Nel 1997 il prodotto interno lordo di Hong Kong era il 27 percento del prodotto interno lordo della Cina. Ora è solo il 3 per cento e cala. Con grande frustrazione di Stati Uniti e Gran Bretagna, le più grandi banche del mondo sono ora in Cina e sono di proprietà statale. Ciò che confonde la classe capitalista, molto più dell’incredibile crescita della Cina, è che le prime 12 società cinesi nella lista Fortune 500 degli Stati Uniti sono tutte di proprietà statale e sovvenzionate dallo Stato. Includono enormi aziende su petrolio, energia solare, telecomunicazioni, ingegneria e costruzioni, banche e industria automobilistica. (Fortune.com, 22 luglio 2015). Il potere delle multinazionali statunitensi è profondamente minacciato dallo sviluppo della Cina attraverso la Belt and Road Initiative e dalla crescente posizione nei commercio ed investimenti internazionali.
Stati Uniti e Gran Bretagna hanno creato una rete di collaborazionisti
Quando Gran Bretagna e Cina firmarono l’accordo “Un Paese, due sistemi”, tutti gli interventi stranieri e le rivendicazioni coloniali su Hong Kong avrebbero dovuto finire. La piena sovranità doveva tornare in Cina. Tuttavia, gli sforzi statunitensi e inglesi per impedire il ritorno di Hong Kong iniziarono prima della firma. Poco prima del trasferimento della sovranità, la Gran Bretagna istituì in fretta, dopo 150 anni di funzionari nominati, un governo parzialmente eletto, anche se ancora nominato. Istituirono e finanziarono rapidamente partiti politici, composti dai loro fedeli collaborazionisti. Milioni di dollari furono incanalati apertamente e segretamente a una rete di organizzazioni protette di servizi sociali, partiti politici, media e social media, organizzazioni studentesche e giovanili e sindacati istituiti per erodere il sostegno alla Cina e al Partito comunista cinese. La Confederazione dei sindacati di Hong Kong riceve finanziamenti dal National Endowment for Democracy (NED) degli Stati Uniti, insieme al sostegno inglese. Promuove “sindacati indipendenti e democratici” in Cina. L’HKCTU fu istituito nel 1990 per contrastare e ridurre la Federazione dei sindacati di Hong Kong fondata nel 1948, ancora la più grande organizzazione sindacale con 410000 membri. L’HKFTU ha subito anni di brutale repressione sotto il dominio coloniale inglese, combattendo per la protezione di base dei diritti dei lavoratori. Uno sciopero organizzato dalla HKFTU scosse il dominio coloniale britannico nel 1967. Lo sciopero divenne una ribellione in tutta la città innescata dai licenziamenti di massa dei lavoratori della fabbrica di fiori di plastica. Le autorità coloniali inglese repressero duramente la rivolta, provocando 51 morti e centinaia di feriti e scomparsi. L’HKFTU sostiene la Cina e si oppone alle manifestazioni reazionarie.
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Questo insieme di cose e di persone, che comunque costituiscono una assoluta minoranza ha trovato anche spazio grazie alla moderatissima reazione di Pechino che non ha reagito come i Paesi occidentali, ovvero con la repressione militare di fronte alle contestazioni: non ci sono stati 11 morti , 2500 feriti e alcune decine di persone rese cieche, come nella Francia macronista terrorizzata dal popolo. Ha piuttosto sollecitato contro manifestazioni, di cui però nulla si sa grazie all’opera dei media occidentali, sempre così fedeli al potere che li fa vivere. Ma chiaramente alla fine tutto si esaurirà perché la base sulla quale fa presa è ogni giorno più ristretta e nella migliore delle ipotesi qualche delinquente come il nazifascista e truffatore Alexei Navalny, verrà insignito della dignità di capo di un’opposizione inesistente e comprata a piè di lista.
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