Si continua a ripetere che “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge” (32 Cost.) e nello stesso tempo si stigmatizzano i contrari citando l’“interesse della collettività” che essi non terrebbero in considerazione. Come risponde?
Rispondo ricordando due cose. Che è dal 2002 che, secondo la Corte costituzionale, il legislatore, in materia sanitaria, è vincolato dalle risultanze degli accertamenti tecnici. E cioè dai risultati delle sperimentazioni. Sentenza Onida e sentenza Cartabia del 2018. Sperimentazioni che in questo caso forniscono un’accertamento sommario e comunque non definitivo. Accertamenti sommari e provvisori, condotti in nome dell’emergenza, non sono una base per l’introduzione di un obbligo vaccinale, nemmeno per categorie limitate.
E la seconda cosa da ricordare?
È quel pezzo di art. 32 che tutti si dimenticano di citare. E cioè quello che dice che, anche se opera con legge, il legislatore “non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Strano che nessuno lo citi più.
Non è un po’ generico? Cosa vuol dire?
Vede, non è che in Costituente fossero degli sprovveduti, né che allora questi problemi non si ponessero. Tant’è vero che il 28 gennaio 1947 un membro dell’Assemblea, di nome Aldo Moro, si presenta in Commissione spiegando che i medici dell’Assemblea gli si erano rivolti chiedendo di introdurre delle limitazioni al potere del legislatore di disporre trattamenti sanitari coattivi. Si trattava, ci dice Moro, “del problema della sterilizzazione e di altri problemi accessori”.
Sterilizzazione, ha detto?
Certo. Nel 1947 la memoria di certi fatti era recente. Insomma, per farla breve, la proposta di Moro viene avversata da diversi costituenti, tra cui quell’Umberto Nobile che, dopo essere stato nella tenda rossa al Polo con la Regia Aeronautica, viene eletto come come primo deputato del Pci subito dopo Togliatti. Nobile sostiene l’opportunità della sterilizzazione perché la legge dovrebbe prevenire che siano messi al mondo degli infelici destinati alle malattie ereditarie.
E come finisce?
Finisce che si vota, e in Costituzione si scrive che il legislatore “non può violare i limiti del rispetto della persona umana”. Non è una norma generica. È una norma di sbarramento, come precisa bene lo stesso Moro in Commissione, “per evitare che la legge per considerazioni di carattere generale e di mala intesa tutela di interessi collettivi” disponga trattamenti del genere.
Un momento. La sterilizzazione è una cosa gravissima, del tutto sproporzionata al nostro caso.
Ne è sicuro? Sa cos’hanno in comune i vaccini con la sterilizzazione e altri problemi accessori? E sappiamo a cosa si riferiva Moro nel 1947, parlando di “problemi accessori” che non venivano descritti per decenza.
La risposta? Cos’hanno in comune vaccini e sterilizzazione?
L’irreversibilità degli effetti di determinati trattamenti sanitari che possono essere disposti con legge. Sa, a parole io mi posso sbattezzare. Ma non mi posso svaccinare, neanche ritirando il consenso.
E allora quali sono i paletti del legislatore?
Sono due. Le risultanze tecniche e la norma di sbarramento voluta da Moro in Costituzione. Che per fortuna viene ancora ricordata dalla Corte nel 2002 nella sentenza sull’elettroshock. Che si sa essere una pratica sanitaria quantomeno controversa. In questo caso non c’è niente da bilanciare. Nonostante le apparenze è una norma chiarissima, se letta bene. Come nel 1947 si voleva sarebbe stata.
Quello relativo alla compatibilità di un obbligo vaccinale – i cui effetti non sono definitivamente accertati – con l’art. 3 della Carta di Nizza, e cioè con la Carta dei diritti che opera all’interno dell’Unione.
E cosa dice?
Qualcosa di non troppo diverso da quello che diceva Moro nel 1947. E cioè che ogni individuo ha diritto alla integrità fisica e psichica, passando poi ad elencare, solo a mo’ di esempio, i limiti apposti alla medicina e alla biologia. È interessante e va letto. Non sono formule da manualetto di educazione civica. Sono formule potenti, che segnano i confini di una civiltà, anche in tempi di paura. E che vogliono parlare a persone di persone. E non di altro.
E se qualcuno porta la cosa in Corte di Giustizia?
È evidente che, per come si è messa, la questione della vaccinazione obbligatoria non riguarderebbe più solo la Corte italiana, che verrebbe scavalcata, ma diventerebbe una questione che coinvolgerebbe tutti i paesi dell’Unione Europea, solo che si rinviasse la cosa in Lussemburgo ex art. 267 TFUE.
(Federico Ferraù)
Orbene, è evidente a tutti che qui vogliono tornare, con la stupida e strumentalizzata complicità di idioti nonché trogloditi forzanovisti, ad un clima di latente guerra civile che è il clima perfetto per perpetuare, anche se il covid venisse meno, lo stato di eccezione con il quale rendere permanenti le restrizioni alle libertà popolari imposte nell’interesse del potere finanziario, del quale Mario Draghi è esponente, che ormai controlla i governi occidentali. Questo disegno è evidente in particolare a coloro i quali, per età anagrafica, hanno ancora vivo il ricordo tragico degli anni di piombo, del decennio ’70, e delle tante vite giovanili sacrificate sull’altare della strategia della tensione alimentata ad arte dai servizi segreti e dal giornalismo che allora come oggi era prezzolato.
Nelle piazze, non solo in Italia, si agitano, contro la politica delle restrizioni delle libertà, due tipi di opposizione sociale. Una opposizione libertaria, anarchico-individualista, di estrema sinistra, ed una opposizione identitaria che ha le sue radici nel radicalismo di destra. Esse, durante le manifestazioni, si mischiano, senza problemi, e con la loro compresenza fanno urlare i pennivendoli dei media mainstream al pericolo dell’“orda rosso-nera” che, stando alla loro falsa narrazione, andrebbe all’assalto della democrazia (mentre questa, in realtà, è stata già svuotata dalla finanza globalista). Ed ecco, quindi, riapparire il richiamo, contro il rischio degli “opposti estremismi”, al moderatismo, alla conversione verso il centro, a stringersi intorno al “governo di salvezza nazionale e della ripresa economica” del team Draghi.
Da un lato si mette alle corde la destra parlamentare di Fratelli d’Italia con il ricatto del fascismo, da parte di gente che non ha mai studiato seriamente, sotto il profilo storico e filosofico, quel regime politico, non ne sa nulla né si rende conto di aver vissuto, fino agli anni ’90, nell’eredità dello Stato imprenditore inventato negli anni ’30 e non sospetta neanche minimamente che l’intellighenzia della sinistra è passata per gli stessi lidi culturali del fascismo, le cui origini e la cui essenza profonda sono di sinistra (per questo quella del partito della Meloni è una “destra sociale”, o perlomeno dovrebbe esserlo, molto diversa dalla destra liberista).
Dall’altro lato si esclude dal dibattito ufficiale la sinistra comunista, quella ad esempio del PC di Marco Rizzo, se non abiura la sua storia trasformandosi in una sinistra all’americana, arcobaleno, aperta ai nuovi diritti civili Lgbt. La strada che viene additata agli “identitari” del comunismo, per essere ammessi nell’agorà, è, quindi, la stessa, percorsa dal Pd o da Leu. La strada dell’annacquamento delle radici e dell’abbandono dei diritti sociali.
In un caso e nell’altro si chiedono abiure e non rielaborazioni critiche. Ma l’abiura, in un caso come nell’altro, significa suicidarsi nel mare magnum di un liberalismo occidentale che storicamente è servito soltanto a permettere ai poteri globali della finanza antinazionale ed antisociale di emergere e diventare egemone su scala mondiale.
Cui prodest tutto ciò? Questa è la domanda che puntualmente ritorna. La risposta è altrettanto scontata. Conviene a quegli ambienti finanziari ed economici, ma anche politici, che hanno tutto l’interesse alla “distrazione di massa” dai veri problemi. Ad iniziare dallo stravolgimento – sostanziale, perché formalmente l’operazione è condotta senza apparenti cesure istituzionali – della stessa democrazia liberale come descritta dalla vigente Costituzione. Uno stravolgimento in atto da tempo, per quanto riguarda i suoi contenuti sociali, del quale la questione vaccinazione è ora diventata il segno palese anche in ordine ai suoi contenuti di libertà personale e comunitaria. Pertanto cerchiamo di approfondire l’argomento.
Lo Stato, stando all’articolo 32 della Costituzione, può imporre l’obbligo vaccinale assumendosene tutte le responsabilità e il peso degli eventuali risarcimenti. Se lo Stato impone l’obbligo nessuno potrà sottrarsi alla vaccinazione ma, in tal caso, a nessuno, come accade attualmente, potrà essere chiesto di firmare la liberatoria, sicché se poi gli capitasse qualcosa lui o i suoi figli non potrebbero ottenere i dovuti risarcimenti. Orbene, lo Stato non impone l’obbligo perché, come da giurisprudenza costituzionale, è possibile introdurlo solo in caso di vaccini sperimentati, testati e certificati. Cosa che quelli attuali non sono. Per questo le multinazionali farmaceutiche hanno chiesto l’esenzione da ogni responsabilità, non essendo in grado di dire quali possono essere gli effetti collaterali, dei presunti vaccini, a breve o lunga scadenza. Ed i governi hanno accettato o, come sarebbe meglio dire, hanno obbedito. Da qui la liberatoria la quale, pertanto, costituisce di per sé un vulnus posto che in uno Stato di diritto non sono ammesse zone giuridiche di esenzione da responsabilità. Una liberatoria oltretutto pretesa a fronte di una informativa che, in realtà, non informa quasi di nulla dato che deve essere costantemente aggiornata in quanto le diverse tipologie di effetti collaterali si manifestano ad andamento successivo.
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