E’ molto difficile pensare che l’Europa possa uscire dalla trappola in cui l’hanno cacciata le oligarchie regnanti se metà dei suoi cittadini riescono a credere che siano i russi e non gli ucraini a bombardare Donetsk. E’ ancora più difficile pensare che l’Italia possa farcela se il maggiore quotidiano del Paese riesce a pubblicare un pezzo del quale si dice che Putin perderà anche se ha conquisterà il Donbass. Ogni giorno da due anni e mezzo a questa parte, assistiamo a una sorta di gigantesco test di intelligenza quotidiana nel quale si misura la capacità della popolazione generale di interpretare correttamente la realtà e di trovare le incongruenze nella narrazione e ogni volta la maggioranza casca nella trappola anche di fronte al medesimo problema.
Alcune personalità poco conosciute al grande pubblico influenzano le idee e gli accadimenti storici molto più di protagonisti famosi. Nella Chiesa Giuseppe Dossetti, prima politico, poi monaco, riuscì a determinare molte delle conclusioni del Concilio Vaticano II e pose le basi, in Italia, per l’egemonia del cattocomunismo. A livello globale, poche personalità influenzano il presente quanto Leo Strauss, pensatore tedesco di origine ebraica emigrato negli Stati Uniti. Il suo pensiero è poco noto, la sua lezione è alla base del movimento neo conservatore e della politica di potenza. Possiamo affermare che gli straussiani – alcune decine di personalità di enorme potere – sono veri e propri architetti della guerra come strumento dell’impero americano. Leo Strauss (1899-1973) nacque in una famiglia di stretta osservanza ebraica e in giovinezza fu affascinato dal pensiero di Heidegger – successivamente rinnegato – poi amico e sodale di Carl Schmitt, che lo aiutò nella carriera e di cui sempre condivise l’approccio filosofico realistico. Ammiratore di Hobbes, ebbe un rapporto controverso nei confronti di Niccolò Machiavelli, il fondatore della scienza politica. Studioso di Platone, polemico contro lo storicismo imperante, propugnò una sorta di ritorno agli antichi, latori di verità insieme profonde e segrete. Ciò che differenzia radicalmente il pensiero di Strauss da quello di tutti gli altri pensatori del suo tempo è la convinzione che i saggi – da sempre – abbiano fatto ricorso a una forma di scrittura basata sulla reticenza e l’occultamento, la doppiezza e il sotterfugio. Di qui la necessità di leggere tra le righe, alla ricerca delle verità nascoste, dei simbolismi, dei messaggi cifrati, delle allusioni e degli ammaestramenti segreti, che, per non risultare distruttivi, devono rimanere appannaggio di ristrette cerchie intellettuali. Il rimprovero mosso a Machiavelli è di aver rivelato gli “arcana imperii” senza mantenere il suo magistero – che Strauss segretamente ammirava – all’interno di una ristretta cerchia di iniziati accuratamente selezionati. Strauss fu soprattutto il tenace costruttore di un modello di ordine politico orientato non al bene comune o al senso di giustizia, bensì alla potenza, fondato su una concezione secolarizzata della storia e una visione naturalistica dell’uomo.
E sono proprio loro a usare la Carta come foglia di fico a coprire le loro vergogne, le 500 e più condizione cui sottostare per ricevere il prestito del racket, il prolungarsi indefinito dello stato di eccezione, le tessere di iscrizione coatta al totalitarismo che si fregia di un antifascismo che accoglie benevolmente gli utili idioti nel governo e le profittevoli teste rasate portatrici d’acqua del regime, le censure di qualsiasi autorevole voce critica e la discriminazione e criminalizzazione dei cittadini dissenzienti, la soggezione totale all’egemonia che dopo aver riscritto il passato e la storia, ne riproduce i più osceni misfatti.
E’ davvero difficile immaginare azioni più scomposte e dannose di quelle della Commissione europea riguardo al gas: il 6 ottobre, i prezzi sono aumentati vertiginosamente arrivando alla soglia di due dollari per metro cubo, poi scesi a 1,7 il che costituisce comunque un aumento del 21 per cento in un solo giorno. Ma da Bruxelles non arrivano che insensatezze e bugie, come al solito del resto: la von der Leyen accusa la Russia di non aumentare la propria produzione, mentre invece la Gazprom sta pompando a più non posso ed è quasi al livello record del 2018, ma la realtà è da Comma 22: Nord Stream è operativo e la Russia sarebbe disposta a fornire ulteriore gas attraverso il nuovo gasdotto, ma la Commissione UE non lo vuole: ci si lamenta che non c’è abbastanza gas e si fa intendere cha la colpa è della Russia, ma si impedisce alla Russia di poter fornire più gas.
Si tratta di quelli che invocano Bava Beccaris, che pretendono che chi vota debba esibire il certificato di igiene, che sollecitano misure per sospendere la pensione ai riottosi, che pensano che i giovani debbano soffrire per prepararsi alla vita, che sono pronti a sacrificare la prole su suggerimento del dio che governa il brand sanitario, che ritengono che i decessi attribuibili al vaccino così come quelli frutto dello stato di abbandono criminale in cui sono stati lasciati i pazienti affetti da gravi patologie, non siano altro che effetti collaterali sopportabili dal sistema che in una situazione di emergenza è costretto a “selezionare”.
Sono diventati loro il ceto intellettuale a libro paga dell’oligarchia, che liquida chi esercita ancora critica o dubbio come molesti disfattisti irresponsabili, che apostrofa di populista chi denuncia l’approccio tecnocratico dei competenti, che deplora come sovranista chi ha l’ardire di contestare la generosità europea. Sono loro che officiano i riti del Pnrr proprio come quelli delle reiterate dosi da somministrare, in modo che si agisca per provvedimenti d’urgenza, per comandi autoritari, per controriforme che non devono intervenire sullo statu quo, che non fanno assunzioni, non investono in stato sociale, non spendono in niente che abbia un effetto duraturo sul servizio sanitario, come in qualsiasi altro settore strategico del “sistema Paese”.
Difficile dar torto a chi come Andrea Zhock pensa che ormai l’esclusione dei cittadini da ogni scelta è completa e non vale più la pena di denunciare “abusi, coazioni, forzature, ricatti, discriminazioni, omissioni, bastonature mediatiche, distorsioni della Costituzione, censure, macchine del fango” ormai passati in cavalleria senza che si senta “neanche il bisogno di verificarne i presupposti, senza che un sussulto di indignazione (prepolitica) metta in allerta”.
Energia: un’estate di rincari, +230 euro per le famiglie
Che il Covid avrebbe lasciato una scia di rincari ce lo saremmo potuti aspettare ma l’arrivo dell’estate ha dato un’altra accelerata ai prezzi, specialmente quelli dell’energia.
Nel bel paese continuano a lievitare i costi per trasporti e viaggi, dovuti in particolare agli effetti della pandemia, e l’inflazione continua a salire con un +0,3% nel luglio 2021.
La causa principale dell’aumento dei prezzi non è da ricercare nella “componente vacanze” ma, secondo l’ISTAT, è prettamente da far ricadere sui beni energetici che hanno visto un’impennata di prezzo del 29% per la componente regolamentata e dell’11,2% per quella non regolamentata.
Un incremento di prezzo di questa portata non si vedeva dal 1996, con un aumento congiunto delle due componenti del 16,9% che ha superato quello registrato durante la crisi del 2008 che era stato del 16,2%.
Come valutare l’aumento del prezzo?
Secondo ARERA, l’incremento delle tariffe energetiche è da ricercare principalmente nei forti aumenti dei prezzi delle materie prime che hanno risentito pesantemente dei rallentamenti dovuti alla pandemia.
Negli ultimi 12 mesi, gli aumenti nel settore dell’energia vedono incrementi generalizzati con il petrolio che fa registrare un +248% e il gas naturale che addirittura tocca un +545%.
Oltre a questo c’è stata la crescita del prezzo dei permessi per l’emissione di C02 che ha influito per il 20% sull’incremento delle bollette. Il costo per l’emissione di una tonnellata di C02 è passato dai 15 euro nel 2019 ai 55,68 euro di agosto 2021 spostando ancora una volta il costo dell’energia verso l’alto. Nella tabella qui sotto è riportato l’andamento dei prezzi per tonnellata di C02 da gennaio ad agosto 2021.
Mese
Prezzo per tonnellata di CO2
Gennaio
33,43 €
Febbraio
37,89 €
Marzo
40,87 €
Aprile
45,22 €
Maggio
51,99 €
Giugno
52,78 €
Luglio
53,28 €
Agosto
55,68 €
Bisogna anche pensare che gli incrementi di prezzo sarebbero stati addirittura maggiori se non fosse intervenuto il governo italiano mettendo sul tavolo 1,2 miliardi per arginare ulteriori rincari.
Quali sono gli effetti dei rincari?
I rincari secondo Coldiretti avranno un doppio effetto negativo sia sulle famiglie che sulle imprese nel nostro paese.
Infatti se da un lato l’aumento delle bollette andrà a ridurre il potere di acquisto delle famiglie dall’altro vedrà anche un aumento dei costi delle imprese.
Il mercato dell’energia sta quindi influenzando la situazione di difficoltà post pandemia per entrambe le categorie e si va a sommare agli incrementi già registrati per diverse materie prime, come quelle del settore metallurgico o alimentare, che hanno visto aumenti a doppia cifra.
Per sostenere l’economia il governo, oltre ai fondi già stanziati, sta mettendo in campo tutta una serie di manovre per venire incontro a famiglie e imprese in difficoltà.
Ad esempio per le famiglie italiane sarà attivo il bonus sociale di sconto per elettricità e gas. Questo è un aiuto per tutti quei nuclei familiari con ISEE inferiore ai 8.265 euro (20mila se con più di 3 figli) che prevede accrediti in bolletta che vadano a ridurne il costo. A beneficiare di questa agevolazione saranno più di 3 milioni di famiglie.
Nell’ambito delle imprese invece ci sarà la proroga dello sconto per le bollette che vedrà coinvolti più di 3,5 milioni di aziende delle classi più colpite dalla pandemia come ristoranti, bar, artigiani e piccoli esercizi commerciali.
Se c’è un Paese che può essere la dimostrazione del lato oscuro dei vaccini quello è proprio la Cambogia, della quale si parla pochissimo non solo perché è in fondo all’Indocina dove lo sguardo non si posa quasi mai, ma perché costituisce uno scandalo per l’occidente. Uno scandalo per gli 800 mila cambogiani che vennero uccisi dai bombardamenti americani nel tentativo di chiudere il sentiero di Ho Ci Min, una immensa ecatombe collaterale; uno scandalo per la feroce dittatura di Pol Pot che nacque proprio a seguito di quella strage al napalm che oltretutto rovinò una consistente parte dei terreni agricoli provocando carestie; uno scandalo perché a porre fine a quella follia non furono gli stella striscianti, ma proprio i comunisti cambogiani aiutati e sostenuti dal Vietnam. E ora ancora una volta costituisce uno scandalo perché i numeri covid non si adattano alla narrazione ufficiale occidentale e soprattutto alla mistificazione dei vaccini come unica strada di salvezza invece che come opaco esperimento condotto sopra la testa delle persone.
E non è certo un caso che nella primavera scorsa è stato proprio il governo tedesco a pagare illustri scienziati e ricercatori perché dessero la previsione più drammatica possibile della pandemia e permettere così i confinamenti come esperimento sociale, non certo per proteggere la salute. Insomma la regina è apparsa nuda, assieme ai suoi cortigiani e al personale di servizio.
Ma c’è anche un altra considerazione da fare e cioè che questa vicenda mette in luce la mediocrità della Merkel punto di riferimento dell’intera Europa, una mediocrità che si rivela come ubbidienza passiva al politicamente corretto di origine neoliberista. Del resto essa fu scelta dalla Cdu come successore di Kohl e cancelliera proprio per il suo profilo basso, per non avere alcuna visione propria, per la sua permeabilità all’ambiente. Non perché sia una grande camaleontessa, ma semplicemente per la sua incapacità di essere davvero qualcosa, e la sua rapidità nell’ adattarsi al contenitore come del resto si addice alla liquidità contemporanea: in carriera nella Germania comunista dove aveva scalato i posti della rappresentanza giovanile del partito e quasi certamente in forza alla Stasi, si è immediatamente convertita al capitalismo già nella sua forma neoliberista, all’indomani della caduta del muro e con la stessa velocità di cadute dei mattoni. Era insomma il personaggio ideale per poter guidare con polso un’Europa che doveva asserire il declino della politica e la primogenitura delle elites finanziarie e industriali. L’unica farina del suo sacco è stata quella di sviluppare fino in fondo un conflitto economico – monetario per l’egemonia continentale, progetto che comunque era nella logica inevitabile della moneta unica e andava a vantaggio degli utilizzatori finali di un Europa desocializzata e privatizzata
L’operazione americana di destabilizzazione, ma anche europea, è in atto da un decennio. Il 6 luglio 2011 l’ambasciatore Usa a Damasco Robert Ford andava a passeggiare tra i ribelli anti-Assad di Hama, accompagnato il giorno dopo da quello francese. Era il segnale che in Siria di poteva fare quel che si voleva e che Erdogan colse, incoraggiato dalla strategia della Clinton dello “stay behind”, “guidare da dietro” le primavere arabe, facendo passare migliaia di jihadisti dal suo confine, con i seguiti che sappiamo fino all’ascesa dell’Isis e alle complicità tra turchi e Califfato per far fuori la resistenza dei curdi. Ecco cosa pensa Ford a 10 anni di distanza. “La strategia americana è stata un fallimento”, scrive su Foreign Affairs l’ambasciatore, ora senior fellow presso il Middle East Institute. Gli Usa, dice Ford, hanno cercato di usare la forza militare e le pressione finanziarie per rovesciare Assad, ma Biden farebbe bene a cambiare rotta. Dopo anni di conflitto, infatti Bashar è ancora al suo posto e la Siria non è diventata una democrazia liberale come qualche ingenuo analista sperava diventasse all’indomani della devastante guerra per procura scoppiata nel 2011. Ford si spinge a sostenere che gli Stati Uniti “dovrebbero negoziare con Mosca un ritiro graduale delle proprie forze e una tempistica per la transizione nella zona orientale dal controllo americano a quello russo”. Ma le cose vanno un po’ diversamente. Le sanzioni contro la Siria, introdotte sin dall’inizio della guerra civile non solo non si sono allentate ma nel 2020 sono state ulteriormente aggravate, sia dagli Usa, con il cosiddetto Caesar Act che blocca ogni tipo di transazione economico-finanziaria-commerciale con Damasco, sia dall’Unione europea, che, pur muovendosi sulla scia degli Stati uniti e confermando le sanzioni, per salvare la faccia consente il finanziamento di interventi umanitari “purché non coinvolgano il governo siriano”: come se fosse possibile effettuare interventi efficaci in un contesto così deteriorato senza un coordinamento con le autorità competenti. Il livello dell’ipocrisia europea si è confermato anche recentemente quando Bruxelles ha deciso di seguire Washington nel colpire con nuove sanzioni la famiglia Assad, esponenti del governo e imprenditori. L’idea degli europee è di farci credere che le sanzioni sono “mirate”, cioè non colpiscono il popolo siriano: in realtà le sanzioni includono un embargo sul petrolio, restrizioni sugli investimenti, il congelamento dei beni della banca centrale siriana detenuti nell’Ue e restrizioni all’esportazione di attrezzature e tecnologie. In pratica il blocco dell’industria energetica, del petrolio e di ogni tentativo di ricostruzione. Ma in Siria denuncia l’arcivescovo greco-melkita di Aleppo, monsignor Jean-Clément Jeanbart: “La gente non ha più cibo, elettricità, carburante e gas sufficienti per riscaldare le case. Non riesce a ottenere prestiti e andare avanti”. Le sanzioni sono un messaggio a tutti coloro che erano intenzionati a partecipare alla ricostruzione della Siria e a normalizzare i rapporti con Damasco, dalla Russia alla Cina, ad alcuni stati del Golfo che chiedono il rientro di Damasco nella Lega araba, agli stessi Paesi europei come l’Italia, che nel 2010, alla vigilia della guerra, era il maggiore partner europeo di Damasco. Ma forse qui nessuno se lo ricorda più. La rimozione delle sanzioni alla Siria è stata chiesta da Alena Douhan, rapporteur dell’Onu e da diverse organizzazioni umanitarie e delle Nazioni Unite. Ma si preferisce lasciare le cose come stanno, permettere a Israele, che occupa il Golan dal’67, di bombardare in Siria le milizie sciite _ tanto nessuno si lamenta _e far precipitare i siriani in una miseria ancora più nera.
Fonte: L’Antidiplomatico In molti descrivono il PD come un partito malato giunto ormai allo stadio terminale. Probabilmente è così. Credo tuttavia che occorra un qualche chiarimento. Il PD come spesso ripetuto dai suoi critici, me incluso, è un partito nato male, malissimo anche se sull’onda della novità delle primarie e la minaccia berlusconiana ha ottenuto un forte risultato il giorno del suo battesimo elettorale: 12 milioni di voti (33%) nel 2008. Numeri importanti, certo. E tuttavia il PD è nato male perché ha fatto della sua mancanza di identità il suo dna.