Pensiamo all’agricoltura

Quello che Salvini si è dimenticato, lo propone la Bellanova:

Teresa Bellanova

“L’embargo con la Russia dobbiamo metterlo in discussione. Dobbiamo fare ogni sforzo con la Federazione Russa e l’Unione Europea per rimuovere le condizioni che lo hanno determinato. Ma se i tempi sono piu’ lunghi, siccome nel provvedimento i prodotti che ci sono, sono quelli della filiera lattiero-casearia, dell’ortofrutta, i prodotti ittici, dobbiamo togliere dall’embargo proprio questi prodotti”.

Questa la presa di posizione del  ministro dell’Agricoltura a Bagheria, nel palermitano, al Consorzio Apo Sicilia, soc’Agricoltura, Teresa Bellanova, schierata per il superamento delle sanzioni alla Russia al fine di sostenere il il settore agroalimentare italiano, penalizzato dalla chiusura dei commerci con Mosca.

“Andrò in Europa – ha sottolineato il ministro – per dire quindi che bisogna togliere le condizioni dell’embargo, ma se ci vorra’ piu’ tempo allora dobbiamo tirare fuori dall’embargo i prodotti dell’agroalimentare”.

Il caso. Bellanova (ministro dell’Agricoltura renziano): “Ridiscutiamo embargo Russia”

Mare Nostrum

fregano Mare Nostrum

L’Algeria, che per atto unilaterale ha deciso nel 2018 di estendere la sua Zona economica esclusiva fino a 12 miglia dalle coste sarde, ha la società per l’energia nazionale, SONATRACH, completamente controllata dal governo. Il Presidente della Repubblica ne ha silurato dopo soli 4 mesi il Ceo, per questioni di corruzione (tangenti da SAIPEM), nominandone uno più vicino ancora alla sua idea di energia nazionale. Un’idea nazionale che comprende appunto lo scippo del Mar Sardo, visto che la Zona economica esclusiva che può arrivare fino a 200 miglia dalla linea base della costa (linea media basse maree) e fino a 350 miglia in alcuni casi, se il paese limitrofo non protesta, significa libertà di sfruttamento degli idrocarburi, oltre che della pesca e delle altre risorse marittime.

Per dire che l’Algeria, ex colonia della Francia, e per molti versi ancora strettamente legata ad essa, si comporta più sovranamente di noi.

L'estensione unilaterale della Zona economica esclusiva dell'Algeria, nel 2018

Tanto più che per la Francia è ancora attuale e valido, con un tratteggiato nero, la zona economica esclusiva derivante dall’accordo di Caen (2015) firmato da Gentiloni/Fabius, mai ratificato dal nostro parlamento ma apparentemente neanche mai abrogato né revocato dai due paesi.

(La cartina sotto è una piantina ufficiale della Repubblica francese che a tutt’oggi  delimita la zona economica esclusiva (ZEE) francese derivante dall’accordo tra i due paesi come se fosse ancora attuale la richiesta di ampliamento della Zee, sebbene l’accordo non sia mai stato ratificato dal parlamento italiano).

Che cosa aspetta l’Italia a richiedere la sua ZEE? Ah già il ministro degli Esteri non “parla” né francese né inglese. E per “parlare” intendo tutta la cultura che esiste dietro l’atto di parlare, negoziare, parlamentare, in un contesto culturale diverso dal proprio, con la fierezza e la consapevolezza di quello che siamo.

Un ministro degli Esteri normale e corretto comincerebbe una fitta negoziazione diplomatica per far cancellare quelle piantine ufficiali e formalmente revocare l’accordo di Caen.

Idem per l’Algeria, farebbe ufficiale richiesta della sua ZEE all’Onu invece di farfugliare timide proteste presso l’ONU.

Ma come se non bastasse, ci sono le trivellazioni della Croazia a qualche km dalle nostre cose orientali. Giusto per capire quanto poco esercitano la legittima sovranità i nostri politici.

Trivellazioni Croazia

Nforcheri 09/02/2020

Riferimenti

Sottobanco: cessione di mare e di risorse (di Nicoletta Forcheri)

Un pezzo di mare alla Francia per regalarle i gamberoni (di Nicoletta Forcheri)

Argentina

Cristina Kirchner: “L’Argentina non restituirà neanche mezzo centesimo al FMI”

La vicepresidente ha detto che l’Argentina non restituirà “neanche mezzo centesimo” di debito al FMI e che uscirà dalla recessione con investimenti statali.

Lo Stato non pagherà il debito contratto dall’ex presidente Macrì con il FMI, finché l’Argentina sarà in recessione e il governo uscirà dalla crisi economica attraverso un piano di investimenti nazionali. Lo ha annunciato il vicepresidente Cristina Fernandez de Kirchner a l’Havana, alla Fiera del Libro di Cuba, alla presenza del presidente cubano Miguel Diaz Canel.

“Non possiamo pagare se non possiamo crescere e non possiamo crescere senza investimenti dello Stato. Non si esce da una recessione tagliando le spese dello Stato. Lo Stato è sempre il principale investitore. Se c’è la recessione nessuno pagherà neanche mezzo centesimo e si esce dalla recessione con un grosso investimento dello Stato”, ha dichiarato la leader peronista.

L’Argentina ha un debito complessivo di oltre $100 miliardi, per cui aveva chiesto la ristrutturazione nel settembre 2019. La Kirchener ha definito “illegale” il prestito e ha accennato alla necessità di indagare su come sia avvenuto il processo di indebitamento.
Una missione tecnica del FMI arriverà la prossima settimana a Buenos Aires per discutere delle obbligazioni dovute al fondo. La Kirchner potrebbe chiedere un sostanziale taglio del debito contratto con il FMI, che ammonta a 57,4 miliardi.

L’Argentina è entrata in una profonda crisi economica durante gli anni della presidenza di Mauricio Macrì. Nel settembre 2018 l’ex presidente ha contratto debiti con il FMI per oltre $57 miliardi, battendo un record storico. In quell’occasione, infatti, Christine Lagarde, allora direttore generale del fondo, ebbe a dire: “L’accordo con l’Argentina è il maggiore mai siglato dal Fmi”.

https://it.sputniknews.com/mondo/202002098701056-cristina-kirchner-largentina-non-restituira-neanche-mezzo-centesimo-al-fmi/?fbclid=IwAR3vSH46ehbuvDzrRpupcRDvfsXy59hLWi8cAbQ8gX_iHoUsHRLQddNJe5IA

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