Ad oggi in Serbia sono state vaccinate contro il Covid-19 256mila persone. Il ministro della Salute Zlatibor Lončar ha dichiarato che la Serbia al momento dispone di 600mila dosi di vaccino. Il ministero ha deciso che a partire da martedì 26 gennaio presso tutti i punti di somministrazione dei vaccini anti Covid-19 potranno essere vaccinati solo i cittadini che si sono registrati sul portale della pubblica amministrazione e che hanno ricevuto una comunicazione con la data fissata per la vaccinazione.
“Per quanto riguarda la Serbia, so che siamo più avanti rispetto alla maggior parte dei paesi dell’Unione europea”, ha dichiarato la premier Ana Brnabić, facendo il punto sull’andamento della campagna vaccinale in Serbia.
Il presidente Aleksandar Vučić si è invece detto preoccupato riguardo all’acquisto dei vaccini anti Covid-19, affermando che si tratta di “un compito tremendo” e che oggi è più difficile procurarsi vaccini che armi nucleari.
“Se continuiamo a somministrare i vaccini con questo ritmo, tra 7-8 giorni finiremo le dosi che abbiamo in carico, soprattutto considerando che cresce il numero di cittadini che vogliono vaccinarsi, e noi dobbiamo garantire la somministrazione della seconda dose”, ha affermato Vučić.
Il presidente ha inoltre precisato che al momento la Serbia è al quarto posto in Europa per tasso di vaccinazioni – preceduta da Gran Bretagna, Malta e Danimarca – e al nono posto a livello mondiale, aggiungendo che in Montenegro, Macedonia del Nord, Bosnia Erzegovina e Kosovo la campagna vaccinale non è nemmeno iniziata.
Secondo Sandra Petrušić, giornalista del settimanale NIN, quell’affermazione di Vučić è puro populismo perché, a suo avviso, al presidente serbo non importa il numero di vaccini somministrati ma che qualunque cosa la leadership al potere faccia venga rappresentata come un successo.
“Se il presidente dice che abbiamo [i vaccini] ancora per una settimana, vuole dire che ne abbiamo per altre tre settimane. Lui non si permetterebbe mai di affermare che potremmo rimanere a corto di vaccini se non fosse sicuro di poter presentarsi in un certo momento come salvatore del paese”, afferma Sandra Petrušić.
È chiaro che in Serbia la campagna vaccinale si svolge tra realtà e propaganda. Il ruolo principale è interpretato, ovviamente, dal presidente Vučić senza il cui impegno – come spesso sottolineano i suoi collaboratori – la Serbia non sarebbe riuscita a procurarsi così tanti vaccini. Ecco perché in Serbia in questi giorni si sente spesso dire – è uno scherzo ma non del tutto slegato dalla realtà – che ai cittadini viene somministrato “il vaccino di Vučić”.
Quali vaccini?
Ad ogni modo, il primo vaccino ad arrivare in Serbia è stato quello di Pfizer: il primo carico, con 4875 dosi, è giunto il 22 dicembre 2020. Poi lo scorso 4 gennaio è arrivato un altro carico, con 18.500 dosi, e lo scorso 12 gennaio un terzo carico, con 19.500 dosi. I rappresentanti dell’azienda Pfizer in Serbia hanno inizialmente annunciato che ogni settimana sarebbe arrivato un carico con 15-20mila dosi, ma poco dopo l’azienda ha reso noto che smetterà di distribuire il vaccino finché non aumenterà la capacità produttiva, un annuncio che ha causato un vero e proprio caos nell’UE, che conta soprattutto sul vaccino Pfizer.
Contemporaneamente al vaccino Pfizer, in Serbia è arrivato anche un carico, con 2400 dosi, del vaccino russo Sputnik V. Lo scorso 19 gennaio il presidente Vučić ha annunciato l’arrivo di altre 250mila dosi dalla Russia, affermando inoltre che la Serbia avrebbe firmato un accordo con l’azienda AstraZeneca per una fornitura di vaccini.
Tuttavia, alcuni giorni dopo Vučić ha spiegato che, a causa di alcuni problemi legati alla produzione del vaccino in Russia, il primo carico dello Sputnik V arriverà in Serbia con almeno una settimana di ritardo.
Così la campagna vaccinale in Serbia prosegue esclusivamente grazie al vaccino cinese Sinopharm. Il primo carico di questo vaccino, con un milione di dosi, è arrivato in Serbia lo scorso 16 gennaio. Non si sa quando verranno esaurite queste dosi né se, una volta finite, arriverà un nuovo carico del vaccino cinese o di quello russo, né tanto meno si sa se l’azienda Pfizer deciderà di avviare una produzione più massiccia del vaccino.
Martedì 26 gennaio alcuni media hanno riportato la notizia che in Serbia sarebbe arrivato un carico con 11mila dosi del vaccino Pfizer.
Questa notizia, pur essendo positiva, è in perfetta sintonia con il clima di confusione generale che regna nel paese. È stato il presidente Vučić ad annunciare l’arrivo di un nuovo carico del vaccino Pfizer, definendolo una sorpresa positiva.
Si può scegliere il vaccino?
Nel frattempo, si è aperta una polemica sul diritto dei cittadini di scegliere a quale vaccino sottoporsi e sulle informazioni fornite ai cittadini sui benefici e su eventuali effetti collaterali del vaccino Pfizer e di quello Sinopharm.
Sofija Mandić del Centro di ricerche giuridiche mette in guardia dal fatto che sul sito ufficiale dell’Agenzia serba del farmaco c’è scritto che l’Agenzia ha approvato solo il vaccino Pfizer, rilasciando due autorizzazioni, un’autorizzazione provvisoria e una della durata di 12 mesi, mentre non vi è alcuna informazione sul vaccino cinese e quello russo. Sottolineando di non essere contro i vaccini, Mandić ha affermato che il problema sta nel fatto che nel corso dell’ultimo anno siamo stati “bombardati da notizie distorte e da bugie” perciò sarebbe opportuno se qualcuno dicesse ai cittadini: “Dovete scegliere tra due rischi”.
“Quello che mi dà fastidio è il fatto che le autorità hanno cercato di convincerci che stavamo scegliendo tra la malattia e un vaccino, cioè un farmaco assolutamente sicuro, ma mi sembra che le cose non siano così semplici”, ha affermato Mandić.
Miloš Marković, professore associato di immunologia presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Belgrado, ha dichiarato di aver deciso di sottoporsi al vaccino Pfizer per un solo motivo.
“Non tutti i vaccini prodotti sono disponibili [in Serbia], e tra quelli disponibili io personalmente raccomando quello su cui è stato fornito il maggior numero di informazioni, in questo caso il vaccino Pfizer che è stato autorizzato sia dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA) che dall’Agenzia per gli alimenti e i medicinali degli Stati Uniti (FDA), e questo perché tutte, o la maggior parte delle informazioni sul vaccino sono state rese pubbliche”, ha spiegato Marković, sottolineando l’importanza del cosiddetto “consenso informato”.
Anche Anđelija Malenović, professoressa presso la Facoltà di Farmacia di Belgrado, è dello stesso parere. Malenović ha affermato che i cittadini dovrebbero vaccinarsi ma, prima di tutto, dovrebbero esigere che vengano loro fornite tutte le informazioni pertinenti per poter scegliere a quale vaccino sottoporsi. Stando alle sue parole, tutte le informazioni false che circolano sui social network sono pericolose perché incutono timore nei cittadini.
Malenović ha spiegato inoltre che in Serbia il vaccino Pfizer è stato registrato sotto due nomi diversi, ma si tratta dello stesso vaccino, ed è avviata la procedura di autorizzazione sia del vaccino russo che di quello cinese, una procedura che dura un mese e – come ha affermato Malenović – richiede uno sforzo sovrumano da parte dei dipendenti dell’Agenzia del farmaco.
“Al momento sia il vaccino Sputnik che quello Sinopharm arrivano in Serbia grazie a un’autorizzazione per importazione di medicinali, che però non coincide con l’autorizzazione alla distribuzione di medicinali. Questa non è una novità. La legge sui medicinali definisce le condizioni che consentono di importare i medicinali non registrati nel paese. A volte non è possibile registrare un farmaco perché il numero di pazienti che ne hanno bisogno e la quantità importata è irrisoria, ma ciononostante il farmaco, come tutta la documentazione richiesta, può essere importato”, ha spiegato Malenović, aggiungendo che per il carico di 100mila dosi del vaccino cinese è stata rilasciata un’autorizzazione per importazione, in attesa che il vaccino venga autorizzato.
Maja Stanojević, virologa, professoressa presso la Facoltà di Medicina di Belgrado e consulente presso l’Organizzazione mondiale della sanità ha spiegato che “in questo momento, nella letteratura scientifica il maggior numero di informazioni accertate sulle caratteristiche dei vaccini [anti Covid-19] riguardano il vaccino Pfizer. Mentre per quanto riguarda il vaccino Sputnik e quello Sinopharm la maggior parte delle informazioni disponibili sono state fornite dai produttori, e non si possono trovare nelle riviste scientifiche”. Stando alle sue parole, insistere sulla possibilità di scegliere a quale vaccino sottoporsi non è una buona strategia, perché quando una persona si ammala e va dal dottore, è il dottore a prescrivere un farmaco, non è il paziente a sceglierlo.
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