Green pass

L’orrido ultimo DL dispone che i “colori” che saranno assegnati alle Regioni, dipenderanno dalle percentuali di ricoveri ospedalieri, di terapie intensive occupate o di aumento dei contagi includendo fraudolentemente anche gli asintomatici che non sono malati, e nonostante gli esiti farlocchi di tamponi studiati alla bisogna.
Si tratta di percentuali che talvolta vengono raggiunte per la semplice influenza invernale.
Ci saranno altri morti da “Tachipirina e vigile attesa” o causati dai sieri genici che non sono vaccini.
Dei morti nulla importa al governo purché la sceneggiata continui per la totale distruzione economica, sociale e sanitaria della Nazione.
Io credo che chiunque, anche di scarsa intelligenza, dovrebbe capire.
Ho vissuto un momento in cui lo Stato si preoccupava del Popolo. Ricordo che ci fu un “momento” in cui il Popolo era lo Stato. Ognuno era lo Stato. Non era lo Stato a rappresentare i cittadini ma erano questi a rappresentare lo Stato: erano lo Stato.
Oggi quello che chiamiamo “Stato” non è uno Stato.
Lo “Stato” oggi è il nostro nemico.

Augusto Sinagra

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/la-spectre

Fonte: Il giornale del Ribelle

Parliamoci chiaro e tondo, senza arzigogoli o citazioni e veniamo subito al sodo: dal 6 agosto in Italia sarà presente una forma di apartheid. In Rhodesia e Sudafrica qualche decennio fa era un regime di discriminazione su base etnico-razziale, in Italia e in Francia oggi (seguiranno gli altri Paesi UE, anche la Germania della Merkel che dice “no” al momento a scopi elettorali e questo dice tutto…) è su base vaccinale. Divide et impera, nihil novi sub sole potremmo dire, eppure no, non la liquidiamo così con due parole e mezze frasi fatte. Un regime di apartheid significa sostanzialmente la società divisa e separata in due o più livelli, la differenza rispetto a Sudafrica e Rhodesia è che in quei paesi era orizzontale -bianchi da una parte, neri dall’ altra, asiatici e meticci idem- mentre da noi sarà più dolorosa, perché trasversale: non saranno gruppi etnici a dividersi, ma le basi della società stessa quali nuclei familiari e compagnie di amici: ecco, il barista con cui scherzavamo che su un fronte o l’ altro diventerà ostile, il collega di lavoro che nega la parola, il barbiere di fiducia che guarda con sospetto…e ahimè fratelli e sorelle, zii e nipoti prima uniti e ora divisi da muri invisibili…


Fonte: Andrea Zhok

Ieri ho assistito in diretta ad un grande classico dei nostri tempi: la costruzione mediatica in diretta del nemico come ‘subumano’.
A fronte delle svariate proteste contro il Green Pass che si sono svolte in Italia, al telegiornale (La7, Sky, Tg3) i protestatari sono stati tratteggiati come “Assembramento di No Vax, No Mask e vari gruppi negazionisti, accomunati da un sordo rancore verso la scienza”. Un’appropriata selezione delle scene più imbarazzanti e delle interviste più sconclusionate ha perfezionato la confezione mediatica del ‘villain’.


Fonte: Federico Leo Renzi

Oggi il quotidiano “La Repubblica” scrive un articolo assai interessante: i no vax si riducono dal 14% al 5%, grazie alla crescita della fiducia nella scienza e nei vaccini. La Repubblica finge di non sapere che non è cresciuta minimamente la fede in nulla, ma i più si sono convinti a vaccinarsi per evitare la morte sociale (ed economica) inevitabile se non si ottiene il Green Pass.
La Repubblica ha il pregio di svelarci indirettamente qual è il pensiero dell’esecutivo a guida Draghi: per l’esecutivo non esiste una collettività che discute, prende decisione concertate, media sulle norme del vivere comune, ma un aggregato di interessi economici e ideologici che impone la sua visione a tutti, senza alcuna discussione possibile.
L’esecutivo Draghi nell’imporsi però segue un metodo diverso da quello utilizzato dagli stati etici o dai regimi totalitari: non obbliga nessuno a vaccinarsi né ad avere il green pass, non assumendosi quindi il peso sociale ed economico delle proprie scelte autoritarie, utilizzando l’escamotage del lasciare all’individuo la libera scelta di vaccinarsi o meno.
Quindi è vero che la scelta di vaccinarsi dopo il Green Pass rimane facoltativa? Teoricamente sì, praticamente no. Teoricamente sì perché nessun membro delle forze dell’ordine ti sfonda la porta di casa per trascinarti in un hub vaccinale, praticamente no perché senza Green Pass non si accede ad alcun luogo pubblico (dal bar al cinema), a breve non si potranno più utilizzare i mezzi pubblici, ed è già in uso presso le aziende l’avere il Green Pass per essere assunti o non essere licenziati (guarda caso la norma è stata approvata subito dopo lo sblocco licenziamenti).
Difatto il Green Pass è stato ideato, pensato ed applicato come una forma di coercizione verso i non vaccinati. Il noto virologo Burioni ha colto perfettamente lo spirito della norma in un tweet: chi non si vaccinerà sarà costretto a rimane in casa come un topo o un deliquente condannato agli arresti domiciliari.

Macron le con

Il cosiddetto green pass è qualcosa di veramente abominevole, sia per la sua totale inutilità, sia per la garrota che mette al collo delle libertà più elementari e non ultimo per il suo nome, ovviamente nella lingua ufficiale e autorizzata della menzogna, che non centra niente con un permesso vaccinale, ma come ogni cosa nella cattività contemporanea, allude ad altro, cerca di sfuggire alle proprie responsabilità. E ci avrei giurato che proprio l’impiegatuccio dei Rothschild, ovvero Macron sarebbe stato il primo a saltare il fosso e a proporre la segregazione dei non vaccinati dai locali pubblici ad onta del fatto che siano proprio i vaccinati i maggiori diffusori del morto che infuria sui media e non nel mondo reale. Certo ha sfidato i francesi che infatti stanno dimostrando nelle piazze, ma a lui importa pochissimo: come presidente e come politico è già bruciato e l’unica soluzione per lui di rimanere a galla è mostrarsi quanto più ligio possibile ai poteri che lo hanno creato dal nulla o forse biblicamente dal fango e ne hanno accuratamente orchestrato l’elezione.

leggi tutto su https://ilsimplicissimus2.com/2021/07/18/macron-con-153103/

Dieci anni dopo

Oggi ancora meglio si capisce che l’intento era quello di cancellare la presenza di uno Stato africano, che, a detta della stessa Banca Mondiale, aveva consolidato  «alti livelli di crescita economica», con un aumento del pil del 7,5% annuo, e che registrava «alti traguardi di sviluppo umano tra cui l’accesso universale all’istruzione primaria e secondaria e, per oltre il 40%, a quella universitaria», dove il tenore medio di vita era superiore a quello degli altri paesi africani, dove due milioni di immigrati africano avevano trovato lavoro  e dove la bilancia commerciale era in attivo di 27 miliardi di dollari annui, permettendo allo Stato di investire all’estero circa 150 miliardi di dollari anche grazie alla creazione di  tre organismi finanziari: il Fondo monetario africano, con sede a Yaoundé (Camerun); la Banca centrale africana, con sede ad Abuja (Nigeria); la Banca africana di investimento, con sede a Tripoli, intesi a concorrere a un mercato comune e una moneta unica dell’Africa.

Ci sono stati tempi nei quali si pensava che la cattiva coscienza coloniale dell’Occidente avrebbe messo in moto un processo di “riabilitazione” e risarcimento.

È che la vogliono così l’Africa, umiliata, sfruttata, ricattata, intimorita e disperata. Proprio come vogliono noi, contando sul fatto che quando c’è la necessità non c’è liberta e neppure reazione.

estratto da https://ilsimplicissimus2.com/2021/07/16/153065/

La Slovenia rappresenta l’Europa centrale, Bruxelles l’ovest

Quasi esattamente 30 anni fa, la Slovenia è diventata uno stato indipendente. Il 25 giugno 1991, quella che allora era una repubblica lasciò la Jugoslavia socialista, che stava per crollare. La guerra di dieci giorni innescata dall’attacco dell’esercito jugoslavo fu relativamente mite. La Slovenia indipendente può vantare una storia di successo. La democrazia parlamentare e l’economia di mercato presero piede. Nel 2004 ha aderito alla NATO e all’UE. Nel 2007 ha rilevato l’euro e nello stesso anno è entrata a far parte dell’area Schengen. Nel 2008 ha assunto la presidenza di turno del Consiglio dell’UE. Dal 1° luglio la Slovenia presiederà per la seconda volta per sei mesi i Consigli dell’UE.

Il governo di Jansa ha un’amicizia politica con il primo ministro ungherese Viktor Orban. Il nazionalconservatore ungherese è impegnato nell’instaurazione di una “democrazia illiberale” e ha al suo fianco la Polonia soprattutto all’interno dell’UE. Gli uomini d’affari legati a Orban forniscono finanziamenti e competenze ai media di Jansa. Le società ungheresi vicine al governo acquistano banche, catene di distributori di benzina e hotel termali in Slovenia.

“La Presidenza del Consiglio slovena svolgerà un ruolo responsabile nel raggiungimento di una comprensione comune di come rafforzare lo stato di diritto nell’UE”, ha affermato il mese scorso il segretario di Stato sloveno Gasper Dovzan in una conferenza in Portogallo. Nel fare ciò, però, si dovrebbe tenere conto delle diverse tradizioni e condizioni nei singoli Stati membri dell’UE: non ci sarebbe un unico percorso valido verso il futuro tracciato dalla Commissione.

“I media internazionali”, ha detto Dovzan, avevano screditato la Slovenia da quando la destra aveva governato il paese. Non fa altro che riparare l’erosione percepita dello stato di diritto da parte dei precedenti governi di sinistra e di sinistra. Lo stesso Jansa descrive i politici della sinistra e del campo liberale, insieme a persone dei media, giudici indipendenti, intellettuali critici e attivisti civili, come membri o cortigiani dell’”élite comunista” di un tempo.

Nell’ambito della lotta contro il corona, il governo di Lubiana ha revocato la libertà di riunione. La polizia ha multato i manifestanti. L’ufficio stampa del governo trattiene i fondi pubblici dall’agenzia di stampa STA a cui ha legalmente diritto. Allo stesso tempo, richiede l’ispezione dei documenti dell’agenzia, che non è coperta dalla legge. Jansa sta anche bloccando l’invio di due pubblici ministeri sloveni alla nuova Procura europea. Attacca i giornalisti su Twitter con un linguaggio volgare. È stato anche l’unico capo di governo a congratularsi con Donald Trump per la sua “vittoria elettorale” dopo essere stato destituito.

È interessante notare che la profonda frattura tra Lubiana e Bruxelles si basa esclusivamente su idee diverse nella politica interna e sociale. In termini di politica estera, di sicurezza ed economica, lo Stato balcanico persegue sostanzialmente gli stessi obiettivi degli altri Stati dell’UE.

Infine, la Commissione di Bruxelles e la Presidenza slovena del Consiglio riuniranno rappresentanti di due diverse regioni politiche in Europa. La Slovenia rappresenta l’Europa centrale conservatrice nazionale – composta dagli stati Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Slovacchia e persino Slovenia – mentre la politica della Commissione UE a Bruxelles segue le idee più liberali di sinistra degli strati urbani ricchi dell’Europa occidentale. In quest’area di tensione, è probabile che nei prossimi mesi si svilupperanno ulteriori controversie.

L’articolo Bruxelles e la Slovenia sono già in rotta di collisione proviene da Blondet & Friends.

Afghanistan

Considerando che l’Impero e la NATO – in questo caso la Turchia – non se ne andranno davvero, una possibilità futura potrebbe essere un’iniziativa della SCO, alleata con i Talebani (l’Afghanistan è anche un osservatore SCO), per mettere in sicurezza la nazione alle condizioni volute dai Talebani e concentrarsi sui progetti di sviluppo del CPEC. Ma è il primo passo che sembra essere il più difficile: come formare un vero, solido, governo di coalizione nazionale a Kabul.

La storia insegna che Washington voleva che l’Afghanistan diventasse il Vietnam dell’URSS; alcuni decenni dopo, si è ritrovata con un proprio, secondo Vietnam, ripetuto, ovviamente, come farsa. Si sta velocemente avvicinando una Saigon 2.0 e un’altra fase del Nuovo Grande Gioco eurasiatico è in pieno svolgimento, proprio davanti ai nostri occhi.

Fonte:asiatimes.com
Link: https://asiatimes.com/2021/07/a-saigon-moment-in-the-hindu-kush/
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

Manovre

mar Baltico

Questo significa che le unità navali della NATO si propongono di violare in qualsiasi occasione la acque territoriali della Russia e questo potrà portare a conseguenze molto gravi, come ha sottolineato il viceministro russo Serguei Rabkov, secondo il quale la Russia potrà attaccare le navi che violeranno i suoi confini e le azioni imprudenti della NATO potranno portare allo scoppio di un conflitto.
Non per caso la marina Russa ha annunciato di aver cambiato la procedura, nella ipotesi di violazione delle acque territoriali, e si riserva di aprire il fuoco sulle navi che violeranno i confini della Crimea, dopo solo 2 colpi di avvertimento, con possibilità di affondare le unità navali ostili.
Le autorità russe consigliano Londra di non abusare della pazienza della Russia perchè la risposta ad ulteriori provocazioni sarà molto dura. I russi hanno chiaramente compreso che le provocazioni sono dirette anche a testare la reazione russa e queste azioni si prevede che potranno accadere non solo nel Mar Nero ma anche nel Mar Baltico.
A questo proposito i russi hanno inviato ultimamente nel mar Baltico un sottomarino nucleare armato con circa 100 missili per fronteggiare qualsiasi tentativo di sconfinamento della NATO.

Quando c’erano i socialisti

In un editoriale de L’Avanti, il 30 giugno 1949 {Sandro Pertini] scrisse: “Ormai a tutti è noto che l’Unione Europea (ovviamente Unione Europea Occidentale, nata nel 1948, e non l’UE odierna)  e gli organismi derivanti dal Piano Marshall non sono l’espressione spontanea della volontà e delle esigenze dei popoli europei, bensì sono stati artificiosamente creati con lo scopo politico di fare d’un gruppo di nazioni europee uno schieramento in funzione antisovietica, e con lo scopo economico di fare dell’Europa Occidentale un campo di sfruttamento della finanza americana”.

https://ilsimplicissimus2.com/2021/07/09/troppo-azzurro-wembley-152850

Popoli superflui

Per “loro” noi siamo fenomeni da baraccone. Per “loro”, che detengono il potere e decidono le sorti dei popoli. La classe politica e dirigente che nel secondo dopoguerra era “figlia” della fame, della dittatura, della guerra, del popolo non esiste più. Ora abbiamo degli dèi calati in terra che si prendono cura, più o meno, del loro “bestiame”. “Bestiame” che produce frutti e divertimento per gli dèi.

-“Inginocchiatevi”

-“Vaccinatevi”

-“Guai a pensare! Pensiamo noi per voi”

-“Lavorate, se avete un lavoro”

-“Se non avete un lavoro la colpa è vostra. Ed è questo che vi siete meritati”

-“REINVENTATEVI”

-“Siate inclusivi, empatici e resilienti”

-“Questo è il mondo migliore che potete avere. Ma lo stiamo migliorando. La svolta green è alle porte”*

Spero di vivere abbastanza a lungo da vedere la prima scintilla che porterà alla liberazione dei Popoli da questo incubo travestito da finte libertà.

*La svolta green non è altro che un nuovo trasferimento di ricchezze dal basso verso l’alto.

di CLAUDIO ORSINI (RI Pescara)

La nostra vocazione

Fonte: Il Cambiamento

Nel seguire l’impossibile coesistenza di un sistema della crescita infinita in un pianeta dalle risorse finite, l’Italia ha stravolto la sua natura e vocazione. Scimmiottando i paesi anglosassoni si è pensato di competere sul piano della potenza industriale. Una gara che ci ha visto sempre rincorrere affannosamente anche per la mancanza di risorse interne di fonti fossili e ora per l’impossibilità di uscire economicamente vincitori da una competizione con paesi come la Cina.

Inoltre una industrializzazione senza freni e scrupoli, ha il non indifferente contraccolpo della distruzione ambientale, quindi delle nostre risorse e ricchezze. L’Italia infatti è storicamente un paese a vocazione agricola e artigianale. La capacità di produrre con la nostra inventiva e le nostre mani si riflette anche nelle bellezze artistiche che ci sono sulla penisola in una innumerevole quantità.

Non è certo un caso che l’Italia sia meta turistica ambita anche per le sue realizzazioni create da persone di una capacità artigianale eccezionale che erano lo specchio di una conoscenza diffusa nella popolazione. Che gli italiani siano ottimi artigiani dalla grande creatività è un fatto evidente. Inoltre la nostra ricchezza e varietà dal punto di vista agricolo e alimentare è testimoniata anche dal movimento Slow Food diffuso a livello internazionale. Dove se non in Italia una realtà con queste caratteristiche poteva nascere? Un paese dove cresce una varietà e qualità strepitosa di piante commestibili e alberi da frutto, dove in ogni angolo, anche il più remoto, c’è una specialità alimentare.

Tutto questo è stato progressivamente messo in pericolo dalla massiccia e costante importazione di “cinafrusaglie” e di cibo spazzatura prodotto da paesi che hanno una cultura e ricchezza del cibo neanche lontanamente paragonabile a quella italiana. Cibo e altri prodotti realizzati con prezzi ambientali e umani altissimi e quindi conseguentemente con costi irrisori. Come si fa a competere con chi utilizza milioni di lavoratori super sfruttati e pagati miserie e non mette in nessun conto i disastri ambientali che provoca nella realizzazione delle merci?

Tentare di competere su piani che ci vedono sconfitti in partenza, non solo è illusorio ma assai poco intelligente e per nulla lungimirante. Non è certo correndo la corsa alla produzione illimitata di merci, per lo più superflue e dannose per l’ambiente, che faremo un servizio al nostro paese che invece deve necessariamente ritrovare la sua inclinazione, la sua natura che è il saper fare e il saper coltivare. Artigianato, agricoltura e benessere quindi sono la risposta, laddove il nostro “saperci godere la vita” ci è invidiato proprio da quei paesi anglosassoni e non, continuamente protesi alla performance, al segno più, mentre la loro vita si consuma in grafici e numeri

leggi tutto su https://www.ariannaeditrice.it/articoli/l-italia-ritorni-alla-sua-vocazione-agricola-e-artigianale