Ora che non servono più per la guerra in Siria, secondo René Naba, corrispondente della France Presse dal Libano, gli Stati Uniti e la Turchia stanno facendo la cernita fra i guerriglieri jihadisti in Turchia e “preservando i combattenti di questa formazione per impiegarli in altri teatri operativi, contro gli avversari degli USA riuniti nei BRICS (specie Cina e Russia) polo di contestazione dell’egemonia americana nel mondo.
Per gli Usa, “è la riduzione alla loro tattica da sempre per contenere e condizionare la “heartland eurasiatica”, per loro imprendibile, circondarla con la Cintura Islamica” (allusione alla strategia indicata da Brzezinski, per cui a suoi temo gli Usa preferirono insediare in Afghanistan i Talebani, e in Iran la dittatura degli ayatollah invece dello Scià).
André Vitchek, l’inviato ed analista dal campo di battaglia siriano, è dello stesso parere:
“Sia l’Occidente che la Turchia li stanno montando, gli uiguri estremisti. Stanno finanziando e armando. Li stanno dipingendo mediaticamente come vittime. Gli uiguri sono ora una nuova “arma segreta”, da usare contro la decisa marcia in avanti di Pechino, verso il socialismo con caratteristiche cinesi”.
https://journal-neo.org/2019/07/21/march-of-the-uyghurs/
Lo scopo: “Sabotare i grandi progetti infrastrutturali, in particolare la BRI (la nuova Via della Seta): tener presente che collegamenti ferroviari ad alta velocità, autostrade e altre arterie infrastrutturali attraverserebbero Xingjian, verso est. Se brutali attacchi terroristici sostenuti dall’Occidente e dai suoi alleati islamisti, e perpetrati dai terroristi uiguri, scuotessero la regione, l’intero progetto ,e la sua influenza che Pechino ha voluto positiva ed ottimista per tutti i popoli interessati, potrebbero essere messi a repentaglio, persino collassare.
Anche la diffusione dei documenti sulla repressione cinese in Xinjang serve allo stesso fine: “Macchiare e umiliare la Cina, rappresentandola come un paese che “viola i diritti umani”, i “diritti religiosi” e i diritti delle minoranze”, in un mondo, come quello estremo orientale, dove non si deve “perdere la faccia”.