristemente persuasi che non avverrà, a meno che i movimenti sociali che sorgono qua e là in Europa non diventino fenomeno di massa. In quest’ottica, viva la lotta dei giubbotti gialli francesi, tra i primi a cogliere il nesso tra aumento delle imposte a carico dei cittadini, dominio delle nuove tecnologie, complicità con le cupole globaliste dei governi e degli gnomi dell’Unione Europea. A tutti costoro rammentiamo un principio della filosofia politica di cui si dicono seguaci: no tax ation without representation, nessuna tassazione senza rappresentanza. Governi eterodiretti, di fatto illegittimi, che hanno tradito il principio di rappresentanza, hanno perduto il diritto di chiedere e pretendere e i loro cittadini hanno il diritto di resistere alle imposizioni. Non nacque così, come ribellione economica al continuo innalzamento delle tasse dell’impero britannico, la rivoluzione che portò alla nascita degli Stati Uniti d’America?
https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=61252