Cambiare il mondo!

Nella primavera del 1963, un gruppo di giovani intellettuali fondava a Firenze il Gruppo 70. Nello stesso anno, alcuni di loro danno vita a uno dei movimenti artistici più innovativi e originali della seconda metà Novecento, la POESIA VISIVA. Interessati alle moderne modalità di comunicazione di massa, questi artisti si proposero di trasformare la più pervasiva delle sue forme, la pubblicità, in poesia, con “l’utopia di cambiare il mondo”.

In mostra una selezione di opere tra le più rappresentative degli anni 1963- 68, realizzate con la tecnica del collages. Opere di grande attualità e dal forte impatto come: “Sino in fondo” (1966) di Michele Perfetti, dove parole come sogni, amore, verità.. vengono risucchiate da un cesso che le espelle frantumate; “L’appetito vien mangiando” (1963) di Lucia Marcucci; “Catherine Spaak” (1964) di Luciano Ori; “Da Martin Luther King” (1968) di Roberto Malquori, dove una tipica pin up nuda, degli anni Sessanta,appare ricoperta di frasi del famoso uomo di pace; “Poesia trovata. La Nazione” (1967) di Eugenio Miccini; “Quel lunedì mattina” (1965) Lamberto Pignotti e “Top Secret” (1965) di Ketty la Rocca.

“Noi avevamo l’utopia di cambiare il mondo attraverso la poesia – dice Michele Perfetti nell’intervista in catalogo – [.] la poesia visiva costringe a guardare il mondo con occhi diversi. Ecco, da noi c’era questa utopia, contribuire a cambiare il mondo facendolo vedere con occhi diversi”.
Nella primavera del 1963 e l’anno successivo, a Firenze, si tennero al Forte di Belvedere due convegni internazionali “Arte e Comunicazione” e “Arte e Tecnologia” che segnano la nascita del Gruppo 70. Fondato da artisti di diversa formazione, i poeti Lamberto Pignotti e Eugenio Miccini, i musicisti Sylvano Bussotti e Giuseppe Chiari, i pittori Loffredo, Antonio Bueno e Alberto Moretti, a cui si aggiunsero ben presto diversi pittori Roberto Malquori, Lucia Marcucci, Luciano Ori, Ketty La Rocca, Michele Perfetti ed altri.
Nello stesso anno, alcuni di loro si uniscono per dar vita ad una nuova corrente artistica, che Pignotti e Miccini chiameranno Poesia Visiva: “.si chiama così perché nasce dalla poesia – come sostiene Lamberto Pignotti nell’intervista in catalogo – in fondo è quel tipo di poesia che, stanca di stare nei libri e nella bocca di chi la vuol dire, si sente a mal partito e quindi trova rifugio nel quadro, nella performance, anche se ancora non si chiamava così, nella poesia spettacolo”. Un movimento, certamente originale, nonostante i dichiarati ‘debiti’ con la cultura più avanzata di quegli anni (Nouveaux Réalisme, New-Dada , gli happening di Kaprow e le esperienze musicali di John Cage).
Per lo più fiorentini, ma in contatto con le punte più avanzate della cultura internazionale, gli artisti della Poesia Visiva segnarono uno dei momenti di maggior vivacità della cultura fiorentina del secondo dopoguerra, in cui affondano le radici di molti linguaggi della contemporaneità. Fin dall’inizio, la Poesia Visiva, instaura un rapporto stretto con i mezzi di comunicazione di massa, ne assume i modelli e il linguaggio, ma ne stravolge il senso, denunciandone il ruolo negativo nel contesto sociale. Quella che poi Eugenio Miccini definirà una vera e propria “guerriglia semiologica”.
“Noi siamo dei fuggiaschi – scriveva Miccini – o degli evasi dalla letteratura e dalla storia dell’arte, abbiamo cercato di vedere quali erano i linguaggi reali che sono effettivamente parlati dalla società. [.] il nostro scopo era di parlare veramente, di vomitare contro i padroni della parola e quelli dell’immagine”.
Come la Pop Art, seppure con una posizione più marcatamente concettuale ed ideologica in opposizione al sistema, il movimento della Poesia Visiva si pose quindi in posizione critica nei confronti della massificazione culturale operata dai media, con l’intenzione di attivare nel pubblico la capacità di critica.

tratto da “Gli anni ’60 in 100 post”

http://anni60storia.info

Gli anni '60

Dopo circa tre anni e circa 130 post, si può considerare ultimato il discorso sui principali eventi che hanno segnato gli anni dal 1960 al 1969.
Per comodità di consultazione, abbiamo riunito in stampa i principali argomenti trattati, ma rimane sempre in linea, con filmati e immagini, l’edizione multimediale del blog all’indirizzo:
http://nostalgia-bondenocom.blogspot.com/

N.B. Nel frattempo gli articoli sono diventati il doppio e il blog si è trasferito all’indirizzo: https://anni60storia.wordpress.com , raggiungibile anche da anni60storia.info

I ragazzi dei '60

I ragazzi dei ‘60
Il blog dedicato alla storia degli anni sessanta del novecento (che trovate segnalato qui a fianco, nella colonna di destra) ha raggiunto proprio in questi giorni i 10.000 contatti. Considerando che sono stati volutamente esclusi sport, musica e spettacolo (le motivazioni le trovate nella sua presentazione), mi sembra un buon traguardo.
Grazie a tutti i lettori.
Nota: il sito dedicato è http://www.nostalgiadei60.net
una bozza del testo, senza le foto e i video, la trovate qui:
http://www.scribd.com/doc/61246334/Blog-Sessanta

Antiche osterie

Sabato 23 ottobre 2010 alle ore 11, 00 visita guidata con testimone, a cura di Chiara Reverberi, alla mostra del Fotomuseo Giuseppe Panini “Anni ‘60. Modena e l’Italia del boom”, in esposizione all’ex Ospedale Sant’Agostino dal 17 settembre al 14 novembre. La visita sarà gratuita.

L’antica Trattoria della Piola

La visita intende offrire uno spaccato della Modena negli anni Sessanta approfondendo la tematica delle vecchie osterie come luogo emblematico del passaggio dalla tradizione alla modernità, assieme ad un testimone d’eccezione: Claudio Càmola.

A Modena, già nella prima metà degli anni Sessanta si assiste al passaggio da un’economia prevalentemente agricola a una industriale: imprenditori, artigiani, operai specializzati e un numero crescente di piccole e medie aziende, spesso a gestione familiare furono tra i principali protagonisti di quegli anni di “miracolo economico”. A questi si aggiunsero l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro e gli immigrati dalle zone rurali modenesi e dal sud Italia.

A ciò si è accompagnato un vero e proprio stravolgimento della società, degli usi e dei costumi sociali.

La trasformazione dei luoghi di aggregazione cittadini, come ad esempio le osterie storiche che pian piano sono divenute prima trattorie e poi ristoranti, o che nel peggiore dei casi sono semplicemente scomparse, sono uno specchio di questo cambiamento culturale.

“Ma che cos’era un’osteria? L’osteria era il luogo dove si andava a bere ma dove si poteva anche mangiare se la moglie dell’oste quel giorno aveva fatto qualcosa o se tu avevi in saccoccia un po’ di salume o un pezzo di pane e formaggio. L’osteria era una scusa per stare uniti, l’osteria era un’anima, dove i giovani entravano cantando le nuove e vecchie canzoni e ne uscivano a notte tarda.  Un luogo dove l’umile arredamento era costituito anche da pezzi scuri di giornale appesi alle pareti, che raccontavano di fatti strani ed ancestrali come del ritrovamento di un luccio gigantesco, di un toro fuggito e ammansito da un bimbo o di un angelo che dice Messa al posto di un frate scappato…

Tutto ciò ci rimanda al sapore di un tempo quando certe notti ci si ritrovava per esempio a vegliare sugli argini, per paura di uno straripamento dei due “Fiumi”, scambiandosi sigarette e notizie sui livelli alla luce fioca delle torce. E ogni luce di torcia ti riempiva il cuore ed insieme ci si dividevano compiti e i turni di veglia.”

Attraverso le immagini della mostra “Anni ‘60 Modena e l’Italia del boom” sarà bello ricostruire il nostro passato recente alla ricerca del mondo delle antiche osterie e della vita lenta che le caratterizzava.

Carlo Càmola, nato a Modena nel 1937, esperto conoscitore di “modenesità”, è oste dell’osteria a conduzione famigliare “La Piola”, attiva dal lontano 1752  in quella che veniva chiamata via delle “cave di Ramo” e sede storica del circolo “Carrettieri e scariolanti Filippo Turati”.


Fotomuseo Giuseppe Panini
via Giardini 160, Modena
059 224418 – info@fotomuseo.ithttp://www.fotomuseo.it

Gli anni sessanta in mostra a Modena

Sabato 25 settembre 2010 alle ore 11, 00 visita guidata con testimone, a cura di Chiara Reverberi alla mostra del Fotomuseo Giuseppe Panini “Anni ‘60. Modena e l’Italia del boom” in esposizione all’ex Ospedale Sant’Agostino dal 17 settembre al 14 novembre. La visita sarà gratuita e non è richiesta prenotazione.
Sede della visita: Ex Ospedale S. Agostino.

Carlo Savigni

Marcia per la pace in Viale Nicola Fabrizi verso Via Emilia

1967 ca.

La visita alla mostra intende offrire uno spaccato della Modena negli anni Sessanta e approfondire la tematica del beat e dei movimenti giovanili assieme ad un testimone d’eccezione: il fotografo Carlo Savigni.

Il percorso guidato si concentrerà quindi in modo particolare sull’analisi della nuova immagine che i giovani si costruiscono negli anni ‘60, diffondendo la moda legata alla musica Beat di cui Modena è stata capitale grazie alla presenza di gruppi quali i Nomadi e l’Equipe 84.

Era l’epoca in cui Londra,  dalle sue cavern, dettava legge in fatto di moda e le ragazze indossavano le minigonne secondo il dogma di Mary Quant.
A Modena i giovani si ritrovavano al bar Grand’Italia, punto di raccolta di estremismi comportamentali e di eccentrici sperimentatori. Insieme si ascoltavano gli Equipe 84, di cui la rivista generazionale “Ciao Amici” celebrava la notorietà, si indossavano camicie eccentriche e pantaloni a tubo e i ragazzi si facevano crescere i capelli.
Intorno a quel clima scanzonato nascono però importanti esperienze politiche, gli stessi giovani in quegli anni ne divengono protagonisti, organizzando cortei di protesta per il diritto allo studio e per la fine di tutte le guerre e,  nel cosiddetto “autunno caldo” del 1969, marciano assieme agli operai, scesi nelle piazze e nelle strade per la difesa del posto di lavoro.

Del fervore e dell’energia del periodo si dialogherà durante la visita guidata insieme a chi ha vissuto quei momenti in prima persona e che ne può restituire l’atmosfera attraverso il racconto.

Carlo Savigni, classe 1944, dal 1960 si appassiona seriamente alla fotografia, tanto che già nel 1968 ha scattato la quasi totalità delle immagini ufficiali riguardanti l’importante “scuola” musicale modenese: Equipe 84, Nomadi, Guccini. Nel 1974 grazie alla passione per le tecnologie si immerge nella progettazione di un’emittente radiofonica privata: Modena Radio City, di cui sarà fervido animatore sin dalla nascita, avvenuta nel 1976.

Per altre notizie sugli anni ’60 vedi il nostro blog “I ragazzi dei ’60” in questa stessa pagina (colonna a destra)