Realtà aumentata

Immersi in questa “logica ” di conflitto è quasi impossibile capire che i russi considerano gli ucraini come loro affini, si dimentica che molti combattenti delle repubbliche separatiste hanno parenti dall’altra parte o che la Russia non ha alcuna intenzione di distruggere cose che poi dovrà ricostruire. E’ poi del tutto incomprensibile alla nostra sensibilità così ottusa che lo scopo principale della Russia è denazificare non certo occupare l’Ucraina. E infine poiché assieme alla sensibilità, anche l’intelligenza si è dissolta non si riesce a comprendere che  l’esercito ucraino è stato sconfitto all’80% già nelle prime 24 ore come forza combattente coerente.   Ecco perché stanno facendo saltare in aria ponti, vengono distribuite armi e si rilasciano criminali che stanno già stanno seminando panico nelle  città. Non certo perché stanno vincendo. Quanto bisogna essere stupidi per credere in questa propaganda che smercia una menzogna incredibile ad ogni ora?

Mi verrebbe in mente di dire  che in questo momento siamo  l’oggetto della più grande operazione PSYOP della storia se non stessimo subendone un’altra di tipo sanitario. Così crediamo che i carri armati russi fermi siano stati distrutti dagli ucraini non sapendo che invece questo è assolutamente normale per tenere il territorio, a parte poi i mezzi che hanno bisogno di manutenzione, nello stesso modo in cui abbiamo creduto che i non vaccinati potessero essere un pericolo per i vaccinati. E vogliamo parlare del “fantasma di Kiev” che avrebbe abbattuto da solo sei caccia russi, ma che alla fine si è dovuto riconoscere che non esiste e che le sue rappresentazioni sono ricavate da un videogioco? Oppure del breve video che mostra aerei russi che volano bassi sopra Kiev?. Il Times l’ha usato come fotogramma per l’articolo  “Le sanzioni fermeranno un bombardamento russo?”, ma poi si è scoperto che si trattava di Mosca e che gli aerei stavano provando la formazione in vista della parata del giorno della vittoria 2020. O credete che Zelensky in divisa militare  sia andato coraggiosamente a visitare le truppe? No di certo sono foto dell’aprile dell’anno scorso. O vi siete appassionati al bombardamento della centrale elettrica di Luhansk da parte di missili russi, altra foto che ha fatto il giro del web,: peccato che si trattasse delle immagini che riprendono l’esplosione di impianto chimico che esplode a Tianjin, in Cina, nel 2015 . E infine le immagini di forze di terra ucraine che abbattono aerei russi, le quali hanno aperto i notiziari di molte emittenti televisive, specie di di lingua spagnola erano tratte dal videogioco Arma 3.

E’ quasi una paralisi della mente che proprio non riesce a vedere dietro la valanga di balle che gli cascano addosso e nemmeno a distinguere la realtà da un gioco.  Non si riesce a capire che dando retta a queste fantasiose narrazioni narrazioni invece di respingerle diamo ai nipotini di Hitler la possibilità di coinvolgere il mondo in una scontro nucleare?  Ma forse siamo diventati pure noi personaggi di un videogioco.

estratto da https://ilsimplicissimus2.com/2022/03/01/i-volgari-videogiochi-occidentali/

La Cina punta sul nucleare

Traendo ispirazione dalle tecnologie francesi e americane, ha acquisito una maturità industriale che le consente ora di progettare e costruire reattori entro scadenze che nessun Paese può più raggiungere (da 5 a 6 anni). Il loro costo annunciato, circa 5 miliardi di euro, è molto inferiore a quello di altri reattori di terza generazione nel mondo.

I reattori cinesi di terza generazione come Hualong-1 e CAP1400 equipaggeranno principalmente nuove centrali nucleari in Cina e forse altrove nel mondo. Attualmente si propone di equipaggiare la Gran Bretagna in parallelo con le EPR francesi. Il 1 ° febbraio 2022, Argentina e Cina hanno firmato un accordo per la costruzione di un Hualong-1 nel sito nucleare di Atucha vicino a Buenos Aires. Il finanziamento del progetto sarà in gran parte fornito da un prestito di un gruppo di banche cinesi. Dopo il Pakistan, la tecnologia dei reattori cinesi sta quindi mettendo piede in America Latina… L’arrivo di un quarto operatore nucleare in Cina (Huaneng dopo CNNC, CGN e SPIC) conferma il forte desiderio della Cina di accelerare lo sviluppo della propria flotta nucleare promuovendo la costruzione nazionale al fine di aumentare la propria indipendenza in un contesto di crescenti continue tensioni con gli Stati Uniti Stati. La Cina sta anche investendo in reattori autofertilizzanti di quarta generazione e combustibili nucleari al torio. Si occupa inoltre della costruzione di reattori ad alta temperatura (HTR) per la dissalazione dell’acqua di mare e l’eventuale produzione di idrogeno.

Teleriscaldamento nucleare  Inoltre, la Cina continua a promuovere la diversificazione degli usi nucleari attraverso la produzione di calore industriale e urbano da grandi reattori di potenza AP1000 (ad Haiyang), CAP1400, e anche con piccoli reattori SMR (Small Modular Reactor), soprattutto nell’entroterra. Diversi reattori dimostrativi SMR sono previsti per il teleriscaldamento e come centrali elettriche galleggianti. Le 9 novembre 2021, elle a inauguré le « chauffage nucléaire » de la totalité de la zone urbaine de la ville de Haiyang (200 000 habitants et 4,5 millions m2) qui devient ainsi la première ville entièrement à « chauffage zéro carbone » en Cina. Le 12 caldaie a carbone sono state sostituite senza alcuna modifica per i consumatori. Il calore del vapore (non radioattivo) estratto dopo la produzione di energia elettrica viene utilizzato per produrre acqua calda trasportata dalle tubazioni alle stazioni prima di essere distribuita ai privati. Anche un’altra città della Cina meridionale utilizza parzialmente il riscaldamento nucleare (460.000 m2 riscaldati e circa 4.000 abitazioni). Ci sono anche piani per il “riscaldamento nucleare” per altre città (Qingdao, Yantai e Weihai).

Il riscaldamento nucleare non è stato utilizzato in precedenza a causa della maggiore complessità tecnica e della redditività economica incerta. Ma i cinesi scommettono che sarà più redditizio che bruciare combustibili fossili… a lungo termine. Una visione a lungo termine del nucleare cineseOggi il prezzo del riscaldamento nucleare in Cina si avvicina a quello del carbone. Tuttavia, i prezzi dei combustibili fossili continueranno a salire a causa di fattori geopolitici e della mercificazione delle emissioni di carbonio (tassa sul carbonio). Tuttavia, se l’energia nucleare richiede un investimento iniziale elevato nella costruzione, il costo del combustibile nucleare rappresenta solo una parte molto piccola dopo la messa in servizio (dal 3% al 5% del costo di produzione). Il costo di esercizio delle centrali nucleari non è quindi influenzato anche se il prezzo del combustibile nucleare aumenta bruscamente come quello dei combustibili fossili. Pertanto, il costo della produzione di energia nucleare è stabile.

Mentre l’Europa ha scelto di spararsi sui piedi scommettendo sulle energie rinnovabili, non sul nucleare, la Cina sta facendo progressi nei settori dell’arricchimento dell’uranio, degli assemblaggi di combustibili nucleari, del ritrattamento, dello stoccaggio e dello smaltimento geologico del combustibile esaurito. In un contesto politico di riduzione del nucleare, sarà difficile per la Francia mantenere il proprio vantaggio tecnologico. Sarebbe saggio sviluppare la cooperazione con i partner cinesi per sfruttare un effetto a catena ed evitare lo stallo tecnologico perché la Cina sarà il leader mondiale in tutti i giacimenti nucleari tra 15 anni, e probabilmente anche prima. Nel 2021:Sono stati avviati 6 reattori nucleari e 4 sono stati collegati alla rete.14 I reattori Hualong-1 sono in costruzione o in funzione.

Ancora Putin!

Dopo l’annuncio di Putin del primo vaccino contro il covid-19 prodotto e testato in Russia si è scatenata la campagna di discredito occidentale contro il vaccino prodotto in Russia.
Inizialmente l’annuncio è stato accolto con una certa incredulità ma, in breve, questa si è tradotta in scetticismo sull’efficacia di tale vaccino.
Questo vaccino non è uscito dai laboratori di proprietà di Bill Gates, non viene presentato come obbligatorio, probabilmente sarà innocuo, è stato prodotto da una entità statale russa e non rientra nelle produzioni della Big Pharma, quanto basta per essere in conflitto con i giganteschi interessi delle grandi corporations farmaceutiche.

Normale quindi che parta una campagna mediatica di discredito che cerca di sminuire la scoperta ed il brevetto del vaccino russo. Ne iniziano a dire di tutti i colori.
Tutto parte dagli Stati Uniti ed il primo a “scomunicare” il vaccino russo, si può indovinare, è il dr. Fauci, consulente di Trump e speciaista in malattie infettive.
Dubito che i russi abbiano un vaccino sicuro: cos’ ha detto il capo specialista in malattie infettive degli Stati Uniti il quale ha detto di non credere nel vaccino russo per il virus K.
ll dr. Anthony Fauci, afferma che gli USA potrebbero presentare diverse versioni del loro vaccino contemporaneamente anche la prossima settimana, ma non sono sicuri della loro efficacia e sicurezza e dubitano che la Russia abbia adeguatamente testato il proprio.

Il Ministero della Salute russo ha registrato martedì il primo vaccino al mondo per la prevenzione della nuova infezione da coronavirus COVID-19, sviluppato dal Centro di ricerca per l’elettrochimica N.F. Gamaleya in collaborazione con il Fondo russo per gli investimenti diretti. Si chiamava “Sputnik V”. Il ministro della Salute russo Mikhail Murashko ha annunciato che il vaccino sarà prodotto in due siti: il centro di Gamaleya e lo stabilimento di Binnopharm.

Il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che il vaccino ha superato tutti i test necessari e forma un’immunità stabile.

“Avere un vaccino e provare che un vaccino è sicuro ed efficace sono due cose diverse. Abbiamo una mezza dozzina di vaccini o più, quindi se volessimo correre dei rischi e ferire molte persone, dare loro qualcosa che non aiuta, potremmo iniziare a farlo la prossima settimana se lo volessimo “, ha risposto Fauci alla rivista National Geografic, la Russia ha davvero un vaccino contro il coronavirus? La trasmissione è stata condotta sul sito web della rivista.

“Pertanto, ha proseguito Fauci, spero che i russi siano davvero pienamente convinti che il vaccino sia sicuro ed efficace. Dubito fortemente che l’abbiano fatto “, ha aggiunto il direttore dell’Istituto nazionale statunitense di malattie allergiche e infettive.

https://www.controinformazione.info/parte-la-campagna-di-discredito-contro-il-vaccino-anti-covid-brevettato-dai-russi-bill-gates-furibondo/

GAFA

La parola chiave del liberismo è concorrenza. Corre l’obbligo di competere per ogni cosa, in alto e in basso. Si invera l’apologo africano del leone e della gazzella: entrambi si svegliano e prendono a correre, per motivi opposti. Tutti contro tutti, prede e predatori, lupi ed agnelli, la vita come gara e campo di battaglia. L’esperienza ci insegna che l’antagonismo è per noi, trasformati in nemici reciproci, il monopolio è per lorsignori. E’ il contrario del liberalismo, che ha perso due lettere e ha gettato la maschera: liberismo sive monopolio. Secondo un maestro del pensiero economico liberale, Friedrich Von Hajek, il mercato, per essere tale, deve essere aperto. Tutto il contrario della realtà. L’ economista austriaco pronunciò una sentenza nei confronti del collettivismo che oggi possiamo applicare al liberismo monopolista: chi possiede tutti i mezzi, determina tutti i fini. I due monopoli più potenti sono quello finanziario, la creazione e gestione della moneta attraverso l’arma del debito, e quello tecnologico, che ha invaso rapidamente tutti gli ambiti economici, culturali, di costume, assumendo il controllo capillare delle nostre vite. I super giganti sono essenzialmente quattro, Google, Amazon, Facebook, Apple, tutti americani, uniti nell’acronimo GAFA. Nel prossimo futuro è probabile si aggiunga un altro temibile attore globale, il cinese Huawei, in possesso della decisiva tecnologia di telecomunicazioni ad altissima velocità 5G. Intaccare la potenza del monopolio globale da essi esercitato è l’impresa più complessa dei prossimi anni, resa ancor più ardua dal legame inestricabile con il deep State, ovvero agenzie riservate e struttura militare degli Stati Uniti.
Siamo precipitati nel monopolio radicale descritto da Ivan Illich, che non ebbe il tempo di conoscere del tutto il monopolio fintech che penetra nella vita intima e colonizza le coscienze: “Con questo termine io intendo non il dominio di una marca ma la necessità industrialmente creata di servirsi di un tipo di prodotto. Si ha il monopolio radicale quando un processo di produzione esercita un controllo esclusivo sul soddisfacimento di un bisogno pressante, escludendo la possibilità di ricorrere, a tal fine, ad altre attività non industriali.” Un discorso che trova la sua declinazione in tutte le branche dell’industrializzazione e tecnicizzazione, in particolare a quella dei servizi. Si può rinunciare all’iPhone, non si può rinunciare ad essere reperibili, si può evitare l’automobile, ma la mobilità è un obbligo quotidiano quanto la connessione alla grande rete. Aggiungeva il prete di Cuernavaca “quando il monopolio radicale viene scoperto, in genere è troppo tardi per liberarsene”. Proprietari di fatto delle nostre esistenze, è nelle loro mani la libertà individuale e collettiva.

estratto da https://www.ariannaeditrice.it/articoli/gafa-il-monopolio-radicale

Esplorazione lunare cinese

E’ il primo sbarco sul lato nascosto della Luna nella storia dell’umanità. I media cinesi riferivano che l’esploratore lunare Chang’e 4 è atterrato con successo alle 2:26 UTC del 3 gennaio nel lato nascosto della Luna, mai esplorato prima. Così il Paese asiatico è la prima nazione nella storia a far allunare con successo una sonda in questa zona della Luna. Secondo la China Central Television, lo sbarco, che si svolgeva relativamente vicino al luogo predeterminato, permette di “aprire un nuovo capitolo” nello studio della Luna. La sonda Chang’e-4 aveva già inviato la prima immagine della faccia nascosta della Luna dopo lo sbarco. L’8 dicembre, la Cina lanciò la sonda col missile Long March-3B per esplorare il lato nascosto del satellite naturale della Terra. La sonda prende il nome dalla dea della Luna della mitologia cinese. Si prevede che effettui misurazioni e raccolta di rocce che potrebbero rivelare nuovi dettagli sulla regione lunare più lontana dalla Terra.
L’importanza della missione del Chang’e-4 è che il settore lunare su cui è diretto ha una composizione diversa rispetto ai siti già esplorati. Yingzhuo Jia, dell’Accademia delle Scienze dell’Università della Cina, e il suo gruppo di lavoro spiegavano che, oltre a studiare il lato oscuro della Luna, tenteranno uno studio di radioastronomia a bassa frequenza della superficie e analisi topografiche e compositive mineralogiche della regione su cui viaggia il “rover”. Il progetto include anche un esperimento biologico che dovrebbe mostrare se è possibile la vita in quella parte della Luna, e a tale scopo Chang’e-4 ha a bordo semi di patata e ‘Arabidopsis’, una pianta legata al cavolo e senape, così come uova di bachi da seta. Coll’esperimento, Pechino prevede di creare una piccola “biosfera lunare” e per raggiungere l’obiettivo, depositerà un cilindro di alluminio coi semi e le uova sulla faccia nascosta della Luna. Il contenitore da tre chilogrammi conterrà acqua, aria, una piccola telecamera e un sistema di trasmissione in modo che i ricercatori possano osservare l’evoluzione del processo dalla Terra, a 384400 chilometri di distanza.
Il prossimo obiettivo della Cina sarà lanciare la sonda Chang’e-5, che avrà come missione portare campioni della Luna sulla Terra.

http://aurorasito.altervista.org/?p=4540

Più Stato e meno Mercato!

A farla breve:   il Pentagono scopre che, riducendosi a comprare sul mercato  globale ciò che gli serve, può finire per  dipendere da un nemico  per completare il suo armamento.

E’ il bello del mercato globale, ragazzi. E’ l’ideologia della “interdipendenza”, del  “vantaggio competitivo”; del comprare le merci al prezzo più basso perché è conveniente e concorrenziale, che ha de-industrializzato l’Occidente.   E indebolisce la forza armata.  Così  si constata che uno Stato potente deve mantenere lavorazioni ed eccellenze tecnologiche sottratte al mercato e alla concorrenza, insomma una dose di autarchia  delle industrie di punta militari  – che risponde alle necessità della sicurezza, non a quelle della convenienza del prezzo.  La logica del mercato globale fa’ arretrare tecnologicamente, in fondo, anche la civiltà, del paese che l’adotta con  rigore ideologico.

Il rapporto del Pentagono  è importante per il mutamento di ideologia che contiene:  afferma esplicitamente il primato delle necessità strategiche sull’economicismo liberista. E’ un contributo alla deglobalizzazione.
Adesso  il Presidente Trump sostiene che “una base industriale […] sana è un elemento critico del potere degli Stati Uniti”  e insiste sul fatto che “l’industrializzazione è questione strategica”:  siccome ciò che è “strategico” è di competenza del presidente, si apre un periodo interessanti per i “mercati globali”.

https://media.defense.gov/2018/Oct/05/2002048904/-1/-1/1/ASSESSING-AND-STRENGTHENING-THE-MANUFACTURING-AND%20DEFENSE-INDUSTRIAL-BASE-AND-SUPPLY-CHAIN-RESILIENCY.PDF

L’articolo PERCHE’ TRUMP CERCA DI RE-INDUSTRIALIZZARE L’AMERICA proviene da Blondet & Friends.

Chi si ferma è perduto

Quando, nel 2001, pubblicai “L’impero colpisce ancora” per Malatempora, avvertii che, lassù in un angolo dell’Asia, qualcosa si stava muovendo…ma si sa…Malatempora era una piccola casa editrice ed io uno scrittore sconosciuto. Oggi, quei frutti sono maturati, e l’intero Pianeta ha paura.

La vicenda politica, il dissidio fra Corea del Nord e Stati Uniti, sta lentamente venendo alla luce: in un quadro di sessant’anni di guerra fredda ai suoi confini, la Corea del Nord ha deciso di non fare la fine dell’Iraq e della Libia (che, ricordiamo, erano insieme nel “Asse del Male”).

Per non finire a gambe all’aria, decise in anni lontani di promuovere la ricerca in campo missilistico e nucleare ad uso proprio, mentre i vettori erano, ovviamente, sul mercato internazionale: la Libia, ad esempio, acquistò missili coreani verso gli anni 2000, per poi distruggere tutto e consegnarsi, mani e piedi legati, agli USA & Co.

A ben vedere, la Corea del Nord ha seguito le orme di un altro “Stato del Male”, ossia l’Iran. Evidentemente, conviene essere “Stati del Male”, perché gli altri finiscono come sono finiti. Fagocitati dagli appetiti americani.

Quando Trump ha avvertito Pyongyang che uno Stato nucleare ha degli obblighi (la non proliferazione, il mercato controllato, ecc) ha sfondato una porta aperta, giacché i coreani non hanno mai venduto bombe atomiche, bensì missili. Ci sarebbe da chiedersi da dove sono arrivate le atomiche pakistane, indiane ed israeliane, ma su questo tutti tacciono: il “club” nucleare è a numero chiuso, e se non ha la tessera giusta non puoi entrare.

In altre parole, Pyongyang ha falsificato i documenti ed è entrata dalla porta di servizio. E vuole giocare al tavolo buono, perché è lì che fioccano i soldini e non si deve parlare di sanzioni.

Dobbiamo aggiungere, perché la stampa ufficiale non lo dice mai, che sorvolare con un missile il territorio di un’altra nazione non viene considerato un atto ostile, giacché gli apici di traiettoria sono ben al di sopra dei rituali 60.000 piedi, la quota più alta raggiunta dai velivoli militari.

Anche sull’efficacia dei sistemi anti-missile ci sono molti dubbi: i missili raggiungono gli apici di traiettoria in pochissimi minuti (5-10), e dunque manca il tempo per organizzare una credibile controffensiva.

I famosi “Patriot” non riuscirono ad intercettare gli SCUD iracheni, che uccisero circa 150 cittadini israeliani e nemmeno i successivi tentativi americani di una credibile intercettazione hanno convinto: molti fallimenti, ed una frettolosa certificazione positiva alla prima intercettazione. Non mi ha stupito che il Giappone lasciò passare il missile coreano senza nemmeno provarci. A che pro, poi? La traiettoria era quella di un missile destinato a finire nell’oceano.

leggi tutto su http://carlobertani.blogspot.com/2017/09/la-corea-ha-veramente-le-armi-che.html

Quanto vale la scienza?

Tra le cause di questa “crisi di riproducibilità” sicuramente ci sono le tematiche tecniche descritte dalla Bissel, ci sono però anche aspetti più umani quali il bisogno degli scienziati di pubblicare per far carriera e ricevere finanziamenti, a volte i loro stessi contratti di lavoro sono vincolati al numero di pubblicazioni che riescono a fare, come racconta Ferric Fang, dell’Università di Washington “il biglietto più sicuro per prendere un finanziamento o un lavoro è quello di venir pubblicato su una rivista scientifica di alto profilo. Questo è qualcosa di poco sano che può condurre gli scienziati a cercare notizie sensazionalistiche o in alcune volte ad assumere comportamenti disonesti“.

In maniera ancora più diretta interviene la professoressa Ken Kaitin, direttrice del Tufts Center for the Study of the Drug Develompment che afferma “Se puoi scrivere un articolo che possa essere pubblicato non ci pensi nemmeno al tema della riproducibilità, fai un’osservazione e vai avanti. Non c’è nessun incentivo per capire se l’osservazione originale fosse per caso sbagliata. “

Un Sistema, quello della ricerca accademica, che sta evidentemente trascinando la Scienza verso una crisi di identità e di credibilità. Nel 2009 il prof. Daniele Fanelli, dell’Università di Edimburgo, ha realizzato e pubblicato uno studio dal titolo emblematico: “Quanti scienziati falsificano i dati e fabbricano ad hoc le ricerche?”

Quasi il 14% degli scienziati intervistati ha affermato di conoscere colleghi che hanno totalmente inventato dei dati, ed il 34% ha affermato di aver appositamente selezionato i dati per far emergere i risultati che gli interessavano.

A giugno 2017 il prof. Jonathan Kimmelmann, direttore del Biomedical Ethics Unit presso la McGill University di Montreal ha pubblicato un nuovo studio che conferma questa crisi di riproducibilità e cerca di mettere il luce su alcune delle principali cause quali la variabilità dei materiali di laboratorio, problemi legati alla complessità delle procedure sperimentali, la scarsa organizzazione nel team di ricerca, e la poca capacità di analisi critica.

Né le università né le riviste scientifiche sono interessate agli studi di riproducibilità

E’ inoltre necessario considerare che il sistema accademico non premia per niente chi fa studi di riproducibilità, sono tempo e soldi buttati via dal punto di vista delle “performance produttive” del gruppo di ricerca.

Le stesse riviste scientifiche non sono un gran che interessate a pubblicare ricerche che dimostrano la non riproducibilità di un precedente lavoro pubblicato, preferiscono pubblicare ricerche innovative o risultati sorprendenti e così ecco com’è facile far sparire le notizie dei fallimenti delle repliche.

http://www.ilcambiamento.it//articoli/scienza-in-crisi-gran-parte-degli-esperimenti-non-e-riproducibile

Antropologia culturale

Così (come aveva previsto Houellebeck nel suo Soumission) l’Europa ufficiale si rende da sé una terra di dhimmitudine, invitando i profughi stessi a trattarci come dhimmi (lo status giuridico inferiore che nelle  terre dell’Islam spetta ai non-musulmani). Ed questo atteggiamento ufficiale  che provoca la rivolta, e l’ascesa politica dei “partiti di destra”, e il rigetto della “accoglienza”-  classico caso di eterogenesi dei fini. In Svezia,  nel settembre  2015, a rifiutarla erano il 29 per cento; già a novembre, il rifiuto è salito al 49.  Due terzi dei tedeschi rifiutano di dare un ulteriore mandato alla  Merkel. Dal 41 al 48 per cento degli europei vogliono un referendum per decidere se stare nella UE o no.

In Usa, Donald Trump  ha dichiarato che non farà entrare nemmeno un musulmano, lui presidente. E “anche se non vince la Casa Bianca”, si è allarmato il Financial Times, “ha sdoganato delle idee che eravamo riusciti a tener fuori dallo spazio pubblico”, delegittimandole.

L’articolo L’Europa che si rende Dhimmiland è tratto da Blondet & Friends, che mette a disposizione gratuitamente gli articoli di Maurizio Blondet assieme ai suoi consigli di lettura.