Insomma la paura non è che il 5g in un futuro abbastanza vicino possa consentire intercettazioni ai cinesi , quanto che non le possa consentire agli americani. Non è certo un caso se Washington abbia fatto fuoco e fiamme perché anche i Paesi europei chiudessero le porte a Huawei, cosa che fortunatamente non è accaduta: è il timore di perdere una posizione di assoluto predominio nel vecchio continente grazie alla conoscenza di tutto ciò che vi accade e di tutte le tecnologie che vi si sviluppano.
La mail di un ricercatore austriaco conosciuto moltissimi anni fa durante i giorni in cui infuriava l’illusione della fusione fredda, mi ha aperto una nuova prospettiva sulla questione Huawei, ribaltandola completamente e mostrandomi quali sono le vere preoccupazioni Usa riguardo alla leadership cinese nella banda larga mobile 5G: niente a che vedere con la pretestuosa minaccia di intercettazioni di Pechino che è nel migliore dei casi solo un processo alle intenzioni, ma piuttosto con la probabilità che le intercettazioni elettroniche diventino quasi impossibili, grazie alla crittografia quantistica, altro campo nella quale la Cina è in testa, quantomeno nella realizzazione concreta. Era il 29 settembre 2017 quando a Pechino il fisico Jian-Wei Pan ha posato la mano su un globo cerimoniale di vetro, parte simbolica e decorativa della prima rete sperimentale di comunicazione quantistica criptata a lunga distanza comunicando con Shanghai su una distanza di oltre 1800 chilometri. Lo stesso giorno a…
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