Ci sono ancora mercenari da un’altra sessantina di nazioni, ma si tratta al massimo di poche di decine di persone per ciascuna di esse. ll ministero della difesa russo ha calcolato un totale complessivo di 6956 persone di cui 1956 sono morte (tra cui pare anche una cifra tra 11 e 20 italiani) mentre 1779 sono tornate nei Paesi di origine. Poi ci sono i prigionieri come per esempio i due inglesi e il marocchino che sono stati condannati a morte ( come peraltro previsto dal diritto internazionale) probabilmente proprio per indure i governi ad uscire allo scoperto, ma su questo non ci sono numeri perché è evidente sono situazioni che influenzeranno le trattative di pace .
leggi tutto su https://ilsimplicissimus2.com/2022/06/18/mercenari-addio
Ci sono già profonde crepe nella facciata europea della cosiddetta “unità NATO”. L’Europa occidentale si pentirà sempre più del giorno in cui ha seguito ciecamente il pifferaio magico americano in guerra contro la Russia. In effetti, questa non è una guerra ucraino-russa, ma una guerra americano-russa combattuta per procura dell’ultimo ucraino.
“Contrariamente alle dichiarazioni ottimistiche, la NATO potrebbe infatti, alla fine, risultare indebolita. Gli europei occidentali rifletteranno a lungo sulla saggezza e sui costi profondi di provocare scontri più profondi a lungo termine con la Russia o altri “concorrenti” degli Stati Uniti.
“L’Europa prima o poi tornerà all’acquisto di energia russa a basso costo. La Russia è alle porte e alla fine una naturale relazione economica con la Russia avrà una logica schiacciante.
“L’Europa già percepisce gli Stati Uniti come una potenza in declino con una “visione” di politica estera erratica e ipocrita basata sul disperato bisogno di preservare la “leadership americana” nel mondo. La volontà dell’America di entrare in guerra a tal fine è sempre più pericolosa per gli altri”.
Il progetto unipolare dei neoconservatori statunitensi, tuttavia, ha incontrato prima resistenze sparse e poi l’opposizione di potenze emergenti le quali, anelando anch’esse ad assicurarsi spazi di egemonia ed influenza, operavano affinché lo scenario mondiale prendesse forma piuttosto multipolare. La prima di queste potenze emergenti è stata la Russia, risorta dopo la gestione fallimentare di Eltsin che l’aveva umiliata e prostrata. Il successore di Eltsin alla leadership russa, Vladimir Putin, è riuscito, facendo aggio soprattutto sul tradizionale spirito patriottico e religioso dei propri concittadini, a restituire alla Russia una dimensione, politica, economica e militare, di potenza regionale con rilievo globale. Contemporaneamente anche la Cina, guidata da un partito unico comunista, attraverso una svolta economica in senso dirigista, ossia realizzando sotto egida comunista una forma di capitalismo di Stato, è assurta al rango di nuovo protagonista mondiale. Forse anche più della Russia perché, con silenziosa penetrazione, essa è diventata il principale sostenitore del debito pubblico americano mentre, con l’ingresso permesso dagli stessi occidentali, nutriti dall’utopia del libero mercato mondiale, nel WTO (l’Organizzazione del Commercio Mondiale), ha attratto sul suo territorio gli investimenti industriali e le tecnologie occidentali. Percorsi simili a quello russo e cinese si sono registrati anche in India ed in Brasile.
https://www.maurizioblondet.it/la-globalizzazione-leuropa-e-la-nuova-guerra-fredda/
La fase calda, scoppiata il 24 febbraio 2022, della decennale tensione russo-ucraina, è stata provvidenziale per gli Stati Uniti perché ne hanno approfittato per riportare all’ordine le spinte autonomistiche europee, affiorate qua e là, paventando la minaccia “autocratica” dell’orso russo. E gli europei l’hanno bevuta. Lo stesso Nord Stream 2 ha ora trovato quello stop che, invece, la Merkel aveva rifiutato. Ciononostante, al di là del provvisorio episodio bellico in corso, la strategia americana intesa a riesumare la Nato è destinata a fallire perché, alla lunga, sarà inevitabile l’emergere dell’anacronismo di tale Alleanza di fronte al diversificarsi degli interessi politico-economici della UE, che ormai chiaramente almeno in parte divergono da quelli americani, senza che tale divergenza possa essere definitivamente nascosta dal momentaneo ricompattamento anti-russo.
Ibidem