Dal nuovo governo Draghi, al centro del dibattito c’è l’istituzione del Ministero per la Transizione Ecologica. Di cosa si tratta?
In realtà non si tratta di una vera e propria istituzione, visto che esiste già un ente simile, il Dipartimento per la transizione ecologica e gli investimenti verdi (DITEI) (https://www.minambiente.it/pagina/dipartimento-la-transizione-ecologica-e-gli-investimenti-verdi-ditei), quanto piuttosto di una riorganizzazione.
Il nuovo ministero, se le modifiche verranno implementate, comprenderà le funzioni del vecchio Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare guidato da Sergio Costa, più alcune funzioni del Ministero dello Sviluppo Economico.
Quanto dipenda dalla compravendita dei Ministeri tipica nelle occasioni di formazione di un nuovo governo e dalla relativa spartizione del bottino (i soldi del Recovery Plane NextGeneration EU) e quanto da un reale desiderio di cambiamento non è dato saperlo, qualche considerazione è bene farla. L’enorme afflusso di denaro può sicuramente portare vantaggi per una maggiore tutela dell’ecosistema, la sensazione che emerge, tuttavia, è una sorta di mercificazione dell’ambiente.
Sembra che la prospettiva dalla quale l’ambiente viene guardato sarà attraverso le lenti opache dell’Economia, quando molte politiche per preservare la biodiversità e il verde italiano non richiederebbero esborso alcuno di denaro.
Al contrario, è proprio fermando l’afflusso di denaro in alcuni settori che ha portato alla deforestazione e cementificazione selvaggia che si possono ottenere i migliori risultati.
Un approccio che sembra ancorato al modello di sviluppo e crescita e non a un progetto di vera ripianificazione.

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