Il genocidio della nazione Greca

di  Paul Craig Roberts La copertura politica e mediatica del genocidio della Nazione greca è iniziata ieri (20 agosto) con l’Unione Europea e altre dichiarazioni politiche che annunciano che la crisi greca è finita. Ciò che intendono è che la Grecia è finita, morta e sepolta. È stata sfruttata fino al limite e la carcassa è state gettata ai cani. 350.000 greci, principalmente giovani e professionisti, sono fuggiti dalla Grecia morta. Il tasso di natalità è molto inferiore al tasso necessario per sostenere la popolazione rimanente. L’austerità imposta al popolo greco dall’UE, dall’FMI e dal governo greco ha comportato una contrazione dell’economia greca del 25%. Il declino è l’equivalente della Grande Depressione americana, ma in Grecia gli effetti sono stati peggiori. Il presidente Franklin D. Roosevelt ha attenuato l’impatto della massiccia disoccupazione con la legge sulla sicurezza sociale ed altri elementi di una rete di sicurezza sociale come l’assicurazione sui depositi ed i programmi di lavori pubblici, mentre il governo greco, seguendo gli ordini del Fondo Monetario Internazionale e dell’Unione Europea, ha peggiorato l’impatto della disoccupazione spogliando la rete di sicurezza sociale. Tradizionalmente, quando un Paese sovrano, sia per corruzione, cattiva gestione, sfortuna, o eventi imprevisti, si trovava nell’incapacità di ripagare i suoi debiti, i creditori del Paese annotavano i debiti al livello che il Paese indebitabile poteva pagare. Con la Grecia c’è stato un cambio di rotta. La Banca Centrale Europea, guidata da Jean-Claude Trichet ed il Fondo monetario internazionale hanno stabilito che la Grecia doveva pagare l’intero ammontare di interessi e capitale sui suoi titoli di stato detenuti da banche tedesche, olandesi, francesi e italiane. Come è stato realizzato? In due modi che hanno entrambi gravemente aggravato la crisi, lasciando la Grecia oggi in una posizione molto peggiore di quanto lo fosse all’inizio della crisi quasi un decennio fa. All’inizio della “crisi”, che sarebbe stata facilmente risolta abbattendo parte del debito, il debito greco era il 129% del prodotto interno lordo. Oggi il debito greco è pari al 180% del PIL. Perché? Alla Grecia è stato prestato più denaro per pagare gli interessi ai suoi creditori, in modo che non avrebbero dovuto perdere un centesimo. Il prestito addizionale, chiamato “salvataggio” dai media finanziari di stampa, non fu un salvataggio della Grecia. Fu un salvataggio dei creditori della Grecia. Il regime di Obama ha incoraggiato questo piano di salvataggio, perché le banche americane, in attesa di un salvataggio, avevano venduto credit default swap sul debito greco. Senza un piano di salvataggio, le banche americane avrebbero perso la loro scommessa e pagato l’assicurazione di default sui titoli greci. Inoltre, alla Grecia è stato richiesto di vendere i suoi beni pubblici agli stranieri e di decimare la rete di sicurezza sociale greca, riducendo le pensioni ad esempio, al di sotto del reddito di sussistenza e tagliando così radicalmente le cure mediche che le persone muoiono prima di poter ricevere un trattamento. Se la memoria serve, la Cina ha acquistato i porti marittimi greci. La Germania ha comprato l’aeroporto. Varie entità tedesche ed europee hanno acquistato le compagnie idriche municipali greche. Gli speculatori immobiliari hanno acquistato isole greche protette per lo sviluppo immobiliare. Questo saccheggio della proprietà pubblica greca non andò a ridurre il debito che era dovuto dai greci. Andò, insieme ai nuovi prestiti, a pagare gli interessi. Il debito, più grande che mai, rimane valido. L’economia è più piccola che mai come lo è la popolazione greca che sostiene il debito. La dichiarazione che la crisi greca è finita è solo la dichiarazione che non è rimasto nulla da cavare dal popolo greco per l’interesse delle banche straniere. La Grecia sta affondando velocemente. Tutte le entrate associate ai porti marittimi, agli aeroporti, ai servizi municipali e al resto della proprietà pubblica che è stata privatizzata con la forza ora appartengono agli stranieri che ritirano il denaro dal Paese, spingendo così ulteriormente giù l’economia greca.

Grecia, distribuzione di viveri…

I greci non solo hanno avuto il loro futuro economico rubato. Hanno anche perso la loro sovranità. La Grecia non è una Nazione sovrana. È governato dalla UE e dall’FMI. Nel mio libro del 2013, The Failure of Laissez Faire Capitalism, nella Parte III, “The End of Sovereignty”, ho descritto chiaramente come è stato fatto. Il popolo greco è stato tradito dal governo di Tsipras. I greci avevano la possibilità di ribellarsi ed usare la violenza per rovesciare il governo che li vendeva ai banchieri internazionali. Invece, i greci hanno accettato la propria distruzione e non hanno fatto nulla. In sostanza, la popolazione greca ha commesso un suicidio di massa. La crisi finanziaria mondiale del 2008 non è finita. È stata spazzata sotto il tappeto della massiccia creazione di denaro da parte delle banche centrali statunitensi, europee, britanniche e giapponesi. La creazione di moneta ha superato di gran lunga la crescita della produzione reale e ha spinto i valori delle attività finanziarie al di là di ciò che può essere sostenuto dalle “condizioni sul terreno”. Come vada a finire questa crisi resta da vedere. Potrebbe portare alla distruzione della civiltà occidentale. Cane mangia cane? Dopo la Grecia, saranno l’Italia, la Spagna, il Portogallo, la Francia, il Belgio, l’Australia, il Canada, fino a quando non ne rimarrà nessuno? La totalità del mondo occidentale vive di bugie fomentate da potenti gruppi di interesse economico che servono i propri interessi. Non ci sono media indipendenti tranne online, e questi elementi vengono demonizzati e gli viene negato l’accesso. I popoli che vivono in un mondo di informazioni controllate non hanno idea di ciò che sta accadendo a loro. Pertanto, non possono agire nel loro interesse. **************** Articolo originale di Paul Craig Roberts: Traduzione di Costantino Ceoldo – Pravda freelance

https://www.controinformazione.info/il-genocidio-della-nazione-greca/

Banche russe pronte a esser tagliate da SWIFT

“Certamente, è spiacevole, poiché si rivelerà un ostacolo per le aziende e le banche, e rallenterà il lavoro: sarà inevitabile utilizzare tecnologie obsolete per il trasferimento di informazioni e calcoli, ma le aziende sono tecnicamente e psicologicamente pronte per la chiusura come questa minaccia è stata ripetutamente espressa “, ha detto Dvorkovich.

Putin demonizzato dai nostri liberi media

“Disconnettere la Russia da SWIFT sarebbe un passo da pazzi da parte dei nostri partner occidentali. È ovvio che per le aziende che lavorano in Europa e negli Stati Uniti sarebbe dannoso. E questo vale non solo per la chiusura del servizio “, ha detto  il viceministro.

Gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno periodicamente minacciato di disconnettere la Russia dalla SWIFT dal 2014 (contro le obiezioni della SWIFT), quando il conflitto in Ucraina è esploso e le due potenze hanno introdotto il primo giro di sanzioni internazionali contro Mosca per le sue presunte colpe.  Per esempio, senza preavviso, il sistema di pagamento MasterCard ha smesso di servire i clienti di sette banche russe  dopo che Washington ha imposto la sua prima serie di sanzioni a Mosca nel 2014. In risposta, il governo russo ha ordinato la creazione di un sistema di pagamento nazionale. Con il supporto del sistema bancario del paese, la carta di debito Mir è stata introdotta nel 2015; non si sa tuttavia quanto la carta Mir sia effettivamente diffusa.

Gli Stati Uniti hanno minacciato sempre più  di frequente di troncare da SWIFT questo o quello stato: dal Pakistan  (perché “finanzia  il terrorismo”) alla Cina quest’estate (per non aver  imposto sanzioni alla Corea del Nord), e a settembre la Russia ha ricevuto la sua ultima  minaccia di espulsione SWIFT se non attua le sanzioni desiderate da Washington  contro la Corea del Nord.

Già l’estate scorsa la governatrice della banca centrale russa Elvira Nabiullina aveva riferito  al presidente Vladimir Putin che il settore bancario della Russia era stato dotato di tutte le condizioni necessarie per operare prestiti e pagamenti  disconnessione da SWIFT; secondo lei, il 90 percento degli sportelli automatici in Russia era pronto ad accettare il sistema di pagamento Mir, la versione nazionale di Visa.  Ma ovviamente questo  ha  avuto un costo enorme per il sistema bancario russo; e ancor più ne avrà   se sarà davvero disconnesso da SWIFT. E’ un vero e proprio atto di guerra, a rottura di un cordone ombelicale essenziale, e sarebbe bello vedere una qualunque opposizione da parte dell’Europa, di Berlino e Bruxelles. Non si vede  nulla: questa oligarchia è pronta a subire miliardi di danni per la rottura di ogni rapporto commerciale con la Russia? Anche sul piano energetico, la Germania  e tutti noi come pagheremo il petrolio  e il gas?

estratto da https://www.maurizioblondet.it/usa-nuove-sanzioni-anti-putin-russi-pensano-un-presidente-nazional-comunista/

Brutta senz’anima

di Salvo Ardizzone Dopo una maratona negoziale di 40 ore, a Bruxelles il vertice dei Capi di Stato e di Governo si risolve in quella che la presidente lituana Dalia Grybauskaite definisce una sceneggiata. Un’Europa senz’anima, priva di un progetto comune condiviso, s’è mostrata per quella che è: un’accozzaglia di Paesi che nel più assoluto egoismo inseguono il proprio immediato tornaconto. I dossier che scottavano sul tavolo erano tanti e tali da poter travolgere quello che resta dell’ipocrita finzione che è la Ue: migranti, il nodo delle banche e soprattutto le condizioni speciali che Londra pretendeva per rimanere nell’Unione. Ognuno ha remato per conto proprio e con la solita ipocrisia il nodo (enorme) dei migranti è stato rinviato a un summit straordinario convocato per il 6 marzo, quando potrà essere presente Erdogan, il “sultano” che tiene sotto ricatto l’Europa con i profughi che lui stesso prima crea e poi le getta in grembo. Il nodo delle banche è stato solo sfiorato fra mille polemiche, con una Germania che, come al solito, non vuole sentir parlare di garanzie condivise fra gli Stati (se non alle condizioni che le convengono) e chiede un meccanismo che distruggerebbe quelle italiane. Come sempre se ne riparlerà più avanti. L’unico dossier che non poteva essere rinviato era il pacchetto che Cameron chiedeva per scongiurare l’uscita dell’Inghilterra dalla Ue, la Brexit. Per vincere le elezioni del maggio scorso, il leader britannico aveva promesso un referendum sulla permanenza di Londra nell’Unione, ed ora ha un disperato bisogno di un risultato da sbandierare come un successo dinanzi ad elettori sempre più euroscettici, per scongiurare una Brexit che sa una iattura per grandi aziende e finanza inglesi. Al di là dei contorti tecnicismi, ciò che chiedeva era un trattamento di favore per la City, una marcata autonomia da Bruxelles (leggi: la possibilità di stare alla finestra accettando solo ciò che fa comodo) sia in campo politico che commerciale, una drastica limitazione dell’accesso al welfare inglese dei lavoratori europei che vi si recano (creando lavoratori di serie B, in pratica senza tutele). Richieste che hanno sollevato le furiose opposizioni di chi si sentiva danneggiato: Francia e Italia per i privilegi pretesi dalle banche della City, Paesi dell’Est in difesa dei propri lavoratori e così via. È finita come doveva finire, appunto con una grande sceneggiata con poca sostanza: a parte parole, su nessuna delle richieste Londra porta a casa quanto voluto, ma getta le basi di un infinito contenzioso per il futuro grazie alla voluta ambiguità di molti passaggi. Sia come sia, adesso tutti gridano al successo: Cameron che sostiene dinanzi ai suoi elettori d’essersi battuto per l’Inghilterra, salvo essere già sbugiardato dai tanti euroscettici di casa sua; Merkel che tira un sospiro per aver tamponato il crollo del sistema che fa tanto comodo alla Germania; gli altri Paesi che hanno fatto la loro passerella. Resta il fatto che il problema (se tale è) è stato solo rinviato, e al referendum Cameron avrà armi spuntate contro i suoi avversari. La verità è che una Ue, dilatatasi all’inverosimile senza alcun progetto politico, dinanzi alle crisi sempre più frequenti si mostra per quella che è: un ectoplasma paralizzato dai singoli egoismi e privo di qualsiasi coesione. La verità è che un Continente intero, sempre più debole, litigioso ed autoreferenziale, non volendo scegliere alcuna politica propria, s’è condannato alla sudditanza di chi gliela impone dall’esterno (leggi Washington). La verità è che l’intero sistema, esclusivamente ritagliato su misura sui miopi interessi economici del Paese egemone (la Germania), cade a pezzi, e presto verrà travolto dagli strumenti di chi lo vuole colonizzare (Ttip e così via). Fonte: Il Faro sul Mondo

riportato in http://www.controinformazione.info/dal-vertice-di-bruxelles-esce-uneuropa-senzanima/

La legge bancaria del 1936

C’era un tempo (poco più di vent’anni or sono, ma sembrano secoli) in cui le banche erano ordinate per categorie. Le banche d’affari da un lato, le banche di credito ordinario dall’altro. E le banche di credito ordinario erano suddivise in Istituti di diritto pubblico, banche d’interesse nazionale strutturate in società per azioni controllate dall’Iri, Casse di Risparmio nate sulle fondamenta di antichi Monti di Pietà o come emanazione delle Istituzioni locali, Banche Popolari di natura cooperativa, sorte già nell’Ottocento a fianco o per iniziativa dei movimenti dei lavoratori, ed infine le più minuscole Casse Rurali ed Artigiane, anch’esse di natura cooperativa.

Era questo l’impianto della legge bancaria del 1936, spazzato via negli anni ‘90 dal nuovo Testo Unico Bancario.

La nuova regolazione, o meglio “deregolamentazione”, ha abolito anzitutto la distinzione tra banche d’affari e banche di credito ordinario, introducendo la nuova figura della “banca universale”, che può fare di tutto: dal credito a medio e lungo termine alle speculazioni sul mercato  finanziario, all’attività assicurativa, e strutturata obbligatoriamente in società per azioni. Si sono disperse in questo modo competenze consolidate, e si sono improvvisate competenze inesistenti. Ed il nuovo comandamento “creare valore per gli azionisti” obbliga i manager e gli amministratori ad un’ottica di breve periodo, perché anno dopo anno essi devono far crescere gli utili di bilancio ed il valore dell’azione in Borsa, e solo su tali  risultati sono giudicati

Gli effetti di queste distorsioni cominciano ad essere sotto gli occhi anche di chi è cieco perché non vuol vedere.

leggi tutto su  http://www.lafinanzasulweb.it/2016/banche-in-crisi-il-nodo-della-deregulation/

I nodi al pettine

Pian piano tutti i nodi stanno venendo al pettine, ma, ovviamente, continueremo a pagare sempre noi; non certo quelli che si sono arricchiti nel frattempo…

Nell’ultimo biennio, è aumentato il benessere e contemporaneamente la Cina ha investito circa 5.000 miliardi di dollari nella speculazione finanziaria internazionale, favorendo statunitensi ed europei, creando una monumentale ricchezza virtuale e un impressionante arricchimento per l’1,8% della popolazione. Pensavano che questo brutale sistema di vita (da noi spacciato come un loro miracolo economico) sarebbe durato in eterno. Nel 2014 le borse valori cinesi sono aumentate del 156%, nei primi 6 mesi del 2015 di un 122%. Una febbre ha contagiato la società cinese. Decine e decine di milioni di cinesi, per lo più contadini di nuova urbanizzazione, in bilico tra disperazione esistenziale, analfabetismo e sopravvivenza, hanno eseguito gli ordini del partito. Da Pechino, l’ordine che è stato eseguito dai segretari provinciali a nome del comitato centrale, indicava “la via” nell’investimento in titoli tossici altamente speculativi.

Non avendo la minima idea di come funziona esattamente il meccanismo del libero mercato finanziario (loro pensano di saperlo perché ritengono di essere un paese più libero e intelligente del resto del mondo) hanno varato un decreto legge che bloccava la vendita dei titoli legati ai grossi fondi, rimandandola alla data dell’8 Gennaio 2016. Nel frattempo, banche statali hanno anticipato prestiti ai risparmiatori che hanno dato parte di quei titoli in garanzia. E così speravano di aver risolto la questione.

 Ciò che sta accadendo in questi giorni dipende da ciò che tutti i computer del mondo, sincronizzati, hanno annunciato per il pomeriggio del prossimo venerdì, quando i titolari delle azioni bloccate a luglio si riverseranno sul mercato, perché l’ordine di vendita è stato inserito il 5 agosto e va in automatico. Ormai sta dentro il sistema e non lo si può fermare. Ed è coinvolto l’intero sistema finanziario globale delle banche di tutto il mondo. Per fermarlo, il governo cinese dovrebbe immettere sul mercato tra domani e venerdì mattina una cifra intorno ai 250 miliardi di dollari acquistando titoli tossici.

E’ importante capire la sceneggiatura perché molto presto l’impatto toccherà le borse europee, la BCE, la Ue e le economie forti (cioè noi). Basti pensare che negli ultimi due giorni Monte dei Paschi di Siena (un titolo a caso) ha perduto circa 400 milioni di euro netti. Come nessuno ha raccontato la dovizia finanziaria piovuta sull’Italia -e l’Europa- nell’ultimo biennio grazie alla pacchia cinese, così oggi nessuno verrà a spiegarci che è arrivato il momento di pagare il conto.

Sergio Di Cori Modigliani  6 gennaio 2016
estratto da http://www.libero-pensiero.net/corea-del-nord-finanza-cinese-elezioni-americane-che-cosa-sta-accadendo/

Svendite e tradimenti

 

di Roberto Nardella

Lo Stato, dal 14/10/1971 (primo intervento sui tassi d’interesse dopo la sgancio del dollaro dalla parità aurea) al 29/08/1980 (ultimo intervento sui tassi d’interesse della BdI prima del divorzio Tesoro-Banca d’Italia del marzo 1981) si finanziò ad un tasso medio NEGATIVO pari al -5,265% (differenza tra tassi d’interesse della BdI (Banca d’Italia n.d.r) – inflazione reale). Per esportare capitali oltre frontiera vi era necessità di chiedere autorizzazioni ai ministeri preposti. Questa era la “repressione finanziaria” che obbligava i detentori di grossi capitali ad investirli o in attività reali (industria, immobiliare, commercio, agricoltura ecc) o in titoli azionari con un rischio d’impresa e assoluto chiaramente maggiore: se volevi tenere il denaro al sicuro in seno a mamma Stato (BOT, CCT ecc) dovevi pagare il servizio di conservatoria e tesoreria. In ogni modo la quantità di infrastrutture ed opere pubbliche realizzate in quell’epoca non ha eguali in nessun altro periodo storico italiano dall’unità ad oggi. Gli investimenti statali lordi in percentuale di PIL in questo decennio ebbero una media annua del 25,33%: la più alta di sempre.
Dal 23/03/1981 (primo intervento sui tassi d’interesse della BdI post-divorzio) al 24/10/1996 (ultimo intervento sui tassi dell’anno di adesione al club Euro) le cose si invertirono diametralmente: una volta passati nelle mani del “libero mercato dei capitali” (fu lasciato il “pallino” alle banche private di decidere il tasso d’interesse) la differenza media in 16 anni tra tassi d’interesse – inflazione reale schizzò al +5,55% e il rapporto debito/PIL cominciò a salire anno per anno ad un ritmo sostenuto grazie agli interessi che si cumulavano ad altri interessi anno dopo anno. In pratica, da quel primo intervento sui tassi d’interesse post-divorzio del 23/03/1981, i capitali vennero prestati prevalentemente a mamma Stato che garantiva, oltre che la custodia assicurata dal Popolo italiano, un LAUTO interesse netto di diversi punti percentuali al di sopra dell’inflazione reale: furono moltissime le industrie che “finanziarizzarono” i loro investimenti una volta indirizzati nell’economia reale (o in borsa che a quei tempi era grosso modo lo stesso poiché ti assumevi dei rischi d’impresa), il tutto agevolato da una legge che non pretendeva neanche un centesimo di tassa sui sicuri guadagni.

Leggi tutto su http://www.appelloalpopolo.it/?p=13277

La caduta del muro

La spallata definitiva viene data con la caduta del  muro di Berlino che legittima quel modello come verità incontrovertibile ; esattamente l’anno dopo , 1990 , viene assegnato  il premio per gli studi pionieristici nel campo della finanza ( Markovitz ) e nel 1995 ( Lucas )i mercati finanziari diventano “ razionali e non sbagliano mai nell’allocazione delle risorse “. Se il fine rimane quello della massimizzazione del profitto la finanza contribuisce a realizzarlo molto più rapidamente dell’economia reale che viene delocalizzata , si preparano i disastri degli anni successivi . L’economia, quindi, da solida diventa liquida , il suo orientamento passa dal lungo tempo al breve o brevissimo tempo , spesso al saccheggio come si scoprirà dopo ;  la finanza opera lontano dal mondo reale in un contesto di risorse illimitate , i suoi volumi sono incalcolabili . In quegli anni si affermerà il dogma del “ creare valore per gli azionisti “ cioè aumentare il valore finanziario delle azioni più rapidamente possibile anche se l’economia reale ha tempi diversi e così si gioca sull’emozione che gettata dalla finestra rientra dalla porta ; per realizzare obiettivi sfidanti a breve i managers avranno “ bonus “ anche dodici volte lo stipendio base . Nel 1997 il premio viene assegnato per “ i derivati “ ( Merton e Scholes ) che  nel 1989 erano 1/20 del pil mondiale , nel 1999 diventeranno il doppio e Greenspan li deregolamenterà totalmente ; nel 2010 diventeranno 20 volte il pil mondiale . La gran parte delle loro transazioni –circa il  95 % – è riconducibile ad un numero limitatissimo  di banche d’affari ;  un contesto assolutamente diverso da quella simmetria informativa su cui Lucas aveva potuto dimostrare la razionalità dei mercati  .  Poi, è vero ,negli ultimi 15 anni ci sono state nei premi assegnazioni diverse , ma ormai i buoi erano scappati dalla stalla e le radici del modello si erano affermate come dominanti  . Le conseguenze tossiche di questo modello socioculturale sono  la disuguaglianza , la povertà , il degrado morale , una conflittualità rabbiosa e permanente , la mancanza di immaginazione e di creatività . Tutto questo dipende da un’errata regolazione dei mercati ( crisi economica ) o dalla fine di un modello socioculturale incapace di rispondere ai problemi dell’uomo inteso come persona non  come oggetto ( crisi antropologica ) ? “ L’esclusivo obiettivo del profitto , se mal prodotto e senza il bene comune come fine ultimo , rischia di distruggere ricchezza e creare povertà “ ( “Caritas in veritate” cap.II , 21 ) . Il sistema portato agli estremi ha creato ad una concentrazione di ricchezza finanziaria senza pari nella storia con una sorta di senato egemone sovraordinato ai singoli stati.

estratto da http://www.lafinanzasulweb.it/2014/crisi-antropologica-non-economica/

Il danno del denaro creato dalle banche

Il danno del denaro creato dalle banche

Sarà un caso, ma forse non lo è affatto, che l’articolo di Wolf sia stato preceduto a marzo da una pubblicazione della Banca d’Inghilterra la quale ripete una decina di volte in poche pagine che sì, sono proprio le banche private la fonte maggiore della creazione di denaro. Tanto per cominciare: “In pratica la creazione di denaro differisce da vari malintesi popolari: le banche non agiscono semplicemente da intermediari, dando in prestito i depositi effettuati presso di loro… Ogni qualvolta una banca fa un prestito, crea simultaneamente un corrispondente deposito sul conto del mutuatario, creando in tal modo nuovo denaro.” (Bank of England, “Quarterly Bulletin”, n. 1, 2014). C’è da sperare che gli economisti ortodossi i quali insegnano ancora ai loro studenti che le banche possono prestare soltanto il denaro che tengono in cassa, mostrando così di ignorare nel loro insegnamento il ruolo fondamentale che svolge nel sistema economico la creazione privata di denaro, trovino modo di dare una scorsa, oltre che all’articolo in parola, pure al bollettino della BoE.

Luciano Gallino

Prima che il gallo canti

Riceviamo e pubblichiamo:

Parliamo della crisi, della Grande Crisi Globale, come viene definita.

a.- Osserviamo innanzitutto l’improprietà dell’uso di questo termine, con il quale si intende “un disastro naturale e inaspettato” (T.Lemke).

In effetti, questa “crisi” non è un fenomeno “naturale”, e neppure “inaspettato”.

Come vedremo, siamo di fronte ad un evento accuratamente preparato, e attentamente studiato e programmato.

Più appropriato quindi il significato attribuito al termine da Brasset e Vaughan-Williams per i quali “è una modalità di governo, un mezzo per ridurre le risorse e i tempi necessari a convincere le popolazioni ad accettare una nuova forma di convivenza sociale, senza pensioni, sanità, istruzione, trasporti, ecc.”. In questo ordine di idee anche M.Friedman, che citeremo più oltre.

b.- In economia “crisi” significa poi una flessionetemporanea, quasi ciclica (v.Kontradieff) dell’attività economica generale.

Anche sotto questo profilo, il termine non riflette la realtà, che ha i caratteri di una stagnazione con ricadute strutturali di lungo termine su produzione, domanda, occupazione, investimenti.

Grecia, Spagna e Portogallo, con le cure della “Troika” (FMI, Bce e Commissione europea) hanno subito una caduta del reddito per abitante peggiore che negli Usa della Grande Depressione degli anni ’30. In Grecia, in particolare, l’economia è crollata del 25% e così, grazie alla “cura” della Troika, il debito rispetto al Pil è aumentato.

In Italia, il reddito reale delle famiglie è tornato agli anni ’70.

Le voci che parlano di “segnali di ripresa” sono consapevoli menzogne dirette a illudere l’opinione pubblica dei buoni effetti dell’austerità. Negli Usa, culla della presunta “ripresa”, il reddito medio per abitante è sceso al livello di 25 anni fa e, a dispetto delle giulive esclamazioni di Draghi e del governo, non da alcun segno di miglioramento. Dal 2009 al 2012, poi, il 95% dell’aumento del Pil è andato all’1% della cittadinanza (Stiglitz).

Le origini. – I.- Per capire cosa stia veramente succedendo bisogna individuare le caratteristiche della “crisi” ed il tessuto nel quale si è sviluppata.

Il problema esplode negli Usa tra il 2007 e il 2008 per una esagerata espansione del denaro bancario e la enorme dilatazione del volume dei titoli emessi da banche e istituzioni finanziarie. Alla base di questa, vi è la cartolarizzazione dei mutui subprime.

Trasformati in titoli (detti Abso Mbs), a loro volta incorporati in altri di maggior valore unitario (Cdo). Questi ultimi, “rifilati” alle società veicolo (SIV), emanazione – formalmente autonoma – delle banche stesse.

I SIV acquistati i Cdo finanziandosi con l’emissione di altri titoli, li rivendono.

A questa massa di strumenti finanziari, costruiti come una catena di S.Antonio, ne vengono aggiunti molti altri: sia i certificati di assicurazione stipulati contro l’eventualità del mancato pagamento, sia altri titoli ancora, costruiti mediante calcoli matematici basati su complessi algoritmi (talmente complicati da risultare incomprensibili anche a chi li vende).

Tutto ciò avviene esclusivamente a scopi speculativi. E’ il sistema della trasformazionedei crediti in titoli negoziabili, ideato per trasferire ad altri il rischio insito in finanziamenti di bassa qualità: a fine 2007 si calcola che circolassero in Europa 30,5 trilioni di dollari di strumenti finanziari derivati (e venti volte tanto quelli fuori Borsa).

Tutti questi titoli potevano essere convertiti in moneta contante sul mercato: la creazione e la circolazione del denaro era fuori controllo.

Questi titoli erano in parte posti dalle banche fuori bilancio, formalmente assegnandoli alle società veicolo (SIV), così da poter emettere sempre nuovi finanziamenti fuori contabilità, in modo da aggirare i limiti legali alla concessione di crediti in rapporto al capitale e riserve possedute.

Questo giochetto è avvenuto (e avviene tuttora) del tutto alla luce del sole, sotto gli occhi dei governi e delle autorità di controllo. E l’assenza di interventi sanzionatori e correttivi sottolinea uno stato di connivenza che manifestamente privilegia gli interessi poco limpidi del sistema finanziario rispetto a quelli della società intera. Una forma di evidente correità-

La criticità della situazione è aggravata dalla formazione di una finanza-ombra (shadow banking), priva di ogni regola e controllo (SIV, fondi, società finanziarie) che crea attività per un volume ameno pari a quello bancario ufficiale.

Il sistema finanziario viene posto in condizioni di estrema criticità. Il livello di indebitamento delle banche cresce smisuratamente: la media nei Paesi Ue ascende al 250% del Pil nazionale (escludendo quello della finanza-ombra).

Questo enorme castello di carte, non appena si è inceppato il meccanismo, è miseramente crollato, trascinando nella polvere produzione, consumi e occupazione e mettendo i protagonisti, le banche e le istituzioni finanziarie, sull’orlo della catastrofe, dalla quale sono state salvate dai governi (senza tuttavia né imporre nuove regole, né chiedere contropartite)

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II.- E qui c’è un aspetto che lascia fortemente sconcertati.Con una operazione degna dei migliori illusionisti da avanspettacolo, i neoliberisti, con i politici a far da megafono, (ed i media al loro seguito) hanno sparso la credenza che la “crisi” dovesse addebitarsi all’eccessivo livello del debito pubblico, trascinato da una spesa sociale a dir poco principesca ( “avete vissuto tutti al di sopra delle vostre possibilità”).

Questa distorta e mistificatoria alterazione della realtà è divenuta la “verità” assoluta. Tanto che oggi si da per scontato che si viva in una “crisi del debito”.

Vi è in ciò un pizzico di sadica ironia poiché – come abbiamo visto – l’incremento del debito è dovuto proprio alle attività speculative della finanza.

Più che di ironia, per vero, si tratta di frode, poiché questa falsa rappresentazione della realtà ha lo scopo di trarne un preciso vantaggio. Un reato, dunque, di cui si sono resi colpevoli in primo luogo i governi.

1.- Cominciamo con una premessa. L’entità del debito non ha alcuna influenza sull’andamento dell’economia: tra queste due entità non vi è alcuna correlazione. Lo confermano illustri economisti non neoliberisti ed i fatti. Il Giappone, ad esempio, ha un debito di quasi il 300% del Pil, ma sta uscendo da una lunga stagnazione proprio aumentando la spesa.

2.- La colpevolizzazione delle generazioni anziane con l’accusa di aver causato la “crisi” godendo di facilitazioni al di là dei mezzi disponibili è una bugia scorretta ed ipocrita, che nasconde i veri responsabili: banche e istituti finanziari.

Solo dei complici possono avere interesse a fare tutto questo.

3.- In realtà, la spesa sociale media nei Paesi europei si è mantenuta sempre costante dalla fine della guerra: circa il 23,9%. Nel 2008, è salita al 24,4%, e, nel 2012 al 26,5%, (ma in ragione di una contemporanea contrazione del Pil per più del 5%).

In Italia, tra il 1980 ed il 2011 la spesa per i servizi sociali è risultata inferiore alle entrate per 484 miliardi. Incidentalmente, si deve notare che più della metà della spesa per pensioni e sanità, viene finanziata da lavoratori e imprese. Ed i pensionati italiani sono costretti a pagare le imposte sulla pensione che ricevono, restituendone così allo Stato una quota consistente, pari al 3% del Pil.

4.- I veri fattori di crescita del debito in tutte le nazioni occidentali sono due. Ben diversi da quelli favoleggiati.

Il primo. Dagli anni ’80 al ’97 circa, a causa del livello artificiosamente elevato dei tassi di interesse (dal 12 al 20%).

Nel Bel Paese, a causa del cumulo degli interessi primari, questo incremento va dai 20 mila miliardi del 1980 ai 127 mila del 1990: circa il 12% del Pil (contro una media europea del 4%).

Questo abnorme livello dei tassi, mantenuto anche in assenza di inflazione, venne imposto dalla finanza per una gigantesca speculazione finanziaria i cui sviluppi hanno poi creato le premesse per la “crisi”.

In Italia, venne anche incentivato dal divieto alla Banca d’Italia (1981) di cessare la funzione di acquirente dei titoli del Tesoro rimasti invenduti alle aste, con l’effetto, voluto anche in funzione anti-sindacale, di una immediata spinta al rialzo dei tassi. La relativa legge ebbe l’attivo supporto del ben noto Ciampi.

Si può incidentalmente osservare che il livello del debito italiano è tale che genera interessi da pagare superiori ad ogni avanzo primario.

Ciò significa che questo debito non può essere ridotto, nel quadro di una normale gestione di bilancio.

5.-Il secondo fattore di crescita risiede nell’imponente aiuto elargito dai governi alle banche e istituzioni finanziarie.

Nell’insieme dei Paesi Ue, la cifra complessiva di questo soccorso arriva a 4600 miliardi di euro (pari al 37% del Pil totale). Per l’Italia, si tratta di 40 miliardi, per la Germania 620 miliardi (corrispondente, per entrambi i Paesi, al 25% del Pil).

Questi importi si traducono, per i Paesi Ue, in un incremento medio del debito di circa venti punti (dal 60 all’80% del Pil).

6.- A fine 2011, il livello delle sofferenze lamentate dai sistemi bancari italiano e tedesco ammontavano a circa il 98% del rispettivo Pil; (in Francia si trattava del 150%, in Inghilterra del 564% (dati tratti da Gallino, cit. in seguito).

Cifre che, tuttavia, non tengono conto di quanto pertiene alla c.d. finanza ombra, per un ammontare all’incirca eguale a quello della finanza ufficiale.

II.- A questo punto, la domanda è: come è stato possibile che si verificasse un simile disastro?

Le cause. Distinguiamo qui tra le condizioni, ovvero i presupposti (ossia le circostanze necessarie perché il fenomeno potesse verificarsi), e le azioni dirette che lo hanno determinato grazie a quelle condizioni.

1.- Per quanto attiene alle prime, ci riferiamo integralmente all’eccellente e meritorio lavoro di Luciano Gallino, uno dei migliori pensatori della nostra epoca (Il colpo di Stato di banche e governi, Einaudi, 2013: un testo che dovrebbe essere adottato nelle scuole).

Premettiamo tuttavia che, all’origine di tutto vi è la mutazione “genetica” della legge bancaria in tutto l’emisfero occidentale (e, successivamente, nel resto del mondo). Si tratta del “brodo di coltura” dei fattori virali che elencheremo in seguito.

2.- Abbiamo detto mutazione “genetica” in quanto il nuovo testo ha stravolto i dati organici della legge, mutandone le finalità e la natura medesima: un OGM inserito a forza nel tessuto sociale.

La legge bancaria, per intenderci, è l’insieme di regole che definisce natura, modalità strutturali ed operatività delle istituzioni bancarie.

Il testo originario (risalente agli anni ’30), sia fissando rigorose separazioni tra banche di investimento e di risparmio, sia stabilendo controlli e modalità operative specifiche, aveva consentito il solido sviluppo industriale del dopoguerra.

La nuova normativa, in vigore in Italia dal 1993, è stata adottata pressoché contemporaneamente in tutte le nazioni occidentali, con ciò evidenziando quale efficace livello di interconnessione e di controllo di governi e Parlamenti, la finanza abbia raggiunto.

Nel merito: l’attività bancaria, da servizio pubblico, è trasformata in attività d’impresa avente per scopo il profitto (cioè si stabilisce che il denaro della collettività diventi strumento diretto per l’ arricchimento delle banche e dei loro soci).

Queste ultime vengono totalmente privatizzate e rese autonome; viene loro consentito di dedicarsi ad attività di per se stesse pericolose per il denaro che gestiscono: gli investimenti speculativi e la partecipazione in attività imprenditoriali. Possono liberamente emettere titoli e strumenti finanziari, anche del tutto non trasparenti, senza i preventivi controlli e autorizzazioni del passato.

Una concessione palesemente densa di rischi operativi clamorosamente dissonanti con la doverosa prudenza che richiede la gestione dei risparmi della collettività.

Le banche diventano enti che possono svolgere attività finanziarie di ogni genere, a loro piacimento.

Possono creare fondi per la gestione del denaro dei clienti e concedere crediti a loro piena discrezione, in quanto vengono aboliti tutti gli esistenti controlli sul credito.

E’ infine deciso il libero accesso all’attività bancaria, così favorendo la nascita di entità para-bancarie non controllate, ed operanti come banche (la “finanza ombra).

Qualcuno ha parlato di una operazione di de-regolamentazione, ma in realtà si tratta di una radicale ri-regolamentazione, diretta a produrre quella mutazione genetica del sistema bancario sopra accennata. E’ l’abolizione di quelle regole che Carli, già nel 1973 chiamava “lacci e lacciuoli”, dando così fiato alle insofferenti aspirazioni speculative latenti nel sistema, (del quale il nostro avrebbe dovuto essere il guardiano…).

3.- L’accurata analisi del prof. Gallino segnala che già nel 1986 in Inghilterra una legge sui servizi finanziari ne modifica profondamente i criteri di base, promuovendo una generale finanziarizzazione dell’economia (v. Gallino, Finanzcapitalismo, 2013) ed autorizzando le banche all’attività di investimento.

Contestualmente, è posto in atto un particolare favore alla speculazione (razionalmente inspiegabile) consentendo alle Borse di effettuare la valutazione istantanea (anziché alla chiusura della giornata) di titoli, divise, ecc., rendendo così possibile il fast trading, una attività dichiaratamente solo affaristica.

Anche in questo caso le nuove regole vengono rapidamente adottate in tutto il mondo.

4.- La Ue si rende, fin dal suo nascere, parte attiva e guida diretta nel nuovo corso, al di là perfino delle posizioni, formalmente più caute, degli Usa.

a.- Già nel testo del Trattato costitutivo si legge: “sono vietate tutte le restrizioni ai movimenti di capitale”. Una statuizione da leggere alla rovescia: “le attuali limitazioni devono essere abolite”: un modo per edulcorare il dettato.

Del resto, sottolinea Gallino, da tempo l’Ocse aveva esercitato forti pressioni per la liberalizzazione dei capitali (e dell’attività bancaria).

Non solo l’Ocse, anche FMI e WTO (enti partoriti anch’essi dalla finanza) agivano energicamente in tal senso.

b.- Con una specifica direttiva del 1988 la Ue dispone, più esplicitamente, che “gli Stati membri aboliranno (!) le restrizioni sui movimenti di capitali, e (attueranno)la liberalizzazione dell’attività bancaria allargandone l’ambito ad ogni operazione in titoli e strumenti finanziari”. In effetti, la c.d. liberalizzazione dei movimenti di capitale è la chiave di volta per la speculazione.

c.- Questa presa di posizione viene ribadita e rafforzata da un “Piano d’azione” del 1999, (poi ancora ripreso e riaffermato con forza dall’Ecofin) per incentivare (!) l’emissione bancaria di titoli costruiti su modelli matematici, del tutto avulsi dalla economia reale. E’ la base per la sciagurata creazione dei titoli “derivati”, uno dei peggiori mostri divoratori dei risparmi delle famiglie.

d.- Il c.d. “Patto Euro Plus” interviene più a fondo per imporre stimoli alla “libera concorrenza”, imporre la eliminazione dei contratti collettivi nazionali (prontamente attuata nel nostro Paese), sollecitare riforme del diritto del lavoro, con aumento della flessibilità, nonchè la rielaborazione restrittiva dei regimi pensionistici e della sanità pubblica. (Si tratta – alla lettera – del piano di “riforme” da tempo iniziato da Berlusconi, accelerato da Monti, proseguito da Letta ed ora spinto con forza da Renzi, sotto mascherature varie).

Incidentalmente si deve rilevare che “liberalizzare” un bene pubblico, quale che esso sia – dal denaro ai beni demaniali, all’acqua, ecc.– per affidarlo a singoli privati, significa imporre una costrizione a tutto il resto della popolazione. Sostituire regole uguali per tutti (e garanzia dei diritti di ognuno) con l’arbitrio del privato, rappresenta una coartazione delle libertà civili.

e.- In Germania, apposite leggi vengono approvate per facilitare alle banche la già ammessa cartolarizzazione dei crediti bancari (che, in tal modo salgono in tre anni da 3 a 42 miliardi di euro), le partecipazioni nelle industrie, la creazione di fondi speculativi (!), l’abolizione delle esistenti regole sull’attività finanziaria , e infine la introduzione di facilitazioni fiscali per tutti gli istituti finanziari in genere.

f.- Negli Usa viene formalmente abolita nel 1999 la famosa legge Glass-Stiegall (già resa zoppicante con interventi variamente riduttivi) che vietava alle banche di operare come banche d’investimento. Nel contempo, è realizzata una completa “liberalizzazione” dell’attività bancaria, con gli stessi contenuti di quella attuata in Europa.

5.- Questo impressionante elenco evidenzia una forsennata attività normativa dei governi e delle organizzazioni internazionali, espressamente diretta a creare alla finanza quegli spazi e quella licenza operativa che questa ha poi utilizzato per creare la c.d. “crisi”, cioè il disastro per milioni di famiglie.

Speculatori finanziari e governi, in una simbiosi criminale, hanno operato congiuntamente per realizzare condizioni straordinarie di favore per la speculazione finanziaria, con gravissimo danno (prevedibile e previsto) alle popolazioni.

La classe politica, mendace e manutengola, ha operato come rappresentante della élite finanziaria per curarne gli interessi a danno delle popolazioni.

Si tratta di una alterazione dei più basilari principi sociali ed istituzionali che non ha precedenti storici di questa dimensione.

Un inaudito tradimento, giuridico e morale, è stato posto in atto. Il patto sociale è stato vergognosamente violato da una classe politica indegna che, svestendosi delle proprie funzioni pubbliche, ha utilizzato il potere affidatole dalle popolazioni per associarsi ad alcuni privati e consentire loro di arricchirsi impoverendo la collettività.

In Italia, un Napolitano, inedito direttore d’orchestra autonominatosi in violazione della Costituzione, non essendo Berlusconi abbastanza incisivo nelle “riforme”, ha addirittura posto a capo del governo un Monti, esponente della Goldman Sach’s, la banca al vertice della speculazione finanziaria mondiale. Ha poi proseguito con un Letta, l’addestrato scolaretto genuflesso. Per infine incaricare, ancora al di fuori delle scelte dell’elettorato, un Renzi, ritenuto un ottimo pifferaio d’occasione, utile per abbindolare l’elettorato con i suoi giochetti di prestigio da cabaret.

Il complotto è aggravato dalla menzogna e dall’inganno al popolo, cui si vuol far credere che la “crisi” è frutto dell’eccessiva spesa sociale (ai cui benefici deve pertanto “purtroppo” rinunciare). Inevitabili quindi, “per il bene di tutti” (!), l’aumento del precariato, la riduzione dei salari, l’incremento della disoccupazione, l’innalzamento delle imposte, la riduzione della sanità pubblica, dell’istruzione e dell’assistenza ai bisognosi, la cancellazione dei diritti del lavoro, la privatizzazione dei servizi, ecc.

Gli obbiettivi finali della crisi. Il piano politico-finanziario che i governi infidi e correi vanno realizzando per conto della cupola finanziaria mondiale – che, allo scopo, già ha realizzato idonei organismi internazionali (FMI, Bce, Ocse, WTO, ed il sistema internazionale delle banche centrali) – ha precisi obbiettivi.

a.- La privatizzazione totale dei servizi pubblici e dello stato sociale: dalla raccolta dei rifiuti all’energia, dalla sanità all’istruzione, alle pensioni, ai trasporti, ai beni demaniali, ecc. Una vasta area che promette ampie e fruttuose possibilità di investimento e lucrosi profitti, non essendo soggetta ad oscillazioni cicliche o congiunturali (secondo accreditati conteggi, il solo “stato sociale” avrebbe un bilancio complessivo, in Italia, di 3800 miliardi annui).

b.- La subordinazione di una popolazione ormai senza speranza né futuro al potere economico-finanziario. La mercificazione di beni e servizi, osserva giustamente Gallino, significa che coloro che non possono pagarli, sono costretti a rinunciarvi, aprendo la propria personale disponibilità alle soluzioni più estreme.

Come affermava il noto W. Buffet: “è in corso una guerra sociale e la stiamo vincendo”.

Infatti, e la vittoria sarà totale, ed il manicomialeMondo Nuovo di A. Huxley è già alle porte, se le popolazioni non si libereranno rapidamente di questa classe politica corrotta per rifondare dalla base il sistema politico rappresentativo. La storia dell’Umanità è giunta ad una svolta critica: dalle decisioni che i popoli sapranno assumere dipenderà il loro avvenire.

Nota: Si poteva senz’altro sorridere al racconto di quel gruppo di paranoici, autodefinitisi “Illuminati” (?) che, in un delirio di onnipotenza, dichiaravano di voler diventare i “padroni del mondo”.

Il fondatore della setta, Amschel Rothshild, con evidenti problemi psichici di stampo edipico, usava affermare: “non mi importa di chi fa le leggi, se io posso stampare la moneta”. Eravamo ancora nel ‘700 e, dopo che il gruppetto di squilibrati venne dichiarato fuorilegge, pochi avrebbero creduto che potesse avere un futuro.

E invece la setta è pienamente attiva oggi e, dopo aver conquistato il diritto di battere moneta, senza troppi scrupoli ha saputo sfruttare tutti gli abissi della miseria umana per creare una classe politica, corrotta e prezzolata, al suo pieno servizio.

Una lezione che l’Umanità non ha ancora recepito.

Angelo Casella