Barbarossa fallito

Barbarossa Fallito
L’operazione speciale della Russia come risposta all’assalto definitivo della NATO
Alessandro Lattanzio, 28.02.2022

Le operazioni russe contro la junta atlantista di estrema destra di Kiev, ha sorpreso la NATO oltre che le forze armate ucraine. Infatti, il fulcro delle operazioni russe si trova in Crimea, dove si trova il ventre molle dell’apparato militare ucraino, dispiegato in modo squilibrato in Ucraina orientale, dove era dispiegato il nucleo delle forze armate ucraine, mentre gli altri reparti armati e formazioni paramilitari neonaziste addestrati dalla rete terroristica della NATO, Gladio, che presidiavano Kiev, Kherson e Karkhov, polo industriale dell’Ucraina. Le operazioni russe sono veloci, sebbene la propaganda occidentale e banderista (neonazista ucraina) faccia credere che siano lente e impacciate. In realtà, sono efficienti, ben realizzate, veloci, e dilagano nell’enorme territorio ucraino, vasto quanto l’Europa dalla Polonia alla Bretagna, presidiando centri di notevoli dimensioni come Kherson e Zaporozhe. Le operazioni eliportate hanno permesso di presidiare aeroporti strategici, come Gamostel, il grande aeroporto dell’azienda aerospaziale Antonov, su cui atterrano i rinforzi e i rifornimenti destinati alle operazioni su Kiev, dopo aver superato un’opposizione delle forze armate ucraine effimera, durata 24 ore; la lentezza relativa dell’operazione russa qui, a Kiev, è dettata solo dalle dimensioni della metropoli. Va ricordato che le forze russe impiegano non più di 30mila effettivi su tutta l’Ucraina, tenendo in riserva il grosso delle unità operative in prima linea. La Marina Militare ucraina è stata distrutta nella prima ora della prima fase dell’operazione speciale, consistita nel lancio dei missili da crociera contro grandi basi, centri di comando, aeroporti militari, depositi con le nuove armi inviate dalla NATO (nei depositi di Leopoli, dove c’era anche uno dei due centri di manutenzione dei mezzi corazzati ucraini, l’altro è a Karkhov). La prima fase ha anche visto la distruzione in 48 ore, di tutta la difesa aerea e dell’aeronautica militare ucraine, come la distruzione della base aerea di Belij Tserkov, che ospitava cacciabombardieri e gli aerei da guerra elettronica Su-24 ucraini.
Così nelle prime 48 ore di operazioni, Kiev perdeva due delle tre armi delle sue forze armate. La marina scompariva, e l’aviazione operava quasi esclusivamente coi droni turchi Bayraktar, gestiti sicuramente anche da militari di Ankara, che hanno sfruttato dei video non confermati, come spot pubblicitario per prodotti militari alquanto mediocri, se non scadenti.

Le operazioni a terra hanno avuto come obiettivo:


  1. mettere al sicuro la Crimea; l’operazione tattica qui, vero nucleo dell’operazione speciale in Ucraina, raccoglieva il grosso delle forze russe, liberava i rifornimenti idrici per la penisola, liberava gli snodi stradali e ferroviari per il Donbas a est e Odessa ad ovest, eliminando la presenza marittima ucraina dal Mar Nero, e pone una ampia fascia di sicurezza territoriale intorno all’istmo della penisola di Crimea.

2.
Le operazioni a Kiev e a Karkhov, nel nord dell’Ucraina, servono a gettare nel panico il governo e il comando militari, a Kiev, e ad assumere la base militar-industriale rimasta all’Ucraina banderista, a Karkhov, dove si concentrano le industrie metalmeccaniche dedite a produrre veicoli da combattimento, e a riparare carri armati, artiglieria, blindati, elicotteri, e a produrre motori aeronautici leggeri. Queste tre operazioni avevano anche per scopo indebolire la logistica e la sicurezza nelle retrovie delle forze armate assegnate all’operazione di repressione del Donbas (AFU), che radunavano le unità operative più efficienti dell’esercito ucraino, che ancora, dopo quattro giorni di operazione speciale, continua a bombardare Donestk, capitale delle regioni dell’Ucraina orientale, sebbene il fronte meridionale dell’AFU, sulle rive del Mar d’Azov, sia oramai crollato, con le forze ucraine adesso accerchiate.


  1. Il terzo teatro operativo, è di fatti quelle delle Repubbliche Popolari di Donestk e Lugansk, che con l’appoggio logistico e d’intelligence delle Forze Armate della Federazione Russa, ora posso attuare un’avanzata sistematica, rastrellando in modo meticoloso il territorio vicino dalle bande armate di Kiev. Fin quando gli ucraini saranno ricacciati tanto lontano da non poter mai più costituire una minaccia per la popolazione del Donbas.

Le tanto vantate armi occidentali e turche, si sono rivelate, finora, del tutto insignificanti. Le uniche azioni efficaci degli ucraini contro l’operazione speciale russa, sono stati delle imboscate presso Karkhov, contro unità russe isolate, e forse degli attacchi con droni-sucidi turchi nel primo giorno contro gruppi di veicoli logistici russi. Gli aerei, elicotteri e droni ucraini, ogni volta che effettuavano missioni operative contro le forze russe, subivano perdite per opera dalla difesa aerea russa. I primi video bellici spacciati dai media ucraini, e ripresi da admin ‘russi’ di pagine Vkontakte, chiaramente componenti della quinta colonna costruita dalla rete spionistica ucraina e turca, erano dei falsi palesi o video risalenti alla guerra del 2014-2015 nel Donbas. Come ad esempio il video di un elicottero d’attacco Ka-52 russo a terra, e che in realtà risale al 2015. E sono vari i video e le ‘prove’ del genere, delle fabbricazioni che specialmente i servizi segreti e i militari turchi hanno già impiegato in Siria, Libia e Armenia, coll’attiva assistenza di admin e giornalisti solo formalmente dalla parte di Siria o Russia. Un caso più recente è stata nel 2021 la pesante propaganda sui social media dispiegata dal fronte di liberazione del Tigray contro l’Etiopia, che ha fatto credere a buona parte dei social media, che i fascisti tigrini stessero vincendo la guerra contro l’esercito etiope, sebbene usassero chiaramente video e foto risalenti agli scontri di un anno prima, nel novembre 2020, o addirittura della guerra Etiopia-Eritrea del 1999-2000. Non è un caso, che ogni volta che intervenivo sulle pagine VK di certi admin ‘russi’, contestando le loro informazioni, costoro insistessero a volermi convincere che i russi subissero pesanti perdite, sebbene gli indicassi che molti mezzi dati per russi, erano o potevano essere invece ucraini, essendo mezzi nella disponibilità dell’esercito di Kiev. Infatti, per tali admin ‘russi’, era sufficiente come prova una didascalia che parlasse di ‘mezzi russi distrutti’, da fonti anonime, o addirittura provenienti da cosiddetti ‘esperti’ cittadini di USA e Gran Bretagna, individui anonimi, spesso senza volto, che venivano sempre presentati come “noti esperti” di qualcosa.

L’operazione speciale russa è scaturita come risposta definitiva ad una serie eventi architettati dalla NATO e dalla sua rete terroristica, nota come Gladio; L’escalation dell’assalto a Mosca, obiettivo ultimo di tale operazione congiunta tra Germania, Gran Bretagna, USA e Polonia, iniziò nell’estate 2020 col tentato golpe, mascherato da rivoluzione colorata, a Minsk, in Bielorussia, il cui innesco fu la provocazione dei ‘mercenari russi’ nel Donbas; provocazione che vide tra i responsabili proprio i maggiori artefici della situazione attuale: USA (tramite l’ambasciata a Minsk), una compagnia aerea turca e l’SBU, il servizio spionistico di Kiev, che aveva ‘arruolato’ i cosiddetti ‘mercenari russi’. La Polonia fu dietro al tentato golpe via rivoluzione colorata, preparata sul territorio polacco coll’assistenza dei servizi segreti e del governo di Varsavia. Fallita questa operazione contro la Bielorussia, il passaggio successivo fu il Kazakhstah, dove le solite quinte colonne interne al governo (proprio come avvenuto in Libia), scatenarono delle rivolte che dovevano servire da scudo per attuare un golpe che rovesciasse il governo, per istituirne uno filo-NATO, che probabilmente doveva creare uno scenario ‘ucraino’ al confine meridionale della Federazione Russa. Anche tale azione fu estinta in pochi giorni dall’intervento della Russia e dell’Alleanza regionale della CSTO, L’Organizzazione del Trattato di Cooperazione della Difesa dell’Asia Centrale. Evidentemente, anche se sono fallite le operazione della NATO contro Bielorussia e Kazakshtan, l’occidente non rinunciava a giocarsi la carta Ucraina, minacciando Mosca dell’adesione di Kiev della NATO, con schieramento di unità militari e armi nucleari tattiche, con cui, nell’arco forse di uno o due anni, procedere all’aggressione diretta della Federazione Russa, tramite l’assalto alle repubbliche popolari del Donbas. Era chiaro che l’occidente, la NATO, guidati da USA, Gran Bretagna e asse Germania-Polonia, volesse trascinare la Russia in guerra con un’Ucraina rimpinzata di armi occidentali e di organizzazioni armate incentrate sulla rete neonazista-atlantista di Gladio. Mosca ha scelto giustamente, e direi ovviamente, questo momento per attaccare, visto che le forze armate ucraine sono debolissime e scadenti, dalla scarsa efficienza e inquinate da elementi anarcoidi e mercenari provenienti dall’estrema destra europea, mentre governo, amministrazione ed economia ucraini sono alla deriva.

L’occidente, la NATO, USA e UE, con la reazione isterica e delirante attuata oggi, svela la vera trama perseguita, e scopre le carte:

  1. Lo scopo ultima dell’ampia operazione geopolitica, viene sventata, e una possibile aggressione diretta alla Federazione Russa scompare, anche per via della forte e netta risposta militare della Federazione Russa.
  2. Con la neutralizzazione dell’Ucraina neofascista e atlantista, in un modo o nell’altro, Mosca indica al resto del mondo, quello non allineato agli interessi imperialisti di Washington e Berlino, che la NATO è una tigre di carta impotente, e che essa e la sua gemella UE, possono ricorrere solo ad azioni ideologicamente imbarazzanti e moralmente contraddittorie per il sistema liberal-liberista che l’occidente si vanta di professare. Perché vietare la diffusione di informazioni alle altre voci globali, sconfessa la cascata di lamentose contumelie su diritti umani, diritti civili, democrazia, libertà, società aperta, e bla bla vario. Al momento del dunque, come sempre ha fatto l’occidente, i valori professati a casa altrui, scompaiono, evaporano, arrivando a raccattare anche il razzismo più crudo e volgare possibile. L’UE, gli USA, l’Europa, e quello spazio onirico che si fa chiamare ‘occidente’, vietando l’informazione esterna alla propria, e ricorrendo a una propaganda pornografica, per le sue volgarità e palesi aperte menzogne, subisce una catastrofica sconfitta ideologica, che l’occidente ottuso non nota di certo, ma che i popoli di Africa, America Latina e Asia dominata dall’occidente, ben notano e registrano, a futura memoria. L’operazione speciale delle Forze Armate della Federazione Russa, è un tassello, importante e forse cruciale, della costruzione del Mondo Multipolare che va sostituendo sempre più velocemente l’unipolarismo sterile e sempre senza futuro degli USA e del suo lager europeo chiamato NATO-UE.

Eventi del 25 e 26 febbraio

Presso Nikolaev, 2 missili da crociera colpivano l’aeroporto Kulbakino e il relativo deposito
delle riserve strategiche di carburante e lubrificanti.
Le forze ucraine distruggevano il ponte tra Odessa e Nikolaev.
Attacchi alla base aerea ucraina di Starokonstantinov, regione di Khmelnitskij. La 7.ma
brigata dell’aviazione tattica, su cacciabombardieri Su-24 e droni Bayraktar, aveva sede in
questa base aerea.
Attacchi aerei all’aeroporto militare di Mirgorod, regione di Poltava.
La Milizia Popolare della Repubblica popolare di Lugansk attraversava il fiume Severskij
Donets.
Eliminato il colonnello Khromadskij, comandante della 92.ma brigata meccanizzata ucraina
a Kharkov.
Le unità della RPD distruggevano la 36.ma brigata ucraina tra Pavlopol e Pishevik, nel sud
della Repubblica Popolare di Donestk.
Le forze armate ucraine lasciavano le aree presidiate nelle Repubbliche Popolari di Donestk
e Lugansk, dirigendosi verso Kiev e Kharkov. Le forze ucraine abbandonavano l’area tra
Starobelsk e Severodonetsk nella RPL.
Unità russe liberavano Melitopol senza incontrare resistenza. I militari russi avevano
effettuato un’operazione anfibia nella regione sul Mar d’Azov.
Nell’area metropolitana Berestejsk (Kiev) la base dell’unità B0331 veniva distrutta. Si tratta
di un’unità della 101.ma Brigata di sicurezza dello Stato maggiore ucraino. Un edificio
residenziale a Kiev veniva colpito dal missile di un complesso antiaereo Buk-M1 delle forze
armate ucraine.
L’ammiraglia della flotta ucraina, fregata Getman Sahajdachnij, veniva affondata.
Oltre all’aeroporto della Antonov, le forze speciali russe catturavano la base militare di
Gostomel, con armi e munizioni.
Il capo del neonazismo ucraino Andrej Biletskij fuggiva in Israele.
La base aerea Vasilkov di Kiev finiva sotto il
pieno controllo delle forze russe. La base
aerea militare Vasilkov ospitava la 40.ma
brigata aerea tattica del comando “Centro”
dell’Aeronautica militare ucraina (unità
militare A1789). Nel 2014, la 40.ma brigata
aerea disponeva di:
11 caccia MiG-29
4 caccia MiG-29MU1
3 caccia da addestramento MiG-29UB
8 aerei da addestramento L-39С
Attacchi missilistici sull’aeroporto di
Ternopol, a Leopoli.
Una forza d’assalto eliportata delle Forze
Armate delle Federazione Russa atterrava a Brodij, Lvov.
Nikolaevka veniva liberata della Milizia Popolare della RPD.
Le forze della RPL liberavano Stanitsa Luganskaja, Krymskoe e Markovka.
A Kiev, SBU, polizia, forze del ministero dell’Interno e miliziani armati si sparavano per
strada, molti i morti. Dopo la distribuzione di oltre 20000 armi, in città esplodevano gli
scontri e le rapine, con sparatorie per le strade.
Sette i civili uccisi nelle RPD e RPL dai bombardamenti delle forze ucraine.
Lopaskino, Trekhizbenka, Muratovo e Grechishkino venivano liberati dalle forze della RPL.
Le forze della difesa aerea della RPL abbattevano 4 missili Tochka-U lanciati dalle
formazioni ucraine contro Ilovajsk e Amvrosevka e un deposito di petrolio.
Combattimenti a Velika Danilovka, a nord-est di Kharkov.
Il 25 febbraio, secondo il Ministero della Difesa russo:

  • 211 infrastrutture delle forze armate ucraine erano state distrutte.
  • 6 aerei, 1 elicottero e 5 droni abbattuti.
  • 39 radar e 19 complessi antiaerei S-300 e Osa erano stati distrutti.
  • 17 centri di comando e comunicazione, 16 lanciarazzi multipli (MLRS), 67 carri armati e
    87 blindati erano stati distrutti.
  • diverso missili anticarro ATGM Javelin e NLAW erano stati catturati.

Operazione speciale delle Forze Armate Russe in Ucraina – III Parte
Alessandro Lattanzio, 26.02.2022

Aggiornamento

La minaccia proveniente da Kiev non ha lasciato alla Russia altra opportunità per evitare un’operazione militare, il cui scopo era la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina. Se ne è parlato sia nel discorso di Vladimir Putin che nella spiegazione data dal Rappresentante russo Permanente all’ONU. La Russia ha davvero il diritto di difendere la propria sicurezza nazionale sul territorio di un altro paese. E, tra l’altro, gli Stati Uniti hanno spesso utilizzato questo diritto (vedi Iraq, Afghanistan, Panama, ecc..).

L’assalto notturno a Kiev, annunciato da Zelensky, non è avvenuto. Continuando l’accerchiamento tattico della capitale, i paracadutisti russi occuparono la base aerea di Vasilkovo. Per le strade di Kiev sparatorie indiscriminate, rapine e distruzione di “sabotatori” (alla vigilia delle autorità hanno distribuito migliaia di “bagagli” a tutti). Per tutta la notte si sentono “arrivi” nel Donbas, la difesa aerea ha intercettato tre missili Tochka-U. Il fronte nel DPR si muove solo verso Mariupol. L’offensiva più evidente si sta sviluppando nel sud dell’Ucraina, che è tagliata fuori dal mare. Secondo rapporti non confermati, l’ammiraglia della marina ucraina “Hetman Sagaidachny” è stata allagata a Nikolaev. A Odessa, la difesa aerea ha funzionato di notte. Nel frattempo, Stati Uniti ed Europa hanno introdotto nuove sanzioni settoriali (anche contro Vladimir Putin in persona). La risoluzione anti-russa dell’Onu è stata bloccata da Mosca con la neutralità di India e Cina.

Europa in ostaggio

Le stesse richieste di Mosca per contenere l’allargamento della Nato sono state trattate in maniera sprezzante, come se gli Usa e l’Alleanza Atlantica avessero inanellato gloriose vittorie militari invece di una serie di disfatte, dall’Afghanistan all’Iraq, dalla Siria alla Libia, per finire recentemente con il Mali, dove Bamako ha preferito affidarsi alla Compagnia di mercenari russi Wagner piuttosto che agli ex colonialisti francesi e all’Europa.
Eppure gli Usa erano stati avvertiti da George Kennan, artefice della politica di contenimento dell’Urss, nel ’97: «L’allargamento della Nato è il più grave errore della politica americana dalla fine della guerra fredda… questa decisione susciterà tendenze nazionaliste e militariste anti-occidentali… spingendo la politica estera russa in direzione contraria a quella che vogliamo». E a questo pessimo risultato si è arrivati con la crisi ucraina, il dispiegamento dei missili ai confini della Russia ma anche con la vicenda della Nato in Kosovo nel’99 e i raid su Gheddafi in Libia nel 2011: in entrambi i casi la Nato e gli Usa non si sono limitati a “proteggere” la popolazione come promesso ma hanno attuato dei cambi di regimi e di status politico di intere regioni, affondandone altre nel marasma.
MA FORSE IL PEGGIO è toccato all’Europa. Essendo latitante una politica estera dell’Unione – Borrell è una sorta di ectoplasma – la Nato si è completamente sovrapposta a Bruxelles. I Paesi europei come un gregge si sono accodati al cane pastore americano di cui hanno accettato le iniziative finendo come in Afghanistan per condividere con gli Usa una disastro orchestrato essenzialmente da Washington. Del resto l’obiettivo degli americani in questa crisi è quello di mandare agli europei due messaggi;: 1) devono pagare sempre di più il conto della Nato 2) devono smettere di acquistare gas russo.
E qui veniamo al paradosso: oggi siamo noi europei a finanziare gli sforzi bellici della Russia per imporre la sua sfera di influenza. Siamo infatti nelle mani di Putin che a sua volta conta su di noi come clienti di primo piano. Da quando Mosca annesse la Crimea nel 2014, la dipendenza europea dal gas russo è andata aumentando. Nel 2014 l’Unione europea importava il 30% del proprio fabbisogno di gas da Mosca ma l’incidenza è salita al 44% nel 2020 e al 46,8% nel 2021. I dati per l’Italia sono sostanzialmente in linea con quelli medi europei.
PUTIN LO SA PERFETTAMENTE, tanto è vero che Mosca si è affrettata a rassicurare gli europei, in primo luogo Germania e Italia, sulle forniture di metano indispensabili al funzionamento delle loro economie. Ecco perché, nonostante le sanzioni decise a Londra e Bruxelles, nelle capitali del continente si respira un’aria imbarazzante. La stessa decisione tedesca di bloccare il gasdotto Nord Stream 2 con la Russia ha un significato più politico che concreto: questa pipeline non è mai entrata in funzione.
Ma il bello deve venire. L’aumento dei consumi e degli investimenti nel 2021 e altri fattori hanno contribuito al moltiplicarsi per quattro-cinque volte del prezzo del gas in Europa. Così la Russia ha moltiplicato anche il fatturato della Gazprom, pur tagliando sensibilmente le forniture. A questo aggiungiamo che Mosca resta il principale fornitore singolo di petrolio in Europa con una quota del 25%. In sintesi il motore dell’economia europea è in mano a Putin e i soldi europei stanno finanziando lo sforzo bellico russo.

Alberto Negri in https://www.ariannaeditrice.it/articoli/putin-e-gli-europei-uniti-nel-paradosso

Il problema è nel manico

Non è un mistero che la Russia abbia deciso il riconoscimento delle due repubbliche del Donbass dopo che alla conferenza sulla sicurezza a Monaco a cui non è stata invitata e a cui hanno invece partecipato anche  oligarchi tipo Gates, pimpanti per il loro nuovo potere pandemico, era stata esclusa qualsiasi possibilità di compromesso sull’Ucraina. A quel punto è stato chiaro che l’accerchiamento della Russia sarebbe continuato comunque e naturalmente non sul piano militare dove la Nato verrebbe fatta a pezzi, ma su quello delle sanzioni. In realtà il fulcro del problema sta proprio qui: perché questi castighi vanno a colpire più l’Europa che la Russia la quale può esportare tranquillamente  il proprio gas in Asia e il cui sistema produttivo ha paradossalmente ricevuto un impulso dalle difficoltà di commercio con l’occidente. Ecco perché la guerra degli Usa è condotta principalmente contro di noi per impedirci i commerci con l’Eurasia e per imporci di sostituire il gas russo con quello americano derivato dal fracking e portato via nave, dunque con prezzi assolutamente stratosferici, superiori di molte volte rispetto al gas russo e con un inquinamento ambientale enorme. La chiusura a tempo indeterminato del Nord Stream 2 è il primo passo.

Credo che questo ormai l’abbiano capito tutti, ma c’è ancora da comprendere se tali esiti siano stati in qualche modo provocati  dalla stupidità dei vertici europei e Nato, dalla loro incapacità di calcolare le conseguenze dei loro atti o non si sia invece trattato di un piano lucidamente messo a punto servendosi del clima di ostilità con la Russia per far pagare ai cittadini europei il prezzo della battaglia Usa per opporsi alla multipolarità nascente e che anzi è diventata realtà con il riconoscimento da parte di Mosca delle due repubbliche popolari del Donbass. Credo che quest’ultima tesi sia quella più vicina alla realtà e cercherò di riassumerne le ragioni, grazie anche alla documentazione fornitami da un amico. La decisione insensata della Ue di preferire gli acquisti spot sul mercato invece di affidarsi a contrati di lungo periodo offerte dalle società russe, giusta per andare alla guerra, è stato ovviamente disastroso, come si poteva facilmente immaginare, i prezzi sono saliti alle stelle. Oggi però l’Arera, l’agenzia italiana per l’energia, parte integrante dell’Acer, ovvero l’analogo ente europeo ha fatto sapere nel corso di un’audizione parlamentare tenutasi nei giorni scorsi,  cosa ne pensa: “Sotto il primo profilo, nell’attuale dibattito sull’incremento dei prezzi dell’energia da più parti si argomenta che, per un’area come quella europea dipendente dalle importazioni (in prevalenza dalla Russia) per l’approvvigionamento di gas naturale, aver perseguito un assetto di mercato basato su mercati a pronti (c.d. hub) sui quali scambiare il gas su base giornaliera sia stato un grave errore strategico rispetto al passato regime di negoziazioni bilaterali basantesi su contratti di lungo periodo di tipo take or pay. Tale giudizio negativo giunge ora ed a seguito dell’eccezionale incremento dei prezzi del gas sui principali mercati europei, incremento che si è ribaltato integralmente sugli utilizzatori, che l’hanno a loro volta passato sui prezzi praticati (ad esempio, il prezzo dell’energia elettrica sulla borsa italiana). Un possibile intervento per calmierare il prezzo del gas sarebbe dunque
rappresentato, seguendo tale critica, da qualche forma di ritorno ad un sistema di contratti a lungo termine, abbandonando il massiccio ricorso alle contrattazioni spot sviluppatosi negli ultimi anni”

leggi tutto su https://ilsimplicissimus2.com/2022/02/23/energia-la-trappola-usa-scatta-sulleuropa/

Riconosciuta l’indipendenza

Facile immaginare piuttosto un “”si salvi chi può” della dirigenza ucraina che rischierebbe di finire sopra un banco di tribunale russo per essere giudicata per i suoi suoi crimini.
La NATO e gli Stati Uniti, possiamo facilmente prevedere, che non si muoveranno a difesa dell’Ucraina, dopo aver istigato la guerra ma rimarranno a guardare ed a decretare sanzioni che saranno deleterie e fatali per l’Europa ma che consentiranno agli USA di mantenere la completa subordinazione del vecchio continente alle sue direttive ed ai suoi interessi.

Finalmente Washington potrà ordinare alla Germania di smantellare e bloccare definitivamente il gasdotto Nord Stream 2 e obbligherà Berlino ed altri paesi europei ad acquistare il suo gas scisto al prezzo da loro indicato (oltre il doppio di quello russo) e annuncerà questo come una “grande dono” dell’alleato americano all’Europa.

L’ingresso della Russia nel conflitto ucraino era un primo obiettivo che l’Amministrazione Biden perseguiva da tempo ed ha raggiunto. D’altra parte la situazione di conflitto era arrivata ad un punto tale che non consentiva a Putin di tirarsi indietro, stretto anche dalle pressioni interne. Il presidente russo è consapevole che questa potrebbe essere una trappola ma cercherà di tirarsene fuori nel migliore dei modi lasciando gli altri con il cerino in mano. Questa la nostra previsione.

Ucraina (storia)

La storia tumultuosa tra Ucraina e Russia è stata spesso flagellata dalla questione dei confini; questi confini furono in discussione già quando si creò l’Urss, dopo la Rivoluzione del 1917. In questa fase l’Ucraina nutrì speranze di indipendenza ma ebbero vita corta. L’Ucraina appartenne all’Unione Sovietica dal 1922 al 1991. Quella che viene ricordata come la Grande carestia, del 1932-1933, conosciuta come Holodomor (uccidere per fame in lingua ucraina), tratteggiò con il sangue il percorso che divise Kiev da Mosca. In quella tragica occasione morirono per fame tra 3,5 a 5 milioni di ucraini. Questo episodio creò un cardine traumatico e conflittuale nelle relazioni tra Ucraina e Russia. Da allora gli ucraini sostengono che l’Holodomor sia stato un genocidio di carestia causato dai russi; per contro, i russi sostengono che la Grande carestia ha colpito anche loro. Tuttavia, il “genocidio Holodomor” è tutt’oggi fonte di dibattiti e controversie.

L’occupazione nazista dell’Ucraina sovietica, durante la Seconda guerra mondiale, aprì un altro periodo tragico per questo popolo; tuttavia, proprio in questa fase nell’Ucraina resuscitò il desiderio di indipendenza, ma fu affogato dai nazisti con la strage di quasi un milione di ebrei ucraini e altre atrocità. Ricordo che nel 1941, dopo che Adolf Hitler ruppe il patto Molotov-Ribbentrop del 1939, i nazisti invasero l’Urss, due battaglioni composti da ucraini nazisti presero parte a detta invasione; circostanza usata dai russi per attribuire la qualifica di “fascisti” agli ucraini, utilizzata anche nella fumettistica caricaturale nel 2014. Nel 1944, l’Ucraina fu liberata dai sovietici. Il primo segretario del Comitato centrale del Partito comunista, Nikita Krusciov, nel 1954, in occasione del trecentesimo anniversario del trattato di Perejaslav che sanciva la fedeltà dell’Ucraina all’Impero russo, donò la Crimea all’Ucraina con un semplice decreto del Soviet supremo. Ma questo atto non ebbe effetto vero fino al 1991 quando si sciolse l’Unione Sovietica. Non potendo indugiare sul prosieguo dei difficili rapporti tra Ucraina e Russia, concludo rammentando la chiara posizione russa che non accetterà mai di “confinare con la Nato”, e oggi lo sta dicendo ad alta voce.

I sondaggi, adesso, mostrano la popolarità di Putin in ribasso, Joe Biden è indebolito dal vergognoso ritiro dall’Afghanistan e dall’opposizione nel Congresso. Sulla bilancia geopolitica si osserva l’iperstabilità russa e sull’altro piatto l’iperfragilità degli Stati Uniti. Per Putin una congiuntura migliore difficilmente si potrebbe immaginare.

http://www.opinione.it/esteri/2022/02/21/fabio-marco-fabbri_u%C3%ACucraina-sceneggiata-geopolitica-usa-russia-putin-biden/

Russia ultima speranza

google map

Capisco che molti siano stati sorpresi dal post di ieri sugli sviluppi della vicenda ucraina nel quale dicevo che un’evacuazione della popolazione civile del Donbass verso la madre Russia, costituisce una vittoria per Mosca: è difficile credere che le immagini dell’abbandono, peraltro censurate dall’informazione occidentale, possano essere collegate a una mossa vincente, eppure è evidente che si tratta di una vittoria strategica. Intanto non c’è stata l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia che Washington ha fatto di tutto per provocare in maniera da mandare a monte qualsiasi rapporto tra gli europei e Mosca; sono anzi gli Ucraini che a questo punto devono invadere il Donbass rendendo pienamente legittima una reazione russa anche a distanza. Inoltre l’evacuazione dei civili rende più efficace la resistenza da parte delle milizie secessioniste contro l’esercito esercito ucraino. Non è un caso che immediatamente dopo l’annuncio dell’evacuazione ci sia stata l’esplosione lungo un gasdotto vicino Lugansk, prodotto a quanto sembra da proiettili di artiglieria ucraina: l’evento era probabilmente era già stato pianificato come operazione di falsa bandiera, ma adesso viene utilizzato per confondere le acque e permettere a Biden, niente più di un anziano confuso e abusato, di dire che Putin ha intenzione di invadere, quando invece sono gli ucraini ad attaccare. Non è un caso che giornali e siti americani abbiano dato per prima la notizia dell’esplosione ( che probabilmente si attendevano) rispetto a quella dell’evacuazione.

leggi tutto su https://ilsimplicissimus2.com/2022/02/19/la-russia-e-lultima-speranza-delleuropa/

Altro che Ucraina

Per chi ancora non l’avesse compreso siamo nel pieno di una guerra di nervi che non riguarda affatto l’Ucraina, ma l’Europa: Washington sta sfruttando Kiev o meglio il cadavere di un Paese che ha letteralmente distrutto per fare guerra noi.  La crisi è stata creata ad arte dall’amministrane Usa evocando il fantasma di una invasione russa dell’Ucraina che non è mai stata nelle intenzioni di Mosca, ma che in questo momento serve a non far a non far partire il gasdotto Nord Stream 2 e dunque a porre le basi per  una rinuncia definitiva al gar russo perché è possibile in ogni momento attivare la narrazione di una nuova crisi.  In questo senso le sanzioni che vengono minacciate  contro Mosca se osasse penetrare in Ucraina per difendere le popolazioni del Donbass, sono in realtà sanzioni contro di noi e prefigurano un futuro di inarrestabile impoverimento e declino. Perché una cosa è certa: la Russia non avrà molta difficoltà a vendere ad altri il proprio gas.

L’obiettivo a breve termine per Washington  è quello di salvare l’industria del fracking statunitense costringendo l’Europa a comprare gas americano, assai più costoso di quello russo e che per giunta necessita di enormi strutture di degassificazione e  di navi cisterna altrettanto grandi: insomma un assoluto delirio che unisce ad alti costi dell’energia anche l’adozione delle tecniche di estrazione più letali per l’ambiente come il fracking e l’emissione di enormi quantità di Co2 per il trasporto e il trattamento per non parlare della la stessa realizzazione e gestione delle strutture necessarie. Già questo ci dovrebbe far comprendere che le elite di comando globale e continentale ci stanno prendendo per il naso con le loro sceneggiate para ecologiche sulla Co2 che alla fine è soltanto una narrazione priva di un senso concreto, ma volta ad un maggior controllo della popolazione.  Questo scenario infatti non si è creato per caso, ma è stato lucidamente perseguito da Bruxelles che ha voluto rinunciare ai contratti a lungo termine e a basso costo costo offerti dalla Russia, i quali mettevano al riparo dalle ampie fluttuazioni di prezzo, per rivolgersi al mercato spot e subire perciò il rialzo  rialzo stellare dei prezzi. Così per esempio accade  che importatori che hanno ancora contratti pluriennali per il gas russo lo importano a 300 dollari e lo rivendono a 1000:  questa speculazione ricade interamente sulle spalle dei cittadini europei.

La rinuncia ai contratti a lungo termine russi, non è stato un errore della Commissione europea, ma una scelta deliberata  fatta ben sapendo che ciò avrebbe creato gravi problemi di carenza e di costi ai cittadini: ma firmare contratti ventennali e trentennali con la Russia avrebbe significato tenere aperto un rapporto che Washington vuole troncare di netto e sempre più in modo paranoico da quando se la deve vedere con la Cina. Sebbene questo non sia un tema che compare spesso nelle divulgazioni storiche di basso livello dalle quali siamo circondati, un’altra delle ossessioni dell’anglosfera ormai da un secolo e mezzo è stato quello di impedire a qualsiasi costo  che la Germania e successivamente l’Europa si collegassero alla Russia formando un insieme decisamente più potente dell’impero marittimo. Fatto sta che quella ossessione è ancora presente, anche se è rimasta nascosta durante la guerra fredda e come vediamo è ancora qui che morde i nostri conti correnti con le zanne delle troppe cose che non abbiamo voluto vedere e che ostinatamente non vogliamo vedere nemmeno adesso. Washington tuona contro la Russia, ma in realtà sta facendo la guerra all’Europa e ne sta cancellando il futuro, separandola dal resto del continente che è il fulcro del mondo, anzi la sta ucrainizzando, contando sul fatto che i poteri che hanno portato ai rialzi energetici sono del tutto slegati dalla necessità del consenso e del resto del tutto alieni a qualsiasi fedeltà che non sia quella all’oligarchia.

riportato integralmente da https://ilsimplicissimus2.com/2022/02/15/altro-che-ucraina-gli-usa-fanno-guerra-alleuropa/

La Cina punta sul nucleare

Traendo ispirazione dalle tecnologie francesi e americane, ha acquisito una maturità industriale che le consente ora di progettare e costruire reattori entro scadenze che nessun Paese può più raggiungere (da 5 a 6 anni). Il loro costo annunciato, circa 5 miliardi di euro, è molto inferiore a quello di altri reattori di terza generazione nel mondo.

I reattori cinesi di terza generazione come Hualong-1 e CAP1400 equipaggeranno principalmente nuove centrali nucleari in Cina e forse altrove nel mondo. Attualmente si propone di equipaggiare la Gran Bretagna in parallelo con le EPR francesi. Il 1 ° febbraio 2022, Argentina e Cina hanno firmato un accordo per la costruzione di un Hualong-1 nel sito nucleare di Atucha vicino a Buenos Aires. Il finanziamento del progetto sarà in gran parte fornito da un prestito di un gruppo di banche cinesi. Dopo il Pakistan, la tecnologia dei reattori cinesi sta quindi mettendo piede in America Latina… L’arrivo di un quarto operatore nucleare in Cina (Huaneng dopo CNNC, CGN e SPIC) conferma il forte desiderio della Cina di accelerare lo sviluppo della propria flotta nucleare promuovendo la costruzione nazionale al fine di aumentare la propria indipendenza in un contesto di crescenti continue tensioni con gli Stati Uniti Stati. La Cina sta anche investendo in reattori autofertilizzanti di quarta generazione e combustibili nucleari al torio. Si occupa inoltre della costruzione di reattori ad alta temperatura (HTR) per la dissalazione dell’acqua di mare e l’eventuale produzione di idrogeno.

Teleriscaldamento nucleare  Inoltre, la Cina continua a promuovere la diversificazione degli usi nucleari attraverso la produzione di calore industriale e urbano da grandi reattori di potenza AP1000 (ad Haiyang), CAP1400, e anche con piccoli reattori SMR (Small Modular Reactor), soprattutto nell’entroterra. Diversi reattori dimostrativi SMR sono previsti per il teleriscaldamento e come centrali elettriche galleggianti. Le 9 novembre 2021, elle a inauguré le « chauffage nucléaire » de la totalité de la zone urbaine de la ville de Haiyang (200 000 habitants et 4,5 millions m2) qui devient ainsi la première ville entièrement à « chauffage zéro carbone » en Cina. Le 12 caldaie a carbone sono state sostituite senza alcuna modifica per i consumatori. Il calore del vapore (non radioattivo) estratto dopo la produzione di energia elettrica viene utilizzato per produrre acqua calda trasportata dalle tubazioni alle stazioni prima di essere distribuita ai privati. Anche un’altra città della Cina meridionale utilizza parzialmente il riscaldamento nucleare (460.000 m2 riscaldati e circa 4.000 abitazioni). Ci sono anche piani per il “riscaldamento nucleare” per altre città (Qingdao, Yantai e Weihai).

Il riscaldamento nucleare non è stato utilizzato in precedenza a causa della maggiore complessità tecnica e della redditività economica incerta. Ma i cinesi scommettono che sarà più redditizio che bruciare combustibili fossili… a lungo termine. Una visione a lungo termine del nucleare cineseOggi il prezzo del riscaldamento nucleare in Cina si avvicina a quello del carbone. Tuttavia, i prezzi dei combustibili fossili continueranno a salire a causa di fattori geopolitici e della mercificazione delle emissioni di carbonio (tassa sul carbonio). Tuttavia, se l’energia nucleare richiede un investimento iniziale elevato nella costruzione, il costo del combustibile nucleare rappresenta solo una parte molto piccola dopo la messa in servizio (dal 3% al 5% del costo di produzione). Il costo di esercizio delle centrali nucleari non è quindi influenzato anche se il prezzo del combustibile nucleare aumenta bruscamente come quello dei combustibili fossili. Pertanto, il costo della produzione di energia nucleare è stabile.

Mentre l’Europa ha scelto di spararsi sui piedi scommettendo sulle energie rinnovabili, non sul nucleare, la Cina sta facendo progressi nei settori dell’arricchimento dell’uranio, degli assemblaggi di combustibili nucleari, del ritrattamento, dello stoccaggio e dello smaltimento geologico del combustibile esaurito. In un contesto politico di riduzione del nucleare, sarà difficile per la Francia mantenere il proprio vantaggio tecnologico. Sarebbe saggio sviluppare la cooperazione con i partner cinesi per sfruttare un effetto a catena ed evitare lo stallo tecnologico perché la Cina sarà il leader mondiale in tutti i giacimenti nucleari tra 15 anni, e probabilmente anche prima. Nel 2021:Sono stati avviati 6 reattori nucleari e 4 sono stati collegati alla rete.14 I reattori Hualong-1 sono in costruzione o in funzione.