Quindi la Repubblica popolare di Donetsk, forse parte della futura Novorossiya, e persino parte della Russia, avrà il controllo di molte capacità di produzione di acciaio per il mondo intero, permettendo a Russia e Cina di produrre i due terzi di tutto l’acciaio mondiale. Una delle inevitabili conseguenze è che sarà in grado di supportare un vero boom di costruzioni ferroviarie ad alta capacità in Russia, Cina e negli “stan” dell’Asia centrale. La costruzione di ferrovie sembra essere la modalità di connettività privilegiata per l’ambiziosa Belt and Road Initiative di Pechino. E, soprattutto, dell’International North South Transportation Corridor (INSTC) sempre più in sviluppo che vede i principali attori in Russia, Iran e India – che ora, dopo le sanzioni della NATO, sono in modalità di interconnessione avanzata, completi di meccanismi di ideazione per aggirare il dollaro nel loro commercio. L’Azerbaigian è un altro importante attore dell’INSTC, ancora più volatile perché privilegia i progetti di connettività della Turchia nel Caucaso e la cui sottomissione all’occidente è sempre in forse. La rete INSTC sarà progressivamente interconnessa anche con il Pakistan – e questo significa il China-Pakistan Economic Corridor (CPEC), un hub chiave della BRI, che si sta lentamente ma inesorabilmente espandendo in Afghanistan. La visita improvvisata del ministro degli Esteri Wang Yi a Kabul alla fine della scorsa settimana è stata per far avanzare l’incorporazione dell’Afghanistan alle Nuove Vie della Seta.
le potenze “talassocratiche”, Gran Bretagna prima, Usa in seguito, hanno sempre cercato di impedire il prevalere di una qualsivoglia potenza continentale in Europa, al fine di mantenere il proprio predominio geopolitico ed economico sull’Occidente prima, e sul mondo intero in seguito. Nello specifico, gli Usa nell’ ordine mondiale bipolare, venutosi a costituire nell’immediato dopoguerra, hanno potuto consolidare le proprie posizioni ed il proprio modello socio-economico, (quello liberal capitalista), a discapito di un sempre piu& obsoleto e sclerotizzato modello sovietico. La stessa caduta del Muro di Berlino, sembrava aver spalancato le porte a quella che, Francis Fukuyama avrebbe definito “la fine della Storia”, ovverosia l’uniformazione dell’intero orbe terracqueo al modello liberista capitanato dagli Usa che avrebbe , pertanto, determinato la fine di qualunque competizione geopolitica o geostrategica che dir si voglia. Invece, l’emergere di nuove realta& come la Cina, nel ruolo di “competitors” nei riguardi degli Usa , accompagnati dalla rinascita del ruolo di potenza continentale della Russia, ora non piu& sospinta da una stantia ideologia bolscevica ma, piuttosto da uno spirito che ci riporta con la memoria ad autori slavofilicome Nicolaj Sergeevic= Trubeckoj (1890-1938) e Lev GumileCv (1912- 1992). Fautori questi ultimi, di un acceso eurasismo, proprio in contrapposizione allo smaccato atlantismo di quei gruppi di potere finanziario, strettamente legati alla potenza talassocratica Usa. E pretesto migliore non poteva venire se non dall’annosa questione ucraina e dal suo passaggio, da una politica estera di neutralita& ad un riposizionamento smaccatamente filo globalista, espresso dal desiderio di fare il proprio ingresso nella Nato. Il che, avrebbe significato una forma di minaccia e di condizionamento geostrategico, da potersi esercitare in qualsiasi momento, nei confronti della Federazione Russa, verso la quale e& da sempre esistito da parte del mondo “occidentale” un atteggiamento di snobistica demonizzazione. Quello che dovrebbe essere un rapporto di proficuo partenariato tra est ed ovest dell’Eurasia, quella che poteva trasformarsi un a importante area di influenza sulle scelte di geopolitiche ed economiche a livello globale, e& stata, invece, trasformata in un’area di frizione e scontro tra due realta& che, da questo scontro, usciranno solamente piu& indebolite. Il tutto, a vantaggio della potenza Usa e dei centri di potere finanziario ad essi collegati. L’intera vicenda e& poi condita da una quanto mai faziosa ed unidirezionale narrazione, che vede nell’Ucraina l’unica, innocente, vittima sacrificale, dimenticando che, dal 2014 in poi, anno del colpo di mano filo occidentale a Kiev, le regioni russofone del Donbass e del Donetsk sono state sottoposte da parte del regime ucraino, ad un vero e proprio genocidio, con tanto di bombardamenti al fosforo ed altre consimili amenita&, che si stima abbiano portato a ben 18.000 morti tra la popolazione civile di quelle zone. Ora, chiarito il quadro, l’intervento militare russo assume ben altra valenza, rispetto a quella offertaci dai media embedded. Non di aggressione, bensì& di un quanto mai disperato tentativo di uscire dall’accerchiamento Nato, si tratta. Tant’e& che, una delle precondizioni poste da Putin all’esecutivo ucraino, era proprio quella della neutralita&. Precondizione che, nelle ultime ore, sembra esser stata accettata dalla Presidenza Zelenski, nel nome di una mossa dalla forte carica mediatica e propagandistica ed anche, molto probabilmente, visto l’elevato costo in termini di distruzioni e vittime che, la resistenza alle truppe russe sta comportando. Il disegno globalista va facendosi sempre piu& palese, in tutti i suoi risvolti. Lo stato di emergenza globale sanitaria prima, ora quello per gli eventi bellici ucraini, fanno parte di un unico disegno volto a comprimere ed intimidire le opinioni pubbliche occidentali, al fine di aver le mani slegate, per infliggere il colpo finale all’ultimo ostacolo rimasto, al progetto di dominio su scala globale di Lor Signori: la Federazione Russa. In tutto questo, forte permane lo sconcerto, di fronte alla miopia ed alla malafede di una classe politica imbelle che, priva di qualsiasi forma di legittimazione popolare e totalmente asservita ad interessi ben lontani da quelli della gente, sta portando avanti una vera e propria tabella di marcia “contra salus populi”. A questo punto, di fronte ad aumenti di prezzi, inflazione, crisi economiche e conseguente generale immiserimento, a fare la differenza, sara& l’esasperazione popolare. Quali che siano, le modalita& e quali i tempi perche4 questo avvenga, e& difficile dirlo, ma stiamo gia& sulla strada giusta. Il malcontento e la coscienza di quanto sta accadendo, sono oggi, più che mai, presentibili a livello epidermico, tra la gente. Quella gente della quale, Lor Signori, si sono dimenticati ed alla quale dovranno, prima o poi, pagare un prezzo salato.
La terribile ed angosciante guerra sul campo viene affiancata da una guerra finanziaria avviata con le sanzioni ed il ricorso al sistema Swift per congelare la finanza russa che ora risponde con la richiesta di ottenere in rubli i pagamenti della sua energia , gas e petrolio, un miliardo di dollari al giorno . Si presenta il petrorublo accanto al petrodollaro nella guerra monetaria ? Per capire la valenza di questa operazione funzionale a sostenere il rublo ma anche in modo incisivo ad un processo di dedollarizzazione unitamente alla Cina è utile ricordare la nascita del petrodollaro e del sistema Swift. Il petrodollaro nasce nel 1973 unitamente allo Swift per sostenere il dollaro la cui stampa nel 1971 viene staccata dal sottostante oro creando un sistema monetario infinito basato sul dollaro ed a rischio di tempeste inflattive. Il sistema fino ad allora in vigore era il “ gold exchange standard “ che legava la stampa di carta – moneta ad una determinata quantità di oro ( 36 dollari ogni oncia di oro ) definito negli accordi del 1944 a Bretton Wood per evitare tempeste monetarie . Fino al 1971 il sistema ha dato stabilità monetaria negli scambi internazionali , il dollaro valeva 630/4 lire , l’inflazione era bassa , il 4 % , così come il debito sul pil , 33%. Ma la guerra del Vietnam ed i disordini interni hanno obbligato gli Usa a stampare carta-moneta senza avere l’oro necessario per mantenere l’equilibrio così nel 1971 Nixon dichiarò unilateralmente la fine di quel sistema dando l’avvio alla rivoluzione finanziaria sempre meno controllata che ci avrebbe investito come uno tsunami. L’immediato effetto fu l’innalzamento dell’inflazione per i volumi di carta-moneta stampata senza sottostante così per non fare la fine della Germania di Weimar del 1923 stroncata dall’inflazione era necessario creare fittiziamente la crescente domanda di dollari stampati senza sottostante. Gli arabi vengono convinti a farsi pagare il petrolio solo in dollari in cambio di protezione e si crea il petrodollaro saldato dal sistema Swift che vincola il sistema di scambi internazionali al dollaro . Il dollaro diventa la moneta globale di riferimento e le altre monete sono costrette a deprezzarsi ed ad accettare un ruolo ancillare. L’evoluzione dei sistemi economici ha cambiato le condizioni che consentivano al dollaro un uso quasi esclusivo nelle transazioni finanziarie unitamente ma in misura ridotta anche per l’euro. L’evoluzione geopolitica ha rafforzato altre economie , la Cina per prima , che hanno progressivamente condiviso un progetto di dedollarizzazione per potere usare in alternativa le loro valute . Gli accordi sul tavolo riguardano lo scambio in valuta locale del petrolio tra Iran , Stati Arabi e la Cina che potrebbe pagare le forniture in yuan così come l’India con la Russia che possono regolare i loro scambi nelle loro valute . Va sottolineata , come già scritto su queste colonne ,la rincorsa all’oro di Cina e Russia per ritornare a dare un sottostante in oro alle loro valute , la Cina ha già emesso dei “ futures “ legati all’oro. La Cina e la Russia hanno già ridotto dal 90 % al 40 % gli scambi in dollari. L’avvio di un sistema di pagamento legato a valute alternative al dollaro ne abbatte la domanda che serve a sostenere quella valuta e rischia di avviare un processo inflattivo , come si vede ora , unitamente ad una sua possibile svalutazione , l’oncia di oro vale più di 2000 dollari . Gli Usa , in questo modo rischiano di avere una minore domanda di dollari a fronte di un’offerta di dollari senza limiti ed è evidente che , qualora il processo di dedollarizzazione venga ulteriormente avviato il dollaro dovrà fare i conti con una sua crescente debolezza per la logica che determina l’equilibrio tra domanda ed offerta di moneta. Come sosteneva Carl von Clausevitz la politica diventa guerra drammatica sul campo e monetaria nei mercati finanziari , le due guerre procedono sullo stesso piano creando uno disordine non solo nei principi di tutela della persone con la guerra sul campo ma anche con lo squilibrio nelle economie globali .
Ieri mentre Biden faceva le sue prove d’odio antirusso in Polonia, una salva di missili ha completamente distrutto un enorme deposito di carburante ad appena 130 chilometri di distanza dal luogo dove si trovava la famigerata banda Nato che avrebbe anche potuto vedere il fungo di fumo che si alzava dal deposito: si è trattato probabilmente di un monito per il delirio di parole demenziali a cui il mondo assiste attonito, ma nella giornata anche altre cisterne sono state distrutte, di cui una nei pressi di Kiev. Da venerdì si è intensificata da parte russa la distruzione di depositi di carburante, di munizioni e di armi per accelerare la caduta definitiva dell’esercito ucraino. La tattica sembra funzionare qui è là attorno a Kiev i reparti cominciano arrendersi per mancanza di carburante e di munizioni ( in questo video la resa di un reparto con a capo un tenente colonnello) mentre nella zona di Izyum è in corso un massiccio attacco che ha tagliato le linee di rifornimento delle turppe ucraine facenti parte dell’armata del Donbass che sono in pratica le uniche unità con qualche reale capacità residua e sono anche quelle dove molti reparti sono formati da uomini del Pravy Sector che impediscono sotto minaccia la resa. A Mariupol si sta facendo la pulizia dell’area dell’acciaieria Azov e ci sono video che testimoniano della fuga in abiti civili delle bande naziste ( qui di può vedere uno dei loro comandanti catturati mentre cercava di sgattaiolare fuori della morsa in abiti civili e qui due soldati che cercavano di fare la stessa cosa): la liberazione totale è vicina.
Fermate Mario Draghi, la più grande delusione di tutti i tempi. Togliete Draghi dall’Esecutivo: tra dita puntate contro i non vaccinati e impoverimento economico-sociale da lui causato, adesso pure la guerra! Peraltro, gli italiani non lo hanno mai né votato né tantomeno eletto e sta causando danni inimmaginabili, tanto quanto irrecuperabili. Andiamo a votare: cambiando facce, muterà anche la posizione disgraziata del nostro Paese.
Che errore nefasto ha fatto Sergio Mattarella, impedendo agli italiani di votare e imponendo loro un non eletto sbagliato come Draghi. Visto che disastri quando non si rispettano le regole democratiche? Si torni molto velocemente a votare. Solo così salveremo la pace nel nostro Paese ancora prima della democrazia. Salviamo la nostra pace in Italia. L’Italia deve rimanere fuori dal conflitto Russia/Ucraina, che si risolverà solo in assenza di nostri interventi. Cambiare Draghi e votare, per avere un nuovo Parlamento e un nuovo Governo.
La verità, infatti, è proprio il contrario. In realtà non ci sono due nazioni distinte, una che invade l’altra. La Russia e l’Ucraina non sono mai state nazioni indipendenti confinanti, come la Germania e la Francia o la Spagna e il Portogallo o la Colombia e il Perù. Al contrario, negli ultimi 1300 anni, territori e popoli hanno continuato a mescolarsi, con variazioni di confini, accordi di governo ed episodiche invasioni esterne per tutto il periodo.
La stessa lingua ucraina è la testimonianza di questa storia e di questa geografia. I dialetti parlati nel Donbass (aree marroni e gialle) sono un misto di ucraino e russo; i vecchi territori galiziani dell’Ucraina occidentale incentrati a Leopoli (aree rosse) sono fortemente influenzati da vocaboli polacchi, slovacchi e rumeni e le aree blu del nord presentano dialetti fortemente influenzati dal bielorusso.
dialetti
Inoltre, queste popolazioni frammentate non erano mai state unite da una politica comune, se non con la forza dai Comunisti tra il 1922 e il 1991; poi, tra il 1991 e il 2014, da equilibri elettorali tenui e continuamente mutevoli dopo che l’entità amministrativa ucraina si era arbitrariamente distaccata dalla vecchia Unione Sovietica e, infine, dopo il colpo di stato del febbraio 2014, da una giunta di governo imperniata sull’Ucraina centrale e occidentale che aveva essenzialmente dichiarato guerra alla Crimea (che si era resa autonoma) e alle regioni orientali e russofone del Donbass, che avevano cercato di fare la stessa cosa.
Gli ultimi sviluppi della guerra ucraina sono particolarmente significativi anche se sembra che niente di nuovo sia accaduto. Certo le forze russe hanno esteso il controllo indiretto del territorio mentre quello diretto cresce di giorno in giorno; le ultime unità ucraine coerenti concentrate ai confini del Donbass sono completamente circondate. A Mariupol i difensori nazisti si stanno ritirando verso il complesso di Azovstal, l’acciaieria della città, mentre molti militanti nazisti cecano di uscire dalla città nel tentativo di presentarsi come profughi che scampano alla guerra e dunque pronti ad essere mantenuti da noi con tutti i riguardi. Mentre quelli che rimangono sparano sui pullman dei profughi, ma di certo questo non ve lo fanno sapere i bollettini Nato dei giornali. Si ritiene che martedì anche questo bubbone con la croce uncinata sarà definitivamente chiuso ed è probabile che questo possa far cadere la resistenza delle formazioni di ispirazione nazista anche in altri luoghi. A Odessa la marina e l’aviazione russa tengono ferme le superstiti forze ucraine attraverso la minaccia di sbarco e il martellamento delle difese attorno alla città e nell’entroterra che confina con la Moldova e la regione della Transnistria. Ma si è entrati evidentemente in un a seconda fase nella quale l’aviazione russa ha colpito a tappeto distruggendo 54 installazioni militari delle forze armate ucraine, tra cui 3 posti di comando, 4 lanciamissili multipli, 4 depositi di munizioni e 44 aree dove è concentrato l’equipaggiamento militare. In totale sono stati distrutti 184 veicoli aerei senza pilota, 1.412 tra carri armati e altri veicoli corazzati da combattimento, 142 lanciarazzi multipli, 542 pezzi di artiglieria da campo e mortai e 1.211 unità di veicoli speciali. E’ evidente che l’invio di armi che a questo punto non si sa nemmeno più a chi possano andare e a chi possano giovare, è del tutto inutile a sostenere una resistenza ucraina, quanto piuttosto a stimolare un macello indiscriminato che Washington e tutti i fottuti amerikani d’Europa agognano per vendicarsi di una Russia che gli ha fatto perdere la faccia.
Ed è qui che si situa la novità: il Ministero della Difesa della Federazione Russa ha pubblicato filmati presi da un drone dell’impatto di un missile ipersonico “Kinzhal” su un deposito di missili e armi antiaeree situato nel villaggio di Delyatin, nella regione di Ivano-Frankivsk. Questo è stato il primo e completo successo dell’uso in combattimento di armi ipersoniche nel mondo, vale a dire di missili che possono superare di almeno 5 volte la velocità del suono. Il Kinzhal arriva fino a Mach dieci, mentre uno dei seguaci della scienza di Rete4 ha detto che raggiunge cento volte la velocità della luce, tanto per mostrare di quale infimo livello sia la nostra informazione. Qui potete vedere il filmato ed esercitavi a cogliere il brevissimo istante in cui il missile si scorge, cosa possibile solo per il fatto che la ripresa è ad alta velocità e che nell’ultima parte della traiettoria questo razzo diventa solo supersonico e colpisce a Mach 3. Secondo alcune informazioni il missile sarebbe stato “sparato” da un Mig 31 in volo ad alta quota sull’area di Rostov. Ci sono parecchie voci secondo le quali non si trattava di un deposito di armi, come parrebbe dimostrare il fatto che non vi è stata una seconda esplosione, ma di un centro direttivo segreto della Nato, ma in ogni caso non vi era alcuna necessità di usare un missile ipersonico per ottenere questo risultato, facilmente raggiungibile da qualunque arma più convenzionale e dunque il suo utilizzo, rappresenta un avvertimento contro chi sta accumulando armi nella Polonia sud orientale: il missile di fatto nemmeno visibile sui radar ( e infatti le stazioni Nato che circondano l’Ucraina non lo hanno rilevato) può colpire dovunque senza possibilità di essere intercettato e rappresenta un monito sul fatto che la Russia è decisa a colpire duro e con tutta la forza di cui dispone. .
Secondo altri l’entrata in scena del Kinzhal è sì sempre un avvertimento, ma per sventare qualche operazione di falsa bandiera che si andrebbe preparando nell’Ucraina occidentale. Le cose sono più complicate di quanto non si immagini: a questo punto infatti, mentre l’informazione occidentale è in preda al delirio, si apre il capitolo di come sarà l’Ucraina dopo la fine della guerra. E’ ben noto che la Polonia ha delle mire sulla regione di Leopoli e si opporrebbe alla creazione di una specie di Banderastan nella parte occidentale del Paese, quindi il gioco si complica e potrebbe portare a esiti imprevedibili e a inedite divisioni di fronte. Ma che questa ipotesi abbia una qualche consistenza o meno ora la Russia ha fatto sapere che non intende sottrarsi a qualsiasi livello di confronto.
Le ragioni dell’accelerazione le ha spiegate il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov al vertice diplomatico di Antalya tenutosi giovedì scorso: “La soluzione sarà non dipendere più dai nostri partner occidentali, siano essi governi o aziende che agiscono come strumenti dell’aggressione politica occidentale contro la Russia invece di perseguire gli interessi delle loro attività. Faremo in modo di non trovarci mai più in una situazione simile e che né qualche zio Sam né nessun altro possano prendere decisioni volte a distruggere la nostra economia. Troveremo un modo per eliminare questa dipendenza. Avremmo dovuto farlo molto tempo fa”.
Guardino gli Ucraini a quel che è avvenuto ai Paesi dell’Unione Europea: il miraggio di prosperità e sicurezza è demolito dalla contemplazione delle macerie lasciate dall’euro e dalle lobby di Bruxelles. Nazioni invase da immigrati clandestini che alimentano la criminalità e la prostituzione; distrutte nel loro tessuto sociale dalle ideologie politically correct; portate scientemente al fallimento per sconsiderate politiche economiche e fiscali; condotte verso la miseria con la cancellazione delle tutele del lavoro e della previdenza sociale; private di un futuro con la distruzione della famiglia e la corruzione morale e intellettuale delle nuove generazioni. Quelle che erano state Nazioni prospere e indipendenti, diverse nelle loro specificità etniche, linguistiche, culturali e religiose sono state trasformate in una massa informe di persone senza ideali, senza speranze, senza fede, senza nemmeno la forza di reagire agli abusi e ai crimini di chi li governa. Una massa di clienti delle multinazionali, di schiavi del sistema di controllo capillare imposto con la farsa pandemica, anche dinanzi all’evidenza della frode. Una massa di persone senza identità, marchiate con il QR-code come gli animali di un allevamento intensivo, come i prodotti di un enorme centro commerciale. Se questo è stato il risultato della rinuncia alla propria sovranità per tutti – tutti, nessuno escluso! – gli Stati che si sono affidati alla colossale truffa dell’Unione Europea, perché l’Ucraina dovrebbe fare eccezione? È questo che volevano, che speravano, che desideravano i vostri padri, quando ricevettero con Vladimiro il Grande il Battesimo sulle rive del Dnepr? Se vi è un aspetto positivo che ciascuno di noi può riconoscere in questa crisi, è l’aver mostrato l’orrore della tirannide globalista, il suo cinismo spietato, la sua capacità di distruggere e annientare tutto ciò che tocca. Non sono gli Ucraini che dovrebbero entrare nell’Unione Europea o nella NATO, ma gli altri Stati che dovrebbero finalmente avere un sussulto di orgoglio e di coraggio e uscirne, scrollando da sé questo giogo detestabile e ritrovando la propria indipendenza, la propria sovranità, la propria identità, la propria fede. La propria anima. Che sia chiaro: il Nuovo Ordine non è un destino ineluttabile, e può essere sovvertito e denunciato se solo i popoli si rendono conto di essere stati ingannati e truffati da un’oligarchia di criminali ben identificabili, per i quali un giorno varranno quelle sanzioni e quei blocchi dei fondi che oggi essi applicano impunemente a chiunque non pieghi il ginocchio dinanzi a loro.
DICHIARAZIONE
di Mons. Carlo Maria Viganò, Arcivescovo,
Ex Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America sulla Crisi Russo-Ucraina
Washington e Bruxelles ammettono di essersi sparati sui piedi con le loro sanzioni.Sembra che i combattimenti in Ucraina stiano scomparendo dalle prime pagine dei giornali occidentali. Sono arrivate notizie più importanti. I futures di riferimento a Chicago sono saliti a $ 12,94 per libbra, l’unità di volume inglese utilizzata per misurare le materie prime sfuse, principalmente agricole. E, a quanto pare, continuerà a salire di prezzo. Il mercato del grano è balzato del 41% la scorsa settimana, il più grande incremento settimanale mai registrato, secondo The Edge Markets, un portale di quotazioni e prezzi.
Con i porti ucraini chiusi e gli operatori riluttanti a commerciare grano russo di fronte alle sanzioni finanziarie occidentali, gli acquirenti si stanno affrettando a trovare fornitori alternativi. Ma è improbabile che questo compito abbia una soluzione normale, se non altro perché Russia e Ucraina rappresentano circa il 29% delle esportazioni mondiali di grano, il 19% delle esportazioni di mais e l’80% delle esportazioni di olio di girasole, che compete con l’olio di soia.
“Il caos del mercato causato dagli eventi in Ucraina ha raggiunto un nuovo livello tra le notizie secondo cui gli Stati Uniti stanno valutando il divieto di importazione del petrolio russo (l’8 marzo si è saputo che Biden ha imposto queste sanzioni – ndr). Ciò ha fatto seguito a un avvertimento del Fondo monetario internazionale su un impatto economico “molto grave” del conflitto e relative sanzioni contro Mosca. Il rally dal petrolio al grano, al gas naturale e al nichel minaccia la fragile ripresa economica dalla pandemia, esacerbando l’impennata inflazionistica per i paesi consumatori di energia”, riconosce Bloomberg.
I broker avvertono che l’economia globale potrebbe essere lasciata senza nichel poiché la Russia è uno dei maggiori fornitori mondiali di metallo. Ciò significa che l’industria globale perderà “l’acciaio inossidabile”, che fermerà decine di migliaia di fabbriche in tutto il mondo, dal Giappone agli Stati Uniti.
Gli analisti della Bank of America hanno affermato che un taglio di 5 milioni di bpd alle esportazioni di petrolio da parte della Russia, il secondo fornitore mondiale, potrebbe spingere i prezzi del petrolio fino a $ 200 al barile. Tutto è andato a questo scenario, ma i tedeschi per primi hanno “sbattuto le palpebre”.
Come scrivono ironicamente alcuni media occidentali, il nuovo cancelliere tedesco, Olaf Scholz , ha versato acqua fredda su Zelensky , disperdendo le speranze delle autorità di Kiev, Zelensky-Kuleba, sulla prospettiva di un embargo transatlantico coordinato su petrolio e gas russo.
“L’Europa ha deliberatamente esentato le forniture di energia dalla Russia dalle sanzioni”, ha affermato Scholz. “Fornire all’Europa energia per la produzione di calore, la mobilità, l’elettricità e l’industria non può attualmente essere garantito in nessun altro modo”.
Boris Johnson , un amico inglese dei nazisti, che sosteneva Scholz, ha versato la sua vasca di ghiaccio sulla testa dei “difensori dell’indipendenza” .
L’ aumento dei prezzi delle materie prime ha già portato a un aumento dell’inflazione negli Stati Uniti al 7,9% annuo nell’ultima settimana. Ancora un paio di settimane come questa e l’indice dei prezzi negli States raggiungerà facilmente la doppia cifra. Allo stesso tempo, la coppia euro/dollaro viene scambiata con un calo nella prima, il che significa che gli europei si sono già avvicinati alla soglia del 10% di inflazione.
Lo scenario da incubo della stagflazione, quando l’inflazione elevata si combina con la stagnazione economica, sta già diventando il prezzo del sostegno per i nazisti e banderisti in Ucraina.
“Dato che il potenziale di stagflazione è molto reale, è probabile che la BCE mantenga la massima flessibilità nel suo programma da 20 miliardi di euro [QE] nel secondo trimestre e forse anche oltre, ritardando di fatto i tempi degli aumenti dei tassi”, ha affermato Thomas Strickland , economista del NAB. . Secondo lui, “previsioni di inflazione più elevate, tuttavia, significano tassi più elevati”. E questo comporta già una “caduta libera” dell’economia dell’UE.
Nel frattempo, gli specialisti del Bruegel Economic Research Institute di Bruxelles hanno calcolato che agli attuali prezzi del gas, la Russia riceve 660 milioni di euro, ovvero circa 720 milioni di dollari al giorno, dalle esportazioni di gas solo in Europa. Se continua così, in un anno la sola UE trasferirà circa 250 miliardi di dollari sui conti della Federazione Russa.