Il gattopardo

Fonte: Come Don Chisciotte

Un ex funzionario dei servizi segreti degli Stati Uniti ha confermato che il caotico remix del Maidan inscenato a Brasilia l’8 gennaio è stato un’operazione della CIA e lo ha collegato ai recenti tentativi di rivoluzione colorata in Iran.

Domenica, presunti sostenitori dell’ex presidente di destra Jair Bolsonaro avevano preso d’assalto il Congresso, la Corte Suprema e il palazzo presidenziale del Brasile, aggirando le fragili barricate di sicurezza, salendo sui tetti, spaccando finestre, distruggendo proprietà pubbliche, tra cui preziosi dipinti, e invocando un colpo di stato militare come parte di un piano di cambio di regime che aveva come obiettivo il presidente eletto Luis Inacio “Lula” da Silva.

Secondo la fonte statunitense, il motivo per cui l’operazione (che presentava segni evidenti di una pianificazione affrettata) era stata organizzata proprio adesso, era dovuto al fatto che il Brasile è destinato a riaffermarsi nella geopolitica globale, insieme agli Stati BRICS, Russia, India e Cina.

Ciò suggerisce che i pianificatori della CIA sono avidi lettori dello stratega del Credit Suisse ed ex dirigente della Fed di New York, Zoltan Pozsar. Nel suo innovativo rapporto del 27 dicembre intitolato War and Commodity Encumbrance, Pozsar affermava che “l’ordine mondiale multipolare non è costruito dai capi di Stato del G7, ma dal ‘G7 dell’Est’ (i capi di Stato dei BRICS), che, in realtà, è un G5, ma che, a causa della ‘BRICSpansion’, mi sono preso la libertà di arrotondare.”

L’autore si riferiva alle notizie secondo cui Algeria, Argentina e Iran hanno già chiesto di entrare a far parte dei BRICS (o meglio della loro versione allargata “BRICS+”), con un ulteriore interesse espresso da Arabia Saudita, Turchia, Egitto, Afghanistan e Indonesia.

La fonte statunitense ha tracciato un parallelo tra il Maidan della CIA in Brasile e una serie di recenti manifestazioni di piazza in Iran, strumentalizzate dall’agenzia come parte di un nuovo tentativo di rivoluzione colorata: “Queste operazioni della CIA in Brasile e in Iran sono analoghe all’operazione in Venezuela del 2002, che, all’inizio, aveva avuto un grande successo, poiché i rivoltosi erano riusciti a spodestare Hugo Chavez.”

Fa il suo ingresso il “G7 dell’Est

I neoconservatori straussiani ai vertici della CIA, indipendentemente dalla loro affiliazione politica, sono furiosi per il fatto che il “G7 dell’Est” (come la configurazione BRICS+ del prossimo futuro) si stia rapidamente allontanando dall’orbita del dollaro USA.

Lo straussiano John Bolton (che ha appena reso noto il suo interesse a candidarsi alla presidenza degli Stati Uniti) chiede ora l’estromissione della Turchia dalla NATO, mentre il Sud globale si riallinea rapidamente all’interno delle nuove istituzioni multipolari.

Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov e il suo nuovo omologo cinese Qin Gang hanno appena annunciato la fusione della Belt and Road Initiative (BRI), a guida cinese, e dell’Unione Economica Eurasiatica (EAEU), a guida russa. Ciò significa che il più grande progetto di commercio/connettività/sviluppo del XXI secolo (le Nuove Vie della Seta cinesi) è ora ancora più complesso e continua ad espandersi.

Ciò pone le premesse per l’introduzione, già in fase di progettazione a vari livelli, di una nuova valuta commerciale internazionale destinata a soppiantare il dollaro statunitense. Oltre al dibattito interno ai BRICS, uno dei vettori principali è il gruppo di discussione istituito tra l’UEEA e la Cina. Una volta concluse, queste deliberazioni saranno presentate ai Paesi partner BRI-UEE e, naturalmente, al BRICS+ allargato.

Lula, alla guida del Brasile in quello che è il suo terzo mandato presidenziale non consecutivo, darà un enorme impulso al BRICS+. Negli anni 2000, a fianco del Presidente russo Putin e dell’ex Presidente cinese Hu Jintao, Lula era stato uno dei principali patrocinatori di un ruolo più profondo per i BRICS, compreso il commercio nelle loro valute.

I BRICS come “il nuovo G7 dell’Est”, secondo la definizione di Pozsar, sono un anatema, tanto per i neoconservatori straussiani quanto per i neoliberali.

Gli Stati Uniti vengono, lentamente ma inesorabilmente, estromessi dalla grande Eurasia dalle azioni concertate del partenariato strategico Russia-Cina.

L’Ucraina è un buco nero, dove la NATO rischia un’umiliazione che farà sembrare l’Afghanistan una Alice nel Paese delle Meraviglie. Un’UE debole, costretta da Washington a deindustrializzarsi e ad acquistare gas naturale liquefatto (GNL) statunitense a costi assurdi, non ha risorse essenziali saccheggiabili da parte dell’Impero.

Dal punto di vista geoeconomico, l’obiettivo principale rimane quello che gli Stati Uniti chiamano l’”emisfero occidentale,” in particolare l’immenso Venezuela, ricco di energia. Dal punto di vista geopolitico, l’attore regionale chiave è il Brasile.

Il gioco neoconservatore straussiano consiste nel fare di tutto per impedire l’espansione commerciale e l’influenza politica di Cina e Russia in America Latina, che Washington (a prescindere dal diritto internazionale e dal concetto di sovranità) continua a chiamare “il nostro cortile.” In tempi in cui il neoliberismo è così “inclusivo” che i Sionisti indossano la svastica, la Dottrina Monroe è tornata, gonfiata con gli steroidi.

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Beffati da un libertario

Le recenti elezioni di midterm negli Stati Uniti hanno visto il Gop, il Partito Repubblicano, trionfare in alcuni Stati come in Florida con uno strepitoso risultato di Ron DeSantis come governatore, conquistare la Camera e sostanzialmente pareggiare al Senato. Nell’altro versante, quello del Partito Democratico, hanno festeggiato il fatto di non avere perso poi così male come si aspettavano, tenendo aperta la partita al Senato e sperando nel ballottaggio in Georgia per rallegrarsi di una quasi non sconfitta.

Ma allora chi ha vinto questa tornata? Chase Oliver. Vi starete chiedendo chi sia questo signore: è l’esponente del Partito Libertario, fondato da David Nolan nel 1971, che con il suo rilevante 2,1 per cento – pari a 81.175 voti – ha costretto il democratico Raphael Warnock, che era davanti con un 49,4 per cento, e il repubblicano Herschel Walker al ballottaggio. Riaprendo, di fatto, i giochi per il seggio della Georgia, lo Stato che decretò la vittoria per Joe Biden e che ora è determinante per la maggioranza al Senato. Siamo al rovescio della medaglia: si rimette tutto in gioco.

Il piccolo Davide libertario ha fermato i due Golia determinando gli equilibri non solo degli Stati Uniti d’America ma anche quelli mondiali, o di quella parte del globo che è al rimorchio degli Usa e che adesso, a leggere i “giornaloni”, sono disorientati su quale atteggiamento avere: se di giubilo o meno, per la battuta di arresto dei Repubblicani o dei Democratici. Fate voi.

http://www.opinione.it/esteri/2022/11/11/antonino-sala_chase-oliver-midterm-elezioni-gop-democratici-repubblicani/

Elezioni di medio termine

D’altro canto non si vede quale possa essere la via d’uscita per una guerra già persa e nella quale tra poco le truppe russe raddoppieranno per numero e per mezzi: o una cocente sconfitta oppure la guerra nucleare. Le cazzate stanno ormai a zero, come quella per esempio che i nord coreani starebbero mandando alla Russia proiettili di artiglieria attraverso il Medio oriente e il Nord Afrova: forse i funzionari che hanni ispirato questa gigantesca cazzata al New York Times, non sanno che la Corea del Nord confina anche con la Russia e come se questo non bastasse vicino al confine c’è il termina di un ramo della transiberiana, normalmente utilizzato per il trasporto di massicce quantità di frutta dalla Corea del nord che ne è uno dei maggiori esportatori mondiali. Ecco in mano a chi siamo, a cazzari ignoranti e cinici.

Alleanza Iran Russia

In caso di tentativo di attacco all’Iran, i radar russi saranno in grado di avvertire tempestivamente Teheran degli attacchi.

Le stazioni radar russe oltre l’orizzonte, in grado di identificare una varietà di obiettivi, compresi i caccia stealth, saranno in grado di supportare l’Iran in caso di attacco da altri paesi. In precedenza, i sistemi radar russi sono già stati in grado di rilevare aerei da combattimento di quinta generazione vicino ai confini dell’Iran, dopo averli intercetta da una distanza di diverse migliaia di chilometri.

Oggi l’Iran dispone anche dei propri mezzi di difesa aerea e radar, che consentono a quest’ultimo di monitorare con successo la situazione aerea sia sul territorio del paese che sul territorio degli stati vicini, tuttavia la Repubblica islamica è un partner strategico chiave della Russia nella regione, e quindi, se l’Iran è interessato all’assistenza militare russa, allora potrà contare su di questa. I moderni radar russi oltre l’orizzonte sono in grado di tracciare la situazione sul confine settentrionale e su parte del confine occidentale dell’Iran, che, dati i precedenti suggerimenti che l’Iran potrebbe essere attaccato dal vicino Azerbaigian, consentirà alla Repubblica islamica di ridurre al minimo la probabilità di un attacco.

Nota: L’alleanza fra Iran e Russia risulta sempre più stretta e la cooperazione fra i due paesi si è sviluppata non solo nel settore militare ma anche nelle forniture energetiche ed industriali. Inoltre la Russia approfitta dell’esperienza del paese persiano che da 42 anni è sottoposto alle sanzioni occidentali.

Fonte: Avia Pro

traduzione e nota: Luciano Lago

Assalto a casa Trump

Forse potremmo definirla l’ultima grande cazzata di Biden o meglio dei burattinai che tirano i suoi fili: la perquisizione a mano armata della casa di  Donald trump in Florida a Mar-A-Lago, alla ricerca ufficialmente di documenti non restituiti dopo l’addio alla Casa Bianca, mostra in maniera chiarissima la filigrana di un potere divenuto regime: secondo lo stesso New York Times che è l’house organ dello status quo, la restituzione dei documenti avrebbe potuto essere richiesta in altro modo, evitando la sceneggiata dell’assalto con mitragliatori spianati  degli agenti dell’Fbi. Secondo quanto si mormora quello che si cerca è probabilmente qualche pezza d’appoggio per le vicende del presunto assalto al Campidoglio che da un punto di vista giudiziario comincia seriamente a traballare e anzi a mostrare in trasparenza le fattezze di una trappola accuratamente preparata,  ma insomma qualsiasi cosa o pretesto possa impedire a Trump di ripresentarsi alla prossime elezioni. Questi metodi spettacolari tentano di sbattere il mostro in prima pagina, comunque vada la perquisizione:  anche se non si trova nulla  ( sempre che qualcosa non la mettano gli stessi assalitori) rimane appiccicata un’aura negativa.https://ilsimplicissimus2.com/2022/08/09/assalto-a-casa-trump-lultimo-errore-di-biden/

La fine dell’Europa

Adesso la russofobia di Boris Johnson si è concretizzata – se questo termine si potesse adattare ai vaneggiamenti di Downing Street – in sogni sgangherati che si sono ingranditi come una montagna da quando il primo ministro inglese ha fallito nel suo tentativo di trascinare l’India nella battaglia che l’anglosfera sta conducendo per rimanere al comando. A parte le frenetiche invocazioni di distruzione della Russia e la continua proposta di provocazioni , l’unica maniera di prendere parte allo spettacolo è quello di inventarsi una sorta di sub Nato o mini europa dominata da Londra della quale dovrebbero far parte gli stati baltici, la Polonia, l’Ucraina e forse in futuro la Turchia. E si capisce perché circoli la barzelletta sulla differenza che passa tra Zelensky e Johnson: il primo è un comico diventato politico e il secondo un politico che si è trasformato in buffone. Questa “Global Britain” che ha appunto un nome ma non un senso, nasce dalla evidente incapacità del governo britannico di prendere atto della realtà, come se davvero credesse alle chiacchiere dei suoi giornali.

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Chi perde e chi vince

Nelle dichiarazioni ufficiali dell’amministrazione Biden era stato enunciato chiaramente: l’obiettivo di questa guerra è prolungarla a tempo indefinito per far logorare la Russia e ottenere un cambio di regime al Cremlino.
Quello che non era stato detto è chi guadagna e chi perde dl conflitto, oggi tutto è invece molto più chiaro.
Si è capito che una delle cause del conflitto tra Russia e Ucraina è la continua espansione verso est della NATO sotto la guida degli Stati Uniti ma il costo del conflitto è principalmente a carico dell’Europa, la cui economia gli interessi sono del tutto divergenti da quelli degli Stati Uniti.
Appare evidente che l’Europa sta sopportando pesanti costi politici, economici e sociali, gli Stati Uniti stanno raccogliendo dividendi.

I trafficanti d’armi americani, le grandi corporation dell’apparto industriale militare USA, hanno festeggiato con champagne gli enormi profitti, le industrie alimentari ed energetiche negli Stati Uniti, i produttori di gas scisto in particolare, hanno realizzato ricavi record e il governo degli Stati Uniti ha accettato solo poche decine di rifugiati ucraini all’interno delle sue frontiere. I milioni di rifugiati ucraini restano a carico dei paesi europei e sono un problema loro, non certo degli Stati Uniti che hanno istigato per anni questo conflitto.
I fatti hanno dimostrato che imporre sanzioni alla cieca non è un modo efficace per risolvere i conflitti e continuare a inviare armi ed armi sempre più potenti non può far raggiungere la pace. Conflitti prolungati e complicati avranno conseguenze incalcolabili. I cittadini dei paesi europei sopporteranno un prezzo maggiore e anche il mondo dovrà affrontare sfide gravi come la crisi energetica e la crisi alimentare.

La Germania, il principale concorrente industriale degli USA in Europa, con il costo crescente dell’energia, diventerà meno competitiva e di questo profitteranno le corporation d’oltre Atlantico, in concorrenza con le industrie tedesche. Soltanto gli ingenui possono pensare che questa sia una semplice coincidenza.
I cittadini europei e non solo quelli si troveranno con costi crescenti e perdite di posti di lavoro, una crisi economica profonda e difficoltà negli approvvigionamenti.
Saranno invece i profittatori e gli speculatori d’oltre atlantico, in primis, i trafficanti di armi e di petrolio e gas, quelli che trarranno i massimi benefici dal conflitto.

L’amministrazione USA ottiene così “due piccioni con una fava” :
grandi profitti per le sue multinazionali e stretto controllo sull’Europa che rimane sempre più subordinata e sottomessa alle direttive di Washington. Questo obiettivo include la totale identificazione fra la UE e la NATO come collegate da un legame indissolubile.
In definitiva gli Stati Uniti stanno ottenendo quello che volevano ed in particolare sono riusciti a spezzare ogni legame fra la Russia e l’Europa, la vecchia fisima delle potenze anglosassoni che hanno sempre odiato e temuto l’Impero russo fin dai tempi dello Zar.

Soltanto una vittoria in tempi brevi della Russia sull’Ucraina potrebbe mandare all’aria il piano anglo Americano di logorare e mettere all’angolo la Russia e questa, dagli ultimi avvenimenti sul terreno di battaglia, sembra avvicinarsi nonostante il mastodontico sforzo fatto dagli USA e dalla NATO per sostenere militarmente l’Ucraina.

Delirio scandinavo

atlante

Forse più scemi di loro sono solo quei giornalisti ormai consacrati alla rozzezza che parlano di scelta coraggiosa invece che delirante. Quindi Stoccolma e Helsinki hanno fatto solo fatto un passo verso e la perdita di sovranità e la possibile rovina. Grazie a due modestissime bancarie

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Misteri

E così, come nessun giornalista ha chiesto cosa ne pensassero i musicanti ucraini che il Primo Maggio sono venuti a celebrarlo a Roma, nessun giornalista, nessun analista, nessun vip geopolitico che affollano di questi tempi gli studi televisivi, ha avuto niente da obiettare allo stupefacente monologo di Zelensky per le vie di Kyev in cui celebrando in solitaria la ricorrenza del 9 maggio, tra l’altro afferma: “In futuro a questa sacra data che celebra la vittoria degli ucraini sui nazisti ne sarà affiancata un’altra, quella della vittoria sui barbari russi”. Nessuno a rammentare che negli scorsi 7 anni, a partire dalla promulgazione della legge dei divieti del 2015, la gran parte dei monumenti dedicati alla vittoria nella seconda guerra mondiale, sono stati abbattuti e in molti casi sostituiti da monumenti a Bandera. Nessuno a rilevare che nella ricorrenza del 9 maggio, da 8 anni, fin dal 2014, ci sono scontri di piazza tra filorussi e nazionalisti ucraini, con pestaggi e arresti dei russofoni-russofili.
Se a queste cose si aggiunge i fatto che, palesemente, nel 2014 in Ucraina c’è stato un golpe sostenuto dagli americani ben orchestrato dalla Nuland (quella del “si fotta l’Europa”) che, dopo il golpe, l’Ucraina che era sulla soglia della bancarotta ha ricevuto un’iniezione di milioni di dollari, è stata “attenzionata”, tanto per usare un eufemismo, dalle lobby che ruotano attorno al figlio di Biden, governata da emissari di oligarchi della peggior specie, infiltrata dalla NATO, dagli inglesi indipendentemente dalla NATO e, per finire, si è ritrovata con un comico come presidente che non per ridere ne ha fatte di ogni colore, fino al punto di far dimettere i vertici della magistratura che intendevano arginare la sua deriva da satrapo, se si tiene conto di tutto questo risulta veramente difficile capire come larghe fette della sinistra radicale si siano ritrovate partigiane per l’Ucraina.

estratto da https://www.ariannaeditrice.it/articoli/13525