Erdogan

Attenzione: il «dittatore» Erdogan è di nuovo tra noi. E grazie a una Angela Merkel attenta solo agli interessi tedeschi minaccia di regolare i conti con un SuperMario convinto, fino a ieri, di strappare all’Europa qualche impegno sui migranti. Invece nisba. Assente e lontano il «gendarme» americano e complici le paure tedesche, la Turchia di Recep Tayyp Erdogan punta a diventare l’arbitro incontrastato dei flussi migratori. Un ruolo che gli consentirebbe, con nostro grande scorno, di mettere in campo il consueto mix di minacce e ricatti anche su quella rotta del Mediterraneo Centrale che s’allunga dalla Libia alle coste siciliane. Per comprendere il perché di questo pericoloso ritorno in gioco di Erdogan bisogna guardare non solo al Consiglio europeo di ieri, ma anche alla Conferenza di Berlino di mercoledì. Una Conferenza durante la quale non si sono risolti né i problemi riguardanti il ritiro delle truppe mercenarie pagate da Ankara e Mosca, né quelli legati allo svolgimento delle elezioni libiche previste, sulla carta, per il prossimo dicembre. In questo vuoto pneumatico ha così preso corpo l’idea di estendere anche alla Libia gli accordi per il controllo dei flussi di migranti sulla rotta balcanica stretti con il «dittatore» nel 2016 e appena rinnovati dall’Unione europea su sollecitazione di Berlino. All’origine del rinnovo del ricatto impostoci nel 2016 quando – sempre su input tedesco – l’Europa promise al Sultano 6 miliardi di euro per chiudere il rubinetto dei migranti c’è l’incognita Afghanistan. Terrorizzata dall’arrivo sulla rotta balcanica di centinaia di migliaia di afghani in fuga da un paese pronto a ricadere in mani talebane dopo il ritiro americano la Germania ha appena promesso a Erdogan un nuovo balzello europeo. Un balzello da tre miliardi e mezzo di euro negoziato da Berlino, ma pagato, anche stavolta, con i fondi di tutti i 27. Mario Draghi, comprendendo i timori della Cancelliera e di una Cdu che minaccia il ridimensionamento alle elezioni del prossimo settembre, aveva fin qui accettato di far buon viso a cattivo gioco. E così durante il summit con la Merkel di lunedì scorso a Berlino aveva detto sì al nuovo assegno da 3 miliardi e mezzo a favore del «dittatore». In cambio però s’aspettava una minima disponibilità tedesca a rilanciare il tema dei ricollocamenti e dei rimpatri. Invece oltre al nulla è arrivata l’ennesima tegola, ovvero l’insana idea, materializzatasi alla Conferenza di Berlino, di pagare Erdogan per controllare anche le partenze dalle coste di Tripoli. L‘integrale dell’essenziale articolo di Micalessin qui:https://www.ilgiornale.it/news/politica/altri-miliardi-erdogan-padrone-delle-rotte-cos-sottrarr-1957416.html

L’articolo Altri miliardi a Erdogan, padrone delle rotte. Così sottrarrà all’Italia il controllo sulla Libia proviene da Blondet & Friends.

Impero Americano

Il Summit ha dichiarato aperto un «nuovo capitolo» nella storia della Alleanza, basato sull’agenda «Nato 2030». Viene rafforzato il «legame transatlantico» tra Stati uniti ed Europa su tutti i piani – politico, militare, economico, tecnologico, spaziale ed altri – con una strategia che spazia su scala globale, dal Nord e Sud America all’Europa, dall’Asia all’Africa In tale quadro gli Usa schiereranno tra non molto in Europa contro la Russia e in Asia contro la Cina nuove bombe nucleari e nuovi missili nucleari a medio raggio.

Da qui la decisione del Summit di accrescere ulteriormente la spesa militare: gli Stati uniti, la cui spesa ammonta a quasi il 70% di quella complessiva dei 30 paesi della Nato, spingono gli Alleati europei ad accrescerla. L’Italia, dal 2015, ha aumentato la sua spesa annua di 10 miliardi, portandola nel 2021 (secondo i dati Nato) a circa 30 miliardi di dollari, la quinta in ordine di grandezza fra i 30 paesi Nato, ma il livello che deve raggiungere supera i 40 miliardi di dollari annui.

Viene allo stesso tempo rafforzato il ruolo del Consiglio Nord Atlantico, l’organo politico dell’Alleanza che, secondo le norme Nato, decide non a maggioranza ma sempre «all’unanimità e di comune accordo», ossia d’accordo con quanto deciso a Washington. Ciò comporta un ulteriore indebolimento dei parlamenti europei, in particolare di quello italiano, già oggi privati di reali poteri decisionali su politica estera e militare dato che 21 dei 27 paesi della Ue appartengono alla Nato.

Non tutti i paesi europei sono però sullo stesso piano: Gran Bretagna, Francia e Germania trattano con gli Stati uniti in base ai propri interessi, mentre l’Italia si accoda alle decisioni di Washington contro i suoi stessi interessi.

Manlio Dinucci

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/l-impero-americano-d-occidente-schiera-le-truppe-per-la-battaglia

Rivincita del treno

E’ stata pertanto creata nel 2008 una joint venture comprendente Deutsche BahnKasachstan Temir ScholyChina Railway Corporation e Russian Railways Company, che ha reso possibile percorrere la tratta ferroviaria tra la Cina e la Germania, attraverso il territorio russo, in soli diciotto giorni (cfr. la cartina allegata).

La soluzione ferroviaria presenta numerosi vantaggi rispetto al trasporto aereo e marittimo: il treno è, infatti, due volte meno caro dell’aereo e due volte più veloce della nave. Si tratta, pertanto di una soluzione assai vantaggiosa.


[1] Nelly Didelot, Entre la Chine et l’Europe, le fret mène grand train, Libération, 10 febbraio 2021

[2] Ibid.

Interconnessioni ferroviarie tra Cina ed Europa

Traversata nel deserto e partenza

Inizialmente la domanda di mercato è stata scarsa, cosicchè i convogli non avevano una cadenza regolare e i treni effettuavano spesso il viaggio di ritorno a vuoto. Inoltre, per far fronte alle rigide temperature degli inverni continentali, si è resa necessaria l’installazione di impianti di riscaldamento in grado di proteggere gli schermi dei prodotti elettronici, generando costi aggiuntivi. Ma i protagonisti dell’impresa hanno perseverato fin quando, dal 2011, i loro sforzi hanno cominciato a dare frutti. Nel gennaio del 2017, una notiziola confidenziale ha attratto l’attenzione degli esperti: un lungo treno pieno di merci, proveniente da Yiwu (città-contea della provincia dello Zhejiang) era giunto a Londra, nella stazione di Barking, dopo soli 16 giorni di viaggio. Il tunnel della Manica consente a Londra, la capitale affacciata sul mare, di essere un terminal del trasporto ferroviario euroasiatico.

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/l-esplosivo-sviluppo-del-trasporto-merci-ferroviario-euroasiatico-e-le-sue-conseguenze-economiche-e-geopolitichedi

Siria

l 27 maggio è accaduto qualcosa di straordinario con la rielezione di Assad: la vittoria di un popolo contro un nemico brutale che ha messo in piedi contro di lui una guerra ibrida durata 10 anni, ma ha messo in luce anche la non credibilità dell’occidente e la totale irrilevanza della sua informazione: tutto ciò che è stato scritto, fatto, ordito, mentito, ammazzato ha solo inciso sulle opinioni pubbliche occidentali e non di certo sui Siriani che ovviamente non hanno nemmeno per un momento creduto a tutto il cinema occidentale mentre invece sono diventati sempre più coscienti del cinismo dei nemici.  Non dimentichiamo che nel 2012, il falco della guerra Hillary Clinton disse al mondo che “i giorni di Assad sono contati”, Clinton ha anche sostenuto una No Fly Zone in Siria nel 2015, pur ammettendo che tali misure avrebbero provocato un maggiore spargimento di sangue e “avrebbero ucciso molti siriani”. Il mantra ” Assad se ne deve andare ” è stato stracciato dal popolo siriano, mentre molti dei leader occidentali che hanno partecipato alla guerra sporca contro la Siria sono caduti nel dimenticatoio Assad rimane, forse più popolare che mai.

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