La formazione del Grande Libano consiste nel tracciare, nel territorio del caduto Impero Ottomano, un confine che separa uno stato siriano da un altro libanese annesso alla vecchia moutassarifiya (collegio elettorale autogestito nell’impero ottomano) del Monte Libano, Beirut, le regioni di Tripoli, Akkar, Hermel e Bekaa, così come Rachaya, Hasbaya e il Libano meridionale. Questa rotta era stata voluta dal patriarcato maronita preoccupato per la “viabilità” del futuro Stato libanese, che non poteva essere assicurata senza le risorse agricole dei territori così annessi.
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Così in Libano, dal 17 ottobre 2019, una potente mobilitazione popolare mira a porre fine al confessionalismo politico messo in atto con l’aiuto della Francia per garantire la sostenibilità della salvaguardia i suoi interessi.
Prima di sbarcare a Beirut per la seconda volta in un mese, il signor Macron ha preso perniciosamente la precauzione di inviare la sua “road map” ai leader libanesi con la sua paga per, presumibilmente, dare al paese un’ultima possibilità. prima che affondi.
Come previsto, manca di fantasia e audacia. Ci vogliono solo le direttive del Fondo monetario internazionale. Privatizzazione eccessiva di tutti i settori chiave dell’economia, a cominciare dall’elettricità, accompagnata dalla ristrutturazione del debito. Il tutto basato su riforme pseudo politiche che garantiscono la sostenibilità di una condivisione del potere tra i leader delle diverse comunità confessionali, rinnovando così un sistema centenario e fonte di tutte le crisi che regolarmente scuotono il Paese.
https://www.controinformazione.info/il-significato-del-ritorno-di-macron-in-libano/