Resistenza

A differenza di quanto sostenuto da Lauro de Bosis nell’articolo al link:

http://www.appelloalpopolo.it/?p=9410

ritengo che, alla radice di tutti i regimi totalitari, non stia tanto il disfattismo degli italiani, quanto l’opportunismo (come denunciato a suo tempo già dal Guicciardini).

Sei minuti all’alba

Sei minuti all’alba: e gh’è gnanca ciàr
sei minuti all’alba: il prete è pronto già
l’è già mò mes’ura ch’el va dree a parlà…
glie l’ho detto: “Padre, de bún, mi hu gia mol pregà!”
Sei minuti all’alba, non è neanche chiaro
sei minuti all’alba, il prete è già pronto
è già mezz’ora almeno che continua a parlare
gliel’ho detto “Padre, mi creda, ho già pregato molto”
Nella cella accanto canten ‘na cansún…
sì, ma non è il momento! Un pu d’educasiún …
Mi anca piangiaria, il groppo è pronto già
Piangere. D’accordo, perché, mi han de fucilà:
Nella cella accanto cantano una canzone
Sì, ma non è il momento! Un po’ di educazione…
Io piangerei invece, il groppo (in gola) è già pronto.
Piangere, d’accordo, perché mi devono fucilare
Vott setémber sun scapà, hu finì de faa el suldà
Al paes mi sun turnà: “disertore” m’han ciamà
E su un treno caregà, n’altra volta sun scapà
in montagna sono andato, ma l’altrer
coi ribelli m’han ciapà
L’otto settembre sono scappato, ho finito di fare il soldato (1)
sono tornato al mio paese, (ma) mi hanno chiamato “disertore” (2)
poi mi hanno caricato sul treno, sono scappato un’altra volta (3)
sono andato in montagna, ma l’altro ieri
mi hanno catturato con i ribelli (4)
Entra un ufficiale; mi offre da fumar…
“Grazie, ma non fumo, prima di mangiar”
Fa la faccia offesa… mi tocca di accettar.
Le manette ai polsi son già… e quei là vanno dree a cantà!
Entra un ufficiale, mi offre da fumare (5)
“Grazie, ma non fumo, prima di mangiare” (6)
Fa la faccia offesa… mi tocca di accettare
Le manette sono già ai polsi … e quelli là continuano a cantare
E strascino i piedi, e mi sento mal…
sei minuti all’alba! Dio, cume l’è ciàr!
Tocca farsi forza: ci vuole un bel final
Dai, allunga il passo, perché ci vuole dignità
E trascino i piedi, e mi sento male
sei minuti all’alba, Dio com’è chiaro!
Tocca farsi forza: ci vuole un bel finale
Dai, allunga il passo, perché ci vuole dignità (7)
Vott setémber sun scapà, hu finì de faa el suldà
Al paes mi sun turnà: “disertore” m’han ciamà
E su un treno caregà, n’altra volta sun scapà
in montagna sono andato, ma l’altrer
coi ribelli m’han ciapà

Testo e note da: http://www.musicaememoria.com/enzo_jannacci_sei_minuti_all_alba.htm

Un po’ di storia

Se la sovranità della moneta è nelle mani di banche private, che la emettono a debito, la produzione di altro debito (e il conseguente moltiplicarsi degli interessi) è l’unico modo che un gover­no possieda per rifinanziarsi. Un circolo vizioso, che ren­de il debito impagabile sin dalla sua contrazione iniziale, perché il suo pagamento presuppone una quantità di de­naro aggiuntiva (l’interesse) di cui lo stato non dispone. Così, come nel Mercante di Venezia di Shakespeare, il debi­tore che non può pagare si trova nelle mani del creditore, che può disporne come vuole: il Piemonte era, infatti, non solo l’unico stato completamente nelle mani dei ban­chieri inglesi, ma anche l’unico ad essersi quasi privato del tallone aureo per l’emissione della moneta. La Banca Nazionale degli Stati Sardi, creata nel 1848 e di proprie­tà privata, aveva una riserva aurea di 20 milioni di lire, ma emetteva tre lire di carta ogni lira d’oro.

Totalmente diverso, invece, il modello economico duo-siciliano. Il Banco delle Due Sicilie, a cui era affidata l’e­missione monetaria, emetteva solamente ducati d’oro e d’argento. Non vi erano banconote, ma titoli di fede emessi esclusivamente a fronte di un avvenuto deposito. A unità compiuta, infatti, dei 607,4 milioni di lire a cui equivalevano le riserve auree del neonato Regno d’Italia, ben 443,2 milioni erano rappresentati dalle riserve borboniche e solamente 27 dal Piemonte.

Jacopo Castellini in Nexus n.98

Itinerari ravennati

1012-2012 Ravenna e il Millenario camaldolese

Itinerari in città e visite guidate alle collezioni camaldolesi

Durante le festività natalizie, il Mar – Museo d’Arte della città in collaborazione

con l’Istituzione Biblioteca Classense e il Museo Nazionale di Ravenna, propone nuove visite
guidate alle collezioni conservate nei luoghi che testimoniano la grande presenza camaldolese, oggi
importanti centri di produzione culturale della città.

Nell’occasione saranno in programma itinerari guidati nella Ravenna dei grandi ordini monastici.

CALENDARIO DEGLI APPUNTAMENTI

Venerdì 28 dicembre 2012 e 4 gennaio 2013
ore 11 – Visita guidata alla collezione del Museo Nazionale
ore 15 – Visita guidata alla collezione del MAR Museo d’arte della città di Ravenna
ore 15 – Itinerario guidato in città, il tour terminerà all’entrata della Biblioteca Classense (durata 2 ore circa)
ore 17 – Visita guidata alla mostra I libri del Silenzio della Biblioteca Classense

Sabato 29 dicembre 2012 e 5 gennaio 2013
ore 11 – Visita guidata alla collezione del MAR Museo d’arte della città di Ravenna
ore 15 – Visita guidata alla mostra I libri del silenzio della Biblioteca Classense
ore 15 – Itinerario guidato in città, il tour terminerà all’entrata del Museo Nazionale (durata 2 ore circa)
ore 17 – Visita guidata alla collezione Museo Nazionale

Domenica 30 dicembre 2012 e 6 gennaio 2013
ore 11 – Visita guidata alla mostra I libri del Silenzio della Biblioteca Classense
ore 15 – Visita guidata alla collezione del Museo Nazionale
ore 15 – Itinerario guidato in città, il tour terminerà all’entrata del MAR (durata 2 ore circa)
ore 17 – Visita alla collezione del MAR Museo d’arte della città di Ravenna

I percorsi in città, le visite alle collezioni del MAR e del Museo Nazionale e la visita alla mostra
I libri del Silenzio della Biblioteca Classense
sono gratuiti
– verranno condotti da una guida
– verranno effettuati in gruppi di max 25 partecipanti
– prevedono la prenotazione obbligatoria (IAT – Tel. 0544.35404/35755)
– le prenotazioni verranno accettate fino al raggiungimento dei 25 partecipanti

Come partecipare
È possibile comporre in modo flessibile il proprio itinerario camaldolese concentrando gli appuntamenti in
un’unica giornata o programmandoli in più date.
L’importante è prenotare ogni singolo appuntamento al quale si intende partecipare.
Ritrovo con la guida
Visite alle collezioni: entrata della sede che ospita la collezione
Itinerari guidati in città: IAT di via Salara, 8/12

Si ricorda che durante le Festività natalizie il MAR osserva i seguenti orari:

martedì, giovedì e venerdì 9.00-13.30/15.00-18.00

mercoledì e sabato 9.00-13.30

domenica 15.00-18.00

lunedì chiuso

La biglietteria chiude mezz’ora prima

chiusure: 25 dicembre e 1 gennaio

aperture festive: 26 dicembre e 6 gennaio dalle 15.00 alle 18.00

Biblioteca Classense

http://www.classense.ra.it/

Museo Nazionale

http://www.soprintendenzaravenna.beniculturali.it/index.php?it/126/musei-e-monumenti

Info MAR:

tel. +39 0544 482477

info@museocitta.ra.it

http://www.museocitta.ra.it

Storia del Sant'Anna

Mercoledì 12 ore 17 – INVITO ALLA LETTURA

Astrid Nielsen – L’ARCISPEDALE S. ANNA IN SEI SECOLI DI STORIA (TLA Editrice)
L’evoluzione dell’assistenza ospedaliera ferrarese dal XV secolo ai giorni nostri
Intervengono Umberto Gardenghi e Francesco Scafuri
L’opera rappresenta il primo di una serie di titoli dedicati alla storia della Medicina Ferrarese; in questa viene esaminata, attraverso testimonianze storiche ed elaborazioni grafiche originali curate dall’autrice, l’evoluzione architettonica ed il contesto urbanistico dell’unico ospedale cittadino, dal Medioevo ai giorni nostri. Con la semplicità di una narrazione tra amici, Astrid Nielsen consegna ai ferraresi una storia di architetture, di scienza, di guerre, di cittadini e di Papi e lo fa con garbata curiosità e velata nostalgia. È il racconto di una giovane architetto, nata e formatasi a Ferrara, l’indomani di un terremoto, alla vigilia dell’apertura del nuovo Ospedale atteso da vent’anni.
A cura dell’Associazione Lauretana
presso Biblioteca Ariostea di Ferrara
Venerdì 14 ore 9.45 – DEPUTAZIONE PROVINCIALE FERRARESE DI STORIA PATRIA

ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCI –
Nel corso dell’Assemblea, il presidente, professor Franco Cazzola, relazionerà ai soci presenti sull’attività svolta nel corso dell’anno 2012 e, insieme con i componenti del Consiglio Direttivo, darà conto della situazione finanziaria. Si parlerà inoltre delle pubblicazioni in corso e delle attività culturali previste, si ascolteranno proposte varie ed eventuali dei soci presenti.
Al termine dell’Assemblea (ore 11 circa) verrà presentato il volume del socio professor Amerigo Baruffaldi “Pietro Niccolini: Sindaco, Deputato e Senatore nella Ferrara d’inizio Novecento” (1866-1939) – Edizioni Cartografica, 2012.
Il volume è stato realizzato con il patrocinio della Deputazione Provinciale Ferrarese di Storia Patria.

Intellettuali nell'Atene classica

Leonardo Fiorentini
LA MORTE DI SOCRATE: VITA INTELLETTUALE NELL’ATENE CLASSICA
Introduce Roberto Rizzo
La critica antica, e ancor più quella moderna, si sono a lungo soffermate su una serie di fonti letterarie che dimostrerebbero come la democrazia di Atene abbia favorito una sorta di libertà intellettuale essenzialmente illimitata. Fatti storici documentati e noti come il processo ad Antifonte, l’autoesilio di Euripide e la morte di Socrate in particolare costituirebbero pertanto eventi importanti in sé, ma irrilevanti nell’ Idealtypus tracciato sinora. Poche le voci discordanti che inducono, se non a una radicale riconsiderazione, almeno a una più cauta osservazione delle cause che hanno portato al processo ed alla condanna a morte del filosofo Socrate.
A cura dell’Accademia delle Scienze di Ferrara

Mercoledì 28, ore 17  presso Biblioteca Ariostea, Ferrara Via Scienze 17

Giornata di studi su Re Enzo

Martedì 23 ottobre 2012
Palazzo Re Enzo, Sala dei 600
Re Enzo tra mito e storia
giornata di studi su Re Enzo a 740 anni dalla morte
Ore 09.00 Registrazione dei partecipanti e
accoglienza da parte degli alunni dell’Istituto
d’Istruzione Superiore “Bartolomeo Scappi”, guidati
dalla docente Lia Collina.
Ore 09.30 Presentazione della giornata di studi da
parte della Direzione della Festa.
Ore 10.00 Enzo e Bologna.
Storia e leggende del re prigioniero.
Massimo Giansante, Archivio di Stato Bologna.
Ore 10.40 Intervallo
Ore 10.50 Re Enzo a Bologna. Tra Mito e poesia.
Armando Antonelli, Università di Ferrara.
Ore 11.30 Re Enzo, falconello in gabbia.
Storia e leggenda.
Presentazione dei lavori su Re Enzo realizzati dagli
ex alunni delle classi quinte delle scuole “Ercolani”
e “Carducci”, a cura di Maura Avagliano,
Gabriella Cuppone, Vittorina Presti.
Ore 12.15 Il Re nel teatrino, intervento a cura della
Compagnia “Burattini di Riccardo”.
Ore 13.30 Buffet, a cura di Giovanni Tamburini,
Gastronomia bolognese.
Ore 15.00 Apertura lavori pomeridiani.
Coordinamento di Anna Laura Trombetti.
Saluto del Console Generale Aggiunto del Consolato
di Germania a Milano Bernhard Hauer
Saluto dell’Assessore del Comune
di Bologna Matteo Lepore
Saluto del Presidente dell’Enciclopedia Fridericiana
Ortensio Zecchino.
Ore 15.30 Prolusione “Re Enzo:
il Regnum Siciliae e Bologna” Anna Laura Trombetti,
Università “Alma Mater Studiorum” Bologna
Intermezzo musicale n.1 “Le canzoni di Re Enzo” di
Pascoli,musicate da Masetti per canto e pianoforte.
Maestro Marco Cavazza,
soprano Yanagibashi Satomi
Ore 16.15 Enzio und das Herzogtum Schwaben.
Überlegungen zu Akteuren und Netzwerken.(Enzo e
il ducato di Svevia. Riflessioni su protagonisti e reti
di ralazione.)
Ellen Widder, Eberhard Karls Universität Tubinga
Ore 17.00 König Enzo als “imago” Kaiser Friedrichs
II. (Re Enzo come “imago”
dell’imperatore Federico II.)
Knut Görich, Ludwig-Maximilian Universität Monaco
di Baviera. Intermezzo musicale n.3
Ore 17.45 Oltre il caso di Re Enzo:
la vita carceraria a Bologna medievale.
Guy Geltner, Università di Amsterdam
Ore 18.30 Costruzioni identitarie cittadine: il mito
debole di Enzo di Svevia.
Francesca Roversi Monaco,
Università “Alma Mater Studiorum” di Bologna
Ore 19.00 Roberto Roversi e Armando Picchi; “Enzo
Re” dalla pagina alla scena*
Intervento multimediale
Massimiliano Cossati Briarava,
Università “Alma Mater Studiorum” di Bologna

Goliardia

Anche chi è stato goliarda probabilmente non ne conosce tutti gli aspetti, per questo consigliamo di partire dalla voce  di Wikipedia, magari stampandola.

Da qui si vede che anche a Bondeno esisteva il “Marchesato della Torre Matildea”, di cui alleghiamo una testimonianza (assieme ad altre del periodo).

Poi c’è il capitolo, forse più conosciuto, dei “Canti goliardici”, per il quale vi rimandiamo all’introduzione di un Libro di Alfredo Castelli :

Infine, se volete ascoltare qualcosa, dal famoso coro patavino “Lenguazza”, registrato a Cento (FE):
Linguazza by radioaltoferrarese

Cambiare il mondo!

Nella primavera del 1963, un gruppo di giovani intellettuali fondava a Firenze il Gruppo 70. Nello stesso anno, alcuni di loro danno vita a uno dei movimenti artistici più innovativi e originali della seconda metà Novecento, la POESIA VISIVA. Interessati alle moderne modalità di comunicazione di massa, questi artisti si proposero di trasformare la più pervasiva delle sue forme, la pubblicità, in poesia, con “l’utopia di cambiare il mondo”.

In mostra una selezione di opere tra le più rappresentative degli anni 1963- 68, realizzate con la tecnica del collages. Opere di grande attualità e dal forte impatto come: “Sino in fondo” (1966) di Michele Perfetti, dove parole come sogni, amore, verità.. vengono risucchiate da un cesso che le espelle frantumate; “L’appetito vien mangiando” (1963) di Lucia Marcucci; “Catherine Spaak” (1964) di Luciano Ori; “Da Martin Luther King” (1968) di Roberto Malquori, dove una tipica pin up nuda, degli anni Sessanta,appare ricoperta di frasi del famoso uomo di pace; “Poesia trovata. La Nazione” (1967) di Eugenio Miccini; “Quel lunedì mattina” (1965) Lamberto Pignotti e “Top Secret” (1965) di Ketty la Rocca.

“Noi avevamo l’utopia di cambiare il mondo attraverso la poesia – dice Michele Perfetti nell’intervista in catalogo – [.] la poesia visiva costringe a guardare il mondo con occhi diversi. Ecco, da noi c’era questa utopia, contribuire a cambiare il mondo facendolo vedere con occhi diversi”.
Nella primavera del 1963 e l’anno successivo, a Firenze, si tennero al Forte di Belvedere due convegni internazionali “Arte e Comunicazione” e “Arte e Tecnologia” che segnano la nascita del Gruppo 70. Fondato da artisti di diversa formazione, i poeti Lamberto Pignotti e Eugenio Miccini, i musicisti Sylvano Bussotti e Giuseppe Chiari, i pittori Loffredo, Antonio Bueno e Alberto Moretti, a cui si aggiunsero ben presto diversi pittori Roberto Malquori, Lucia Marcucci, Luciano Ori, Ketty La Rocca, Michele Perfetti ed altri.
Nello stesso anno, alcuni di loro si uniscono per dar vita ad una nuova corrente artistica, che Pignotti e Miccini chiameranno Poesia Visiva: “.si chiama così perché nasce dalla poesia – come sostiene Lamberto Pignotti nell’intervista in catalogo – in fondo è quel tipo di poesia che, stanca di stare nei libri e nella bocca di chi la vuol dire, si sente a mal partito e quindi trova rifugio nel quadro, nella performance, anche se ancora non si chiamava così, nella poesia spettacolo”. Un movimento, certamente originale, nonostante i dichiarati ‘debiti’ con la cultura più avanzata di quegli anni (Nouveaux Réalisme, New-Dada , gli happening di Kaprow e le esperienze musicali di John Cage).
Per lo più fiorentini, ma in contatto con le punte più avanzate della cultura internazionale, gli artisti della Poesia Visiva segnarono uno dei momenti di maggior vivacità della cultura fiorentina del secondo dopoguerra, in cui affondano le radici di molti linguaggi della contemporaneità. Fin dall’inizio, la Poesia Visiva, instaura un rapporto stretto con i mezzi di comunicazione di massa, ne assume i modelli e il linguaggio, ma ne stravolge il senso, denunciandone il ruolo negativo nel contesto sociale. Quella che poi Eugenio Miccini definirà una vera e propria “guerriglia semiologica”.
“Noi siamo dei fuggiaschi – scriveva Miccini – o degli evasi dalla letteratura e dalla storia dell’arte, abbiamo cercato di vedere quali erano i linguaggi reali che sono effettivamente parlati dalla società. [.] il nostro scopo era di parlare veramente, di vomitare contro i padroni della parola e quelli dell’immagine”.
Come la Pop Art, seppure con una posizione più marcatamente concettuale ed ideologica in opposizione al sistema, il movimento della Poesia Visiva si pose quindi in posizione critica nei confronti della massificazione culturale operata dai media, con l’intenzione di attivare nel pubblico la capacità di critica.

tratto da “Gli anni ’60 in 100 post”

http://anni60storia.info

Sic transit gloria mundi

Casa natale del Gen.Mariano Borgatti

Ufficiale del Genio, ingegnere, insegnò Architettura militare e, in quest’ambito, si occupò di ricerche storiche; intervenne nel restauro di Castel S.Angelo con pesanti e criticate ricostruzioni.

Gli fu conferita la Legion d’onore nel 1904.

Diresse poi dal 1925 il Museo allocato nella restaurata Mole Adriana: creato dal Capitano del Genio Mariano Borgatti, fu inaugurato nel 1906 come Museo dell’Ingegneria Militare all’interno di Castel Sant’Angelo.

Nel 1911 fu trasferito nelle Casermette di Urbano VIII adottando la denominazione di Museo Storico del Genio Militare. Nel 1928 accanto al Museo venne creato l’Istituto d’Architettura Militare. In seguito alla decisione, nei primi anni ’30, di destinare a parco pubblico l’area intorno a Castel Sant’Angelo, il Museo e l’Istituto furono trasferiti nella Caserma Piave, dando origine all’IstitutoStorico e di Cultura dell’Arma del Genio (ISCAG). Dal 1939 l’Istituto occupa l’attuale sede, costruita proprio per ospitarlo. Il Museo espone i materiali usati dall’Arma in epoche diverse. Altri documenti ricostruiscono lo sviluppo delle trasmissioni, della fotografia militare e dell’aerofotografia. È documentata la partecipazione del Genio alle varie guerre, da quelle risorgimentali alle due Mondiali. In esposizione anche il primo aereo usato in guerra. Nel cortile sorge la Cappella-Sacrario dedicata a S. Barbara protettrice dei genieri.

L’Istituto Storico ospita anche il Museo storico dell’Architettura Militare.