Negli ultimi trent’anni di globalizzazione, tra il 1990 e oggi, l’Italia è l’unico Paese Ocse in cui le retribuzioni medie lorde annue sono diminuite e dunque non può stupire se l’82,3% degli italiani pensa di meritare di più nel lavoro e il 65,2% nella propria vita in generale. Il 69,6% si dichiara molto inquieto pensando al futuro, e il dato sale al 70,8% tra i giovani. Si tratta insomma della constatazione di un lungo declino le cui ragioni hanno origine prima nella svendita delle aziende pubbliche e poi nell’adesione all’euro, tutte cose preparate e ordite da quelli che ancora comandano nel Paese e che adesso stanno mandando alla malora la piccola economia del Paese per ubbidire a ordini di scuderia.
E’ forse questa l’irrazionalità che ha “infiltrato il tessuto sociale” e che costituisce il titolo del rapporto di quest’anno? Non sia mai. Sarebbe troppo vero e troppo intelligente per il Censis che dalla sua nascita in seno al potere è sempre stato a la page quanto alla banalità: in mezzo secolo non gliene è sfuggita una. Dunque no, dicerto, l’irrazionalità è di quelli che contestano il nuovo ordine sanitario: “Accanto alla maggioranza ragionevole e saggia si leva un’onda di irrazionalità. È un sonno fatuo della ragione, una fuga fatale nel pensiero magico, stregonesco, sciamanico, che pretende di decifrare il senso occulto della realtà. Per il 5,9% degli italiani (circa 3 milioni di persone) il Covid semplicemente non esiste. Per il 10,9% il vaccino è inutile e inefficace. Per il 31,4% è un farmaco sperimentale e le persone che si vaccinano fanno da cavie. Per il 12,7% la scienza produce più danni che benefici” . Come si può constatare è proprio il Censis che fa sfoggio di una mentalità primitiva e servile nei confronti dei poteri che si stanno apprestando a introdurre una nuova forma di fascismo.
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