Ha perso l’Europa

Tuttavia, quella che viene presentata dai media come un completo isolamento della Russia a livello globale, in realtà è una vera propria mistificazione. Nel mondo soltanto 37 nazioni hanno deciso di adottare sanzioni contro Mosca; non c’è l’Africa, non c’è il Sud America, non c’è la Cina, non c’è l’India, non c’è il 90% del mondo islamico, non c’è il Sud Est asiatico. Nella stessa Europa ci sono posizioni diverse e si va in ordine sparso: Ungheria, Bulgaria e Turchia, continuano a mantenere rapporti commerciali con Mosca mentre la Germania e la Francia temporeggiano riguardo l’interruzione dell’approvvigionamento di gas. Assieme ai paesi Baltici ed alla Polonia, tradizionali nemici dei russi e la Gran Bretagna, ormai relegata al rango di fedele scudiera degli Stati Uniti, soltanto l’Italia si trova schierata incondizionatamente con gli USA. Nei prossimi giorni Draghi volerà a Washington per ribadire l’impegno dell’Italia a rinunciare progressivamente al gas di Putin. Il suo obiettivo, sostenuto con convinzione dal PD – partito ormai sfacciatamente filo-americano – è quello di diventare l’interlocutore privilegiato di Biden in Europa, vista la prudenza di Scholz ed i tentennamenti di Macron. A settembre scadrà il mandato del segretario generale della NATO e si sussurra che Draghi punti a questa prestigiosa carica alla quale si ascende soltanto se si dimostra di essere ossequioso ai voleri di Washington e quale migliore prova di fedeltà se non quella di portare in dote la piena sottomissione dell’Italia? Il nostro presidente del consiglio ha dato la più ampia disponibilità a fornire carri armati ed armi offensive all’Ucraina senza che ci sia stato alcun dibattito in Parlamento e senza che si conosca la lista della tipologia degli aiuti militari già inviati a Kiev in quanto secretata e consultabile soltanto dai membri del Copasir.
Le sanzioni imposte inopinatamente alla Russia dai governanti europei stanno provocando gravissimi problemi. Gli aumenti dei costi energetici e delle materie prime, la chiusura di un mercato ricco come quello russo, il blocco dei beni all’estero dei cittadini di quella nazione hanno prodotto enormi danni a moltissime aziende che ora rischiano il fallimento. Le proteste dei sindacati e degli industriali tedeschi; l’opposizione delle maestranze Renault in Francia; la decisione dei calzaturifici delle Marche di continuare ad esportare in Russia, sono tutti segnali che dimostrano come qualcosa si stia muovendo. Malgrado la gigantesca e potente macchina mediatica lavori a pieno regime, i sondaggi rivelano che la stragrande maggioranza della popolazione europea non approva l’invio di armi all’Ucraina perché giustamente preoccupata della possibile escalation che potrebbe subire il conflitto il cui teatro sarebbe comunque l’Europa. Industriali, sindacalisti, operai, imprenditori del Vecchio Continente si dimostrano più realisti e lucidi dei politici nel chiedere con forza che si metta fine a questa guerra per procura, decisa da oltreoceano, che ci penalizza pesantemente e porta benefici soltanto ad una potenza: gli Stati Uniti d’America. Le forze produttrici stanno sperimentando sulla propria pelle che, in questo conflitto scoppiato, nel cuore del nostro continente, ha perso l’Europa!

estratto da https://www.ariannaeditrice.it/articoli/ha-perso-l-europa

2 thoughts on “Ha perso l’Europa

  1. La crisi energetica, già in atto durante la fase post – pandemica, si è ulteriormente aggravata con il conflitto russo – ucraino. Le proposte riguardanti una intesa tra i membri dalla UE su acquisti e scorte comuni di energia e la fissazione di un tetto ai prezzi energetici si sono scontrate con il muro di ostilità innalzato dai paesi frugali. I prezzi dei beni energetici vengono contrattati alla borsa di Amsterdam. Infatti, il caro – energia deriva dalla speculazione finanziaria, non dalla guerra. Sono state altresì respinte le istanze riguardanti l’istituzione di un nuovo Pnrr per far fronte alla recessione economica incipiente e le proposte relative alla condivisione del debito contratto dagli stati in occasione della crisi pandemica. E’ da rilevare inoltre, la rigidità dimostrata dai paesi frugali circa una eventuale riforma del patto di stabilità, di cui anzi i falchi dell’austerity invocano il ripristino nel 2023. Né la pandemia né la guerra, hanno peraltro distolto le elite della UE dai progetti relativi alla rivoluzione digitale e alla transizione ambientale. Con quali risorse potranno essere realizzate trasformazioni strutturali di tale portata, non è dato di sapere. C’è infine da chiedersi, quanta parte dei fondi del Pnrr verranno sottratti agli investimenti strutturali per essere destinati agli armamenti, a supporto della guerra americana in Ucraina!
    https://www.ariannaeditrice.it/articoli/occidente-il-non-essere-dell-europa

  2. Xi esorta i capi europei: promuovere i colloqui di pace tra Russia e Ucraina, resistendo alle pressioni statunitensi

    Durante un incontro virtuale di lunedì tra il presidente cinese Xi Jinping e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, Xi ha sottolineato che l’ Europa deve svolgere un ruolo attivo nella promozione dei colloqui di pace e nella “costruzione di un quadro di sicurezza europeo equilibrato, efficace e sostenibile”, secondo i media statali cinesi .

    Xi ha affermato che “devono essere compiuti tutti gli sforzi per evitare l’intensificazione e l’espansione del conflitto in Ucraina e la Cina accoglie con favore tutti gli sforzi che contribuiscono alla promozione dei colloqui di pace”, secondo una traduzione. “La Cina accoglie con favore tutti gli sforzi della comunità internazionale che facilitano il cessate il fuoco e i negoziati , le parti interessate dovrebbero sostenere la Russia e l’Ucraina nel raggiungere la pace attraverso i negoziati”,
    https://www.maurizioblondet.it/il-sollievo-macron-e-scholz-fa-sperare/

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